Antonio Di Pietro
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Politica

Di Pietro a Barletta: «il Paese si avvia al regime»

Il leader nazionale sostiene la campagna elettorale dei candidati IDV di Barletta. «Quello che preoccupa non è tanto Berlusconi ma il berlusconismo»

Sanguigno, travolgente come il personaggio: così l'intervento dell'onorevole Di Pietro quarantottore fa a Barletta per sostenere la campagna elettorale dell'Italia dei Valori. Sul palco, accanto al sindaco di Barletta Nicola Maffei giunto a salutare il leader nazionale, l'Assessore Filannino, capolista di IDV alle prossime elezioni amministrative.

Numerosi i temi toccati dal Tonino nazionale, che si è soprattutto concentrato sulla situazione poco limpida a livello nazionale: «La politica sempre più diventa un mestiere e sempre meno un servizio, sempre più diventa un'occasione per sistemare affari propri e sempre meno un apostolato laico. Al governo dovrebbe stare chi si occupa di tutti noi. Una nuova figura di politico s'avanza, che nemmeno nella prima repubblica c'era. Nella prima repubblica c'era il limite della vergogna, adesso è diventato un'occasione per vantarsi: se non hai un procedimento penale in corso, se non sei uno che ha rubato qualcosa, sei nessuno. Arrivare al punto in cui un signore chiama i giudici che lo stanno giudicando, associazione a delinquere di tipo eversivo vuol dire attentare alle istituzioni e alla Costituzione […]. Un signore che dice che bisogna togliere il potere al capo dello Stato, alla Corte Costituzionale, al Parlamento, all'opposizione, è un signore che avvia il nostro paese al regime».

E ancora: «Quello che preoccupa me in questo momento non è tanto il Berlusconi ma il berlusconismo, cioè quel cattivo esempio che egli sta dando in tutto il territorio sicché c'è il rischio che anche nelle amministrazioni locali, che ormai è una certezza, si annidino mille berluschini, mille modi di fare politica nell'interesse proprio. Il Presidente del Consiglio attualmente è candidato capolista a Milano e a Napoli. Ciò significa catalizzare su di sé un voto per poi scegliere chi mandare a Milano e a Napoli, per poter carpire il diritto di voto dei cittadini. Questa idea che anche il diritto fondamentale del cittadino, il voto, possa essere strumentalizzato è una idea tipica del regime fascista che noi dobbiamo contrastare […]. Bisogna mandare un messaggio forte e chiaro: vogliamo che nel nostro Paese sia mantenuta la democrazia».

Sulla difficile situazione economica e sociale del Paese: «Nel Parlamento ci si occupa solo di risolvere i problemi della casta. Non è vero che in Italia si sta più male, è vero che in Italia c'è una maggiore differenziazione sociale, ci sono pochi che stanno troppo bene e troppi che stanno troppo male. Non ho nulla contro la scuola privata ma chi fa politica deve occuparsi innanzitutto della scuola pubblica. A tutti dobbiamo assicurare la stessa camicia di partenza. Non ce l'ho contro gli imprenditori, so bene che non c'è lavoro senza impresa, ma voglio un'impresa che rispetti per intero l'articolo 41 della Costituzione e cioè che sia una libera imprenditoria con una finalità sociale e non con la trista finalità di accaparramento. Voglio un imprenditore onesto […] e incensurato».

Sui referendum: «Noi vogliamo che l'acqua sia pubblica non perché abbiamo una fisima ma perché crediamo che ci siano alcuni diritti fondamentali che per il fatto stesso che uno esiste e nasce ne ha diritto. Non si tratta di essere o no comunisti. Gesù Cristo ha detto di dare da bere agli assetati. Allora è il primo comunista della storia? Ci sono beni essenziali come l'acqua che non devo pagare il profitto ma il costo perché l'acqua è di ognuno di noi. La legalità non ha colore, non è né di destra né di sinistra. La legalità vuol dire che tutti siamo uguali di fronte alla legge. Noi vogliamo una istituzione dove non ci sia gente che delinque non che non possa essere processata. Cosa è quest'altra idea che prima devi governare e poi puoi essere processato. Io voglio sapere prima se sei una brava persona o un delinquente, dopo che me ne frega? Fare le centrali nucleari aveva un senso quaranta anni fa ma adesso che ci sono le energie rinnovabili che senso ha mettere a rischio la gente? In questi giorni ci fanno sapere che non si fanno più i referendum. Il 12-13 giugno tre o quattro schede ma sempre si fa il referendum».
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