«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola»
La festa dell'incarnazione, verso il Natale con don Vito Carpentiere
Dal Vangelo secondo Luca: "In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei".
Con questa domenica completiamo il percorso che ci proietta a celebrare il Mistero della nostra salvezza con la festa dell'Incarnazione. E con Maria comprendiamo quali siano gli atteggiamenti migliori per far sì che questa festa non si esaurisca in un giorno ma ci dispieghi nuovi orizzonti per la nostra vita e le nostre scelte. Ci siamo resi conto, nel corso di queste domeniche, che tre sono coloro che ci hanno accompagnato nel cammino: il profeta Isaia, Giovanni il Battista e Maria di Nazaret. E se per il profeta Isaia possiamo evidenziare la lungimirante attesa, per Giovanni il Battista l'ardente predicazione, per Maria di Nazaret possiamo evidenziare oggi l'umile accoglienza.Il Signore è sempre fedele alle sue promesse e sin dalla prima lettura di oggi fa comprendere a Davide che non sarebbe stato lui a provvedere alla edificazione del tempio, ma il Signore stesso avrebbe edificato una discendenza il cui nome sarebbe durato nei secoli, quella da cui sarebbe nato Gesù, chiamato il Cristo. E il Signore, che non smette mai di sorprenderci, fa iniziare questo percorso non nella magnificenza della corte regale, ma nell'umile dimora di una ragazzina di Nazaret, villaggio sperduto dell'estrema Galilea. Perché il suo sguardo si posa sempre sull'umile e sul povero, su chi non ha il cuore occupato da mille cose ma libero e disposto ad accogliere semplicemente perché sa fidarsi e si sa affidare. E il Signore fa casa in un cuore così. Dio aveva promesso e nella sua fedeltà non è venuto meno. La sua promessa apre squarci di futuro, perché ogni promessa fa nutrire un'attesa. Ma Dio vuol tornare a fare casa. E potrà trovare dimora lì dove il cuore sarà sgombro e libero non tanto dalle preoccupazioni e dagli affanni di ogni giorno, quanto da quell'eccesso di "sé" che è la superbia, il pensare di poter fare a meno di tutto e di tutti. Che per la materna intercessione di Maria di Nazaret, Madre e Maestra di umiltà, ci disponiamo con un cuore umile, povero ad accogliere Colui che deve venire. Buona domenica!
[don Vito]