Discarica Canne della Battaglia
Discarica Canne della Battaglia
Cronaca

Canne della battaglia violata, scoperta discarica abusiva

Ennesimo grave scempio contro l'ambiente

Una discarica abusiva di materiale edilizio a Canne della Battaglia nell'area dell'omonima Masseria del XVII secolo: ennesimo grave scempio contro l'ambiente a pochi metri dell'area archeologica ed all'interno del Parco regionale dell'Ofanto.

E' stata scoperta, domenica mattina 7 marzo, dai volontari del Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia su diretta segnalazione di alcuni cittadini. Come dalle immagini allegate, laterizi di vario genere, forse anche amianto, calcinacci, scorie di cantieri edilizi, un paio di grandi contenitori utilizzati appunto nei cantieri, e cumuli di macerie dovunque fra erbacce e squallore: il tutto abbandonato in quella che fu l'aia di uno dei più grandi complessi massariali al di qua dell'Ofanto, anch'esso oggi in rovina e praticamente spogliato di tutto l'apparato marmoreo costituito da basole, chianche, termini di proprietà, quasi una cava da cui i predatori hanno estratto tutto il possibile come oggetti lapidei riciclabili illecitamente e forse su ordinazione.

Questo il desolante quadro dello stato dei luoghi presentatosi agli occhi dei volontari del Comitato, a pochi metri dall'area archeologica dei Sepolcreti sulla strada provinciale 142, le tombe dell'antico villaggio di Canne scoperte fra il 1937 ed il 1939 dall'eminente archeologo Prof. Michele Gervasio (che usava alloggiare nella masseria durante i suoi soggiorni di studio e ricerca a Canne), nonché esattamente alle spalle del tratturo dove fra i secolari ulivi si nasconde la possente mole dell'ultramillenario Menhir testimone delle più antiche civiltà abitatrici di questo territorio dai remoti tempi.

Ieri imattina é intervenuta sul posto anche una pattuglia del Nucleo Ambientale del comando di Polimiza Municipale, che ha verbalizzato l'accaduto per le successive fasi dell'indagine mirante innanzitutto ad accertare la proprietà effettiva del sito e quindi all'emanazione di un'ordinanza-diffida per la sua bonifica e la messa in sicurezza dell'area, dove l'immobile pare in imminente pericolo di crollo.

Fra le più rappresentative dei complessi rurali esistenti nell'agro cannense e barlettano (quasi una settantina, tutti censiti da uno studio del locale istituto tecnico per geometri a cura di Antonietta Magliocca), la "Masseria di Canne" è stata frequentata ed utilizzata come insediamento per i suoi precipui scopi agricoli e pastorali fino a cavallo degli anni cinquanta-sessanta: vasta la casa padronale eretta su due piani fuori terra oltre alle stalle dove ancora si può notare una mangiatoia, un paio di magazzini collaterali, la "neviera" per conservare la neve raccolta d'inverno per la successiva estate. Nelle sue cavità ipogeiche ad uso di cantina si rifugiavano gli sfollati durante la seconda guerra mondiale. Poi l'abbandono a causa del più generale spopolamento delle campagne.

Nei sotterranei di questa masseria la regista barlettana Franca Tatò, compagna di Marcello Mastroianni, girò nel 1984 una sequenza del suo film suggestivo autobiografico "Desiderio" che ebbe come protagonista l'attrice francese Fanny Ardant e nel cast Isa Danieli e Nunzio Gallo, fotografia di Peppino Rotunno, scenografia di Dante Ferretti e musiche di Nicola Piovani.

Dichiara Nino Vinella, Presidente del Comitato: "E' l'ulteriore schiaffo inferto a Canne della Battaglia. La tutela e la valorizzazione di questa masseria violentata era stato giustamente inserito dal Sindaco Maffei nelle linee programmatiche della giunta all'atto dell'insediamento, con l'individuazione di un percorso che l'avrebbe collegata alla sottostante Fontana di San Ruggiero, alla Stazioncina ferroviaria sulla Barletta-Spinazzola ed alle Terme di San Mercurio. Oggi invece si assiste a questo triste spettacolo mentre vi aleggia sempre più forte il vento della speculazione edilizia sospinta dalle omissioni e a dispetto dei vincoli originati dal Parco regionale del fiume Ofanto nel cui interno si trova. Evidentemente a qualcuno fa comodo che questo pezzo della nostra storia stia gradualmente scomparendo dalla vista per interessi di marca speculativa riconducibili all'aggressione del territorio come l'espianto degli ulivi secolari e le trasformazioni colturali in vigneto senza controlli. Ma noi crediamo che si possa e si debba continuare a lottare, ecco perché abbiamo appoggiato, sostenuto e condividiamo il progetto attualmente in corso da parte del Liceo classico Casardi per l'adozione della Fontana di San Ruggiero. Un esempio da imitare".
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