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"Ci penso a Pasqua!", i pensieri degli studenti di Barletta sul Covid-19

«La quarantena si è trasformata in un'opportunità per fermarsi e riflettere»

Durante le vacanze pasquali l'Istituto "Suore Salesiane dei Sacri Cuori" di Barletta non ha lasciato soli i propri studenti e le loro famiglie. Su iniziativa della docente di diritto, prof.ssa Fabiana Milia, la Dirigente e i docenti hanno invitato tutti gli alunni a partecipare al concorso letterario dal titolo "Ci penso a Pasqua". Il concorso ha visto gli studenti impegnati ad esprimere le loro riflessioni sul COVID-19 e sulla situazione economico-sociale che stiamo vivendo.

"La quarantena si è trasformata in un'opportunità per fermarsi, riflettere e guardare il mondo attraverso gli occhi dei nostri ragazzi che, se in apparenza appaiono spettatori disincantati della realtà, in verità sono profondi e sanno donarci frammenti di saggezza", ha dichiarato la Dirigente, Suor Rosanna Pirrone, che insieme al corpo docenti, ha attentamente esaminato ogni scritto e ha decretato i vincitori. Di seguito uno stralcio di uno dei vincitori del concorso:

"Nelle prime ore del giorno 21 febbraio 2020, in seguito al ricovero di un paziente contagiato dal virus SARS-Cov-2 presso l'ospedale di Codogno (Lodi), emerse la presenza di un focolaio di contagio in un'area del lodigiano costituita da 10 comuni, cui fa parte anche Codogno. Prima di tale data l'Italia era tra i paesi del mondo non ancora interessati dalla circolazione del virus. La situazione si è rapidamente evoluta e il Governo, di comune accordo con i competenti ministri ed i presidenti delle regioni più colpite dal contagio, ha assunto, attraverso la pubblicazione di ordinanze e decreti, disposizioni finalizzate soprattutto alla riduzione e al controllo della circolazione del virus tra la popolazione. Ma, mentre noi siamo chiusi in casa aspettando, in pazienti annoiati, che tutto questo finisca, c'è chi rischia la propria vita per il bene del prossimo e dell'umanità: dottori e infermieri. Dobbiamo apprezzare e assistere quotidianamente il lavoro che ogni giorno svolgono, perché in questa guerra silenziosa, noi senza accorgercene siamo al sicuro, fra le mura protette di casa, mentre loro lottano costantemente contro la morte per salvare migliaia di vite altrui, rischiando la propria. È come se il virus avesse messo in pausa la nostra vita, chiudendo negozi, aziende, uffici, scuole, università, cioè tutti quei luoghi a rischio di assembramenti, e quindi di contagio del virus.

Probabilmente la normalità rimarrà a noi sconosciuta ancora per un po'. Sarà difficile tornare al nostro abitudini, ma a quanto pare il 3 maggio rappresenta uno dei primi passi verso la libertà. In questa situazione ho imparato tante cose, riflettuto molto su ciò che la vita mi ha sempre dato e ho apprezzato un po' di più quello che prima davo per scontato. Ho ricordato con gioia e malinconia i bei momenti, l'odore e la freschezza dell'aria aperta, le passeggiate in riva al mare, le giornate passate con le mie amiche, gli interminabili pranzi di famiglia. Ho pensato molto a tutti quei gesti che prima facevamo senza accorgercene, quelle piccolezze che fanno stare meglio chiunque come un abbraccio, un bacio, una carezza.

Ma allo stesso tempo, queste privazioni non sono nulla rispetto a quello che hanno dovuto subire coloro che sono malati e ciò che vivono coloro che sono tuttora in ospedale, in solitudine, lottando costantemente tra la vita e la morte. Dovremmo dedicare parte del tempo che abbiamo a disposizione in questo periodo per pensare a tutti quelli che hanno perso stanno perdendo la vita, e per le quali non è stato possibile concedere un funerale normale, che purtroppo non hanno neanche avuto la possibilità di andarsene salutando per l'ultima volta i propri cari. Queste persone muoiono da sole lo fanno in silenzio, senza fare rumore, senza dare fastidio. Sta morendo la generazione che ha vissuto in prima persona le guerre, educato i propri figli senza studi; ci stanno lasciando coloro che vivevano di attimi unici, indimenticabili, che hanno amato senza uno schermo, con tutta la loro anima. Dovremmo pensare a loro come fossero parte di noi, fossero nostri cari, perché soltanto così potranno essere ricordati da tutti, non come pazienti o contagiati, ma come persone e concittadini. Tutto quello che stiamo vivendo sembra surreale, impossibile, eppure eccomi qua, a scrivere del mio presente, sperando di poter raccontare un giorno la mia esperienza e di ricordare insieme ai miei coetanei quello che in futuro verrà scritto nei libri, diventando parte della storia dell'umanità."

Lorenza Martire (Liceo Linguistico classe quinta)
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