La città
Barletta, Il convento è in stato di totale abbandono
Bufo: « Recuperiamo e valorizziamo il centro storico». L’ex convento di Sant'Andrea a Barletta è in condizioni di degrado
Barletta - venerdì 21 maggio 2010
È così che incontro l'Archittetto Alba Oriana Bufo, laureata in Architettura presso l'Università degli Studi "G.D'Annunzio" di Chieti, che ha svolto la tesi di laurea proprio sull'ex convento di S. Andrea di Barletta.
«Il mio progetto non ha pretese di verità costituisce una proposta/provocazione rivolta tanto all'amministrazione quanto ai privati e agli enti preposti alla tutela del patrimonio storico-artistico affinchè intervengano e si adoperino per riconsegnare alla città un luogo e un simbolo della memoria e un laboratorio di idee e creatività».
Come mai si è occupata, nella sua tesi, dell'ex convento di S. Andrea?
Occuparmi dell'ex Convento di Sant'Andrea a Barletta è stata un'opportunità per apprezzare non solo una interessante testimonianza architettonica che si porta dietro tecniche cultura e costumi, ma specialmente per denunciare le sue condizioni di degrado e per sollevare il problema della conservazione del patrimonio storico-architettonico. L'intento è stato quello di formulare una proposta di un restauro e riuso del manufatto.
È stato semplice studiare un'opera architettonica così imponente?
L'approccio al monumento non è stato facile sia per le dimensioni del manufatto che per la complessità spaziale determinata anche dai vari rimaneggiamenti subiti nel corso della sua storia e quindi per le tecniche costruttive utilizzate. Inoltre ad aggravare queste difficoltà ha contribuito anche l' inaccessibilità burocratica dei documenti e lo stato di degrado in cui versa l'edificio.
Qual è lo scopo del suo studio circa l'ex convento di S. Andrea?
Partendo dall'idea di un restauro conservativo la proposta progettuale oggetto della tesi si è articolata intorno alla riconversione e trasformazione dell'ex Convento in struttura turistico ricettiva con spazi di pertinenza pubblica nell'ottica di una funzione culturale da parte della città. Tutto ciò, sopratutto inserito, in un contesto di recupero e valorizzazione del centro storico che attende da anni di ritrovare la sua vocazione culturale. Il progetto integra un intervento di conservazione della memoria storica nel rispetto dell'autenticità materica del manufatto e della sua primitiva conformazione spaziale, con le necessità contemporanee di spazi e funzioni ben distinte che parlano un linguaggio architettonico contemporaneo. Ma è vero che all'interno del monumento è presente una voragine causata da infiltrazioni d'acqua? L'azzardo di ricavare questi spazi nasce da una necessità tecnica di consolidamento della struttura infatti ad oggi il chiostro, non visibile dall'esterno, è imploso su se stesso a causa d'infiltrazioni, portandosi con sé anche la struttura del pozzo.
«Il mio progetto non ha pretese di verità costituisce una proposta/provocazione rivolta tanto all'amministrazione quanto ai privati e agli enti preposti alla tutela del patrimonio storico-artistico affinchè intervengano e si adoperino per riconsegnare alla città un luogo e un simbolo della memoria e un laboratorio di idee e creatività».
Come mai si è occupata, nella sua tesi, dell'ex convento di S. Andrea?
Occuparmi dell'ex Convento di Sant'Andrea a Barletta è stata un'opportunità per apprezzare non solo una interessante testimonianza architettonica che si porta dietro tecniche cultura e costumi, ma specialmente per denunciare le sue condizioni di degrado e per sollevare il problema della conservazione del patrimonio storico-architettonico. L'intento è stato quello di formulare una proposta di un restauro e riuso del manufatto.
È stato semplice studiare un'opera architettonica così imponente?
L'approccio al monumento non è stato facile sia per le dimensioni del manufatto che per la complessità spaziale determinata anche dai vari rimaneggiamenti subiti nel corso della sua storia e quindi per le tecniche costruttive utilizzate. Inoltre ad aggravare queste difficoltà ha contribuito anche l' inaccessibilità burocratica dei documenti e lo stato di degrado in cui versa l'edificio.
Qual è lo scopo del suo studio circa l'ex convento di S. Andrea?
Partendo dall'idea di un restauro conservativo la proposta progettuale oggetto della tesi si è articolata intorno alla riconversione e trasformazione dell'ex Convento in struttura turistico ricettiva con spazi di pertinenza pubblica nell'ottica di una funzione culturale da parte della città. Tutto ciò, sopratutto inserito, in un contesto di recupero e valorizzazione del centro storico che attende da anni di ritrovare la sua vocazione culturale. Il progetto integra un intervento di conservazione della memoria storica nel rispetto dell'autenticità materica del manufatto e della sua primitiva conformazione spaziale, con le necessità contemporanee di spazi e funzioni ben distinte che parlano un linguaggio architettonico contemporaneo. Ma è vero che all'interno del monumento è presente una voragine causata da infiltrazioni d'acqua? L'azzardo di ricavare questi spazi nasce da una necessità tecnica di consolidamento della struttura infatti ad oggi il chiostro, non visibile dall'esterno, è imploso su se stesso a causa d'infiltrazioni, portandosi con sé anche la struttura del pozzo.