Territorio
Ferrovie da incubo, tra le peggiori 10 d'Italia c'è anche la Bari-Barletta
La tratta gestita da Ferrotramviaria soffre ancora dopo la strage del 2016
Barletta - martedì 11 dicembre 2018
19.51
Sporcizia, disservizi, ritardi, e in generale una scarsa qualità del servizio. Sono queste le caratteristiche in negativo che contraddistinguono le ferrovie da incubo italiane. A decretare la classifica è Legambiente, che conduce ogni anno la campagna dal titolo Pendolaria.
1.542 km di rete ferroviaria, 149.714 viaggiatori ogni giorno, età media del parco rotabile pari a 19 anni: questo il quadro in Puglia. I dati non sono per nulla felici: convogli vecchi, tariffe in aumento, tagli ai servizi, tutto a discapito dei tantissimi pendolari lavoratori e degli studenti, che spesso non hanno alternative. «Il problema del trasporto ferroviario in Italia è che manca una strategia di potenziamento complessivo, al di fuori dell'Alta Velocità - ha commentato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente - che permetta di migliorare l'offerta a partire dalle grandi città e dalle situazioni più difficili sulle linee secondarie, in particolare del Sud». In Puglia probabilmente si vedranno miglioramenti nei prossimi anni grazie agli investimenti programmati nei Contratti di Servizio con Trenitalia.
Nel 2017 erano queste le 10 peggiori tratte ferroviarie d'Italia secondo Legambiente: la Roma-Lido, la Circumvesuviana, la Reggio Calabria-Taranto, la Verona-Rovigo, la Brescia-Casalmaggiore-Parma, l'Agrigento-Palermo, la Settimo Torinese-Pont Canavese, la Campobasso-Roma, la Genova-Savona-Ventimiglia, la Bari-Corato-Barletta. Anche quest'anno nulla è cambiato: infatti in occasione del lancio di Pendolaria 2018, Legambiente ha denunciato nuovamente i disagi dei viaggiatori per queste 10 tratte.
«La classifica delle dieci tratte peggiori - si legge nel report dello scorso anno - accomuna linee all'interno delle grandi città e linee ferroviarie "secondarie" che nel tempo hanno visto un progressivo e costante peggioramento e sono oggi il triste emblema della scarsa qualità del servizio. È stata fatta mettendo insieme le proteste degli utenti per i ritardi e i tagli e situazioni oggettive come la tipologia dei treni sia per capienza sia per età, la carenza di orari adatti per l'utenza pendolare, la frequenza dei convogli, la condizione delle stazioni».
Questa invece è la descrizione che si può leggere nel dossier di Legambiente per quanto riguarda la nostra tratta Bari-Corato-Barletta: «È una linea ferroviaria di 70 km che attraversa un bacino di utenza di circa 700.000 abitanti e che era fino a due anni fa un esempio di successo nel trasporto ferroviario pendolare. La linea è diventata purtroppo famosa il 12 luglio 2016 quando uno scontro frontale tra due treni, avvenuto nel tratto a binario unico tra Andria e Corato, ha causato la morte di 23 persone e oltre 50 feriti. A seguito dell'incidente la linea è stata chiusa tra Andria e Corato e sono partiti i lavori per il raddoppio di una tratta di 10 km. Ad oggi, la riapertura della tratta ferroviaria Corato-Ruvo è stata posticipata e continuano ad operare gli autobus sostitutivi (servizio che dipende direttamente dalla Regione) con i relativi disagi per studenti e lavoratori, specialmente nelle ore di punta in cui il servizio sostitutivo è carente».
1.542 km di rete ferroviaria, 149.714 viaggiatori ogni giorno, età media del parco rotabile pari a 19 anni: questo il quadro in Puglia. I dati non sono per nulla felici: convogli vecchi, tariffe in aumento, tagli ai servizi, tutto a discapito dei tantissimi pendolari lavoratori e degli studenti, che spesso non hanno alternative. «Il problema del trasporto ferroviario in Italia è che manca una strategia di potenziamento complessivo, al di fuori dell'Alta Velocità - ha commentato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente - che permetta di migliorare l'offerta a partire dalle grandi città e dalle situazioni più difficili sulle linee secondarie, in particolare del Sud». In Puglia probabilmente si vedranno miglioramenti nei prossimi anni grazie agli investimenti programmati nei Contratti di Servizio con Trenitalia.
Nel 2017 erano queste le 10 peggiori tratte ferroviarie d'Italia secondo Legambiente: la Roma-Lido, la Circumvesuviana, la Reggio Calabria-Taranto, la Verona-Rovigo, la Brescia-Casalmaggiore-Parma, l'Agrigento-Palermo, la Settimo Torinese-Pont Canavese, la Campobasso-Roma, la Genova-Savona-Ventimiglia, la Bari-Corato-Barletta. Anche quest'anno nulla è cambiato: infatti in occasione del lancio di Pendolaria 2018, Legambiente ha denunciato nuovamente i disagi dei viaggiatori per queste 10 tratte.
«La classifica delle dieci tratte peggiori - si legge nel report dello scorso anno - accomuna linee all'interno delle grandi città e linee ferroviarie "secondarie" che nel tempo hanno visto un progressivo e costante peggioramento e sono oggi il triste emblema della scarsa qualità del servizio. È stata fatta mettendo insieme le proteste degli utenti per i ritardi e i tagli e situazioni oggettive come la tipologia dei treni sia per capienza sia per età, la carenza di orari adatti per l'utenza pendolare, la frequenza dei convogli, la condizione delle stazioni».
Questa invece è la descrizione che si può leggere nel dossier di Legambiente per quanto riguarda la nostra tratta Bari-Corato-Barletta: «È una linea ferroviaria di 70 km che attraversa un bacino di utenza di circa 700.000 abitanti e che era fino a due anni fa un esempio di successo nel trasporto ferroviario pendolare. La linea è diventata purtroppo famosa il 12 luglio 2016 quando uno scontro frontale tra due treni, avvenuto nel tratto a binario unico tra Andria e Corato, ha causato la morte di 23 persone e oltre 50 feriti. A seguito dell'incidente la linea è stata chiusa tra Andria e Corato e sono partiti i lavori per il raddoppio di una tratta di 10 km. Ad oggi, la riapertura della tratta ferroviaria Corato-Ruvo è stata posticipata e continuano ad operare gli autobus sostitutivi (servizio che dipende direttamente dalla Regione) con i relativi disagi per studenti e lavoratori, specialmente nelle ore di punta in cui il servizio sostitutivo è carente».