Politica
Cascella: «Il Pug entro il 2015. Entro quest'anno, lo strumento di riferimento operativo»
Seconda parte dell'esclusiva intervista al sindaco di Barletta
Barletta - venerdì 10 gennaio 2014
13.30
Prima intervista esclusiva del nuovo anno per Pasquale Cascella. Il sindaco ha risposto, in un intervista-fiume nella redazione di Barlettalife, alle domande di Edoardo Centonze, Adriano Antonucci e Paolo Doronzo. Dopo la prima parte dell'intervista sulla situazione politica, Cascella, nella seconda parte, parla di alcune delle principali questioni aperte della città. Prossimamente, sulle nostre pagine, la terza ed ultima parte dell'intervista al sindaco Cascella.
Sindaco, lei in campagna elettorale ha detto stop alle varianti al Piano Regolatore e al costruire per costruire. Collegamento logico è il recupero del 'già costruito'. A che punto siamo con il nuovo PUG? Quando partirà concretamente l'iter politico-istituzionale e di concertazione con il territorio?
«L'iter è già partito, l'uso e l'abuso delle varianti al piano regolatore ha subito un freno. Abbiamo contenziosi aperti con chi chiedeva varianti molte volte ci troviamo dinanzi a pronunciamenti giudiziari particolari. Nell'ultimo Consigli comunale c'è stata una interrogazione sul PUG e noi abbiamo risposto dando conto di atti che negli ultimi anni non ci sono stati e che invece abbiamo fatto ripartire. Non abbiamo nemmeno cambiato i progettisti pur di non perdere tempo, stiamo tenendo conto di piani di rigenerazione urbana comprensivi del nuovo PUG, la rigenerazione urbana talvolta è più costosa ma restituisce alla città la sua omogeneità e la sua identità, non è solo una questione di strumento urbanistico. Nel 2014 credo di poter avere uno strumento di riferimento operativo del nuovo PUG ma per il PUG vero e proprio credo che bisognerà aspettare ancora annettendo anche momenti di partecipazione necessari, i tempi non si possono dettare ma di sicuro interverremo coerentemente con le linee urbanistiche, spero che entro il 2015 si possa realizzare il tutto, sulla linea di quella che è la scadenza del piano territoriale della regione».
Il 2013 si è concluso con l'inaugurazione "zoppa" del sottovia Callano, visti i problemi da risolvere relativi alla viabilità di collegamento con via Trani. Quando partiranno i lavori?
«L'inaugurazione del sottovia è stata una inaugurazione con rammarico, il rammarico che le opere non si siano potute fare contestualmente, abbiamo dovuto aspettare la consegna del sottopasso per procedere agli atti amministrativi su via Trani. I tir non possono imboccare via Trani perché ci sono angoli retti, lo vedono tutti. Ho avuto contatti con i dirigenti della Cementeria, della Timac e di un'altra impresa, per accelerare i tempi, ed accordarci per un arretramento delle loro recinzioni. Se questo non dovesse essere possibile perché qualcuno non fosse disponibile, si deve fare in tempi brevi il doppio senso di circolazione almeno per le auto».
Questa situazione pregiudica il proseguimento del resto dei lavori di soppressione dei passaggi in tutta la città?
«No, assolutamente. Per quel che riguarda gli altri sottopassaggi stiamo discutendo con le ferrovie l'articolazione dei lavori, pensiamo che si possano aprire altri due cantieri che rendano fluido il traffico, per quando poi si aprirà quello di via Andria».
Rimaniamo nella stessa zona. Dal suo rendiconto delle spese elettorali pubblicato sul sito del Comune, emerge come la Dalena Ecologia srl sia stata tra i suoi principali finanziatori della sua campagna elettorale. Sicuramente è consapevole delle denunce nei confronti di questa azienda, non ultima quella del segretario della Camera del Lavoro Franco Corcella, a seguito della quale lei, con un'ordinanza ha richiesto all'Arpa, all'Asl, e alla Provincia, accertamenti ed analisi. Come si pone dinanzi a questa situazione?
«Non mi sono lasciato condizionare nella maniera più assoluta, rispetto quell'impresa come rispetto tutte le altre imprese della città. Ad ogni impresa chiedo il rigoroso rispetto delle regole come lo chiedo a ogni cittadino e a me stesso. Personalmente e come amministratore pubblico sono conseguente a questa logica».
Si è parlato molto del piano delle alienazioni e valorizzazioni degli immobili comunali. Oggetto delle alienazioni sono vari suoli e locali: tra questi l'ex mattatoio ha già trovato la futura destinazione, come Comando provinciale dei Vigili del Fuoco. Sugli altri immobili oggetto di alienazione, e su quelli oggetto di valorizzazione (come gli ex conventi di Sant'Andrea, Sant'Antonio, Santa Lucia, la palazzina di villa Bonelli e l'ex Anagrafe) ci sono stati già degli interessamenti? Non sarebbe comunque necessario un regolamento che disciplini la destinazione d'uso?
«Si potrebbe fare un regolamento, che comunque è già previsto dalla legge. Siamo dinanzi a beni tutelati e vincolati a finalità di valorizzazione dell'immobile. Purtroppo non abbiamo avuto alcun interessamento. Piuttosto che tenere questi immobili lasciati al degrado ed all'incuria mi piacerebbe fossero utilizzati, siamo però dinanzi ad un mercato sovraffollato e ciò, d'altra parte, rende difficili anche le alienazioni».
Se, per esempio, un facoltoso imprenditore proponesse di fare un hotel all'interno dell'ex convento di Sant'Andrea, lei cosa gli risponderebbe?
«A Trani ci sono due edifici ristrutturati con fondi europei e adibiti ad albergo. Sono attività economiche e magari si potesse fare lo stesso a Barletta. Prendiamo il muraglione di Sant'Andrea: per recuperarlo servirebbero milioni di euro. Ponendo dei vincoli possiamo parlare di attività economiche con contenuti rispettosi dell'ambiente e delle caratteristiche di questa città. Mi piacerebbe che ci fosse un albergo storico nel convento di Sant'Andrea come ce ne sono in tutta Italia, un operazione di questo genere aiuterebbe il recupero di una grande area. Barletta non ha un albergo di qualità a parte quelli ubicati sulla litoranea, immaginiamo un albergo che permetta ai turisti di ammirare il centro storico, la marina, il porto. Si potrebbe dunque valorizzare un immobile ma anche intere aree della città».
Lei ha espresso, nelle scorse settimane, l'idea di rendere la struttura dell'Orto botanico, ancora chiuso, una sede per un centro di ricerca in materia agricola: a che punto siamo nella riqualificazione di tutta l'area dell'ex Distilleria?
«Il lavoro compiuto nell'area dell'ex distilleria, con tutte le difficoltà e le contraddizioni, non deve ripetersi. Una delle cose da fare è metter su il nuovo piano triennale delle opere pubbliche, considerando quelle da portare avanti e quelle da inserire. Siamo dinanzi all'urgenza di dover mettere in sicurezza il nucleo centrale dell'ex distilleria, e da lì ripartire poi per fare di quello il paradigma della città che era, che avrebbe potuto essere, e che potrebbe diventare. Ambiamo ad avere un laboratorio che possa servire a rilanciare dei settori competitivi per la città (abbigliamento di sicurezza), uno che possa servire come ricerca alle attività agricole (in questi giorni metteremo a punto una manifestazione di interesse), e nel mezzo il nucleo centrale da rendere centro aperto di cultura. Forse è una visione idealista e di difficile realizzazione ma ci proveremo».
I vari settori dirigenziali del Comune sono stati da più parti descritti con termini di "lentezza burocratica", quasi immobilità e "disordine estremo", accumulatosi soprattutto nell'ultimo periodo. Le nuove nomine dirigenziali, con le altre, possono smuovere la macchina amministrativa barlettana?
«Spero che la nomina dei nuovi dirigenti possa consentirci di ripartire e possa dare la carica all'amministrazione. Quando abbiamo aperto l'avviso pubblico per i nuovi dirigenti abbiamo cercato di razionalizzare gli incarichi con l'intento di recuperare omogeneità. Non possiamo pensare di avere una città smart e non avere un comune smart. Voglio sperare di poter avere qualche margine nell'introduzione di figure professionali giovani nel campo dell'innovazione anche con strumenti flessibili viste le mani legate dal punto di vista finanziario».
Sindaco, lei in campagna elettorale ha detto stop alle varianti al Piano Regolatore e al costruire per costruire. Collegamento logico è il recupero del 'già costruito'. A che punto siamo con il nuovo PUG? Quando partirà concretamente l'iter politico-istituzionale e di concertazione con il territorio?
«L'iter è già partito, l'uso e l'abuso delle varianti al piano regolatore ha subito un freno. Abbiamo contenziosi aperti con chi chiedeva varianti molte volte ci troviamo dinanzi a pronunciamenti giudiziari particolari. Nell'ultimo Consigli comunale c'è stata una interrogazione sul PUG e noi abbiamo risposto dando conto di atti che negli ultimi anni non ci sono stati e che invece abbiamo fatto ripartire. Non abbiamo nemmeno cambiato i progettisti pur di non perdere tempo, stiamo tenendo conto di piani di rigenerazione urbana comprensivi del nuovo PUG, la rigenerazione urbana talvolta è più costosa ma restituisce alla città la sua omogeneità e la sua identità, non è solo una questione di strumento urbanistico. Nel 2014 credo di poter avere uno strumento di riferimento operativo del nuovo PUG ma per il PUG vero e proprio credo che bisognerà aspettare ancora annettendo anche momenti di partecipazione necessari, i tempi non si possono dettare ma di sicuro interverremo coerentemente con le linee urbanistiche, spero che entro il 2015 si possa realizzare il tutto, sulla linea di quella che è la scadenza del piano territoriale della regione».
Il 2013 si è concluso con l'inaugurazione "zoppa" del sottovia Callano, visti i problemi da risolvere relativi alla viabilità di collegamento con via Trani. Quando partiranno i lavori?
«L'inaugurazione del sottovia è stata una inaugurazione con rammarico, il rammarico che le opere non si siano potute fare contestualmente, abbiamo dovuto aspettare la consegna del sottopasso per procedere agli atti amministrativi su via Trani. I tir non possono imboccare via Trani perché ci sono angoli retti, lo vedono tutti. Ho avuto contatti con i dirigenti della Cementeria, della Timac e di un'altra impresa, per accelerare i tempi, ed accordarci per un arretramento delle loro recinzioni. Se questo non dovesse essere possibile perché qualcuno non fosse disponibile, si deve fare in tempi brevi il doppio senso di circolazione almeno per le auto».
Questa situazione pregiudica il proseguimento del resto dei lavori di soppressione dei passaggi in tutta la città?
«No, assolutamente. Per quel che riguarda gli altri sottopassaggi stiamo discutendo con le ferrovie l'articolazione dei lavori, pensiamo che si possano aprire altri due cantieri che rendano fluido il traffico, per quando poi si aprirà quello di via Andria».
Rimaniamo nella stessa zona. Dal suo rendiconto delle spese elettorali pubblicato sul sito del Comune, emerge come la Dalena Ecologia srl sia stata tra i suoi principali finanziatori della sua campagna elettorale. Sicuramente è consapevole delle denunce nei confronti di questa azienda, non ultima quella del segretario della Camera del Lavoro Franco Corcella, a seguito della quale lei, con un'ordinanza ha richiesto all'Arpa, all'Asl, e alla Provincia, accertamenti ed analisi. Come si pone dinanzi a questa situazione?
«Non mi sono lasciato condizionare nella maniera più assoluta, rispetto quell'impresa come rispetto tutte le altre imprese della città. Ad ogni impresa chiedo il rigoroso rispetto delle regole come lo chiedo a ogni cittadino e a me stesso. Personalmente e come amministratore pubblico sono conseguente a questa logica».
Si è parlato molto del piano delle alienazioni e valorizzazioni degli immobili comunali. Oggetto delle alienazioni sono vari suoli e locali: tra questi l'ex mattatoio ha già trovato la futura destinazione, come Comando provinciale dei Vigili del Fuoco. Sugli altri immobili oggetto di alienazione, e su quelli oggetto di valorizzazione (come gli ex conventi di Sant'Andrea, Sant'Antonio, Santa Lucia, la palazzina di villa Bonelli e l'ex Anagrafe) ci sono stati già degli interessamenti? Non sarebbe comunque necessario un regolamento che disciplini la destinazione d'uso?
«Si potrebbe fare un regolamento, che comunque è già previsto dalla legge. Siamo dinanzi a beni tutelati e vincolati a finalità di valorizzazione dell'immobile. Purtroppo non abbiamo avuto alcun interessamento. Piuttosto che tenere questi immobili lasciati al degrado ed all'incuria mi piacerebbe fossero utilizzati, siamo però dinanzi ad un mercato sovraffollato e ciò, d'altra parte, rende difficili anche le alienazioni».
Se, per esempio, un facoltoso imprenditore proponesse di fare un hotel all'interno dell'ex convento di Sant'Andrea, lei cosa gli risponderebbe?
«A Trani ci sono due edifici ristrutturati con fondi europei e adibiti ad albergo. Sono attività economiche e magari si potesse fare lo stesso a Barletta. Prendiamo il muraglione di Sant'Andrea: per recuperarlo servirebbero milioni di euro. Ponendo dei vincoli possiamo parlare di attività economiche con contenuti rispettosi dell'ambiente e delle caratteristiche di questa città. Mi piacerebbe che ci fosse un albergo storico nel convento di Sant'Andrea come ce ne sono in tutta Italia, un operazione di questo genere aiuterebbe il recupero di una grande area. Barletta non ha un albergo di qualità a parte quelli ubicati sulla litoranea, immaginiamo un albergo che permetta ai turisti di ammirare il centro storico, la marina, il porto. Si potrebbe dunque valorizzare un immobile ma anche intere aree della città».
Lei ha espresso, nelle scorse settimane, l'idea di rendere la struttura dell'Orto botanico, ancora chiuso, una sede per un centro di ricerca in materia agricola: a che punto siamo nella riqualificazione di tutta l'area dell'ex Distilleria?
«Il lavoro compiuto nell'area dell'ex distilleria, con tutte le difficoltà e le contraddizioni, non deve ripetersi. Una delle cose da fare è metter su il nuovo piano triennale delle opere pubbliche, considerando quelle da portare avanti e quelle da inserire. Siamo dinanzi all'urgenza di dover mettere in sicurezza il nucleo centrale dell'ex distilleria, e da lì ripartire poi per fare di quello il paradigma della città che era, che avrebbe potuto essere, e che potrebbe diventare. Ambiamo ad avere un laboratorio che possa servire a rilanciare dei settori competitivi per la città (abbigliamento di sicurezza), uno che possa servire come ricerca alle attività agricole (in questi giorni metteremo a punto una manifestazione di interesse), e nel mezzo il nucleo centrale da rendere centro aperto di cultura. Forse è una visione idealista e di difficile realizzazione ma ci proveremo».
I vari settori dirigenziali del Comune sono stati da più parti descritti con termini di "lentezza burocratica", quasi immobilità e "disordine estremo", accumulatosi soprattutto nell'ultimo periodo. Le nuove nomine dirigenziali, con le altre, possono smuovere la macchina amministrativa barlettana?
«Spero che la nomina dei nuovi dirigenti possa consentirci di ripartire e possa dare la carica all'amministrazione. Quando abbiamo aperto l'avviso pubblico per i nuovi dirigenti abbiamo cercato di razionalizzare gli incarichi con l'intento di recuperare omogeneità. Non possiamo pensare di avere una città smart e non avere un comune smart. Voglio sperare di poter avere qualche margine nell'introduzione di figure professionali giovani nel campo dell'innovazione anche con strumenti flessibili viste le mani legate dal punto di vista finanziario».