Eventi
Giuseppe Borraccino: «A “Tu Si Que Vales” per far rivivere il varietà storico»
Il giovane barlettano alla corte dei più famosi giudici di Canale 5
Barletta - giovedì 9 novembre 2017
«Questa sera sono qui per presentare un nuovo talento, ha da poco compiuto diciotto anni e mai si sarebbe immaginato di trovarsi qui davanti a questo pubblico caloroso»: sono queste le parole con cui si è presentato Giuseppe Borraccino a "Tu Si Que Vales", noto programma condotto dall'argentina Belen Rodriguez, nella puntata andata in onda sabato 28 ottobre. Giovanissimo, barlettano, con i suoi 18 anni sonanti, ha catalizzato l'attenzione dell'intera città che si è incollata alla TV tifando per lo spigliato concittadino. Sul palco infatti il ragazzo barlettano ha dato prova di essere giovane ma con le idee ben chiare sul proprio futuro. Ha presentato, cantato, danzato (e fatto danzare la Venier). Ha fatto, insomma, sfoggio di tutta la determinazione di chi sa ciò che vuole e prova a realizzare un sogno. Quello di Giuseppe è infatti far rivivere il varietà storico. A "Tu Si Que Vales", il ragazzo in giacca argento, papillon e cappello per l'occasione, ha diviso la giuria, che gli ha dato tre sì. Il talento dimostrato, specie per la sua giovane età ha colpito tutti. Lo abbiamo incontrato per conoscerlo meglio.
Chi è Giuseppe nella vita di tutti i giorni?
«Sono primogenito di quattro figli, studente presso l'indirizzo grafico del Liceo Artistico "I.I.S.S. N.Garrone" e blogger dal 2014 di BubinoBlog, dedicato al piccolo schermo, davanti e dietro le quinte. Sono fan del vintage e dei tempi che non ho vissuto».
Quanti anni avevi quando ti sei esibito per la prima volta? Cosa hai fatto?
«Il mio vero palcoscenico è la mia camera, con le mura tinteggiate di giallo. Al pubblico mi sono presentato sul finire dello scorso settembre nella piazza di fronte la chiesa di San Giacomo con tre pezzi "Città vuota", "Buonasera signorina" e "Tu vuò fa l'americano" da cui è scaturita la misteriosa iscrizione in forma anonima al casting dello show di Canale 5 (devo infatti ancora capire chi sia stato il mittente)».
È la prima volta in tv, come è stato calcare un palco così famoso?
«Meno emozionante di quanto potessi immaginare. L'ansia di fare un'esibizione dignitosa non è ovviamente mancata ma è scomparsa dopo pochi secondi dall'entrata in scena. Mi sono sentito a casa, come se stessi facendo qualcosa del tutto naturale per me. È stata un'esperienza che mi ha fatto vedere la gigante macchina dietro un programma del genere».
In quanto tempo e come ti sei preparato la performance?
«Si tratta di un piccolo estratto di un repertorio che avevo costruito per il mio diciottesimo compleanno, organizzato con la complicità di Enzo Delvy. Un vero spettacolo intervallato da momenti di ballo divisi per decenni, dai '60 ai 2000. A "Tu Si Que Vales" ho cercato di portare il sapere e la praticità che da autodidatta ho coltivato in questi anni».
Quali erano le tue impressioni prima di presentarti dinanzi a quei giudici?
«Ho vissuto l'intero percorso senza pretesa, essendo qualcosa di capitato tra le mani come un fulmine a ciel sereno. Ho accettato senza pensarci neanche troppo. Si tratta di un treno che alla mia età non ho voluto far scappare».
Sogni di dare un futuro al varietà. In che modo?
«Vorrei mantenere i suoi crismi classici adorando l'impianto di lustrini e paillettes, lo show fatto da sigla, orchestra, corpo di ballo, gag monologhi e ospitate. Qualcosa di maestoso e prestigioso, raro se confrontato con la televisione del 2017. Senza dimenticare il grande passato con personaggi nuovi e il linguaggio di nostri giorni questo genere può riuscire nell'impresa di non farsi soppiantare da talent e reality. Un esempio? "Stasera Casa Mika"».
Qual è stata la tua reazione alle critiche e cosa pensi di fare in futuro?
«Dopo un'evidente delusione iniziale, ho metabolizzato con rispetto consapevole di essere in un contesto i cui ci si mette in gioco in toto. Ho compreso quanto un "no" vada preso come segno di stimolo al pari di un "sì". Intanto progetto il futuro: il io è il sogno di un mestiere che ho la ferma intenzione di raggiungere con sacrificio e giusta gavetta, studiando, facendo esperienza in villaggi turistici o in radio. Voglio divertire, strappare u sorriso dare qualche sprazzo di serenità».
Quali sono i tuoi miti?
«Da Pippo Baudo a Renzo Arbore, alla Carrà, a Mike Bongiorno e Corrado - che ho studiato a lungo nei loro modi di fare - in quanto simboli di una TV signorile e carismatica che non c'è più. Guardo anche ai contemporanei Conti, Bonolis, Scotti, Amadeus e Chiambretti. Insieme a loro la bellissima ed eclettica Virginia Raffaele e Fiorello, mio modello per eccellenza».
Chi è Giuseppe nella vita di tutti i giorni?
«Sono primogenito di quattro figli, studente presso l'indirizzo grafico del Liceo Artistico "I.I.S.S. N.Garrone" e blogger dal 2014 di BubinoBlog, dedicato al piccolo schermo, davanti e dietro le quinte. Sono fan del vintage e dei tempi che non ho vissuto».
Quanti anni avevi quando ti sei esibito per la prima volta? Cosa hai fatto?
«Il mio vero palcoscenico è la mia camera, con le mura tinteggiate di giallo. Al pubblico mi sono presentato sul finire dello scorso settembre nella piazza di fronte la chiesa di San Giacomo con tre pezzi "Città vuota", "Buonasera signorina" e "Tu vuò fa l'americano" da cui è scaturita la misteriosa iscrizione in forma anonima al casting dello show di Canale 5 (devo infatti ancora capire chi sia stato il mittente)».
È la prima volta in tv, come è stato calcare un palco così famoso?
«Meno emozionante di quanto potessi immaginare. L'ansia di fare un'esibizione dignitosa non è ovviamente mancata ma è scomparsa dopo pochi secondi dall'entrata in scena. Mi sono sentito a casa, come se stessi facendo qualcosa del tutto naturale per me. È stata un'esperienza che mi ha fatto vedere la gigante macchina dietro un programma del genere».
In quanto tempo e come ti sei preparato la performance?
«Si tratta di un piccolo estratto di un repertorio che avevo costruito per il mio diciottesimo compleanno, organizzato con la complicità di Enzo Delvy. Un vero spettacolo intervallato da momenti di ballo divisi per decenni, dai '60 ai 2000. A "Tu Si Que Vales" ho cercato di portare il sapere e la praticità che da autodidatta ho coltivato in questi anni».
Quali erano le tue impressioni prima di presentarti dinanzi a quei giudici?
«Ho vissuto l'intero percorso senza pretesa, essendo qualcosa di capitato tra le mani come un fulmine a ciel sereno. Ho accettato senza pensarci neanche troppo. Si tratta di un treno che alla mia età non ho voluto far scappare».
Sogni di dare un futuro al varietà. In che modo?
«Vorrei mantenere i suoi crismi classici adorando l'impianto di lustrini e paillettes, lo show fatto da sigla, orchestra, corpo di ballo, gag monologhi e ospitate. Qualcosa di maestoso e prestigioso, raro se confrontato con la televisione del 2017. Senza dimenticare il grande passato con personaggi nuovi e il linguaggio di nostri giorni questo genere può riuscire nell'impresa di non farsi soppiantare da talent e reality. Un esempio? "Stasera Casa Mika"».
Qual è stata la tua reazione alle critiche e cosa pensi di fare in futuro?
«Dopo un'evidente delusione iniziale, ho metabolizzato con rispetto consapevole di essere in un contesto i cui ci si mette in gioco in toto. Ho compreso quanto un "no" vada preso come segno di stimolo al pari di un "sì". Intanto progetto il futuro: il io è il sogno di un mestiere che ho la ferma intenzione di raggiungere con sacrificio e giusta gavetta, studiando, facendo esperienza in villaggi turistici o in radio. Voglio divertire, strappare u sorriso dare qualche sprazzo di serenità».
Quali sono i tuoi miti?
«Da Pippo Baudo a Renzo Arbore, alla Carrà, a Mike Bongiorno e Corrado - che ho studiato a lungo nei loro modi di fare - in quanto simboli di una TV signorile e carismatica che non c'è più. Guardo anche ai contemporanei Conti, Bonolis, Scotti, Amadeus e Chiambretti. Insieme a loro la bellissima ed eclettica Virginia Raffaele e Fiorello, mio modello per eccellenza».