Cronaca
Fattura da 1 milione di euro della Bar.S.A., assoluzione piena ma "falsità ideologica"
Nessuna condanna per Francesco Salerno, Sebastiano Longano, Riccardo Infante. Eloquenti motivazioni della sentenza bacchettano ampiamente quell'operazione
Barletta - venerdì 15 febbraio 2013
Alla fine ciò che resta dell'indagine su Comune e Bar. S.A. Spa per la famosa fattura di 1 milione di euro di 8 anni fa è la "falsità ideologica della nota protocollo n.49958 del 13 settembre 2004 a firma di Sebastiano Longano". Per il resto reati estinti per prescrizione e per morte dell'imputato, ma anche assoluzioni piene.
Dunque, per diversi fattori, il gup del Tribunale di Trani, Rossella Volpe, non ha comminato alcuna condanna ai 3 imputati: l'ex sindaco di Barletta Francesco Salerno, il dirigente del settore ambientale servizi pubblici del comune Sebastiano Longano, ed il direttore generale della Barletta Servizi Ambientali, Riccardo Infante. Restano però le eloquenti motivazioni della sentenza di 13 pagine che, a prescindere dai reati per cui c'è stata assoluzione piena, bacchettano ampiamente quell'operazione mirata a salvare i conti dissestati della Barsa.
L'indagine fu avviata dal sostituto procuratore della Repubblica di Trani Giuseppe Maralfa sulla base di notizie pubblicate da un noto quotidiano. A distanza di lunghi anni (complice anche il trasferimento del primo gup ad altro ufficio giudiziario) è giunta la sentenza del giudizio abbreviato che assolve Longano ed Infante dal reato di truffa aggravata e lo stesso Longano dal reato di falso ideologico in relazione all'atto di liquidazione del 30 marzo 2005 "perché il fatto non sussiste". Il gup ha, invece, dichiarato non doversi procedere nei confronti dell'ex sindaco Salerno, perché i reati ascrittigli sono estinti per morte dell'imputato, e nei confronti di Longano ed Infante in relazione al reato di abuso d'ufficio e nei confronti del solo Longano anche in relazione al reato di falso in quanto estinti per prescrizione.
Secondo quanto ricostruirono le indagini, il Comune avrebbe liquidato alla Bar.S.A. una fattura di quasi 2 miliardi del vecchio conio (e dunque di 1 milione di euro circa) a fronte di servizi di nettezza urbana in molti casi fittizi. Al centro dell'inchiesta c'era la fattura n. 890 emessa dalla Bar.S.A. nei confronti del Comune il 14 Settembre 2004, a cui, il 30 Marzo 2005, sarebbe seguito il pagamento dell'ingente importo.
La fattura sarebbe stato l'espediente per consentire alla Bar.S.A. di ripianare i costi sostenuti per l'utilizzo del personale assunto con contratto interinale. E così il Comune si sarebbe fatto carico della maldestra gestione della società di cui è azionaria. Il tutto sarebbe stato possibile grazie ai rispettivi ruoli e condotte di Infante, Longano e Salerno. Con la delibera n. 51 del 30 settembre 2004 il Consiglio Comunale adottò la variazione di bilancio di previsione 2004 in conformità dell'emendamento proposto da Salerno.
Dunque, per diversi fattori, il gup del Tribunale di Trani, Rossella Volpe, non ha comminato alcuna condanna ai 3 imputati: l'ex sindaco di Barletta Francesco Salerno, il dirigente del settore ambientale servizi pubblici del comune Sebastiano Longano, ed il direttore generale della Barletta Servizi Ambientali, Riccardo Infante. Restano però le eloquenti motivazioni della sentenza di 13 pagine che, a prescindere dai reati per cui c'è stata assoluzione piena, bacchettano ampiamente quell'operazione mirata a salvare i conti dissestati della Barsa.
L'indagine fu avviata dal sostituto procuratore della Repubblica di Trani Giuseppe Maralfa sulla base di notizie pubblicate da un noto quotidiano. A distanza di lunghi anni (complice anche il trasferimento del primo gup ad altro ufficio giudiziario) è giunta la sentenza del giudizio abbreviato che assolve Longano ed Infante dal reato di truffa aggravata e lo stesso Longano dal reato di falso ideologico in relazione all'atto di liquidazione del 30 marzo 2005 "perché il fatto non sussiste". Il gup ha, invece, dichiarato non doversi procedere nei confronti dell'ex sindaco Salerno, perché i reati ascrittigli sono estinti per morte dell'imputato, e nei confronti di Longano ed Infante in relazione al reato di abuso d'ufficio e nei confronti del solo Longano anche in relazione al reato di falso in quanto estinti per prescrizione.
Secondo quanto ricostruirono le indagini, il Comune avrebbe liquidato alla Bar.S.A. una fattura di quasi 2 miliardi del vecchio conio (e dunque di 1 milione di euro circa) a fronte di servizi di nettezza urbana in molti casi fittizi. Al centro dell'inchiesta c'era la fattura n. 890 emessa dalla Bar.S.A. nei confronti del Comune il 14 Settembre 2004, a cui, il 30 Marzo 2005, sarebbe seguito il pagamento dell'ingente importo.
La fattura sarebbe stato l'espediente per consentire alla Bar.S.A. di ripianare i costi sostenuti per l'utilizzo del personale assunto con contratto interinale. E così il Comune si sarebbe fatto carico della maldestra gestione della società di cui è azionaria. Il tutto sarebbe stato possibile grazie ai rispettivi ruoli e condotte di Infante, Longano e Salerno. Con la delibera n. 51 del 30 settembre 2004 il Consiglio Comunale adottò la variazione di bilancio di previsione 2004 in conformità dell'emendamento proposto da Salerno.