Territorio
La Puglia fallisce sui rifiuti: il caso della Cementeria di Barletta
La sollecitazione di Alessandro Zagaria del Collettivo Exit. In allegato il reportage sulla questione rifiuti in Puglia
Barletta - venerdì 13 gennaio 2012
«Sarebbe importante che ogni cittadino pugliese avesse la possibilità di leggere il reportage sulla questione dei rifiuti in Puglia, uscito sul numero di dicembre della rivista "Altraeconomia" che sta suscitando tanto clamore». E' la sollecitazione di Alessandro Zagaria del Collettivo Exit, che torna su un argomento scottante come quello dei rifiuti bruciati e della Cementeria.
«Il reportage (che trovate in allegato) realizzato dal giornalista Luca Martinelli con il contributo di numerosi movimenti,tra cui anche il Collettivo EXIT,che da anni in tutta la Regione si battono sulle tematiche ambientali,parte proprio dalla Cementeria Buzzi Unicem di Barletta per cercare di spiegare come la Regione Puglia ha deciso di chiudere il ciclo dei rifiuti attraverso una ricetta molto semplice: passando dalla dittatura delle discariche a quella degli impianti che producono CDR(combustibile da rifiuti). Trasformare i nostri scarti in CDR significa che i rifiuti solidi urbani vengono triturati e aggregati in blocchi che hanno un alto potere calorifico. Questo passaggio fa sì che il CDR, a differenza dei rifiuti da cui trae origine,venga considerato rifiuto speciale.
Affrontare oggi la questione rifiuti in Puglia significa attraversare venti anni di politiche emergenziali che hanno prodotto risultati fallimentari sia con governi di centro-destra che di centro-sinistra. Infatti nel 2003 l'allora Commissario straordinario all'emergenza rifiuti e Presidente della Regione Raffaele Fitto ha bandito 6 gare per la realizzazione di "impianti complessi per il trattamento di rifiuti solidi urbani, da avviare al recupero energetico".
Cinque di queste gare sono state aggiudicate nel 2004 durante il governo Fitto mentre l'ultima,quella di Conversano,da Vendola nel 2006. Tutte le gare sono state vinte da Cogeam, partecipata al 51% dal gruppo Marcegaglia,al 48% dalla pugliese Cisa e all1% dalla friulana Ecomaster. I primi cinque "impianti complessi" sono stati già realizzati e secondo l'azienda sarebbero in grado di produrre circa 400mila tonnellate di CDR,contribuendo a valorizzare 900mila tonnellate di rifiuti solidi urbani. L'unico problema è che in Puglia mancano impianti dove poter bruciare tutto questo CDR,visto che l'unico inceneritore in funzione è quello di Massafra,mentre quello tra Cerignola e Manfredonia deve essere ancora completato. Per questo si è deciso di chiudere il ciclo dei rifiuti aprendo i forni dei cementifici per poter bruciare CDR, ed è per questo che a Barletta la Buzzi Unicem per abbattere i costi di produzione ha ottenuto dalla Provincia,attraverso la VIA(valutazione impatto ambientale) e con il silenzio complice del Sindaco Maffei,di poter bruciare 65.000 tonnellate annue di CDR,nonostante tutti i suoi stabilimenti sparsi nel mondo abbiano fatturato 2,1 miliardi di euro nei primi 9 mesi del 2011.
Con queste cifre di fatturato sia la Buzzi Unicem che il Sindaco di Barletta e il Presidente della Provincia dovrebbero spiegarci perché si vuole scaricare i costi sociali e ambientali di questa operazione sull'intera collettività. Questo processo purtroppo ha investito altri cementifici in Puglia,tra cui quello di Taranto del gruppo Caltagirone che ha ricevuto un doppio finanziamento pubblico dalla Regione(20 milioni di euro) e dalla Banca europea di investimenti(90milioni di euro), per adeguare i propri impianti.
Diversamente è avvenuto per quanto riguarda il cementificio Colacem di Galatina dove,un ordine del giorno presentato dal consigliere regionale Blasi lo scorso 20 Luglio,"impegna il governo regionale a escludere il conferimento di CDR e Css(combustibile solido secondario) presso gli impianti esistenti,tranne che in quelli già in esercizio e autorizzati". L'ordine del giorno,votato da tutti i consiglieri tranne che da quelli dell'UDC,non riguarda il Cementificio di Barletta perché già autorizzato a bruciare CDR.
E' incredibile l'atteggiamento dei consiglieri regionali Mennea,Caracciolo,Pastore e Alfarano che avrebbero potuto integrare l'ordine del giorno impedendo in questo modo anche agli impianti già autorizzati di bruciare CDR e tutelando oltre a Galatina anche la nostra città. Davanti a questo scenario anche le previsioni di una raccolta differenziata che nel 2018 a livello regionale debba raggiungere il 65% come anche il progetto di raccolta porta a porta lanciato dall'amministrazione Maffei per il 2012 sono solo uno specchietto per le allodole e impossibili da realizzare».
«Il reportage (che trovate in allegato) realizzato dal giornalista Luca Martinelli con il contributo di numerosi movimenti,tra cui anche il Collettivo EXIT,che da anni in tutta la Regione si battono sulle tematiche ambientali,parte proprio dalla Cementeria Buzzi Unicem di Barletta per cercare di spiegare come la Regione Puglia ha deciso di chiudere il ciclo dei rifiuti attraverso una ricetta molto semplice: passando dalla dittatura delle discariche a quella degli impianti che producono CDR(combustibile da rifiuti). Trasformare i nostri scarti in CDR significa che i rifiuti solidi urbani vengono triturati e aggregati in blocchi che hanno un alto potere calorifico. Questo passaggio fa sì che il CDR, a differenza dei rifiuti da cui trae origine,venga considerato rifiuto speciale.
Affrontare oggi la questione rifiuti in Puglia significa attraversare venti anni di politiche emergenziali che hanno prodotto risultati fallimentari sia con governi di centro-destra che di centro-sinistra. Infatti nel 2003 l'allora Commissario straordinario all'emergenza rifiuti e Presidente della Regione Raffaele Fitto ha bandito 6 gare per la realizzazione di "impianti complessi per il trattamento di rifiuti solidi urbani, da avviare al recupero energetico".
Cinque di queste gare sono state aggiudicate nel 2004 durante il governo Fitto mentre l'ultima,quella di Conversano,da Vendola nel 2006. Tutte le gare sono state vinte da Cogeam, partecipata al 51% dal gruppo Marcegaglia,al 48% dalla pugliese Cisa e all1% dalla friulana Ecomaster. I primi cinque "impianti complessi" sono stati già realizzati e secondo l'azienda sarebbero in grado di produrre circa 400mila tonnellate di CDR,contribuendo a valorizzare 900mila tonnellate di rifiuti solidi urbani. L'unico problema è che in Puglia mancano impianti dove poter bruciare tutto questo CDR,visto che l'unico inceneritore in funzione è quello di Massafra,mentre quello tra Cerignola e Manfredonia deve essere ancora completato. Per questo si è deciso di chiudere il ciclo dei rifiuti aprendo i forni dei cementifici per poter bruciare CDR, ed è per questo che a Barletta la Buzzi Unicem per abbattere i costi di produzione ha ottenuto dalla Provincia,attraverso la VIA(valutazione impatto ambientale) e con il silenzio complice del Sindaco Maffei,di poter bruciare 65.000 tonnellate annue di CDR,nonostante tutti i suoi stabilimenti sparsi nel mondo abbiano fatturato 2,1 miliardi di euro nei primi 9 mesi del 2011.
Con queste cifre di fatturato sia la Buzzi Unicem che il Sindaco di Barletta e il Presidente della Provincia dovrebbero spiegarci perché si vuole scaricare i costi sociali e ambientali di questa operazione sull'intera collettività. Questo processo purtroppo ha investito altri cementifici in Puglia,tra cui quello di Taranto del gruppo Caltagirone che ha ricevuto un doppio finanziamento pubblico dalla Regione(20 milioni di euro) e dalla Banca europea di investimenti(90milioni di euro), per adeguare i propri impianti.
Diversamente è avvenuto per quanto riguarda il cementificio Colacem di Galatina dove,un ordine del giorno presentato dal consigliere regionale Blasi lo scorso 20 Luglio,"impegna il governo regionale a escludere il conferimento di CDR e Css(combustibile solido secondario) presso gli impianti esistenti,tranne che in quelli già in esercizio e autorizzati". L'ordine del giorno,votato da tutti i consiglieri tranne che da quelli dell'UDC,non riguarda il Cementificio di Barletta perché già autorizzato a bruciare CDR.
E' incredibile l'atteggiamento dei consiglieri regionali Mennea,Caracciolo,Pastore e Alfarano che avrebbero potuto integrare l'ordine del giorno impedendo in questo modo anche agli impianti già autorizzati di bruciare CDR e tutelando oltre a Galatina anche la nostra città. Davanti a questo scenario anche le previsioni di una raccolta differenziata che nel 2018 a livello regionale debba raggiungere il 65% come anche il progetto di raccolta porta a porta lanciato dall'amministrazione Maffei per il 2012 sono solo uno specchietto per le allodole e impossibili da realizzare».