Giuseppe Lagrasta
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La città

Il viaggio a Roma. Dialogo impossibile tra Gianni Rodari e Pinocchio ( prima parte)

di Giuseppe Lagrasta, scrittore e saggista

Il dialogo impossibile che si svolge tra Gianni Rodari e Pinocchio, vuol essere la testimonianza della cura che lo scrittore di Omegna ha avuto per lo sviluppo della letteratura per l'infanzia, approfondendo i temi e i motivi legati alla formazione delle giovani generazioni. Nel dialogo impossibile che presentiamo, - il prof. Giuseppe Lagrasta - , sottolinea l'importanza che lo studio della poesia, delle filastrocche, delle fiabe e delle favole, assume nell'educazione alla creatività, sia per quanto attiene lo sviluppo dell'immaginazione che per quanto concerne la crescita del pensiero riflessivo e ideativo.

(Pinocchio, il simpatico e avventuroso burattino di legno, ha abbandonato il babbo Geppetto e si è recato a Roma per incontrare il Maestro Gianni Rodari. Pinocchio, attende il giovane maestro all'uscita della scuola dove insegna.)

Rodari: E tu, Pinocchio, che ci fai qui?
Pinocchio: Sono a Roma per chiederle alcuni consigli e suggerimenti sul mio futuro.

Rodari: Lo faccio volentieri. Lo sai che ti voglio bene. Ma che bella sorpresa mi hai fatto. E allora come stai?
Pinocchio: Maestro, sto bene. Da un pò di tempo ho lasciato il mio paesino, Collodi. Insomma, voglio stare lontano da Collodi per qualche tempo. E lei come sta.

Rodari: Non c'è male. Ma quanti hai.
Pinocchio: Quattordici anni.
Rodari: Ben benone. Auguri!
Pinocchio: Grazie Maestro. E allora, come va la narrazione favolistica? Le riesce ancora bene?

Rodari: Insomma. Da quando ho scritto la grammatica della fantasia mi son venute le vertigini.
Pinocchio: E perché, cosa è successo?

Rodari: Non lo so di preciso. Ma dopo aver scritto quel libro mi sono sentito così leggero che ho provato un senso di profonda vertigine. Scrivendo quel libro ho inventato nuovi giochi di parole e nuove favole rovesciate. Comunque, ora mi sento meglio rispetto a qualche tempo fa. E tu Pinocchio cosa mi dici?
Pinocchio: Sto vivendo un periodo difficile. Un poco di pigrizia e la lontananza dal mio babbo.

Rodari: Pinocchio dimmi la verità, altrimenti ti si allunga il naso. Però sento che sei cambiato. La sofferenza aiuta a crescere e a esseri più buoni e disponibili. E poi, andare a scuola e imparare. Vero?
Pinocchio: Si sono d'accordo. Si, il mio babbo mi ha liberato dall'incantesimo. Al naso non ci penso più. Almeno lei, Maestro, dimentichi il mio problema. Sono un ragazzino a modo, ormai. E dico sempre la verità.

Rodari: E cosa fai qui a Roma.
Pinocchio: Mi sono allontanato da casa. Voglio studiare e imparare a fare il clown. Sono venuto a chiederle informazioni su una scuola che insegna l'arte del clown.

Rodari: Ma Pinocchio, certo che hai avuto una bella idea. Ma il babbo lo sa che sei a Roma?
Pinocchio: Non credo.

Rodari: Allora sarà preoccupato.
Pinocchio: Maestro, da quando siamo usciti vivi e vegeti dalla pancia del pescecane-balena il mio babbo non è più con la testa.

Rodari: Pinocchio, lo sai, che quel momento è stato molto difficile. Il babbo avrà pure le sue preoccupazioni. E tu cosa hai fatto dopo l'uscita dalla pancia del pescecane-balena?
Pinocchio: Niente. Sono tornato nel Paese dei Balocchi. Una delusione. Poi ho fatto il cuoco nella casa di Mangiafuoco. Le dico che è stato pesante cucinare con tegamoni dove vi entravano cinque anatre e tre conigli.

Rodari: E poi dopo, come è andata?
Pidocchio: Ho frequentato una scuola di ballo. Ho imparato a ballare. E dopo poco tempo ho trovato lavoro in un circo facendo la spalla a un clown. E ho guadagnato un pò di soldi.

Rodari: E da quando non vedi tuo padre?
Pinocchio: Da circa sei mesi e più. Poi, sono stato a Firenze. Ho fatto il venditore ambulante nelle piazze fiorentine. C'era uno che mi dava da vendere delle patacche e io le vendevo. Mentre tutti guardavano il mio naso. Alcuni pittori dipingevano anche la mia figura. Altri scattavano fotografie.

Rodari: Ma sono tanti sei mesi. Telefonagli e gli dici che starai per un pò a Roma con me.
Pinocchio: Va bene. Ok. Gli telefono. Spero che lui sia d'accordo.

Rodari: Quando saprà che sei in mia compagnia sarà più tranquillo. Intanto cerchiamo una scuola per clown.
Pinocchio: Benissimo.

Rodari: Ma poi, Pinocchio dimmi, il Gatto e la Volpe, che fine hanno fatto?
Pinocchio: Il Gatto e la Volpe hanno assunto comportamenti diversi. Non più come imbroglioni e truffatori, ma come assistenti agli anziani che vivono da soli. Insomma maestro, fanno volontariato.

Rodari: E il campo dei miracoli?
Pinocchio: Esisteva solo nella loro testa e non è mai esistito. Spesso i due vengono a casa e aiutano mio padre, ormai vecchio. Gli fanno la spesa, preparano il pranzo e spesso, raccontando dei vecchi tempi, si commuovono. Quasi piangendo, una volta mi hanno chiesto scusa.
(Gianni Rodari e Pinocchio si incamminano e il burattino entra in un bar. Telefona a suo padre, che a sua volta parla con Rodari. Prendono accordi. Pinocchio rimarrà a Roma per apprendere l'arte del clown. Pinocchio è felice per l'esito della telefonata.).

Rodari: Ben benone. Geppetto è d'accordo. Pinocchio, però devi promettere di essere bravo, ubbidiente e coraggioso.
Pinocchio: Si, prometto. Prometto di comportarmi in modo sincero.

Rodari: Va bene, va bene. Staremo a vedere.
(Intanto il maestro Rodari fa lezione e Pinocchio le frequenta con gli altri ragazzi per imparare. E si trova bene Pinocchio in quella classe, tanto che terminerà l'anno scolastico. Il Maestro Rodari però nota che Pinocchio spesso è triste e malinconico. E cosi, per distrarlo, gli fa visitare Roma e la sua storia. Pinocchio comunque, proprio perché simpatico e disponibile, stabilisce nuove amicizie. E si impegna ad imparare l'arte per fare il clown. Pinocchio telefona spesso a Geppetto e gli dice che non appena finirà l'anno scolastico e il corso di clown, tornerà a Collodi, a casa. Geppetto è d'accordo. Il tempo scorre veloce e Pinocchio, si affeziona sempre più al suo Maestro Rodari e ai suoi compagni di classe.)

Rodari: Pinocchio l'anno scolastico è terminato. E' andata bene. Ma verrò a vedere lo spettacolo finale al circo.
Pinocchio: Si, certo. Maestro, l'aspetto.
Rodari: D'accordo.
(Pinocchio si esibisce, mentre racconta storie fantastiche e storiebirbanti, divertenti e ironiche. Racconta del grillo parlante e della Fatina. Tutto ridono in modo esilarante. Racconta della giraffa volante, del leone spaventato, della tigre impaurita, degli elefanti che recitano filastrocche. Soprattutto i bambini ridono e si divertono. Pinocchio ha appreso l'arte del clown e ha promesso al maestro Rodari e a babbo Geppetto di continuare a studiare e a imparare il mestiere di clown.)
Pinocchio: Allora Maestro tra pochi giorni torno a casa.

Rodari: Benissimo. Sono contento per te. Come ti sei trovato a Roma.
Pinocchio: Bene. E lei Maestro mi ha aiutato nei momenti più difficili. Però le devo chiedere una cortesia. Potrebbe dedicarmi una favola.

Rodari: Ma certo. Un' ottima idea. Mi devi dare un poco di tempo.
Pinocchio: Si, si.

Rodari: Appena la scrivo, ti informo. Quando tornerai a Natale a farmi visita la leggeremo insieme.
(Rodari e Pinocchio, terminato il pranzo fanno una passeggiata per le strade di Roma. E il maestro invita Pinocchio ad entrare in una libreria.)
Pinocchio: Che bel libro, Maestro. Lo prendiamo.

Rodari: E qual'è?
Pinocchio: L' omino della pioggia.

Rodari: Lo prendiamo. Vedi è anche illustrato.
Pinocchio: Maestro, grazie.

Rodari: Mi prometti che lo leggerai.
Pinocchio: Sì, certo. E poi dopo averlo letto, le telefono.

Rodari. Va bene. Parti domani?
Pinocchio: Si, domani. Intanto avviso mio padre che torno a casa.

Rodari: D'accordo. Prepara la valigia. E non dimenticare i libri.
Pinocchio: Vado a salutare gli amici del circo.
Rodari: Va bene. Ma torna presto!

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