Attualità
Da Barletta a Chicago: l'oncologa Angela Damato e la ricerca Nivacor
Nella sua ricerca sono stati presi in considerazione pazienti affetti da tumore del colon-retto metastatico
Barletta - martedì 1 novembre 2022
Angela Damato, classe '85 e nata a Barletta, si è contraddistinta nel panorama nazionale e internazionale per gli studi effettuati in ambito oncologico. Laureata nel 2011 in medicina e chirurgia presso l'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, vince una borsa di studio presso l'Istituto Nazionale Tumori di Milano e contestualmente frequenta l'Oncologia Medica dell'Ospedale Maggiore di Parma e dell'Azienda USL-IRCCS di Reggio Emilia.
Proprio sulla sua formazione, Damato dice: «Il percorso di formazione specialistica e l'esperienza come borsista presso l'Istituto Nazionale Tumori di Milano, hanno posto le basi per il mio percorso nell'ambito di ricerca clinica.
Ho potuto imparare come si progettano e si sviluppano dei trials clinici collaborando con diversi ricercatori italiani e grazie anche al supporto del mio mentore il Dott. Carmine Pinto».
Proprio l'esperienza a Philadelphia, la definisce come il suo "mettersi alla prova" con la ricerca pre-clinica di laboratorio. «Un mondo tutto nuovo, in cui ho imparato a costruire rapporti di team working con ricercatori italiani e non: mi hanno insegnato a rafforzare la mia personalità» dice.
Passa meno di un anno e nel 2019 diventa Dirigente Medico di I livello presso l'Azienda USL-IRCCS di Reggio Emilia e si occupa della degenza oncologica e della gestione e conduzione di trials clinici sperimentali, soprattutto delle patologie oncologiche del distretto gastro-intestinale.
È sempre nella città americana che presenta i risultati del suo studio NIVACOR, in cui dimostra la possibilità di aggiungere l'immunoterapia con nivolumab alla chemioterapia. Il risultato si dimostra efficace nei tumori al colon che non presentano l'instabilità dei microsatelliti. «Sono stati presi in considerazione pazienti affetti da tumore del colon-retto metastatico che presentano alcune mutazioni geniche (RAS e BRAF). Volevamo valutare l'efficacia di poter combinare l'immunoterapia (poco efficace in questa tipologia di tumori che non presentano l'instabilità dei microsatelliti) con uno degli standard terapeutici ad oggi utilizzato in pratica clinica, ovvero la chemioterapia con uno schema di combinazione a 3 farmaci (regime FOLFOXIRI) ed un anticorpo monoclonale anti-VEGF che si chiama bevacizumab».
Soddisfatta dello studio condotto, racconta che su 73 pazienti arruolati, sono stati verificati tassi di risposta importanti che si avvicinano all'80% con una durata della risposta prolungata. «Questo studio mette in luce un potenziale effetto benefico anche nei sottogruppi a prognosi più sfavorevole come i tumori stabili e con la mutazione di BRAF» spiega la dottoressa Damato. Negli ultimi tempi, ha partecipato a due importanti congressi in ambito oncologico: l'ASCO e l'ESMO, rispettivamente, il primo negli Stati Uniti e il secondo, in Europa. Entrambi sono occasione di confronto per i professionisti di settore in ambito sia clinico che di laboratorio.
«Dopo anni di virtual meeting, rincontrarsi nuovamente di persona è stato innanzitutto emozionante ed al contempo produttivo per instaurare nuove collaborazioni internazionali».
La formazione
Qualche anno più tardi, nel 2018, si specializza in oncologia medica presso l'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia rivestendo anche i panni di research fellowship presso il Laboratorio di ricerca di SHRO della Temple University a Philadelphia (USA).Proprio sulla sua formazione, Damato dice: «Il percorso di formazione specialistica e l'esperienza come borsista presso l'Istituto Nazionale Tumori di Milano, hanno posto le basi per il mio percorso nell'ambito di ricerca clinica.
Ho potuto imparare come si progettano e si sviluppano dei trials clinici collaborando con diversi ricercatori italiani e grazie anche al supporto del mio mentore il Dott. Carmine Pinto».
Proprio l'esperienza a Philadelphia, la definisce come il suo "mettersi alla prova" con la ricerca pre-clinica di laboratorio. «Un mondo tutto nuovo, in cui ho imparato a costruire rapporti di team working con ricercatori italiani e non: mi hanno insegnato a rafforzare la mia personalità» dice.
Passa meno di un anno e nel 2019 diventa Dirigente Medico di I livello presso l'Azienda USL-IRCCS di Reggio Emilia e si occupa della degenza oncologica e della gestione e conduzione di trials clinici sperimentali, soprattutto delle patologie oncologiche del distretto gastro-intestinale.
La ricerica Nivacor a Chicago
La dottoressa e ricercatrice si sposta anche a Chicago per lavoro, occupandosi dei pazienti affetti da tumori gastrointestinali, curandoli con l'utilizzo di farmaci innovativi, alla ricerca di nuovi biomarcatori predittivi di risposta a nuove strategie terapeutiche.È sempre nella città americana che presenta i risultati del suo studio NIVACOR, in cui dimostra la possibilità di aggiungere l'immunoterapia con nivolumab alla chemioterapia. Il risultato si dimostra efficace nei tumori al colon che non presentano l'instabilità dei microsatelliti. «Sono stati presi in considerazione pazienti affetti da tumore del colon-retto metastatico che presentano alcune mutazioni geniche (RAS e BRAF). Volevamo valutare l'efficacia di poter combinare l'immunoterapia (poco efficace in questa tipologia di tumori che non presentano l'instabilità dei microsatelliti) con uno degli standard terapeutici ad oggi utilizzato in pratica clinica, ovvero la chemioterapia con uno schema di combinazione a 3 farmaci (regime FOLFOXIRI) ed un anticorpo monoclonale anti-VEGF che si chiama bevacizumab».
Soddisfatta dello studio condotto, racconta che su 73 pazienti arruolati, sono stati verificati tassi di risposta importanti che si avvicinano all'80% con una durata della risposta prolungata. «Questo studio mette in luce un potenziale effetto benefico anche nei sottogruppi a prognosi più sfavorevole come i tumori stabili e con la mutazione di BRAF» spiega la dottoressa Damato. Negli ultimi tempi, ha partecipato a due importanti congressi in ambito oncologico: l'ASCO e l'ESMO, rispettivamente, il primo negli Stati Uniti e il secondo, in Europa. Entrambi sono occasione di confronto per i professionisti di settore in ambito sia clinico che di laboratorio.
«Dopo anni di virtual meeting, rincontrarsi nuovamente di persona è stato innanzitutto emozionante ed al contempo produttivo per instaurare nuove collaborazioni internazionali».