Politica
La Bat si salverà? Barlettalife in diretta dal consiglio regionale
Il dibattito e gli interventi in Regione Puglia. Il futuro delle province pugliesi è ancora incerto
Barletta - lunedì 22 ottobre 2012
11.41
La provincia di Barletta-Andria-Trani sarà salvata oppure no? La penultima parola spetta oggi al consiglio regionale pugliese, la cui convocazione odierna è seguita in diretta dai corrispondenti di Barlettalife. Minuto per minuto, gli aggiornamenti dalla riunione della Regione Puglia che dirà se la Bat potrà sopravvivere con questo assetto, sarà accorpata a Foggia (così come prevedono i criteri stabili dal governo) o entrerà nell'area metropolitana di Bari.
Aggiornamento delle 21:15
Concludiamo la diretta con un nuovo articolo di riepilogo di quanto emerso nel consiglio di oggi.
Aggiornamento delle 20:58
In sintesi, ecco come si presenta l'assetto delle province pugliesi secondo quanto emerso dal consiglio:
L'istituenda Città metropolitana di Bari risulta costituita dai comuni delle provincia di Bari, escluso il Comune di Molfetta che ha espressamente dichiarato di non voler aderire e compreso il comune di Fasano che ha deliberato l'adesione a seguito di referendum. La Provincia Brindisi-Taranto comprende i comuni facenti parte delle due province soppresse fatta eccezione per Fasano e per quelli che hanno aderito alla provincia di Lecce avendo il requisito della continuità territoriale (Cellino San Marco, Erchie, Mesagne, San Donaci, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico, Torchiarolo e Torre Santa Susanna). La Provincia di Lecce comprende i comuni già facenti parte della stessa provincia nonché quelli delle province di Brindisi e Taranto, avendone il requisito della continuità territoriale, che hanno optato per il passaggio alla stessa provincia di Lecce: Cellino San Marco, Mesagne, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vemotico, Torre Santa Susanna, Erchie, San Donaci e Torchiarolo (BR) e Avetrana (TA). Per la provincia di Barletta-Andria-Trani l'assemblea ha preso atto che "non vi è materia né spazio per la formulazione di proposte o pareri regionali".
Aggiornamento delle 20:50
Alleghiamo il documento prodotto dal consiglio odierno con l'ultima stesura sul riordino delle province.
Aggiornamento delle 20.10
Il consiglio regionale, con soli 2 voti contrari (Ruggiero Mennea ed Euprepio Curto) ed 1 astenuto (Giovanni Alfarano), ha approvato il seguente documento:
"Il Consiglio regionale delibera, udita la relazione dell'Assessore regionale agli Enti Locali, che si allega quale parte integrante al presente atto;
"La Regione Puglia rispetterà l'autonomia dei comuni e dei sindaci pugliesi che hanno rimesso alla nostra attenzione le decisioni che hanno assunto in merito alla riorganizzazione delle province. Per questo trasmetteremo tutte le delibere e gli atti al governo nazionale che in questa maniera potrà valutare se, e come, ottemperare alle volontà dei Comuni e dei sindaci della Puglia". Lo dichiara il capogruppo del Pd alla Regione, Antonio Decaro, secondo il quale "il governo, dopo aver deciso, sbagliando, di non sopprimere più le Province, ha provveduto, con le norme inserite nella Spending Review, a ridefinire le funzioni di Area vasta con le Province come Ente di riferimento. In questa ottica - spiega - il governo ha previsto una riorganizzazione delle Province in base a criteri che tengono conto dell'ampiezza territoriale e della popolazione residente. E ha dato ai territori soltanto l'illusione di poter partecipare attivamente alla riorganizzazione delle province. Una partecipazione meramente eventuale perché, in ogni caso, la decisione finale spetta comunque al governo. Allora - conclude - noi daremo all'Esecutivo tutti gli strumenti per decidere, trasmettendogli le delibere dei consigli comunali, gli atti e le dichiarazioni dei sindaci che abbiamo ricevuto".
Aggiornamento delle 19:51
Il consigliere regionale del Pdl, Saverio Congedo intervenendo nel dibattito sul riordino delle province pugliesi ha sottolineato come "la strada scelta dal Governo nazionale sia stata discutibile nel merito e nel metodo. La decretazione d'urgenza mal si coniuga con la necessità di garantire storia, tradizioni, culture, vocazioni economiche e sociali identificative di territori e comunità che meritano di essere rispettate. Inoltre, la ristrettezza dei tempi ha di fatto impedito una riflessione su questioni centrali come la trasformazione in enti di secondo livello, lo stravolgimento degli organi non più eletti dai cittadini, la drastica riduzione delle funzioni delle province ridotte alla pianificazione territoriale di coordinamento, alla pianificazione dei servizi di trasporto, alla pianificazione delle rete e dell'edilizia scolastica.
Stante l'attuale situazione e la mancanza di un accordo degli enti interessati, l'unica strada percorribile dal Consiglio regionale non può che essere quella chiedere al Governo nazionale:
1. che sia evitato il commissariamento delle Province, non avendo alcun fondamento né giustificazione la scelta di sciogliere prima del termine previsto assemblee democraticamente elette, soprattutto quando soddisfano i parametri fissati proprio dal Governo;
2. che siano rispettati i principi demo-territoriali che l'esecutivo ha voluto per questa normativa e che permettono, ad esempio, alla provincia di Lecce di mantenere confini e capoluogo. Infatti, aldilà del tema del capoluogo, restano le problematiche delle peculiarità storiche, culturali, economiche e sociali che se ben coesistono in un'ottica regionale difficilmente potrebbero essere armonizzabili per decreto in una provincia unica se pur grande. Percorsi non concertati e decretati d'urgenza che potrebbero, infatti, rivelarsi sbagliati ed essere rifiutati dalle comunità".
Aggiornamento delle 19:43
In allegato, la relazione completa dell'assessore Dentamaro sul riordino delle province.
Aggiornamento delle 19:42
Arriva una nota del Consiglio regionale e vice capogruppo PdL, Massimo Cassano. "Una riforma che può e deve diventare occasione per dare finalmente impulso a quell'associazionismo tra Comuni, per cambiare rapporti finora dominati spesso dal campanilismo. È questo il senso che si dovrebbe dare al pur necessario riordino degli enti locali e quindi delle Province per portare benefici in termini di efficienza ed efficacia, di qualità dei servizi e di contenimento dei costi, rispettando al tempo stesso le specificità dei territori e lo spirito della spending review. E invece il rischio è quello di dar vita ad un riordino..disordinato, dove a farne le spese, come sovente avviene, saranno i servizi offerti al cittadino e la stessa governabilità dei territori. D'accordo con le osservazioni dell'assessore Marida Dentamaro, occorre fare scelte - noi aggiugiamo, coraggiose - in grado di corrispondere alle situazioni e alle esigenze vere dei territori. E invece pare che si vada nel senso opposto dei criteri di ordine esclusivamente quantitativo. In realtà ancora una volta vengono alla luce i ritardi dell'attuale governo regionale pugliese che sottolineano un disinteresse, un non volere assumere responsabilità nei confronti sia delle realtà locali quanto del governo nazionale. Il risultato? Il caos".
Aggiornamento delle 19:40
"La Regione doveva essere più determinata nel contrastare lo scellerato decreto Monti sul riordino delle Province. Bisognava difendere la storia dei nostri territori e la volontà delle nostre comunità con le unghie e con i denti, anche a costo di qualche rinuncia. E invece, per accontentare tutti, si è scelto di mettere tutto nelle mani del Governo centrale e questa non è una buona notizia". Così il consigliere regionale del Partito Democratico Filippo Caracciolo commenta il provvedimento approvato oggi dal Consiglio Regionale della Puglia sul riordino delle province. "La materia è difficile e i Comuni hanno avuto poco tempo per decidere e per raggiungere un accordo. La Regione non doveva abdicare al suo ruolo. Con la delibera di oggi si è messo tutto nelle mani del Governo e non mi sembra che questo possa garantire Comuni e Province, anzi". Secondo Caracciolo il Governo deciderà sulla base di ragionamenti ragionieristici, come il numero di abitanti. "Ma la storia dei territori ha un peso", afferma il consigliere del Pd, "e a nessuno è consentito calpestarla". I comuni della Bat, ad esempio, hanno lottato per oltre un secolo per ottenere il riconoscimento di provincia ed oggi rischiano di perderla per un ragionamento fatto di soli numeri. "Abbiamo quantomeno ottenuto che al Governo fosse chiesto di tenere in considerazione la volontà dei dieci comuni della Bat di dare vita ad una nuova provincia. E' una piccola vittoria, ma francamente non sono molto fiducioso. Ovviamente spero che il Governo ascolti le nostre richieste, ma bisogna essere obiettivi ed essere pronti a tutto".
Aggiornamento delle 19:32
E' intervenuto in aula anche il consigliere Ruggiero Mennea: «Non possiamo appartenere alla provincia di Foggia. Senza esprimere il parere favorevole sull'ipotesi di una nuova provincia con i 10 comuni della BT e quelli della provincia di Bari che non aderiscono alla Città Metropolitana, voterò contro».
Aggiornamento delle 19:10
«Mentre il Consiglio regionale discute delle sorti della Puglia il presidente Vendola è ancora una volta assente, impegnato nella sua campagna elettorale per le primarie, sempre più lontano dalla realtà di questa regione- lo ha detto il presidente del Gruppo Udc alla Regione Puglia, Salvatore Negro, che è tornato ad evidenziare l'incompatibilità che di fatto si è venuta a creare tra il ruolo di presidente della Regione e quello di candidato a leader nazionale di una coalizione - Il riordino delle Province pugliesi non interessa al Governatore Vendola – ha sottolineato il capogruppo Udc – Domani scadrà il termine per la presentazione al Governo nazionale di una proposta di riordino da parte della Regione e ancora una volta, in un dibattito di tale importanza, ci troviamo ad evidenziare l'assenza del presidente della Giunta. È evidente che gli impegni nazionali hanno preso ormai il sopravvento e che la Puglia ed i suoi drammi possono attendere". Nel dibattito in Aula, il presidente Negro ha espresso le proprie perplessità sulla riforma di riordino delle province così come prevista dal d.l. del 06/07/2012 n. 95 convertito nella Legge n. 235 del 07/08/2012. In particolare il capogruppo Udc ha chiesto al Governo nazionale "un ripensamento sull'idea di commissariare anche quelle province che hanno i requisiti previsti dal decreto governativo e cioè dimensione territoriale non inferiore a 2500 Km quadrati e la popolazione residente non inferiore a 350.000 abitanti". "In tale situazione – ha sottolineato l'esponente Udc – il commissariamento appare incomprensibile e contrario alla volontà degli elettori di portare a scadenza naturale il mandato elettivo, cioè fino al 2014. Inoltre, non riusciamo a comprendere come potranno essere garantiti tutti quei servizi che rientravano nella competenza delle province atteso che anche le risorse finanziarie sono state drasticamente ridotte e difficilmente si potranno garantire gli equilibri di bilancio". "A pagare – ha concluso Negro – sarà ancora una volta la credibilità della politica".
Aggiornamento delle 18:50
In fondo all'articolo, alleghiamo l'intervista che il consigliere barlettano Ruggiero Mennea ha rilasciato ai nostri microfoni durante una pausa dei lavori del consiglio.
Aggiornamento delle 18:25
«La questione del riordino delle province non va affrontato facendo prevalere le proprie origini ma deve necessariamente avere uno sguardo più ampio che comprenda l'intero territorio regionale - afferma il consigliere regionale PdL Domi Lanzilotta - Nella lettera che la BCE ha inviato al Governo Nazionale nel luglio scorso si chiedeva di tagliare le province e il Governo Monti ha subito varato un decreto in questo senso commettendo però un errore nella formulazione dell'articolo 17 'riordino delle Province' e dell'articolo 18 'istituzione delle Città metropolitane e soppressione delle province del relativo territorio' del decreto legge n.95 del 2012 convertito con legge n. 135 del 2012. L'errore è stato di indicare Bari come città metropolitana contrariamente alle previsioni della comunità europea che classifica in cinque tipologie le città metropolitane, classifica nella quale non è previsto il nostro capoluogo regionale. Bari dovrebbe cioè restare una grande provincia allargando i suoi confini ai comuni della provincia di Taranto e Brindisi che volessero parteciparvi. Nello spirito della lettera dell'articolo 17 della legge 135 del 2012 - conclude Lanzilotta - questo Consiglio avrebbe potuto avanzare l'ipotesi di un riordino delle Province che prevedesse tre macroaree: Foggia, Bari e Salento».
Aggiornamento delle 18:10
Sono ripresi i lavori del consiglio regionale con all'ordine del giorno il riordino delle province. Sulla relazione svolta dall'assessore al federalismo Marida Dentamaro si sono iscritti a parlare numerosi consiglieri. Il dibattito si concluderà con la votazione di un documento sul quale il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna ha preannunciato il raggiungimento di un'intesa di massima «che tiene dentro le aspettative di tutti».
Aggiornamento delle 17:12
Arriva un comunicato stampa del consigliere regionale Euprepio Curto: «Ma che Regione è quella che, essendo stato convocato il Consiglio regionale per le ore 10,30, si riunisce per pochi minuti solo abbondantemente dopo le 14,00, e alle ore 17.00 non è ancora in grado di riprendere i lavori? E così che vorremmo andare in Europa? Se le Regioni sono queste, esse andrebbero soppresse molto prima delle Province!».
Aggiornamento delle 15:00
La seduta viene ulteriormente sospesa. La ripresa dei lavori è prevista per le ore 16:00.
Aggiornamento delle 14:55
«Dalla Bat emerge una volontà che, venendo presa in considerazione dalla regione, conduce ad una richiesta di modifica normativa al governo. E questa è una opzione possibile» conclude così il suo intervento la Dentamaro.
Aggiornamento delle 14:40
«Questa riforma non ci è piaciuta – sta spiegando la Dentamaro – per come ci è piovuta sulla testa, non ci è piaciuta la rigidità inflessibile dei criteri quantitativi e numerici stabiliti. Le vocazioni territoriali non sono tenute in considerazione da questa riforma. E' vero che la Cabina di Regia non è riuscita a mettere in piedi una sua proposta. Regione, province e comuni hanno convenuto comunque di ascoltare il territorio».
Aggiornamento delle 14:30
I lavori dal consiglio sono appena cominciati. Il primo intervento è quello dell'assessore agli Enti Locali Marida Dentamaro, che sta illustrando il primo punto all'ordine del giorno.
Aggiornamento delle 12:26
Il consigliere regionale Ruggiero Mennea conferma, come avevamo facilmente interpretato, che la sua assenza al momento del voto nel corso dell'ultima seduta della commissione Affari Istituzionali, di cui è vicepresidente, è stata un modo per contestare nei confronti della decisione assunta, di voler cioè demandare ogni decisione al governo nazionale. Il consigliere infatti ha riferito di aver fatto già la richiesta delle registrazioni della seduta in questione.
Aggiornamento delle 12:07
L'inizio del consiglio è stato rimandato alle ore 13:30. «Si è appena conclusa - ha dichiarato la vicepresidente della giunta regionale Loredana Capone - la conferenza dei capigruppo in cui si è deciso di scrivere un testo da portare in consiglio per la deliberazione, nel quale si prende atto delle valutazioni dei comuni, che si sono già pronunciati con delibere e referendum. Una mediazione che serve per evitare un conflitto interno al consiglio regionale che in realtà rispecchierebbe un conflitto esterno sul territorio».
Aggiornamento delle 12:00
In allegato la relazione del presidente della commissioni Affari Istituzionali Giovanni De Leonardis.
Aggiornamento delle 11:45
Presenti in aula fra il pubblico numerose esponenti del comitato promotore per la legge regionale "Mai più senza 50/50", con delle maschere bianche in segno di protesta. Di fatti la proposta di legge, per la quale sono state raccolte ben 30mila firma in tutta la regione in soli 3 mesi, non è ancora approdata in commissione senza alcune giustificazione: di qui la protesta delle donne promotrici, che denunciano lo slittamento dei tempi utili per la discussione della proposta, che quindi potrebbe finir dimenticata nonostante la grande partecipazione sul territorio.
Aggiornamento delle 11:35
La seduta del consiglio, prevista con inizio alle ore 10:30, tarda ancora ad iniziare. Mentre in aula già sono presenti esponenti politici della sesta provincia come il presidente Francesco Ventola, l'assessore provinciale Dario Damiani, il presidente del consiglio provinciale Vicenzo Valente, il sindaco di Andria Nicola Giorgino, il sindaco di Corato e presidente dell'Anci Puglia Luigi Perrone, i consiglieri provinciali Gigi Antonucci, Michele Dicorato, Pina Marmo, Bernardo Lodispoto e Michelangelo Superbo.
Aggiornamento delle 21:15
Concludiamo la diretta con un nuovo articolo di riepilogo di quanto emerso nel consiglio di oggi.
Aggiornamento delle 20:58
In sintesi, ecco come si presenta l'assetto delle province pugliesi secondo quanto emerso dal consiglio:
L'istituenda Città metropolitana di Bari risulta costituita dai comuni delle provincia di Bari, escluso il Comune di Molfetta che ha espressamente dichiarato di non voler aderire e compreso il comune di Fasano che ha deliberato l'adesione a seguito di referendum. La Provincia Brindisi-Taranto comprende i comuni facenti parte delle due province soppresse fatta eccezione per Fasano e per quelli che hanno aderito alla provincia di Lecce avendo il requisito della continuità territoriale (Cellino San Marco, Erchie, Mesagne, San Donaci, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico, Torchiarolo e Torre Santa Susanna). La Provincia di Lecce comprende i comuni già facenti parte della stessa provincia nonché quelli delle province di Brindisi e Taranto, avendone il requisito della continuità territoriale, che hanno optato per il passaggio alla stessa provincia di Lecce: Cellino San Marco, Mesagne, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vemotico, Torre Santa Susanna, Erchie, San Donaci e Torchiarolo (BR) e Avetrana (TA). Per la provincia di Barletta-Andria-Trani l'assemblea ha preso atto che "non vi è materia né spazio per la formulazione di proposte o pareri regionali".
Aggiornamento delle 20:50
Alleghiamo il documento prodotto dal consiglio odierno con l'ultima stesura sul riordino delle province.
Aggiornamento delle 20.10
Il consiglio regionale, con soli 2 voti contrari (Ruggiero Mennea ed Euprepio Curto) ed 1 astenuto (Giovanni Alfarano), ha approvato il seguente documento:
"Il Consiglio regionale delibera, udita la relazione dell'Assessore regionale agli Enti Locali, che si allega quale parte integrante al presente atto;
- di prendere atto delle deliberazioni dei Consigli comunali e delle dichiarazioni dei Sindaci pervenute così come allegate;
- di chiedere al Governo nazionale di attenersi alle volontà espresse dagli Enti Locali, così come rappresentate negli atti di cui sopra;
- di rinviare la presente deliberazione al Sig. Presidente della Giunta Regionale ai fini dell'immediata trasmissione al Governo ai sensi e per gli effetti dell'art. 17 del D.L. 95/2012, convertito nella Legge 135/2012".
"La Regione Puglia rispetterà l'autonomia dei comuni e dei sindaci pugliesi che hanno rimesso alla nostra attenzione le decisioni che hanno assunto in merito alla riorganizzazione delle province. Per questo trasmetteremo tutte le delibere e gli atti al governo nazionale che in questa maniera potrà valutare se, e come, ottemperare alle volontà dei Comuni e dei sindaci della Puglia". Lo dichiara il capogruppo del Pd alla Regione, Antonio Decaro, secondo il quale "il governo, dopo aver deciso, sbagliando, di non sopprimere più le Province, ha provveduto, con le norme inserite nella Spending Review, a ridefinire le funzioni di Area vasta con le Province come Ente di riferimento. In questa ottica - spiega - il governo ha previsto una riorganizzazione delle Province in base a criteri che tengono conto dell'ampiezza territoriale e della popolazione residente. E ha dato ai territori soltanto l'illusione di poter partecipare attivamente alla riorganizzazione delle province. Una partecipazione meramente eventuale perché, in ogni caso, la decisione finale spetta comunque al governo. Allora - conclude - noi daremo all'Esecutivo tutti gli strumenti per decidere, trasmettendogli le delibere dei consigli comunali, gli atti e le dichiarazioni dei sindaci che abbiamo ricevuto".
Aggiornamento delle 19:51
Il consigliere regionale del Pdl, Saverio Congedo intervenendo nel dibattito sul riordino delle province pugliesi ha sottolineato come "la strada scelta dal Governo nazionale sia stata discutibile nel merito e nel metodo. La decretazione d'urgenza mal si coniuga con la necessità di garantire storia, tradizioni, culture, vocazioni economiche e sociali identificative di territori e comunità che meritano di essere rispettate. Inoltre, la ristrettezza dei tempi ha di fatto impedito una riflessione su questioni centrali come la trasformazione in enti di secondo livello, lo stravolgimento degli organi non più eletti dai cittadini, la drastica riduzione delle funzioni delle province ridotte alla pianificazione territoriale di coordinamento, alla pianificazione dei servizi di trasporto, alla pianificazione delle rete e dell'edilizia scolastica.
Stante l'attuale situazione e la mancanza di un accordo degli enti interessati, l'unica strada percorribile dal Consiglio regionale non può che essere quella chiedere al Governo nazionale:
1. che sia evitato il commissariamento delle Province, non avendo alcun fondamento né giustificazione la scelta di sciogliere prima del termine previsto assemblee democraticamente elette, soprattutto quando soddisfano i parametri fissati proprio dal Governo;
2. che siano rispettati i principi demo-territoriali che l'esecutivo ha voluto per questa normativa e che permettono, ad esempio, alla provincia di Lecce di mantenere confini e capoluogo. Infatti, aldilà del tema del capoluogo, restano le problematiche delle peculiarità storiche, culturali, economiche e sociali che se ben coesistono in un'ottica regionale difficilmente potrebbero essere armonizzabili per decreto in una provincia unica se pur grande. Percorsi non concertati e decretati d'urgenza che potrebbero, infatti, rivelarsi sbagliati ed essere rifiutati dalle comunità".
Aggiornamento delle 19:43
In allegato, la relazione completa dell'assessore Dentamaro sul riordino delle province.
Aggiornamento delle 19:42
Arriva una nota del Consiglio regionale e vice capogruppo PdL, Massimo Cassano. "Una riforma che può e deve diventare occasione per dare finalmente impulso a quell'associazionismo tra Comuni, per cambiare rapporti finora dominati spesso dal campanilismo. È questo il senso che si dovrebbe dare al pur necessario riordino degli enti locali e quindi delle Province per portare benefici in termini di efficienza ed efficacia, di qualità dei servizi e di contenimento dei costi, rispettando al tempo stesso le specificità dei territori e lo spirito della spending review. E invece il rischio è quello di dar vita ad un riordino..disordinato, dove a farne le spese, come sovente avviene, saranno i servizi offerti al cittadino e la stessa governabilità dei territori. D'accordo con le osservazioni dell'assessore Marida Dentamaro, occorre fare scelte - noi aggiugiamo, coraggiose - in grado di corrispondere alle situazioni e alle esigenze vere dei territori. E invece pare che si vada nel senso opposto dei criteri di ordine esclusivamente quantitativo. In realtà ancora una volta vengono alla luce i ritardi dell'attuale governo regionale pugliese che sottolineano un disinteresse, un non volere assumere responsabilità nei confronti sia delle realtà locali quanto del governo nazionale. Il risultato? Il caos".
Aggiornamento delle 19:40
"La Regione doveva essere più determinata nel contrastare lo scellerato decreto Monti sul riordino delle Province. Bisognava difendere la storia dei nostri territori e la volontà delle nostre comunità con le unghie e con i denti, anche a costo di qualche rinuncia. E invece, per accontentare tutti, si è scelto di mettere tutto nelle mani del Governo centrale e questa non è una buona notizia". Così il consigliere regionale del Partito Democratico Filippo Caracciolo commenta il provvedimento approvato oggi dal Consiglio Regionale della Puglia sul riordino delle province. "La materia è difficile e i Comuni hanno avuto poco tempo per decidere e per raggiungere un accordo. La Regione non doveva abdicare al suo ruolo. Con la delibera di oggi si è messo tutto nelle mani del Governo e non mi sembra che questo possa garantire Comuni e Province, anzi". Secondo Caracciolo il Governo deciderà sulla base di ragionamenti ragionieristici, come il numero di abitanti. "Ma la storia dei territori ha un peso", afferma il consigliere del Pd, "e a nessuno è consentito calpestarla". I comuni della Bat, ad esempio, hanno lottato per oltre un secolo per ottenere il riconoscimento di provincia ed oggi rischiano di perderla per un ragionamento fatto di soli numeri. "Abbiamo quantomeno ottenuto che al Governo fosse chiesto di tenere in considerazione la volontà dei dieci comuni della Bat di dare vita ad una nuova provincia. E' una piccola vittoria, ma francamente non sono molto fiducioso. Ovviamente spero che il Governo ascolti le nostre richieste, ma bisogna essere obiettivi ed essere pronti a tutto".
Aggiornamento delle 19:32
E' intervenuto in aula anche il consigliere Ruggiero Mennea: «Non possiamo appartenere alla provincia di Foggia. Senza esprimere il parere favorevole sull'ipotesi di una nuova provincia con i 10 comuni della BT e quelli della provincia di Bari che non aderiscono alla Città Metropolitana, voterò contro».
Aggiornamento delle 19:10
«Mentre il Consiglio regionale discute delle sorti della Puglia il presidente Vendola è ancora una volta assente, impegnato nella sua campagna elettorale per le primarie, sempre più lontano dalla realtà di questa regione- lo ha detto il presidente del Gruppo Udc alla Regione Puglia, Salvatore Negro, che è tornato ad evidenziare l'incompatibilità che di fatto si è venuta a creare tra il ruolo di presidente della Regione e quello di candidato a leader nazionale di una coalizione - Il riordino delle Province pugliesi non interessa al Governatore Vendola – ha sottolineato il capogruppo Udc – Domani scadrà il termine per la presentazione al Governo nazionale di una proposta di riordino da parte della Regione e ancora una volta, in un dibattito di tale importanza, ci troviamo ad evidenziare l'assenza del presidente della Giunta. È evidente che gli impegni nazionali hanno preso ormai il sopravvento e che la Puglia ed i suoi drammi possono attendere". Nel dibattito in Aula, il presidente Negro ha espresso le proprie perplessità sulla riforma di riordino delle province così come prevista dal d.l. del 06/07/2012 n. 95 convertito nella Legge n. 235 del 07/08/2012. In particolare il capogruppo Udc ha chiesto al Governo nazionale "un ripensamento sull'idea di commissariare anche quelle province che hanno i requisiti previsti dal decreto governativo e cioè dimensione territoriale non inferiore a 2500 Km quadrati e la popolazione residente non inferiore a 350.000 abitanti". "In tale situazione – ha sottolineato l'esponente Udc – il commissariamento appare incomprensibile e contrario alla volontà degli elettori di portare a scadenza naturale il mandato elettivo, cioè fino al 2014. Inoltre, non riusciamo a comprendere come potranno essere garantiti tutti quei servizi che rientravano nella competenza delle province atteso che anche le risorse finanziarie sono state drasticamente ridotte e difficilmente si potranno garantire gli equilibri di bilancio". "A pagare – ha concluso Negro – sarà ancora una volta la credibilità della politica".
Aggiornamento delle 18:50
In fondo all'articolo, alleghiamo l'intervista che il consigliere barlettano Ruggiero Mennea ha rilasciato ai nostri microfoni durante una pausa dei lavori del consiglio.
Aggiornamento delle 18:25
«La questione del riordino delle province non va affrontato facendo prevalere le proprie origini ma deve necessariamente avere uno sguardo più ampio che comprenda l'intero territorio regionale - afferma il consigliere regionale PdL Domi Lanzilotta - Nella lettera che la BCE ha inviato al Governo Nazionale nel luglio scorso si chiedeva di tagliare le province e il Governo Monti ha subito varato un decreto in questo senso commettendo però un errore nella formulazione dell'articolo 17 'riordino delle Province' e dell'articolo 18 'istituzione delle Città metropolitane e soppressione delle province del relativo territorio' del decreto legge n.95 del 2012 convertito con legge n. 135 del 2012. L'errore è stato di indicare Bari come città metropolitana contrariamente alle previsioni della comunità europea che classifica in cinque tipologie le città metropolitane, classifica nella quale non è previsto il nostro capoluogo regionale. Bari dovrebbe cioè restare una grande provincia allargando i suoi confini ai comuni della provincia di Taranto e Brindisi che volessero parteciparvi. Nello spirito della lettera dell'articolo 17 della legge 135 del 2012 - conclude Lanzilotta - questo Consiglio avrebbe potuto avanzare l'ipotesi di un riordino delle Province che prevedesse tre macroaree: Foggia, Bari e Salento».
Aggiornamento delle 18:10
Sono ripresi i lavori del consiglio regionale con all'ordine del giorno il riordino delle province. Sulla relazione svolta dall'assessore al federalismo Marida Dentamaro si sono iscritti a parlare numerosi consiglieri. Il dibattito si concluderà con la votazione di un documento sul quale il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna ha preannunciato il raggiungimento di un'intesa di massima «che tiene dentro le aspettative di tutti».
Aggiornamento delle 17:12
Arriva un comunicato stampa del consigliere regionale Euprepio Curto: «Ma che Regione è quella che, essendo stato convocato il Consiglio regionale per le ore 10,30, si riunisce per pochi minuti solo abbondantemente dopo le 14,00, e alle ore 17.00 non è ancora in grado di riprendere i lavori? E così che vorremmo andare in Europa? Se le Regioni sono queste, esse andrebbero soppresse molto prima delle Province!».
Aggiornamento delle 15:00
La seduta viene ulteriormente sospesa. La ripresa dei lavori è prevista per le ore 16:00.
Aggiornamento delle 14:55
«Dalla Bat emerge una volontà che, venendo presa in considerazione dalla regione, conduce ad una richiesta di modifica normativa al governo. E questa è una opzione possibile» conclude così il suo intervento la Dentamaro.
Aggiornamento delle 14:40
«Questa riforma non ci è piaciuta – sta spiegando la Dentamaro – per come ci è piovuta sulla testa, non ci è piaciuta la rigidità inflessibile dei criteri quantitativi e numerici stabiliti. Le vocazioni territoriali non sono tenute in considerazione da questa riforma. E' vero che la Cabina di Regia non è riuscita a mettere in piedi una sua proposta. Regione, province e comuni hanno convenuto comunque di ascoltare il territorio».
Aggiornamento delle 14:30
I lavori dal consiglio sono appena cominciati. Il primo intervento è quello dell'assessore agli Enti Locali Marida Dentamaro, che sta illustrando il primo punto all'ordine del giorno.
Aggiornamento delle 12:26
Il consigliere regionale Ruggiero Mennea conferma, come avevamo facilmente interpretato, che la sua assenza al momento del voto nel corso dell'ultima seduta della commissione Affari Istituzionali, di cui è vicepresidente, è stata un modo per contestare nei confronti della decisione assunta, di voler cioè demandare ogni decisione al governo nazionale. Il consigliere infatti ha riferito di aver fatto già la richiesta delle registrazioni della seduta in questione.
Aggiornamento delle 12:07
L'inizio del consiglio è stato rimandato alle ore 13:30. «Si è appena conclusa - ha dichiarato la vicepresidente della giunta regionale Loredana Capone - la conferenza dei capigruppo in cui si è deciso di scrivere un testo da portare in consiglio per la deliberazione, nel quale si prende atto delle valutazioni dei comuni, che si sono già pronunciati con delibere e referendum. Una mediazione che serve per evitare un conflitto interno al consiglio regionale che in realtà rispecchierebbe un conflitto esterno sul territorio».
Aggiornamento delle 12:00
In allegato la relazione del presidente della commissioni Affari Istituzionali Giovanni De Leonardis.
Aggiornamento delle 11:45
Presenti in aula fra il pubblico numerose esponenti del comitato promotore per la legge regionale "Mai più senza 50/50", con delle maschere bianche in segno di protesta. Di fatti la proposta di legge, per la quale sono state raccolte ben 30mila firma in tutta la regione in soli 3 mesi, non è ancora approdata in commissione senza alcune giustificazione: di qui la protesta delle donne promotrici, che denunciano lo slittamento dei tempi utili per la discussione della proposta, che quindi potrebbe finir dimenticata nonostante la grande partecipazione sul territorio.
Aggiornamento delle 11:35
La seduta del consiglio, prevista con inizio alle ore 10:30, tarda ancora ad iniziare. Mentre in aula già sono presenti esponenti politici della sesta provincia come il presidente Francesco Ventola, l'assessore provinciale Dario Damiani, il presidente del consiglio provinciale Vicenzo Valente, il sindaco di Andria Nicola Giorgino, il sindaco di Corato e presidente dell'Anci Puglia Luigi Perrone, i consiglieri provinciali Gigi Antonucci, Michele Dicorato, Pina Marmo, Bernardo Lodispoto e Michelangelo Superbo.