La città
Incubatore di polemiche o errore a cui porre rimedio?
Evitare lo scatolone inutile con programmi d’insieme
Barletta - sabato 20 dicembre 2014
La vicenda sull'Incubatore, presso la struttura riqualificata nell'area dell'ex Distilleria, rischia di divenire un'altra 'falsa partenza'. Speriamo di no, ma il tanto scrivere e contestare di molti, soprattutto dalle parti del mondo associativo, mette in discussione quella linearità, apparentemente equa, che l'Amministrazione Cascella ha iniziato a percorrere attraverso l'indizione di un avviso pubblico per la gestione dell'immobile.
Fino a qualche mese fa l'attribuzione della gestione pareva certa per un gruppo associativo comprendente alcune organizzazioni datoriali e sindacali (primi fra tutti Confindustria e Cgil), chiamato Associazione Future Center Barletta – BAT, nata apposta per gestire l'Incubatore della Creatività e Innovazione e un Centro di Competenza per la Salute, la Sicurezza e la Sostenibilità, nell'ex Distilleria di Barletta. Questo è stato finanziato dalla Regione Puglia quale "strumento principale per concertare e rendere operativi gli obiettivi generali del Piano Strategico di Area Vasta VISION 2020", al fine di migliorare la competitività, l'innovazione e l'attrattività delle città e del territorio, soprattutto per il settore calzaturiero e tessile, divenendo un centro di riferimento per l'intero territorio provinciale.
Terminati i lavori, la struttura si presenta prontissima all'utilizzo come visto dal recente sopralluogo dell'VIII Commissione consiliare cultura: una struttura di oltre 600 metri quadri, arredata in gran parte e con il totale abbattimento delle barriere architettoniche. Spazio interessante. Ora il Comune ha concesso una breve proroga alla scadenza per selezionare il miglior progetto di gestione, auto sostenibile per 5 anni. Scadrà tra pochi giorni e non sono mancate le polemiche, chiedendo all'Amministrazione di revocare tale avviso, sia per tecnicismi formali, ma soprattutto per fornire tempo e occasioni di confronto e reale partecipazione fra cittadini e istituzione comunale, proprietaria del bene.
Lo stesso comunicato che annuncia l'avviso pubblico preannuncia un prossimo avviso per la gestione dell'orto botanico, sempre nell'area dell'ex Distilleria, pronto dal 2009 ma mai utilizzato, perché il Comune non ha la possibilità di farne ciò che sarebbe dovuto essere. Allora l'argomento si allarga e arriviamo a quei nodi che prima o dopo vengono sempre al pettine. La questione 'gestione' non può e non deve restare avulsa dagli intendimenti futuri e passati su un luogo. Le strategie devono intervenire al meglio, nel rispetto delle regole, ma per tempo. Non possiamo dimenticare il legame di quei luoghi con il contesto, in questo caso l'ex Distilleria, la cui struttura centrale e più preziosa intanto crolla. Procedere su binari che non si incontrano mai, per l'Incubatore, l'Orto botanico, il Gos, ecc. non ha senso.
La gestione degli immobili pubblici in autosostenibilità è sicuramente la parte più difficile, soprattutto per i piccoli, che appunto li si deve agevolare al meglio, certo non affidando a progetti traballanti che magari poi neanche ci saranno. La sfida è anche quella di passare dalle parole ai fatti: nel mondo associativo locale chi avrà le spalle abbastanza larghe da autosostenersi per cinque anni? Intanto lo spettro dei ricorsi e dei tempi, non brevi, amministrativi già s'intravede. Speriamo si giunga presto ad una soluzione equa e condivisa per non creare uno scatolone inutile, e si sorvegli costantemente sui beni pubblici affidati in gestione, anche negli anni seguenti.
Fino a qualche mese fa l'attribuzione della gestione pareva certa per un gruppo associativo comprendente alcune organizzazioni datoriali e sindacali (primi fra tutti Confindustria e Cgil), chiamato Associazione Future Center Barletta – BAT, nata apposta per gestire l'Incubatore della Creatività e Innovazione e un Centro di Competenza per la Salute, la Sicurezza e la Sostenibilità, nell'ex Distilleria di Barletta. Questo è stato finanziato dalla Regione Puglia quale "strumento principale per concertare e rendere operativi gli obiettivi generali del Piano Strategico di Area Vasta VISION 2020", al fine di migliorare la competitività, l'innovazione e l'attrattività delle città e del territorio, soprattutto per il settore calzaturiero e tessile, divenendo un centro di riferimento per l'intero territorio provinciale.
Terminati i lavori, la struttura si presenta prontissima all'utilizzo come visto dal recente sopralluogo dell'VIII Commissione consiliare cultura: una struttura di oltre 600 metri quadri, arredata in gran parte e con il totale abbattimento delle barriere architettoniche. Spazio interessante. Ora il Comune ha concesso una breve proroga alla scadenza per selezionare il miglior progetto di gestione, auto sostenibile per 5 anni. Scadrà tra pochi giorni e non sono mancate le polemiche, chiedendo all'Amministrazione di revocare tale avviso, sia per tecnicismi formali, ma soprattutto per fornire tempo e occasioni di confronto e reale partecipazione fra cittadini e istituzione comunale, proprietaria del bene.
Lo stesso comunicato che annuncia l'avviso pubblico preannuncia un prossimo avviso per la gestione dell'orto botanico, sempre nell'area dell'ex Distilleria, pronto dal 2009 ma mai utilizzato, perché il Comune non ha la possibilità di farne ciò che sarebbe dovuto essere. Allora l'argomento si allarga e arriviamo a quei nodi che prima o dopo vengono sempre al pettine. La questione 'gestione' non può e non deve restare avulsa dagli intendimenti futuri e passati su un luogo. Le strategie devono intervenire al meglio, nel rispetto delle regole, ma per tempo. Non possiamo dimenticare il legame di quei luoghi con il contesto, in questo caso l'ex Distilleria, la cui struttura centrale e più preziosa intanto crolla. Procedere su binari che non si incontrano mai, per l'Incubatore, l'Orto botanico, il Gos, ecc. non ha senso.
La gestione degli immobili pubblici in autosostenibilità è sicuramente la parte più difficile, soprattutto per i piccoli, che appunto li si deve agevolare al meglio, certo non affidando a progetti traballanti che magari poi neanche ci saranno. La sfida è anche quella di passare dalle parole ai fatti: nel mondo associativo locale chi avrà le spalle abbastanza larghe da autosostenersi per cinque anni? Intanto lo spettro dei ricorsi e dei tempi, non brevi, amministrativi già s'intravede. Speriamo si giunga presto ad una soluzione equa e condivisa per non creare uno scatolone inutile, e si sorvegli costantemente sui beni pubblici affidati in gestione, anche negli anni seguenti.