Alfonso Palumbieri. <span>Foto Tommaso Francavilla</span>
Alfonso Palumbieri. Foto Tommaso Francavilla
La città

"Di Canne e altre storie", in memoria di Vittorio Palumbieri

Intervista e ricordi per il figlio Alfonso Palumbieri, promotore del libro

La memoria locale della nostra città è innanzitutto generazionale, si tramanda di padre in figlio. E, quasi ignari della coincidenza con la ricorrenza della festa del papà, non potevamo non incontrare in giorno migliore Alfonso Palumbieri, figlio del noto Vittorio Palumbieri (venuto a mancare nel 2013).

I barlettani ricordano chi è stato Vittorio, per decenni direttore dell' Azienda autonoma di soggiorno e turismo, e soprattutto rimembrano una personalità che ha dato contributo prezioso alla città in termini di idee e progetti per il suo sviluppo culturale e turistico. A rafforzarne la memoria oggi è il libro postumo di Vittorio Palumbieri: "Di Canne e altre storie", edito dalla casa editrice Rotas, che verrà presentato il prossimo 12 Aprile alle ore 11:00 presso la sala rossa del Castello, con il patrocinio gratuito del Comune, e il cui ricavato andrà in beneficienza all'Unitalsi. Alfonso ce ne parla, ma soprattutto ci parla di chi era suo padre, dei suoi appassionati obiettivi per la città, delle sue sincere amicizie, attraverso gli occhi non solo di un figlio.

Dott. Palumbieri, "lei non sarà mica figlio di quel tale Vittorio Palumbieri"? Spesso le capita di sentirlo, perché un cognome così si ricorda se si è barlettani. Ma lei che ricordo ha di suo padre?
«Mio padre per me era un amico, sono convinto di prendere ancora il caffè con lui e lui non c'è. Come si fa a definire con le parole i rapporti profondi? Posso sicuramente dire che sì, era il mio amico».

Ci parli di questo libro, quali ricordi ci sono, si parla di Canne e di altre storie… ma quali sono queste altre storie?
«Il primo titolo del libro doveva essere "Turismo in Puglia", poi abbiamo optato per un titolo più geo localizzato in merito all'attività di papà. Si parla di Canne che oltre ad essere un passivo riferimento di una grande battaglia, è riconosciuta protagonista di una storia secolare, inserita nel vivo di una cultura medievalista europea in via di sviluppo – come si può leggere nel libro attraverso le parole di Raffaele Iorio – ma si parla anche della Pinacoteca De Nittis, del teatro comunale "Giuseppe Curci", del restauro e delle rappresentazioni sceniche tenutesi dal '67 all'85 e soprattutto della Disfida, ricordo importante nell'attività dell'Azienda e di papà».

A questo punto mi viene da chiederle quale sia il ricordo di storia o la leggenda, insomma la parte di storia barlettana che porta nel cuore…
«Sicuramente la Disfida, già lei corpus unico di storia e leggenda. Ricordo i vari ospiti del mondo dello spettacolo che vi hanno partecipato negli anni: Richard Harrison, Chris Avram, Andrea Giordana, Arnoldo Foà e Paola Quattrini, Michela Miti e Ivano Staccioli; ricordo le giornate soleggiate e la statua della cacciata di La Motte che mi rimase impressa sin da quando ero piccolo; ricordo soprattutto il calcolo esatto del percorso e delle distanze per posizionare le transenne fatto con papà. Papà sentiva le manifestazioni e gli eventi come qualcosa di personale, e la sua dedizione non era mai un "dovete fare" ma "dobbiamo fare"».

C'è un'edizione della Disfida che ricorda maggiormente?
«Le ricordo tutte piacevolmente, ma ricordo piacevolmente un evento che a partire dall'89 accompagnò l'evento della Disfida: l'organizzazione del "certame triangolare internazionale di atletica leggera tra Francia, Italia e Spagna", appuntamento splendido che si concluse con un blackout di corrente e le luci della macchine accese in ausilio. Erano gli anni in cui la risonanza del certame e dell'evento della Disfida arrivò sino in Campania e Sicilia».

La prefazione del libro è scritta da Osvaldo Bevilacqua, mentre troviamo nel libro costellazioni di testimonianze di personalità del mondo socio-culturale barlettano. Chi erano queste persone per Vittorio Palumbieri?
«Osvaldo è stato un grande amico per papà. La loro amicizia era salda e sincera, e poi Osvaldo ama la Puglia in modo smisurato. A volte, quando ci vediamo, ricordiamo gli scherzi che Osvaldo faceva a papà, gliene faceva di continuo come nascondergli le chiavi o altre cose simili e spesso ironizzo dicendogli che colpa dell'infarto di papà è stato il suo fargli tanti scherzi; poi ci sono stati Ruggiero Dimiccoli, collaboratore storico di papà all'Azienda e Renato Russo, per lo scambio vicendevole di amore per il territorio».

L'importanza della storia locale è stata fondamentale nella sua vita, grazie innanzitutto all'apporto di suo padre. Come si può renderla fondamentale anche per la vita di tutti i barlettani?
«Partire dal basso, con il racconto orale sicuramente. Spesso incontro i nonni che per fortuna portano ancora a spasso i nipoti e gli fanno vedere Barletta attraverso i loro occhi e le loro parole. E poi agire nelle scuole, affinché il racconto della nostra storia appartenga a tutti.

"Di Canne e altre storie"
Ricordi del direttore dell'A.A.S.T. di Barletta e Canne della Battaglia
di Vittorio Palumbieri, con prefazione di Osvaldo Bevilacqua
Interverranno:
Osvaldo Bevilacqua
Roberto Straniero
Si invita inoltre a diffidare da qualsiasi tipo di vendita non strettamente collegata alla famiglia Palumbieri.
Alfonso PalumbieriAlfonso PalumbieriAlfonso Palumbieri intervistato da BarlettavivaAlfonso Palumbieri intervistato da Giovanna Mercanti di Barlettaviva
  • Recupero storico
  • Intervista
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