Cronaca
Coronavirus, azienda di Barletta dona 150 mascherine ai volontari A.N.P.S.
«Ho voluto contribuire anche io alla sicurezza di chi vive l’emergenza stando in prima linea»
Barletta - venerdì 20 marzo 2020
Dalla creazione di collezioni di abbigliamento alla realizzazione di mascherine chirurgiche per far fronte all'emergenza Covid-19 di questi giorni. È il passo compiuto da Vincenza Lombardi, proprietaria di un'azienda barlettana, che ha utilizzato le proprie materie prime per produrre circa 150 mascherine chirurgiche, donate all'associazione A.N.P.S. (Associazione nazionale della Polizia di Stato), in prima fila nell'attività di controllo a Barletta.
«L'unico materiale utilizzabile per confezionare mascherine chirurgiche – spiega Vincenza – è il tessuto non tessuto (T.N.T.), impermeabile e quindi maggiormente protettivo». L'idea, racconta l'imprenditrice barlettana, è nata dalla visione di alcuni infermieri intenti a fabbricarsi autonomamente i dispositivi di protezione: «Ho pensato di poter contribuire anche io a migliorare la sicurezza di chi vive questo stato di emergenza stando in prima linea. Così, ho deciso di consegnare le mascherine realizzate nel mio laboratorio, in tessuto non tessuto, ai volontari dell'A.N.P.S.».
È di questi giorni l'appello che la stessa Regione Puglia ha rivolto alle aziende dotate di un sistema di qualità affinché contribuiscano alla produzione di mascherine, dovendo tuttavia scontare l'iter previsto dalla legge e il vaglio di conformità del prodotto e della produzione dell'Istituto superiore di Sanità.
Solo in questo modo le mascherine possono essere classificate come presidi medici e quindi distribuite per la vendita in farmacie e parafarmacie. In mancanza, si potrebbe optare per la donazione di un prodotto dal costo unitario bassissimo, invece che rivendere scarti di produzione tessile sotto le spoglie di mascherine "anti-polvere".
Se da un lato è sempre più difficile reperire mascherine in farmacia, dall'altro non è corretto lucrare su questa necessità. A tal proposito, è sempre più frequente trovare in città mascherine in cotone, vendute come mascherine anti-polvere e prodotte da aziende del territorio. Di certo non sono presidi capaci di assolvere ad una funzione preventiva. Inutile precisare, infatti, che il cotone non è in grado di filtrare il passaggio delle cosiddette goccioline.«L'unico materiale utilizzabile per confezionare mascherine chirurgiche – spiega Vincenza – è il tessuto non tessuto (T.N.T.), impermeabile e quindi maggiormente protettivo». L'idea, racconta l'imprenditrice barlettana, è nata dalla visione di alcuni infermieri intenti a fabbricarsi autonomamente i dispositivi di protezione: «Ho pensato di poter contribuire anche io a migliorare la sicurezza di chi vive questo stato di emergenza stando in prima linea. Così, ho deciso di consegnare le mascherine realizzate nel mio laboratorio, in tessuto non tessuto, ai volontari dell'A.N.P.S.».
È di questi giorni l'appello che la stessa Regione Puglia ha rivolto alle aziende dotate di un sistema di qualità affinché contribuiscano alla produzione di mascherine, dovendo tuttavia scontare l'iter previsto dalla legge e il vaglio di conformità del prodotto e della produzione dell'Istituto superiore di Sanità.
Solo in questo modo le mascherine possono essere classificate come presidi medici e quindi distribuite per la vendita in farmacie e parafarmacie. In mancanza, si potrebbe optare per la donazione di un prodotto dal costo unitario bassissimo, invece che rivendere scarti di produzione tessile sotto le spoglie di mascherine "anti-polvere".