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Cronaca

Interest Rate Swap, arrivano le richieste di condanna

L'inchiesta nacque dall'esposto di un imprenditore barlettano

Il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani Michele Ruggiero ha chiesto la condanna a 2 anni di reclusione per Giovanni Civico, Vincenzo Petrarulo e Salvatore Civita, rispettivamente direttore, gestore, e specialista in derivati della filiale di Barletta del Centro Imprese Banca Intesa.

I tre, che furono accusati di concorso in abusivismo finanziario, sono imputati nel processo sui cosiddetti prodotti finanziari "Interest Rate Swap" (IRS) che vede a giudizio anche 12 figure apicali fra Banca Intesa e Banca Caboto, accusate di truffa. Richiesta di pena, a due anni e mezzo di reclusione, anche per tre di loro: Fabio Bolognini, responsabile Direzione Marketing Imprese della Divisione Rete Banca Intesa; Matteo Farina, responsabile dell'ufficio Financial Risk Management; Massimo Arrighetti, responsabile Divisione Rete di Banca Intesa e consigliere del CdA di Banca Caboto. Richiesta di assoluzione per gli altri 9: l'ex manager di Banca Intesa (ed ex ministro) Corrado Passera; Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di Amministrazione e presidente del Consiglio di Sorveglianza di Banca Intesa; Giampio Bracchi, vice presidente del CdA e membro del comitato esecutivo dell'Istituto; Enrico Salza, presidente del Consiglio di Gestione Intesa; Tonielli Nardozzi, presidente del CdA di Banca Caboto; Giovanni Gorno Tempini, amministratore delegato e direttore generale della Caboto; l'omologo Andrea Munari; Carlo Boselli, responsabile della Direzione Imprese; Giulio Sartirana, responsabile unità di Corporate Sales Banca Caboto.

Per la difesa i 15 imputati devono esser tutti assolti con formula piena. La sentenza di primo grado del giudice monocratico del Tribunale di Trani Andrea D'Angeli è attesa per il 2 Ottobre. Il pm contestò a vario titolo fatti a cavallo fra il 2004 ed il 2008. L'inchiesta nacque dall'esposto dell'imprenditore barlettano Ruggiero Di Vece, amministratore della società in accomandita semplice Euroalluminio, che denunciò i presunti illeciti meccanismi di alcuni prodotti finanziari che aveva sottoscritto nella filiale di Barletta di Banca Intesa Mediocredito. Gli inquirenti puntarono l'indice contro i cosiddetti contratti swap (costituiti da contratti o titoli il cui prezzo è basato sul valore di mercato di altri beni) che sarebbero stati piazzati in modo truffaldino a danno dell'imprenditore, che aveva chiesto un mutuo per la propria attività. I contratti sarebbero stati molto gravosi ed avrebbero avuto natura speculativa: una sorta di scommessa sui tassi, secondo l'accusa sempre sbilanciata in favore della Banca. Sulla carta gli swap avrebbero dovuto tutelare l'imprenditore dalle forti variazioni degli interessi passivi ed invece sarebbero stati vantaggiosi solo per la banca che avrebbe indotto alla sottoscrizione di quei prodotti finanziari.
  • Procura della Repubblica
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