Lista Emiliano
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Politica

«La nostra vecchia classe dirigente è sorda o peggio indifferente»

Intervista esclusiva a Marco Telera, ex coordinatore della Lista Emiliano. Sui trentenni: «Mi rifiuto di appartenere ad una generazione che non riesce a ritagliarsi i propri spazi»

Quando è esplosa la bomba a Brindisi, ero all'estero. Una delle prime persone a cui ho pensato, per la passione non formale, non celebrativa rispetto alla questioni della legalità, al ricordo dell'esempio di Falcone e Borsellino (a vent'anni dalle stragi), è stato Marco Telera. Laureando in Ingegneria edile/Architettura, una lunga storia di militanza che parte da Azione Giovani, quella che fu la giovanile di Alleanza Nazionale. Una esperienza minore in amministrazione come consigliere di circoscrizione, Telera è stato nei mesi passati coordinatore della Lista Emiliano. Si è dimesso, con un sobrio e discreto comunicato, la settimana scorsa. L'ho raggiunto telefonicamente e quello che leggete di seguito è l'esito di quella conversazione.

C'è un messaggio per la politica pugliese nella bomba di oggi a Brindisi e nel crollo di Barletta di ottobre?
«Sarei presuntuoso se rispondessi mostrando eccessiva sicurezza ad una domanda del genere. Credo tuttavia che ci sia un messaggio ben preciso da leggere in entrambi i casi. La politica e le istituzioni debbono mantenere alta l'attenzione su alcuni episodi, devono leggere con chiave matura gli avvenimenti senza sottovalutarli. A volte nella vita di tutti i giorni la routine e l'abitudine con cui svolgiamo le nostre attività ci rende troppo sicuri nel nostro lavoro e poco attenti ai fenomeni che si sviluppano intorno. Un amministratore o un tecnico non può permettersi tali défaillance. La delicatezza del lavoro di un tecnico e di un amministratore comporta il massimo della cautela e della concentrazione».

La politica barlettana, per come l'hai conosciuta, è all'altezza delle sfide che abbiamo di fronte?
«Ecco io non percepisco un applicazione importante della politica barlettana nei confronti di molteplici temi. Non ho mai partecipato ad un convegno organizzato da una formazione politica in cui poter delineare una strategia di crescita della città. Per non parlare dei tavoli politici in cui mai si è parlato di urbanistica, di ambiente, di sicurezza, di traffico, di turismo, di archeologia, di etica comportamentale. Su ognuno di questi temi io ho una mia idea, abbiamo organizzato un dibattito sul traffico abbiamo presentato una idea in merito, in quella occasione non c'era uno e dico un solo rappresentante politico e nessuno ha voluto approfondire il tema. Questo mi porta ad una conclusione molto aspra. A Barletta la politica non segue un filo logico. Non e' strutturata ed organizzata. Non si pone obbiettivi a lungo termine non pone gli uomini adatti con le giuste competenze nei posti adatti. C'è solo la politica dell'emergenza. Qualche mese fa ascoltavo alcune forze politiche di maggioranza chiedere tavoli politici per discutere di 167, di urbanizzazioni, di litoranee... Tale richiesta lo dico senza timore di smentita, era pretestuosa solo per incontrare il Sindaco e parlare di giunta. Ora la giunta è stata composta, sono sicuro che nessuno sentirà più l'esigenza di organizzare tavoli politici. Questo è deprimente. Fortunatamente c'è la società civile, ci sono alcune associazioni culturali che promuovono dibattiti, che cercano di introdurre temi di discussione, ma la nostra vecchia classe dirigente è sorda o peggio indifferente. E' fintamente sorda, perché nell'ambiente c'è molta superbia e poca disponibilità alla collaborazione in quanto c'è una costante ed inutile rincorsa al consenso personale. E' indifferente perché c'è molta presunzione, saccenza. A questo devo necessariamente aggiungere la sterilità del centro destra, che ha un appuntamento fisso bimestrale con la conferenza stampa di denuncia. Dopo di che scompare. Ho riletto di recente l'intervista che Scalfari fece a Berlinguer nel 1981. La questione morale. E' drammaticamente ancora molto attuale».

La Lista Emiliano cosa rappresenta per te? Un'occasione mancata? Un tentativo parzialmente riuscito? Il tradimento di una promessa?
«La lista Emiliano dovrebbe rappresentare un contenitore all'interno del quale cominciare a dialogare con la comunità e con la politica, ma con un linguaggio diverso. Meno politichese più diretto più vero, che cancelli l'insopportabile e noioso copione che da anni si recita in politica, quella della retorica priva di contenuti. Emiliano e' in grado di farlo. Mi piace molto per questo. Certo, se come apprendo da alcune dichiarazioni pubbliche la lista emiliano deve rappresentare un appendice del Pd, un soggetto non autonomo allora penso che rappresenti per me una occasione mancata. Se tale lista non rappresenta un soggetto autonomo non lo saranno neppure gli uomini che lo rappresentano a livello locale. Non e' una condizione che posso tollerare. Il concetto di leadership deve essere abbandonato a garanzia della collegialità. Questo è un argomento su cui bisogna confrontarsi contro chi pensa che le scelte siano una prerogativa di pochi individui».

Esistono assi chiari nella politica di Barletta? Dove sono? Chi decide e perché? Quale strategia leggi nei comportamenti dei politici più influenti? Dove va Caracciolo? Mennea? Maffei?
«E' una domanda complicata. Non è facile descrivere le alleanze, anche perché nei mesi sono sempre mutate. No non penso esistano assi chiari. O meglio non penso siano assi e alleanze stabilite. Oscillano e mutano a seconda delle circostanze e delle fasi politiche. Questo e' grave e rappresenta la morte della politica a vantaggio della personale ambizione che ognuno di noi legittimamente ha, ma e' anche un grave danno che un uomo politico possa fare alla propria comunità. Non leggo strategie. Leggo una voglia di carrierismo personale, che è diverso dalla ambizione. Non ci sono progetti che accomunano le forze politiche. Non c'è onesta intellettuale. Ognuno muta opinione su un rappresentante politico a seconda dell'utilità che può ricevere da quell'alleato. Riuscire a trovare l'equilibrio e' davvero molto complicato. Pensiamo al PD, abbiamo atteso mesi per vedere conclusa, apparentemente una diatriba tra le due grandi aree di quel partito. E' un modo a mio giudizio irresponsabile di fare politica e di vivere il sociale. E' un modo di fare che non mi appartiene».

Lanotte assessore: è una vittoria? Una promozione o una rimozione?
«E' una vittoria sicuramente per lui. E per lui sono felice. Ha tante capacità. Spero riesca a dimostrarle. La città avrebbe apprezzato però che Maffei desse seguito alle tante proposte messe sul tavolo. Ad una in particolare sono legato. I curricula degli aspiranti assessori dove sono? Con quale criterio scegliamo i nostri rappresentanti? Quando sparirà dalle menti di alcuni politici il concetto di "gratificazione per l'impegno profuso", qui non si gioca al cane con il padrone. Per intenderci sono stato buono ho diritto alla "ricompensa". Qui siamo chiamati a governare una città. Non servono mendicanti, ma professionisti. A Barletta ci sono delle professionalità importanti, che realmente potrebbero cambiare in meglio il volto della nostra città. Utilizziamo queste menti. I partiti politici dovrebbero indicare i propri riferimenti in giunta e nei posti di governo, cercando nei propri gruppi di appartenenza figure adeguate e altamente preparate».

Tu cosa avevi in mente?
«Io ho in mente la crescita di un gruppo, che basi la propria esistenza politica sulla propria autonomia, sui contenuti che può porre alla disponibilità della città, sulle capacità e sulla meritocrazia legata al concetto di legalità. Tutto il resto non mi importa. Se non posso agire con queste prerogative, preferisco non fare politica».

Il tuo giudizio sulla nostra generazione politica. I trentenni sono legno verde o legno secco?
«Per definizione sono legno verde. Noto però , non in tutti fortunatamente, troppo timore da parte dei miei coetanei nel voler impostare la propria vita sociale e politica autonomamente. Abbiamo le capacità la maturità e la freschezza mentale per poter imporre il lento cambio generazionale. Non capisco perché nascondersi dietro il "padre" politico, pronto a sfruttare le nostre competenze. A trent'anni ho maturato la convinzione di poter camminare autonomamente senza presunzione alcuna e mi rifiuto di appartenere ad una generazione che non riesce a ritagliarsi i propri spazi, che è indifferente o peggio ancora contigua a logiche vecchie di decenni».
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