Franco Pastore
Franco Pastore
Politica

Pastore, «Nessun rispetto per la dignità delle persone»

«Ci vuole un garante dei detenuti». «Lì dentro disperazione, degrado, malattie»

Riceviamo e volentieri una dichiarazione del consigliere regionale SEL, Franco Pastore.

«Bene ha fatto il presidente della Regione, Nichi Vendola, ad accogliere l'appello dell'associazione 'Nessuno tocchi Caino', sulla necessità di avere un garante dei detenuti in Puglia. La richiesta, avanzata da Marco Pannella all'indomani della visita al carcere di Brindisi, è motivata da situazioni comuni e che accomunano gli istituti penitenziari. E' stato anche per questo che ho deciso di fare visita al carcere di Trani, insieme ai consiglieri comunali di Barletta Antonio Carpagnano e Mimmo Dilillo. Gli addetti alla sicurezza ce la mettono tutta, ma contro i numeri e situazioni strutturali critiche la buona volontà e l'abnegazione possono solo mitigare i problemi. Anche la direzione del carcere è attenta e scrupolosa nel tentativo di fare il meglio possibile. Ma quando i servizi igienici sono open, e sei in una cella con altre sei-sette persone, e condividi, nel senso peggiore del termine, ogni intimità e perdi la dignità di essere umano, è difficile pensare ad un riscatto civile, sociale, culturale. E così ci si chiede dove sia finita la nostra tradizione, cultura e storia di rispetto per la libertà e la dignità delle persone. I più grandi giuristi e pensatori italiani da Cesare Beccaria a Norberto Bobbio, puntavano, nelle loro speculazioni, sulla certezza della pena nel rispetto degli individui, non sulla punizione vendicativa del delitto».

«Eppure, in carcere oggi è più facile che ci finisca un immigrato incapace di difendersi come dovrebbe (solo per problemi di 'comunicazione') oppure il solito 'ladro di mele' che un criminale colpevole, o presunto tale, di reati che si diluiscono lungo percorsi, procedure, cavilli, termini e scadenze. E poi la situazione va affrontata a monte. E' fondamentale capire e comprendere chi delinque, perché, chi sia, la sua storia, dove e quando avrebbe potuto scegliere di fare e vivere diversamente, e se una occasione differente l'abbia avuta oppure no. E poi mostrare, non per voyeurismo ma a scopo pedagogico, ai giovani che fuori da quel luogo una possibilità la si ha, mentre lì dentro no. E' l'inferno sulla terra, tutto il resto lo lasci fuori, dietro cancelli, grate e porte blindate. Lì dentro disperazione, degrado, malattie, condizioni igienico – sanitarie al limite. I turni di notte dei medici sono scoperti, non ci sono soldi e neppure zanzariere e condizionatori. Molti detenuti sono tossicodipendenti, la maggior parte dei quali è affetta da epatopatie o Aids. Vanno bene i progetti di inserimento, ma poi di solito è molto difficile trovare qualcuno disposto a dare lavoro agli ex detenuti. Nel carcere di Trani hanno imparato a preparare prodotti da forno, taralli. Per ora, come in molti altri settori, il ritorno è per chi insegna, per la formazione. Domani chissà. Basterebbe un progetto da 10.000 euro per dare un segnale dall'esterno, per far capire a queste persone che hanno sbagliato e per questo devono saldare il loro debito sociale ma anche che non sono stati cacciati, che possono rientrare, ricominciare. Vorrei dire e far capire a chi gode della libertà ma sa che potrebbe perderla da un momento all'altro e che pensa di non avere scelta, che se vedesse quei luoghi si renderebbe conto che nulla, rispetto alla prospettiva di passare un solo giorno in un carcere, è troppo difficile»
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