Territorio
Chiude il carcere di Spinazzola
Intervista ad Annarita Di Giorgio dei Radicali, protagonista della protesta. Unica spiegazione: «L'istituto è antieconomico»
BAT - mercoledì 24 agosto 2011
In queste settimane, nel caldo estivo che rende opaca anche l'informazione, un evento importante ha toccato il nostro territorio, il territorio della sesta provincia: è stato chiuso il carcere di Spinazzola. Scompare un esempio di eccellenza nel trattamento dei detenuti sex offenders. Politica ed informazione (tranne rare e positive eccezioni) sembrano sorde rispetto alle proteste indignate di attivisti ed esperti di questo delicato settore. Per saperne e capirne di più incontriamo Annarita Di Giorgio, militante e dirigente dei Radicali in Puglia. E' stata proprio lei a guidare la manifestazione contro la chiusura del carcere di Spinazzola.
Innanzitutto, perchè si è deciso di chiudere questo carcere?
«Inizi proprio dalla cosa più difficile. Questa domanda è ciò che mi ha portato a cominciare questa lotta per il carcere di Spinazzola. Perché l'hanno chiuso? Non c'è motivo. Nessun motivo che vada in una direzione di buon senso, efficienza, prassi e utilità amministrativa. Il carcere di Spinazzola era davvero un buon carcere, un'eccellenza si usa chiamarli, io che da radicale difficilmente riesco a trovare dell'eccellenza in questo tipo di reclusione, direi che era un carcere utile. Utile secondo Costituzione. I detenuti lì scontavano la loro pena seguendo dei progetti con l'obiettivo di un reinserimento sociale. Erano già integrati nella comunità locale con cui partecipavano ad attività lavorative e trattamentali, seguivano un percorso di recupero sanitario, e vivevano in un istituto decoroso. Erano in 40 ma c'era posto per 100, non si sa perché di fronte al sovraffollamento generale a Spinazzola non si sia mai voluta incrementare la ricettività. Di punto in bianco qualche giorno prima di lasciare via Arenula Alfano ne firma la chiusura. Unico motivo nella delibera: l'istituto è antieconomico. Forse perché costava troppo per tenere solo 40 detenuti. E allora perché non aumentarli? E in termini economici, ogni detenuto che usciva da Spinazzola, mai recidivo, che guadagno era per lo Stato e la collettività?»
Perchè tu, perchè voi radicali vi state battendo (anche con uno strumento estremo come lo sciopero della fame) contro questa decisione?
«Quest'anno per Ferragosto noi Radicali abbiamo organizzato una grande mobilitazione per cercare di dar seguito alle parole del Presidente Napolitano che, in un convegno di fine Luglio al Senato, ha detto che il sovraffollamento carcerario è una grave emergenza politica e sociale, e lo stato della giustizia e delle carceri italiane è lontano dal dettato costituzionale. Parole forti dette dal garante della costituzione, ma nonostante ignorate dalla stampa e dai politici. Così abbiamo iniziato a lottare, in maniera nonviolenta come solito a noi radicali, perché quelle parole venissero recepite. Più di duemila persone il 14 agosto unite in un grande sciopero generale della fame e della sete. Con l'obiettivo di far convocare le Camere per un grande dibattito su come riportare lo Stato alla legalità. Io, dopo la manifestazione a Spinazzola, non potevo che lottare per questo. Anche la stampa locale, tranne Cosimo Forina, l'attento e preciso giornalista della Gazzetta inviato da Spinazzola, ha totalmente ignorato questo grave caso. Se fosse ad esempio successo al famoso carcere modello di Bollate si sarebbero scatenati i vari Floris e Santoro. Qui da noi nessuno sa che ci hanno chiuso un'eccellenza. La bravissima direttrice di Bollate, il sindaco Pisapia l'ha fatta assessore alla casa del comune di Milano. Qua i detenuti sexoffender di Spinazzola che seguivano un percorso speciale, sono stati mandati tra i comuni nelle altre carceri al collasso. Non ne parla nessuno, e la stampa locale, megafono degli starnuti dei politici e delle sagre dei paesi, si è dimostrata valida gamba di quello che noi Radicali denunciamo da anni come il regime dell'informazione».
La politica regionale che responsabilità ha o viceversa che meriti potrebbe avere in questo contesto?
«Di sicuro la Regione Puglia non ha responsabilità nella decisione della chiusura, intendo l'Ente regione,diverso il compito del Provveditore e il Dipartimento Giustizia regionale. Però avrebbe sicuramente potuto intervenire nella decisione presa. Così come la Provincia, il Comune e gli altri enti interessati. Diciamo che la tempestività e la data della comunicazione della chiusura," con le istituzioni in vacanza, non hanno aiutato. È incredibile il silenzio che c'è stato da parte della regione e del Presidente. Per questo io ho pensato fosse necessario tutto il Consiglio impegnasse attraverso uno strumento di indirizzo politico, una mozione consiliare, il Presidente Vendola a chiedere subito un incontro urgente al Ministro di Giustizia per parlare del carcere di Spinazzola. La mozione l'ho scritta io stessa, così basta che un Consigliere la depositi 10 giorni prima del Consiglio affinché questa venga discussa. L'ho mandata a tutti i capigruppo. Di ogni partito. Ti dico che ho ricevuto una sola risposta, dal consigliere Angelo Disabato, capogruppo della Puglia per Vendola: "Ne parliamo a settembre". Nel frattempo il sindacato Ugl polizia penitenziaria ha contattato il Consigliere PD Ruggiero Mennea, eletto in quel collegio, e lui ha preso l'impegno di occuparsene, così come il Garante dei detenuti regionale Pietro Rossi. Io ora ho fiducia nel loro impegno, ma voglio vedere i risultati. Rimane l'amaro in bocca delle mancate risposte: come se al capogruppo Pdl Palese, o a un Consigliere eletto a Lecce, non dovesse riguardare la chiusura di Spinazzola. Comunque nei prossimi giorni tornerò a scrivere a tutti i Consiglieri, magari qualcuno si è portato l'Ipad regalato dal consiglio in vacanza».
Tu hai fondato una associazione che si muove sui temi del garantismo e dei diritti dei detenuti. Ce ne vuoi parlare?
«L'associazione radicale Diritto e Libertà non l'ho fondata io. È attiva da anni qui in Puglia, io ho deciso di impegnarmici da quando ho iniziato la mia attività tra i Radicali, per cercare di occuparmi della mia regione anche da Roma. È l'associazione da cui è partita la scorsa estate la denuncia lanciata da Marco Pannella e il sindaco di Brindisi Menniti, a cui faccio i miei migliori auguri di buona salute, nei confronti di Vendola affinché rispettasse una legge regionale esistente dal 2006: quella dell'elezione del garante. Vendola rispose che l'avrebbe fatto nella prima seduta di Consiglio utile e avrebbe invitato Pannella durante la nomina. Da allora io ho rinnovato quell'invito più volte durante quest'anno attraverso Radio Radicale e Siderlandia, un bel progetto di giovani tarantini. Grazie alla spinta di alcuni Consiglieri come Dino Marino e Friolo, che ringrazio, dopo un anno da quella promessa, a Luglio abbiamo avuto il garante, il dott. Pietro Rossi, che fa ben sperare e con cui, augurandogli buon lavoro, mi sono dichiarata dal primo momento pronta a collaborare. Pannella però non è più stato invitato».
In una battuta, che messaggio speri di veicolare attraverso la tua azione?
«Non un messaggio, una speranza. Quella che cerco di essere. Io lotto da Radicale, con gli strumenti della nonviolenza. L'obiettivo adesso è che si parli di questa decisione del governo, scellerata da ogni punto di vista di buon senso, civiltà e utilità, di chiudere il carcere di Spinazzola. Nel nel mezzo del dramma umanitario, politico e costituzionale delle patrie galere e la Giustizia in Italia. Io quel perché della tua prima domanda ancora non l'ho capito. Però tu me lo hai chiesto, siamo già in due».
Innanzitutto, perchè si è deciso di chiudere questo carcere?
«Inizi proprio dalla cosa più difficile. Questa domanda è ciò che mi ha portato a cominciare questa lotta per il carcere di Spinazzola. Perché l'hanno chiuso? Non c'è motivo. Nessun motivo che vada in una direzione di buon senso, efficienza, prassi e utilità amministrativa. Il carcere di Spinazzola era davvero un buon carcere, un'eccellenza si usa chiamarli, io che da radicale difficilmente riesco a trovare dell'eccellenza in questo tipo di reclusione, direi che era un carcere utile. Utile secondo Costituzione. I detenuti lì scontavano la loro pena seguendo dei progetti con l'obiettivo di un reinserimento sociale. Erano già integrati nella comunità locale con cui partecipavano ad attività lavorative e trattamentali, seguivano un percorso di recupero sanitario, e vivevano in un istituto decoroso. Erano in 40 ma c'era posto per 100, non si sa perché di fronte al sovraffollamento generale a Spinazzola non si sia mai voluta incrementare la ricettività. Di punto in bianco qualche giorno prima di lasciare via Arenula Alfano ne firma la chiusura. Unico motivo nella delibera: l'istituto è antieconomico. Forse perché costava troppo per tenere solo 40 detenuti. E allora perché non aumentarli? E in termini economici, ogni detenuto che usciva da Spinazzola, mai recidivo, che guadagno era per lo Stato e la collettività?»
Perchè tu, perchè voi radicali vi state battendo (anche con uno strumento estremo come lo sciopero della fame) contro questa decisione?
«Quest'anno per Ferragosto noi Radicali abbiamo organizzato una grande mobilitazione per cercare di dar seguito alle parole del Presidente Napolitano che, in un convegno di fine Luglio al Senato, ha detto che il sovraffollamento carcerario è una grave emergenza politica e sociale, e lo stato della giustizia e delle carceri italiane è lontano dal dettato costituzionale. Parole forti dette dal garante della costituzione, ma nonostante ignorate dalla stampa e dai politici. Così abbiamo iniziato a lottare, in maniera nonviolenta come solito a noi radicali, perché quelle parole venissero recepite. Più di duemila persone il 14 agosto unite in un grande sciopero generale della fame e della sete. Con l'obiettivo di far convocare le Camere per un grande dibattito su come riportare lo Stato alla legalità. Io, dopo la manifestazione a Spinazzola, non potevo che lottare per questo. Anche la stampa locale, tranne Cosimo Forina, l'attento e preciso giornalista della Gazzetta inviato da Spinazzola, ha totalmente ignorato questo grave caso. Se fosse ad esempio successo al famoso carcere modello di Bollate si sarebbero scatenati i vari Floris e Santoro. Qui da noi nessuno sa che ci hanno chiuso un'eccellenza. La bravissima direttrice di Bollate, il sindaco Pisapia l'ha fatta assessore alla casa del comune di Milano. Qua i detenuti sexoffender di Spinazzola che seguivano un percorso speciale, sono stati mandati tra i comuni nelle altre carceri al collasso. Non ne parla nessuno, e la stampa locale, megafono degli starnuti dei politici e delle sagre dei paesi, si è dimostrata valida gamba di quello che noi Radicali denunciamo da anni come il regime dell'informazione».
La politica regionale che responsabilità ha o viceversa che meriti potrebbe avere in questo contesto?
«Di sicuro la Regione Puglia non ha responsabilità nella decisione della chiusura, intendo l'Ente regione,diverso il compito del Provveditore e il Dipartimento Giustizia regionale. Però avrebbe sicuramente potuto intervenire nella decisione presa. Così come la Provincia, il Comune e gli altri enti interessati. Diciamo che la tempestività e la data della comunicazione della chiusura," con le istituzioni in vacanza, non hanno aiutato. È incredibile il silenzio che c'è stato da parte della regione e del Presidente. Per questo io ho pensato fosse necessario tutto il Consiglio impegnasse attraverso uno strumento di indirizzo politico, una mozione consiliare, il Presidente Vendola a chiedere subito un incontro urgente al Ministro di Giustizia per parlare del carcere di Spinazzola. La mozione l'ho scritta io stessa, così basta che un Consigliere la depositi 10 giorni prima del Consiglio affinché questa venga discussa. L'ho mandata a tutti i capigruppo. Di ogni partito. Ti dico che ho ricevuto una sola risposta, dal consigliere Angelo Disabato, capogruppo della Puglia per Vendola: "Ne parliamo a settembre". Nel frattempo il sindacato Ugl polizia penitenziaria ha contattato il Consigliere PD Ruggiero Mennea, eletto in quel collegio, e lui ha preso l'impegno di occuparsene, così come il Garante dei detenuti regionale Pietro Rossi. Io ora ho fiducia nel loro impegno, ma voglio vedere i risultati. Rimane l'amaro in bocca delle mancate risposte: come se al capogruppo Pdl Palese, o a un Consigliere eletto a Lecce, non dovesse riguardare la chiusura di Spinazzola. Comunque nei prossimi giorni tornerò a scrivere a tutti i Consiglieri, magari qualcuno si è portato l'Ipad regalato dal consiglio in vacanza».
Tu hai fondato una associazione che si muove sui temi del garantismo e dei diritti dei detenuti. Ce ne vuoi parlare?
«L'associazione radicale Diritto e Libertà non l'ho fondata io. È attiva da anni qui in Puglia, io ho deciso di impegnarmici da quando ho iniziato la mia attività tra i Radicali, per cercare di occuparmi della mia regione anche da Roma. È l'associazione da cui è partita la scorsa estate la denuncia lanciata da Marco Pannella e il sindaco di Brindisi Menniti, a cui faccio i miei migliori auguri di buona salute, nei confronti di Vendola affinché rispettasse una legge regionale esistente dal 2006: quella dell'elezione del garante. Vendola rispose che l'avrebbe fatto nella prima seduta di Consiglio utile e avrebbe invitato Pannella durante la nomina. Da allora io ho rinnovato quell'invito più volte durante quest'anno attraverso Radio Radicale e Siderlandia, un bel progetto di giovani tarantini. Grazie alla spinta di alcuni Consiglieri come Dino Marino e Friolo, che ringrazio, dopo un anno da quella promessa, a Luglio abbiamo avuto il garante, il dott. Pietro Rossi, che fa ben sperare e con cui, augurandogli buon lavoro, mi sono dichiarata dal primo momento pronta a collaborare. Pannella però non è più stato invitato».
In una battuta, che messaggio speri di veicolare attraverso la tua azione?
«Non un messaggio, una speranza. Quella che cerco di essere. Io lotto da Radicale, con gli strumenti della nonviolenza. L'obiettivo adesso è che si parli di questa decisione del governo, scellerata da ogni punto di vista di buon senso, civiltà e utilità, di chiudere il carcere di Spinazzola. Nel nel mezzo del dramma umanitario, politico e costituzionale delle patrie galere e la Giustizia in Italia. Io quel perché della tua prima domanda ancora non l'ho capito. Però tu me lo hai chiesto, siamo già in due».