Politica
Losappio (Sel): «I leghisti di casa nostra prosperano nella classe dirigente della Bat»
Interviene sul caso Lum, il capogruppo consiliare e il coordinatore regionale Cataldo
Barletta - mercoledì 13 novembre 2013
13.45
Continua a far discutere il nuovo bando, emesso in questi giorni, dal Patto territoriale Nord barese-Ofantino, per borse di studio presso l'università Lum. Interviene oggi sulla questione, anche il capogruppo di SEL in Consiglio regionale, Michele Losappio: «I leghisti di casa nostra prosperano nella classe dirigente della BAT. Solo così si spiega la scelta di destinare borse di studio universitarie unicamente a studenti che risiedono nella VI provincia scopiazzando le scelte incostituzionali ed offensive dei seguaci di Bossi che volevano escludere da possibili benefici per il diritto allo studio gli studenti meridionali. Qui il localismo si contraddistingue in modo più parossistico e ridicolo e il divieto colpisce tutti gli studenti pugliesi che non risiedono nella BAT! E come per i leghisti, dietro il pregiudizio c'è il piccolo "affaire". In questi caso le borse valgono solo se ci si iscrive ad una università privata e non in quella pubblica di Bari o Foggia. E siccome nel territorio BAT di università private ce né una sola, la borsa vale solo se ci si iscrive alla LUM! Mentre la Regione finanzia master per chi completa la propria istruzione perfino all'estero, nelle migliori scuole di formazione europee e mondiali, i vertici del Pdl che guidano la VI Provincia si rinchiudono nel piccolo recinto della LUM per provare a qualificare gli studenti di quell'area. Non c'è bisogno di ulteriori commenti».
Anche il coordinatore regionale di SEL, Gaetano Cataldo, esprime perplessità sul Bando per Borse di studio promosso dal Patto Territoriale Nord Barese Ofantino: «L'iniziativa, meritevole in astratto, ha un'ombra pesante di incostituzionalità: per il Patto Territoriale ed i Comuni che ne fanno parte. Le borse di studio non solo sono riservate agli studenti e alle studentesse residenti nella sesta provincia pugliese, ma sono canalizzate e finalizzate a riempire un contenitore forse sottoutilizzato come la sezione ofantina dell'Università privata LUM "Jean Monnet". La gravità - prosegue la nota - sta nel fatto che soldi pubblici dei comuni per Borse di studio saranno destinati esclusivamente ad un'università privata. Sorgono due questioni:
«Si faccia chiarezza su questo bando - conclude Cataldo - per altro molto simile ad un altro di qualche tempo fa, fortunatamente ritirato perché aveva esattamente le stesse caratteristiche escludenti. Se un ente territoriale vuole finanziare il diritto alo studio, è una cosa lodevole. Se lo stesso ente vuole finanziare con risorse pubbliche un'università privata, si introduce una pesante distorsione del diritto allo studio. Il sapere e la formazione hanno bisogno di cura, risorse e progetti e non di campanilismi».
Anche il coordinatore regionale di SEL, Gaetano Cataldo, esprime perplessità sul Bando per Borse di studio promosso dal Patto Territoriale Nord Barese Ofantino: «L'iniziativa, meritevole in astratto, ha un'ombra pesante di incostituzionalità: per il Patto Territoriale ed i Comuni che ne fanno parte. Le borse di studio non solo sono riservate agli studenti e alle studentesse residenti nella sesta provincia pugliese, ma sono canalizzate e finalizzate a riempire un contenitore forse sottoutilizzato come la sezione ofantina dell'Università privata LUM "Jean Monnet". La gravità - prosegue la nota - sta nel fatto che soldi pubblici dei comuni per Borse di studio saranno destinati esclusivamente ad un'università privata. Sorgono due questioni:
- Perché la borsa di studio è territorialmente limitata ai residenti nella BAT?
- Perché, se si vogliono attuare politiche di sostegno al diritto allo studio, non si pensa a progetti come il reddito di formazione, sperimentato proprio nel Comune di Barletta, che dà direttamente ai richiedenti, in questo caso valorizzando l'elemento di residenza, risorse per la propria formazione senza predestinare l'impiego di queste risorse?»
«Si faccia chiarezza su questo bando - conclude Cataldo - per altro molto simile ad un altro di qualche tempo fa, fortunatamente ritirato perché aveva esattamente le stesse caratteristiche escludenti. Se un ente territoriale vuole finanziare il diritto alo studio, è una cosa lodevole. Se lo stesso ente vuole finanziare con risorse pubbliche un'università privata, si introduce una pesante distorsione del diritto allo studio. Il sapere e la formazione hanno bisogno di cura, risorse e progetti e non di campanilismi».