Eventi
La comunicazione mediale di Caprarica e Foschini
Premiati dal Rotaract Club nel Castello svevo di Barletta
Barletta - domenica 10 novembre 2013
13.20
Con loro la comunicazione ha un volto, il contenuto una voce: sono Antonio Caprarica e Costantino Foschini a ricevere il premio Rotaract per la comunicazione, consegnato loro ieri sera, presso la Sala Rossa del Castello svevo di Barletta. Un dibattito meta comunicativo e trasversale, intriso di storia, simpatia e sincerità. Le vie per interpretare la comunicazione oggi non sono ottimali: astratta se si parla di pubblicità, finzione quando si tratta di immagine, nullità se s'intende la facoltà universitaria.
E' vero, niente si basa sulla comunicazione perché ogni cosa sociale è comunicazione. Costantino Foschini e Antonio Caprarica ce lo insegnano: oltre ad essere due pilastri dell'informazione (regionale il primo, internazionale il secondo), entrambi sono due coscienze della comunicazione odierna, non brave a nascondere l'aspetto sciacallesco e cinico del mondo della notizia. «L'Italia è un paese a bassa intensità di opinione pubblica, siamo tifosi da bar, c'è latenza di pensiero, vediamo troppa TV e smanettiamo poco su Internet. Siamo il paese in cui lavora solo il 50% delle donne, in cui ci sono due monopoli televisivi, che non lasciano spazio al pluralismo di voci, in cui si fa spettacolo di talk fini a se stessi» queste le dure parole con cui Antonio Caprarica definisce l'informazione democratica italiana e aggiunge:« In questa marmellata comunicativa creata dall'information overload, la personalità è l'unico disgregante che possa far emergere il giornalista dal mare indefinito dell'informazione. Good news, no news e questo, le orecchie sensibili, devono capirlo». Qui interviene Foschini: «Certo, perché la notizia narra l'eccezione e menomale che non abbiamo di che parlare bene altrimenti ciò che è cattivo sarebbe la regola. L'informazione è un contratto tra il fatto e la percezione di chi lo legge o lo ascolta: da qui deriva che la notizia, per essere una comunicazione efficace, va personalizzata, individualizzata e romanzata, perché il fruitore assorbe ciò che gli somiglia».
Sulla questione se in Italia si possa o meno parlare di informazione libera i due ospiti divergono: l'indipendenza della comunicazione mediale è vincolata dal fatto che Parlamento (unico padrone per Foschini) e Commissione di Vigilanza (padrone indebito per Caprarica) s'incaricano del controllo "liberale" del passaggio di informazioni. Foschini risponde con una battuta:« L'informazione è abbastanza libera, o non lo è abbastanza»; Caprarica calca la mano sui paradossi democratici:« Se io direttore di un giornale sono invitato dalla Commissione di Vigilanza ad esporre il piano editoriale ancor prima di metter giù un articolo, è chiaro che siamo di fronte all' "Io voglio che tu faccia liberamente quello che dico io". Il giornale nasce come strumento di critica e, se il mezzo è il messaggio, nessuna testata che serve lo Stato può reputarsi libera».
Il piede di Caprarica che vive l'Italia schiaccia l'intoccabilità dei poteri forti:«Qui, chi governa non accetta la messa in discussione, si scambia il palazzo per una campana di vetro»; il piede scalzo con cui tocca il suolo inglese apprezza la geniale costruzione del potere e il suo essere pop:« la monarchia inglese gode dell'80% del favore popolare perché non ha mai tolto la sua maschera, ha sempre assicurato una continuità che conferisce protezione al paese. I Windsor sono un prodotto ambivalente perché il loro essere out of touch rispetto alla massa si è ammorbidito, fino al punto da sembrare persone comuni, con 50 camere in più rispetto alla gente normale». Il sorriso però ha un sapore agrodolce; ecco un chiaro quadro sul consumo della cultura in Italia, ma come dice Caprarica "non tutti hanno la fortuna di andare in Inghilterra.
E' vero, niente si basa sulla comunicazione perché ogni cosa sociale è comunicazione. Costantino Foschini e Antonio Caprarica ce lo insegnano: oltre ad essere due pilastri dell'informazione (regionale il primo, internazionale il secondo), entrambi sono due coscienze della comunicazione odierna, non brave a nascondere l'aspetto sciacallesco e cinico del mondo della notizia. «L'Italia è un paese a bassa intensità di opinione pubblica, siamo tifosi da bar, c'è latenza di pensiero, vediamo troppa TV e smanettiamo poco su Internet. Siamo il paese in cui lavora solo il 50% delle donne, in cui ci sono due monopoli televisivi, che non lasciano spazio al pluralismo di voci, in cui si fa spettacolo di talk fini a se stessi» queste le dure parole con cui Antonio Caprarica definisce l'informazione democratica italiana e aggiunge:« In questa marmellata comunicativa creata dall'information overload, la personalità è l'unico disgregante che possa far emergere il giornalista dal mare indefinito dell'informazione. Good news, no news e questo, le orecchie sensibili, devono capirlo». Qui interviene Foschini: «Certo, perché la notizia narra l'eccezione e menomale che non abbiamo di che parlare bene altrimenti ciò che è cattivo sarebbe la regola. L'informazione è un contratto tra il fatto e la percezione di chi lo legge o lo ascolta: da qui deriva che la notizia, per essere una comunicazione efficace, va personalizzata, individualizzata e romanzata, perché il fruitore assorbe ciò che gli somiglia».
Sulla questione se in Italia si possa o meno parlare di informazione libera i due ospiti divergono: l'indipendenza della comunicazione mediale è vincolata dal fatto che Parlamento (unico padrone per Foschini) e Commissione di Vigilanza (padrone indebito per Caprarica) s'incaricano del controllo "liberale" del passaggio di informazioni. Foschini risponde con una battuta:« L'informazione è abbastanza libera, o non lo è abbastanza»; Caprarica calca la mano sui paradossi democratici:« Se io direttore di un giornale sono invitato dalla Commissione di Vigilanza ad esporre il piano editoriale ancor prima di metter giù un articolo, è chiaro che siamo di fronte all' "Io voglio che tu faccia liberamente quello che dico io". Il giornale nasce come strumento di critica e, se il mezzo è il messaggio, nessuna testata che serve lo Stato può reputarsi libera».
Il piede di Caprarica che vive l'Italia schiaccia l'intoccabilità dei poteri forti:«Qui, chi governa non accetta la messa in discussione, si scambia il palazzo per una campana di vetro»; il piede scalzo con cui tocca il suolo inglese apprezza la geniale costruzione del potere e il suo essere pop:« la monarchia inglese gode dell'80% del favore popolare perché non ha mai tolto la sua maschera, ha sempre assicurato una continuità che conferisce protezione al paese. I Windsor sono un prodotto ambivalente perché il loro essere out of touch rispetto alla massa si è ammorbidito, fino al punto da sembrare persone comuni, con 50 camere in più rispetto alla gente normale». Il sorriso però ha un sapore agrodolce; ecco un chiaro quadro sul consumo della cultura in Italia, ma come dice Caprarica "non tutti hanno la fortuna di andare in Inghilterra.