
Cronaca
Michele Corsini era lo zio di tutti, un sorriso genuino vicino alla Cattedrale
Il cordoglio degli amici, per un “barlettano” che non c’è più
Barletta - giovedì 14 luglio 2016
11.51
Michele Corsini non era solo un amico o una presenza gioiosa in tutto il centro storico. Recava con sé un sorriso spontaneo e genuino che è rimasto nel cuore di chiunque l'abbia conosciuto e che ancora non si capacita di quanto le persone buone non siano immuni alla maledetta alea, come quella della tragedia insensata ma non inspiegabile della ferrovia Bari-Nord.
Michele era il classico amico con cui prendere un caffè, con cui parlare di progetti. Era allegro, efficace, non banale. «Sono barlettano eh?» diceva difendendo le sue origini, quasi per convincermi meglio a dispetto dell'accento meno cadenzato del nostro. Parlava della sua Bergamo con affetto, mai un paragone, mai un raffronto. Dal "suo" bar di fronte alla Cattedrale sicuramente vedeva la maestosità della Puglia, tra uno scorcio di romanico e la solennità del vicino castello.
Avrebbe dovuto incontrare il cugino Antonio al suo rientro a Barletta, dovevano incontrare un assessore per questioni lavorative. La normalità insomma della vita di un imprenditore, colpita duramente da un errore. Oggi è il suo bar a darne un ricordo, silenzioso e rispettoso per chiunque l'abbia conosciuto. Dopo i funerali il suo corpo dovrebbe essere portato in Cattedrale, come da richiesta del cugino Antonio, per gli amici e parenti di Barletta. Poi tornerà nella sua Bergamo per la tumulazione.
Michele forse non è dispiaciuto adesso. Ai burocrati in cielo (ci sono anche lì), che insistono per capire se fosse più bergamasco o più barlettano, sicuramente risponderà con un sorriso. Le buone abitudini sono dure a morire.
Anche la sua Barletta, si unisce nel cordoglio.
Michele era il classico amico con cui prendere un caffè, con cui parlare di progetti. Era allegro, efficace, non banale. «Sono barlettano eh?» diceva difendendo le sue origini, quasi per convincermi meglio a dispetto dell'accento meno cadenzato del nostro. Parlava della sua Bergamo con affetto, mai un paragone, mai un raffronto. Dal "suo" bar di fronte alla Cattedrale sicuramente vedeva la maestosità della Puglia, tra uno scorcio di romanico e la solennità del vicino castello.
Avrebbe dovuto incontrare il cugino Antonio al suo rientro a Barletta, dovevano incontrare un assessore per questioni lavorative. La normalità insomma della vita di un imprenditore, colpita duramente da un errore. Oggi è il suo bar a darne un ricordo, silenzioso e rispettoso per chiunque l'abbia conosciuto. Dopo i funerali il suo corpo dovrebbe essere portato in Cattedrale, come da richiesta del cugino Antonio, per gli amici e parenti di Barletta. Poi tornerà nella sua Bergamo per la tumulazione.
Michele forse non è dispiaciuto adesso. Ai burocrati in cielo (ci sono anche lì), che insistono per capire se fosse più bergamasco o più barlettano, sicuramente risponderà con un sorriso. Le buone abitudini sono dure a morire.
Anche la sua Barletta, si unisce nel cordoglio.



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