Itis Fermi occupato
Itis Fermi occupato
Scuola e Lavoro

“No ai tagli”: gli studenti occupano Itis "Fermi" e Itg "Nervi"

La protesta potrebbe durare ancora qualche giorno. Durante l’occupazione organizzate lezioni aperte

Senso civico, vera preoccupazione per il proprio futuro o soltanto un mero modo per saltare qualche giorno di scuola? È questo il dubbio che sorge quando si sente parlare di occupazione. Ed è quello che puntualmente si sta verificando anche a Barletta, dove da ieri mattina gli studenti degli istituti ITIS e ITG hanno occupato le aule, protestando per ottenere "una scuola di qualità". Sono diversi i punti che stanno agitando i ragazzi che frequentano gli istituti tecnici, preoccupati per un futuro a dir poco nuvoloso e per un presente che non assicura nulla di buono. Un presente anche "freddo", come ci confermano gli stessi studenti, che da giorni devono fronteggiare anche il tema dei riscaldamenti, accesi soltanto per alcune ore della mattinata a causa dei tagli. Un presente, soprattutto, poco confortevole, visto e considerato che i ragazzi frequentano edifici non propriamente adeguati: "Solo 4 edifici scolastici su 6 hanno ad oggi il certificato di agibilità statica, continuano ad esserci classi con più di 30 alunni, istituti senza palestra e senza laboratori". È una protesta a tutto tondo, che coinvolge anche la contestata legge Aprea ("Siamo contrari al disegno di Legge Aprea, che decreterebbe l'ingresso dei privati nelle nostra scuole, dando loro la possibilità di incidere sulla didattica e sui programmi. Quel disegno deregolarizzerebbe la rappresentanza studentesca"), ma anche le spese militari, che sottrarrebbero fondi all'istruzione ("Nel 2012 il Governo ha investito in questo settore quasi 40 miliardi di euro, mentre dal 2006 ad oggi sono stati tagliati oltre 13 miliardi di euro all'Istruzione pubblica"). I disordini riguardano non solo i due istituti, ma anche la ragioneria "Cassandro", che attualmente è in autogestione, e in secondo piano anche il Liceo Classico Casardi, la cui popolazione scolastica si è confrontata sul tema.

La protesta studentesca si sta dunque diffondendo a macchia d'olio, ed è anche per questo che abbiamo ascoltato una rappresentanza studentesca degli istituti occupati, che ha ribadito con forza i punti della protesta: «Stiamo occupando la scuola, perché non ci va bene che la scuola sta pian piano diventando un luogo privato. Non ci va bene che ad inizio anno dobbiamo pagare dei contributi sostanziosi. Non ci vanno bene i vari tagli alla scuola: non è giusto che noi ragazzi dobbiamo stare sei ore in classe con i termosifoni accesi solo per due ore. Il freddo si sente eccome, soprattutto in aule grandi. Le strutture sono davvero scadenti, e questo dipende dalla Provincia, che sembra non ascoltare le nostre idee. Non ci va bene il fatto che se ho intenzione di frequentare l'Università devo pagare quasi 800 euro. Noi alunni, una volta diplomati, non possiamo né frequentare l'università a causa dei costi, né andare a lavorare».

Perché avete pensato di occupare e non di manifestare?
«Abbiamo occupato perché è una cosa davvero importante, e occupando abbiamo dato più visibilità alla nostra protesta: con scioperi e manifestazioni non abbiamo mai risolto niente. Molto spesso durante le manifestazioni molti ragazzi non sono interessati. L'occupazione è una cosa più sentita, riesce a coinvolgere davvero tutti. Cerchiamo di mettere a nudo anche i problemi delle nostre scuole».

Quali sono i numeri della partecipazione? Cosa state facendo durante le ore di lezione?
«L'occupazione si è divisa, visto che di notte abbiamo preferito non fare entrare minorenni. All'occupazione hanno aderito quasi tutti i ragazzi, tranne una ventina che non ne condividevano i motivi. Per il resto hanno accettato tutti, e molti sono rimasti anche durante il pomeriggio. Di sera i numeri si riducono, fino alle sole classi del quinto. Stiamo svolgendo attività alternative. Al posto delle solite lezioni, trattiamo temi d'attualità».

Avete l'appoggio del corpo docente?
«Totalmente no, ma una buona parte dei professori ci sta aiutando. Con il pensiero sono tutti d'accordo».

Quanto pensate che durerà questa occupazione?
«Si pensa che duri fino a domani, ma se non arrivano effetti o risposte, siamo disposti ad andare avanti. Vogliamo delle risposte, le pretendiamo. A quanto sembra, anche se non abbiamo avuto consensi da tutte le scuole del territorio, al Classico stanno discutendo di questi temi, così come alla Ragioneria. A Trinitapoli forse occuperanno per i prossimi 3 giorni. È un movimento che dobbiamo fare tutti, con le parole non andiamo da nessuna parte. Abbiamo voluto dare un input a tutti gli altri studenti».

Cosa rispondete a coloro che affermano che questa occupazione sia soltanto un modo per fare festa a scuola?
«Se fosse solo un modo per fare festa, non avremmo fatto occupazione, ma saremmo andati in giro a fare manifestazioni. L'occupazione ci tiene impegnati tutto il giorno a scuola, e anche la notte. Non mangiamo, dormiamo poco. Comporta dei sacrifici per noi. Questa notte qui faceva davvero freddo. Chi non vuole fare sciopero pensa che per loro il futuro è già assicurato, che c'è qualcuno che cambierà le cose. Stando a braccia conserte non si risolve nulla. Abbiamo già provato a fare scioperi a livello nazionale e anche i cortei, ma servono davvero a poco. L'occupazione è una maniera pacifica per far sentire la nostra voce».

Vi rivolgo un'ultima domanda: c'è chi pensa che stanno discutendo sulla vostra occupazione, pensando che questo gesto non serve a molto, perché non viene ascoltata. Secondo voi, serve davvero occupare per farsi sentire da chi ci governa?
«Posso rispondere con un'affermazione? Ci diano loro una mano, un metodo, come fare. Noi vogliamo solo far sentire la nostra voce. Può darsi che da soli non riuscivamo ad arrivare, ma due scuole insieme aumentano l'eco, e si spera che se ne aggiungano altre. Molto spesso altre scuole si sono organizzati in scioperi e manifestazioni ma in realtà, carte alla mano e analizzando la situazione, non hanno concluso niente, non hanno ricevuto niente in cambio. Noi abbiamo già ottenuto qualcosa: c'erano alcune classi senza professori, abbiamo risolto questi problemi. Un'occupazione, gestita nel modo giusto, senza arrecare danni a nessuno, porta a dei risultati. Gli sforzi fatti nel passato dagli studenti stanno per essere vanificati, e noi abbiamo il dovere di farci sentire».

Una voce si sta alzando dai due istituti: è la voce di migliaia di studenti preoccupati per il loro presente e il loro futuro. Sarebbe un peccato non ascoltarli, non sentire il loro grido, il loro SOS.
3 fotoOccupato l'Itis "Fermi"
Itis "Fermi" occupatoItis "Fermi" occupatoItis "Fermi" occupato
Piano di organizzazione dell'occupazione studentesca condivido dall' Istituto Tecnico Industriale (ITIS) "Enrico Fermi" e dall'Itistuto Tecnico per Geometri (ITG)
Motivazioni:
-tagli ai fondi
-legge Aprea
- problemi interni agli istituti scolastici (mancanza di attrezzature aggiornate, problemi strutturali)

Organizzazione della giornata autogestita ITIS:
dalle 10 alle 12 biennio in auditorium per visione di un film riguardanti. l occupazione
triennio: discussione di problemi di attualità
dalle 12 alle 14 inversione di ruoli
dalle 14 in poi permanenza ordinata negli istituti con turni

Organizzazione della giornata autogestita Istituto Tecnico per Geometri "Nervi":
dalle ore 8:15 alle 13 lezioni aperte sui seguenti temi: questione ilva, fumo, edilizia scolastica, razzismo, politica, occupazione vista dal corpo docente;
dalle ore 13 in poi permanenza ordinata negli istituti con turni
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