Politica
Barletta, pittoreschi gabbiotti ai tempi della politica "chiusa"
Quel tratto tipicamente barlettano torna per le Regionali 2010
Barletta - mercoledì 24 marzo 2010
Siamo agli sgoccioli. Ancora due giorni di dibattiti, manifesti, volantini elettorali, in attesa della fatidica pausa per la riflessione personale. Poi saranno le urne e le percentuali a parlare. Ultime ore di fremente pubblicità, di gasati giovanotti in giro per la città, volantini alla mano, a colorare, pubblicizzare e – naturalmente – sporcare strade, parabrezza e suppellettili varie.
Barletta nel periodo della campagna elettorale è una fabbrica di movimenti, un cantiere di voci e promesse. I mesti "sottani", solitamente fantasmi di attività commerciali colpiti dalla mannaia della crisi, si rianimano dal giorno alla notte, per tingere le proprie pareti di manifesti e bandiere di partiti di ogni sorta. Un habitat a parte, meritevole di un professionale approfondimento di qualche canale di scienze, una nicchia ecologica perfettamente curata nell'arredamento, ma tristemente amministrata da soggetti non ben definiti. Saranno i candidati? Troppo impegnati per le elezioni. Saranno i loro parenti, o qualche lontano conoscente? Non è dato sapersi. Capita di vedere persino un salone vuoto, pieno di manifesti ancora profumati di stampa, con una vecchia tv gracchiante in sottofondo e un tredicenne che, solitario, si trastulla col cellulare. Non ci arrischiamo a chiedere informazioni.
Al termine delle elezioni la città perderà sicuramente quei tratti caratteristici tipici della campagna elettorale: le contese a misto colla fra attacchini, quegli agguerriti distributori ambulanti di volantini e – soprattutto – quel folkloristico ambiente dei "gabbiotti" elettorali, sintomo di una politica ancora inutilmente aggrappata ad antichi stereotipi, che preferisce affidarsi ai volti tappezzati per la città piuttosto che al vivo confronto faccia a faccia.
Barletta nel periodo della campagna elettorale è una fabbrica di movimenti, un cantiere di voci e promesse. I mesti "sottani", solitamente fantasmi di attività commerciali colpiti dalla mannaia della crisi, si rianimano dal giorno alla notte, per tingere le proprie pareti di manifesti e bandiere di partiti di ogni sorta. Un habitat a parte, meritevole di un professionale approfondimento di qualche canale di scienze, una nicchia ecologica perfettamente curata nell'arredamento, ma tristemente amministrata da soggetti non ben definiti. Saranno i candidati? Troppo impegnati per le elezioni. Saranno i loro parenti, o qualche lontano conoscente? Non è dato sapersi. Capita di vedere persino un salone vuoto, pieno di manifesti ancora profumati di stampa, con una vecchia tv gracchiante in sottofondo e un tredicenne che, solitario, si trastulla col cellulare. Non ci arrischiamo a chiedere informazioni.
Al termine delle elezioni la città perderà sicuramente quei tratti caratteristici tipici della campagna elettorale: le contese a misto colla fra attacchini, quegli agguerriti distributori ambulanti di volantini e – soprattutto – quel folkloristico ambiente dei "gabbiotti" elettorali, sintomo di una politica ancora inutilmente aggrappata ad antichi stereotipi, che preferisce affidarsi ai volti tappezzati per la città piuttosto che al vivo confronto faccia a faccia.