Associazioni
Parco Mura di San Cataldo, dal piano Ambasz ai giorni d'oggi
Nota a firma del Laboratorio di immaginazione urbana: «Questa volubilità non promette nulla di buono per la città»
Barletta - martedì 3 agosto 2021
11.45 Comunicato Stampa
Continua a tenere banco la contrastata sorte di via Cafiero e delle Mura di San Cataldo: dopo la lunga e tormentata querelle Lidl, si ragiona oggi sul progetto comunale di recupero di quell'area, sotto la nomenclatura "La sfida del borgo". Il Laboratorio di immaginazione urbana pone però degli interrogativi su questo nuovo sviluppo della vicenza. Ecco la nota diffusa dal gruppo.
«Dopo essere stata nell'occhio del ciclone per le polemiche legate all'annosa questione del supermercato Lidl, l'area adiacente al fossato del castello di Barletta torna a far discutere, per ulteriori proposte progettuali avanzate dall'amministrazione comunale.
Con la delibera di giunta n. 96 del 4 giugno 2021, il Comune ha infatti candidato a finanziamento cinque progetti raccolti nella proposta denominata "la sfida del Borgo" e, tra questi, tre interessano la zona in questione. In particolare, nell'area tutt'oggi di proprietà della Lidl, il progetto prevede di realizzare un teatro all'aperto; mentre, nell'area adiacente, altri due progetti prevedono il recupero dell'ex palazzina Eni e dell'area di pertinenza sotto le mura di San Cataldo per realizzare un "centro culturale" che maschera la realizzazione di un parcheggio.
Contestualizzando tale proposta nel quadro temporale degli ultimi mesi, è impossibile non accorgersi che essa è sintomo di un problema più grande, ovvero della schizofrenia con cui l'amministrazione comunale gestisce il patrimonio cittadino.
Si fa fatica, infatti, a capire la sua strategia per quest'area, dato che prima l'ha candidata a parco pubblico seguendo l'intuizione del piano Ambasz, poi ha concesso il permesso di costruire per un supermercato – ritrattando a posteriori – e poi, ancora, a distanza di qualche settimana, ha virato nuovamente la rotta, progettando di trasformare l'area in un piccolo polo culturale (non si sa bene, tra l'altro, a servizio di chi).
Ad ogni modo, se da un lato, questa volubilità non promette nulla di buono per la città, perché rappresentano una evidente mancanza di visioni strategiche, dall'altro, stupisce la mancanza di volontà di un confronto diretto con i cittadini, le associazioni e le reti civiche locali, che pure hanno dimostrato negli scorsi mesi di avere molto a cuore le sorti dell'area.
Allora ci chiediamo, piuttosto che continuare a navigare a vista, cambiando rotta ad ogni nuova raffica di vento, non sarebbe più saggio – istituire un tavolo di progettazione partecipata per sviluppare delle idee condivise e durature rispetto al futuro dell'area? Non converrebbe coinvolgere le reti di cittadinanza attiva, gli ordini professionali, gli enti scientifici e universitari?
In secondo luogo, entrando nel merito delle questioni di contenuto, ci chiediamo: quali sono le ragioni che hanno portato a questa nuova idea del teatro all'aperto? È stata fatta un'indagine preliminare e/o statistica sui suoi possibili utilizzi nel tempo? Si è prospettata l'ipotesi che tale progetto agevolerebbe un uso solo sporadico di questo luogo (stagione estiva)?
Forse, lasciate queste domande scomode a chi verrà dopo, si è pensato di dover agire in fretta, per mettere subito una toppa al "problema Lidl", per dimostrare che il suolo in questione è di interesse pubblico, giustificando in qualche modo il ritiro in autotutela dei permessi di costruire (cosa che si poteva fare – meglio – anche in altri modi). Inoltre, questa tattica "furba" riesuma e forse cerca di giustificare l'ipotesi del parcheggio sotto le mura di San Cataldo.
In tale ottica, allora, cosa c'è di più semplice che sfruttare la spianata già esistente (realizzata durante i lavori per la costruzione del supermercato) per appoggiare quattro blocchi di tufo su un rettangolo di terra battuta e chiamare tutto ciò "teatro all'aperto"?
In tutto ciò, l'allarme sulla mancanza di verde e sulla presenza di smog nelle città pugliesi è già stato lanciato da Coldiretti, e Barletta è ultima nella graduatoria regionale per la presenza di verde per abitante (solo 3, 9 mq, la più bassa in Puglia e quasi dieci volte al di sotto della media nazionale).
Ecco perché ripetiamo, dopo averlo fatto già innumerevoli volte, che in quest'area si potrebbero tornare a attuare, ascoltando in primis le volontà della cittadinanza, idee diverse, come per esempio un parco "Parco Mura di San Cataldo". Questo servirebbe in senso ecologico e ambientale ad una città che muore asfissiata senza polmoni verdi (gli unici due "parchi" sono la Villa Bonelli e il Cimitero); servirebbe funzionalmente ai cittadini che potrebbero utilizzare gli spazi verdi del parco per usi civici e culturali, ma anche per passeggiare, per svolgere attività sportiva, in generale per passare il tempo libero, aprendo ad un utilizzo più duraturo e diversificato dell'area; servirebbe, infine, a rivalorizzare paesaggisticamente l'area. Nonostante serva alla città, forse questo progetto non serve alla politica.
Noi continuiamo a proporre questa visione del parco sotto le mura di San Cataldo, germe fondativo dell'idea di una Green belt costiera che si estenda linearmente lungo tutta la linea di costa, a ricucire, a mediare e ad esibire un rinnovato rapporto tra il mare e la città».
«Dopo essere stata nell'occhio del ciclone per le polemiche legate all'annosa questione del supermercato Lidl, l'area adiacente al fossato del castello di Barletta torna a far discutere, per ulteriori proposte progettuali avanzate dall'amministrazione comunale.
Con la delibera di giunta n. 96 del 4 giugno 2021, il Comune ha infatti candidato a finanziamento cinque progetti raccolti nella proposta denominata "la sfida del Borgo" e, tra questi, tre interessano la zona in questione. In particolare, nell'area tutt'oggi di proprietà della Lidl, il progetto prevede di realizzare un teatro all'aperto; mentre, nell'area adiacente, altri due progetti prevedono il recupero dell'ex palazzina Eni e dell'area di pertinenza sotto le mura di San Cataldo per realizzare un "centro culturale" che maschera la realizzazione di un parcheggio.
Contestualizzando tale proposta nel quadro temporale degli ultimi mesi, è impossibile non accorgersi che essa è sintomo di un problema più grande, ovvero della schizofrenia con cui l'amministrazione comunale gestisce il patrimonio cittadino.
Si fa fatica, infatti, a capire la sua strategia per quest'area, dato che prima l'ha candidata a parco pubblico seguendo l'intuizione del piano Ambasz, poi ha concesso il permesso di costruire per un supermercato – ritrattando a posteriori – e poi, ancora, a distanza di qualche settimana, ha virato nuovamente la rotta, progettando di trasformare l'area in un piccolo polo culturale (non si sa bene, tra l'altro, a servizio di chi).
Ad ogni modo, se da un lato, questa volubilità non promette nulla di buono per la città, perché rappresentano una evidente mancanza di visioni strategiche, dall'altro, stupisce la mancanza di volontà di un confronto diretto con i cittadini, le associazioni e le reti civiche locali, che pure hanno dimostrato negli scorsi mesi di avere molto a cuore le sorti dell'area.
Allora ci chiediamo, piuttosto che continuare a navigare a vista, cambiando rotta ad ogni nuova raffica di vento, non sarebbe più saggio – istituire un tavolo di progettazione partecipata per sviluppare delle idee condivise e durature rispetto al futuro dell'area? Non converrebbe coinvolgere le reti di cittadinanza attiva, gli ordini professionali, gli enti scientifici e universitari?
In secondo luogo, entrando nel merito delle questioni di contenuto, ci chiediamo: quali sono le ragioni che hanno portato a questa nuova idea del teatro all'aperto? È stata fatta un'indagine preliminare e/o statistica sui suoi possibili utilizzi nel tempo? Si è prospettata l'ipotesi che tale progetto agevolerebbe un uso solo sporadico di questo luogo (stagione estiva)?
Forse, lasciate queste domande scomode a chi verrà dopo, si è pensato di dover agire in fretta, per mettere subito una toppa al "problema Lidl", per dimostrare che il suolo in questione è di interesse pubblico, giustificando in qualche modo il ritiro in autotutela dei permessi di costruire (cosa che si poteva fare – meglio – anche in altri modi). Inoltre, questa tattica "furba" riesuma e forse cerca di giustificare l'ipotesi del parcheggio sotto le mura di San Cataldo.
In tale ottica, allora, cosa c'è di più semplice che sfruttare la spianata già esistente (realizzata durante i lavori per la costruzione del supermercato) per appoggiare quattro blocchi di tufo su un rettangolo di terra battuta e chiamare tutto ciò "teatro all'aperto"?
In tutto ciò, l'allarme sulla mancanza di verde e sulla presenza di smog nelle città pugliesi è già stato lanciato da Coldiretti, e Barletta è ultima nella graduatoria regionale per la presenza di verde per abitante (solo 3, 9 mq, la più bassa in Puglia e quasi dieci volte al di sotto della media nazionale).
Ecco perché ripetiamo, dopo averlo fatto già innumerevoli volte, che in quest'area si potrebbero tornare a attuare, ascoltando in primis le volontà della cittadinanza, idee diverse, come per esempio un parco "Parco Mura di San Cataldo". Questo servirebbe in senso ecologico e ambientale ad una città che muore asfissiata senza polmoni verdi (gli unici due "parchi" sono la Villa Bonelli e il Cimitero); servirebbe funzionalmente ai cittadini che potrebbero utilizzare gli spazi verdi del parco per usi civici e culturali, ma anche per passeggiare, per svolgere attività sportiva, in generale per passare il tempo libero, aprendo ad un utilizzo più duraturo e diversificato dell'area; servirebbe, infine, a rivalorizzare paesaggisticamente l'area. Nonostante serva alla città, forse questo progetto non serve alla politica.
Noi continuiamo a proporre questa visione del parco sotto le mura di San Cataldo, germe fondativo dell'idea di una Green belt costiera che si estenda linearmente lungo tutta la linea di costa, a ricucire, a mediare e ad esibire un rinnovato rapporto tra il mare e la città».