
La città
Il ricordo di Biagio Vinella a 60 anni dalla morte: il sorriso di un pittore che amava Barletta
La nota del giornalista Nino Vinella
Barletta - lunedì 3 febbraio 2025
15.42
"Sessant'anni fa, nella notte del 3 febbraio 1965, giorno del suo onomastico, si spegneva improvvisamente il sorriso dell'artista Biagio Vinella, quel pittore che amava Barletta. Così provo a scrivere di mio padre. Da figlio e da giornalista".
Inizia il contributo di Nino Vinella, che prosegue: "Con un grazie particolare alla Stampa ed a tutti gli Organi d'informazione per l'attenzione dedicata alla continua riscoperta della nostra più vera e familiare "identità culturale", ne scrivo pubblicamente soprattutto da barlettano ai barlettani: a chi ne seppe apprezzare modestia e talento, come l'amico e collega Franco Lamonaca che ne ha ospitato una retrospettiva nel 2011 in occasione del centenario dalla nascita nella rassegna ArtePoesia in via Nazareth.
A chi lo ha conosciuto, a chi lo ancora ricorda ed in tutto questo tempo ha continuato a restituirmi quelle piccole, sincere, commoventi, umanissime gocce di memoria sul senso della sua breve vita (aveva cinquantaquattro anni) e del suo grande amore per Barletta. Perché avevo solo dieci anni quando se andò… E mia madre, Ida Sisto, crebbe da vedova me che ero il primogenito, ed i miei fratelli, Pasquale, che di anni ne aveva sette, e Giovanni di appena due. Una vita in salita, di sacrifici, di rinunce…
Nato a Barletta il 28 ottobre 1911, Biagio Vinella crebbe nella bottega di sellaio in via Ospedale dei Pellegrini del padre Vitantonio, mio nonno (da cui ho ereditato il nome col quale fui battezzato), un luogo per me rimasto magico nei ricordi d'infanzia, luogo che sarebbe divenuto il suo laboratorio d'arte e di artigianato fino alla morte. Battagliero ma sincero, fumatore delle Nazionali senza filtro, generoso quanto schivo da ostentazioni d'ogni tipo, fu sempre alla ricerca della perfezione stilistica nella purezza e nella semplicità delle cose, com'erano semplici la vita, le amicizie e l'ambiente di cui amava circondarsi. Da giovane assomigliava moltissimo a Rodolfo Valentino, ed in quegli anni aveva, mi dicono, un discreto seguito femminile…
Artista dotato di un naturale talento perfezionatosi in gioventù nella tecnica della pittura ad olio su tela sotto la guida di Vincenzo De Stefano, suo primo maestro nello studio-atelier di via Nazareth, Biagio Vinella amò sempre definirsi "autodidatta", quasi naif, nel senso più esteso e puro di un'espressione che accomunava varie sensibilità e attitudini artistiche, delle quali sotto diversi aspetti seppe farsi precursore ed a sua volta creativo interprete in un tempo spesso assai poco incline all'innovatività oppure sordo a chi, come lui, bussava solitario alle sue porte. Appartenente a quelle classi di leva che dovettero subire i vari richiami e mobilitati per le campagne coloniali del fascismo e la seconda guerra mondiale, non gli fu possibile frequentare il Liceo Artistico di Napoli, quella Napoli che evocava De Nittis... Proseguì così il proprio cammino da artigiano ed artista insieme, trasfondendo principalmente nella pittura la propria vocazione ad intraprendere sempre nuove esperienze (come la cartellonistica turistica o quella elettorale della propaganda politica, tanto da rimanere amico dell'onorevole Manlio Livio Cassandro e del sindaco Carlo Ettore Borgia) che abbinassero il senso dell'avventura artistica con l'inestinguibile amore verso la propria città, Barletta, dove visse ininterrottamente e dove raccolse in tutte le stagioni della propria vita apprezzamenti e delusioni, spesso collegate alla sopravvivenza economica per sé e per la nostra Famiglia, affermazioni e critiche elargite in pari misura dall'opinione pubblica. A soccorrerlo anche nei momenti bui fu sempre il senso del cameratismo fra alcuni veri amici, che con lui condividevano gli orizzonti della creatività e del pragmatismo più operoso: ad esempio Gino Garribba, "il poeta dei barlettani", o Attilio Calvaresi, il pioniere della fotografia venuto da Porto Sant'Elpidio, col quale strinse via via un sodalizio artistico e professionale basato sull'innamoramento per l'arte visiva espressa dall'amico marchigiano con l'obiettivo di una macchina fotografica e da se stesso con i colori della tavolozza da pittore".
Conclude Nino Vinella: "Devoto alla Madonna dello Sterpeto (ne dipinse l'effige più volte su committenza dell'omonimo Santuario), Biagio Vinella seppe ben presto sviluppare altre doti di creatività e di gusto artistico, rielaborando soprattutto nel disegno figurativo tutto il senso della propria personale visione di una realtà colta in ogni minimo dettaglio, quasi fotografico ma sempre denso di vita e di profonda carica narrativa. Le sue immagini di Barletta nella vita di tutti i giorni, fra gli anni Venti e Sessanta, dalle campagne assolate agli scorci di una città sempre raccontata attraverso un soffuso velo di nostalgia, ne rendono possibile oggi un'eccezionale antologia retrospettiva. Da eclettico sperimentatore della propria vena artistica, Biagio Vinella non abbandonò mai il desiderio di cimentarsi in sempre nuove esperienze di lavoro. Fu infatti apprezzato disegnatore di pergamene e grafico ante litteram, fondatore della Pro Loco, disegnatore nel 1960 della prima targhetta postale "Visitate Barletta e Canne della Battaglia", esperto di cartellonistica, ideatore di marchi commerciali, acuto caricaturista, creatore di costumi e bozzetti scenici che ne doveva contraddistinguere la fama tutta cittadina. Quando il Comitato Madonna della Sfida di Damiano Daddato e Mons. D'Amato gli commissionò l'immagine del manifesto e gli scudi dei tredici cavalieri italiani per la primissima rievocazione storica organizzata il 13 febbraio 1965, Biagio Vinella ci lavorò con tenacia e passione in bottega approntando tutto nei mesi e fino alle ultime settimane. Ma quando il corteo in costume sfilò per le vie di Barletta, lui si era già spento da soli dieci giorni. Qualche commosso e festante applauso postumo fu anche per lui…"
Inizia il contributo di Nino Vinella, che prosegue: "Con un grazie particolare alla Stampa ed a tutti gli Organi d'informazione per l'attenzione dedicata alla continua riscoperta della nostra più vera e familiare "identità culturale", ne scrivo pubblicamente soprattutto da barlettano ai barlettani: a chi ne seppe apprezzare modestia e talento, come l'amico e collega Franco Lamonaca che ne ha ospitato una retrospettiva nel 2011 in occasione del centenario dalla nascita nella rassegna ArtePoesia in via Nazareth.
A chi lo ha conosciuto, a chi lo ancora ricorda ed in tutto questo tempo ha continuato a restituirmi quelle piccole, sincere, commoventi, umanissime gocce di memoria sul senso della sua breve vita (aveva cinquantaquattro anni) e del suo grande amore per Barletta. Perché avevo solo dieci anni quando se andò… E mia madre, Ida Sisto, crebbe da vedova me che ero il primogenito, ed i miei fratelli, Pasquale, che di anni ne aveva sette, e Giovanni di appena due. Una vita in salita, di sacrifici, di rinunce…
Nato a Barletta il 28 ottobre 1911, Biagio Vinella crebbe nella bottega di sellaio in via Ospedale dei Pellegrini del padre Vitantonio, mio nonno (da cui ho ereditato il nome col quale fui battezzato), un luogo per me rimasto magico nei ricordi d'infanzia, luogo che sarebbe divenuto il suo laboratorio d'arte e di artigianato fino alla morte. Battagliero ma sincero, fumatore delle Nazionali senza filtro, generoso quanto schivo da ostentazioni d'ogni tipo, fu sempre alla ricerca della perfezione stilistica nella purezza e nella semplicità delle cose, com'erano semplici la vita, le amicizie e l'ambiente di cui amava circondarsi. Da giovane assomigliava moltissimo a Rodolfo Valentino, ed in quegli anni aveva, mi dicono, un discreto seguito femminile…
Artista dotato di un naturale talento perfezionatosi in gioventù nella tecnica della pittura ad olio su tela sotto la guida di Vincenzo De Stefano, suo primo maestro nello studio-atelier di via Nazareth, Biagio Vinella amò sempre definirsi "autodidatta", quasi naif, nel senso più esteso e puro di un'espressione che accomunava varie sensibilità e attitudini artistiche, delle quali sotto diversi aspetti seppe farsi precursore ed a sua volta creativo interprete in un tempo spesso assai poco incline all'innovatività oppure sordo a chi, come lui, bussava solitario alle sue porte. Appartenente a quelle classi di leva che dovettero subire i vari richiami e mobilitati per le campagne coloniali del fascismo e la seconda guerra mondiale, non gli fu possibile frequentare il Liceo Artistico di Napoli, quella Napoli che evocava De Nittis... Proseguì così il proprio cammino da artigiano ed artista insieme, trasfondendo principalmente nella pittura la propria vocazione ad intraprendere sempre nuove esperienze (come la cartellonistica turistica o quella elettorale della propaganda politica, tanto da rimanere amico dell'onorevole Manlio Livio Cassandro e del sindaco Carlo Ettore Borgia) che abbinassero il senso dell'avventura artistica con l'inestinguibile amore verso la propria città, Barletta, dove visse ininterrottamente e dove raccolse in tutte le stagioni della propria vita apprezzamenti e delusioni, spesso collegate alla sopravvivenza economica per sé e per la nostra Famiglia, affermazioni e critiche elargite in pari misura dall'opinione pubblica. A soccorrerlo anche nei momenti bui fu sempre il senso del cameratismo fra alcuni veri amici, che con lui condividevano gli orizzonti della creatività e del pragmatismo più operoso: ad esempio Gino Garribba, "il poeta dei barlettani", o Attilio Calvaresi, il pioniere della fotografia venuto da Porto Sant'Elpidio, col quale strinse via via un sodalizio artistico e professionale basato sull'innamoramento per l'arte visiva espressa dall'amico marchigiano con l'obiettivo di una macchina fotografica e da se stesso con i colori della tavolozza da pittore".
Conclude Nino Vinella: "Devoto alla Madonna dello Sterpeto (ne dipinse l'effige più volte su committenza dell'omonimo Santuario), Biagio Vinella seppe ben presto sviluppare altre doti di creatività e di gusto artistico, rielaborando soprattutto nel disegno figurativo tutto il senso della propria personale visione di una realtà colta in ogni minimo dettaglio, quasi fotografico ma sempre denso di vita e di profonda carica narrativa. Le sue immagini di Barletta nella vita di tutti i giorni, fra gli anni Venti e Sessanta, dalle campagne assolate agli scorci di una città sempre raccontata attraverso un soffuso velo di nostalgia, ne rendono possibile oggi un'eccezionale antologia retrospettiva. Da eclettico sperimentatore della propria vena artistica, Biagio Vinella non abbandonò mai il desiderio di cimentarsi in sempre nuove esperienze di lavoro. Fu infatti apprezzato disegnatore di pergamene e grafico ante litteram, fondatore della Pro Loco, disegnatore nel 1960 della prima targhetta postale "Visitate Barletta e Canne della Battaglia", esperto di cartellonistica, ideatore di marchi commerciali, acuto caricaturista, creatore di costumi e bozzetti scenici che ne doveva contraddistinguere la fama tutta cittadina. Quando il Comitato Madonna della Sfida di Damiano Daddato e Mons. D'Amato gli commissionò l'immagine del manifesto e gli scudi dei tredici cavalieri italiani per la primissima rievocazione storica organizzata il 13 febbraio 1965, Biagio Vinella ci lavorò con tenacia e passione in bottega approntando tutto nei mesi e fino alle ultime settimane. Ma quando il corteo in costume sfilò per le vie di Barletta, lui si era già spento da soli dieci giorni. Qualche commosso e festante applauso postumo fu anche per lui…"