Politica
Berlusconi al Quirinale? «Lui vero statista e uomo di Stato»
Il senatore di Barletta Dario Damiani racconta l'emozione del voto per il futuro Presidente della Repubblica
Barletta - venerdì 7 gennaio 2022
Il prossimo 24 gennaio si svolgerà la prima votazione per l'elezione del prossimo Presidente della Repubblica: alla chiama degli elettori nell'ordine di senatori, deputati e delegati regionali si esprimerà il voto nei catafalchi a cui seguirà lo spoglio dei voti da parte del Presidente della Camera. Numerosi saranno i rappresentati politici pugliesi, molti dei quali al primo mandato e quindi chiamati a vivere per la prima volta questa esperienza piuttosto particolare nella vita politica del Paese. Tra di essi c'è anche il senatore barlettano Dario Damiani, esponente di Forza Italia.
Cosa si prova a essere chiamati a questo prestigioso appuntamento, responsabilità, emozione oppure tensione?
«È indubbiamente una grande emozione partecipare all'elezione del Presidente della Repubblica, ancor più quando si è alla prima esperienza parlamentare. Il ruolo di grande elettore, infatti, non capita ad ogni legislatura, avendo le due cariche, di parlamentare e Capo dello Stato, diversa durata, cioè 5 e 7 anni. È un privilegio, che si aggiunge all'onore di rappresentare già la Nazione e il proprio territorio. Nel nostro ordinamento il Presidente della Repubblica è una figura fondamentale di garanzia, un compito delicatissimo, tanto più in un momento ancora critico come quello che purtroppo viviamo da due anni. Avverto quindi anche la responsabilità di contribuire con il mio voto alla scelta di una personalità che sappia gestire al meglio anche questo aspetto».
Nella rosa dei nomi, sin da subito è spiccato il nome di Silvio Berlusconi. Per Forza Italia sarebbe indubbiamente un grande onore, ma visto che il Presidente della Repubblica "deve spogliarsi di ogni appartenenza" come detto da Mattarella, non vi preoccupa perdere la figura del vero leader del partito?
«Appunto, "spogliarsi di ogni appartenenza" presuppone averne una che viene accantonata nel nome di un ruolo super partes. E il nostro Presidente Silvio Berlusconi ha già dimostrato in passato di essere non solo leader di un partito ma vero statista, uomo di Stato e delle istituzioni, in grado di rappresentare l'Italia in contesti e scenari internazionali con risultati spesso di portata storica. Non dimentichiamo, infine, che un anno fa è stato proprio lui ad avere l'intuizione del governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi, oltre qualunque steccato di appartenenza politica, con gli esiti eccellenti che tutto il mondo ci riconosce. A dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, del fatto che per il nostro leader l'interesse del Paese viene indubbiamente prima di ogni schieramento di partito».
Cosa si prova a essere chiamati a questo prestigioso appuntamento, responsabilità, emozione oppure tensione?
«È indubbiamente una grande emozione partecipare all'elezione del Presidente della Repubblica, ancor più quando si è alla prima esperienza parlamentare. Il ruolo di grande elettore, infatti, non capita ad ogni legislatura, avendo le due cariche, di parlamentare e Capo dello Stato, diversa durata, cioè 5 e 7 anni. È un privilegio, che si aggiunge all'onore di rappresentare già la Nazione e il proprio territorio. Nel nostro ordinamento il Presidente della Repubblica è una figura fondamentale di garanzia, un compito delicatissimo, tanto più in un momento ancora critico come quello che purtroppo viviamo da due anni. Avverto quindi anche la responsabilità di contribuire con il mio voto alla scelta di una personalità che sappia gestire al meglio anche questo aspetto».
Nella rosa dei nomi, sin da subito è spiccato il nome di Silvio Berlusconi. Per Forza Italia sarebbe indubbiamente un grande onore, ma visto che il Presidente della Repubblica "deve spogliarsi di ogni appartenenza" come detto da Mattarella, non vi preoccupa perdere la figura del vero leader del partito?
«Appunto, "spogliarsi di ogni appartenenza" presuppone averne una che viene accantonata nel nome di un ruolo super partes. E il nostro Presidente Silvio Berlusconi ha già dimostrato in passato di essere non solo leader di un partito ma vero statista, uomo di Stato e delle istituzioni, in grado di rappresentare l'Italia in contesti e scenari internazionali con risultati spesso di portata storica. Non dimentichiamo, infine, che un anno fa è stato proprio lui ad avere l'intuizione del governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi, oltre qualunque steccato di appartenenza politica, con gli esiti eccellenti che tutto il mondo ci riconosce. A dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, del fatto che per il nostro leader l'interesse del Paese viene indubbiamente prima di ogni schieramento di partito».