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Artigianato manifatturiero pugliese a rischio

Le aziende chiudono, produzione quasi ferma, domanda interna scarsa. Perdite del 7,6% nel settore della stampa

In quattro anni, dal 2009 al 2013, si sono «perse», solo in Puglia, ben 2.360 attività manifatturiere, pari all'11,7 per cento in meno. Ce ne erano 20.146. Oggi sono 17.786. Rappresentano il 23,6 per cento circa della totalità delle imprese artigiane (75.376). E' quanto emerge dalla prima indagine congiunturale sull'artigianato manifatturiero, condotta dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia.

In particolare, le ditte e le società che si occupano di «confezioni di articoli di abbigliamento» sono crollate del 27,9 per cento. Erano 2.668, oggi sono 1.923, con un saldo negativo di 745 unità. Le fabbriche di mobili sono diminuite del 24 per cento (da 915 a 695). Il saldo è negativo di 220 unità. In questo comparto sono comprese numerose attività che rappresentano quasi tutte le tipologie di mobili (soggiorno, letto, cucina, ufficio, materassi, eccetera), con una prevalenza per le poltrone e i divani.

Segue l'industria tessile che ha «perso» 110 imprese, con un tasso negativo del 16,9 per cento (da 652 a 542).
Le fabbriche di «altri prodotti della lavorazione di minerali» sono diminuite del 9,7 per cento: da 1.276 a 1.152. Ce ne sono 124 in meno. Si contano 329 fabbriche di prodotti in metallo (esclusi i macchinari) in meno rispetto a quattro anni fa (da 3.504 a 3.175). In termini percentuali, il 9,4 in meno. Racchiude, prevalentemente, le unità che operano nella produzione di elementi da costruzione affiancate da lavorazioni di trattamento e rivestimento del metallo; poco significativa la metallurgia.

Nello stesso quadriennio (2009-2013), la «stampa e riproduzione di supporti registrati» scende di 65 unità, pari al 7,6 per cento (da 857 a 792). Le altre industrie manifatturiere si sono contratte, in media, del 6,7 per cento (da 2.003 a 1.869). Questo settore è residuale rispetto ai precedenti e, di conseguenza, è molto variegato: le produzioni più significative sono quelle della lavorazione di minerali non metalliferi (vetro, ceramica, pietre) e della carto-tecnica (stampa e lavorazione della carta e del cartone). Da segnalare anche quelle della produzione di attrezzature mediche e dentistiche, delle lavorazioni di gioielleria e oreficeria, dell'installazione, manutenzione e riparazione di macchinari industriali.

Stabile, tutto sommato, il settore alimentare che «perde» appena l'uno per cento ed è, in termini assoluti, il più rappresentativo (3.179 attività). L'unica nota positiva riguarda la «riparazione, manutenzione ed installazione di macchine» che registra una performance del 35,1 per cento, con un saldo attivo di 217 unità (da 618 a 835).

«L'artigianato manifatturiero - spiega il presidente di Confartigianato Imprese Puglia, Francesco Sgherza - rappresenta una realtà estremamente importante e dinamica nella nostra regione. Si contano, infatti, quasi 18mila imprese nel solo settore dell'artigianato manifatturiero e dei servizi alla persona. Tuttavia - aggiunge - la domanda interna, che rappresenta la fetta più grossa degli ordinativi delle imprese locali, resta bassa, troppo bassa per intravedere a breve una ripresa».

Dati per province - La provincia Bat, aggregata a quella di Bari, se confrontata con le altre, ha sofferto in modo più intenso gli effetti della recessione. Le imprese manifatturiere del capoluogo regionale, infatti, sono diminuite del 13,9 per cento (da 9.209 a 7.926). Segue Lecce che ha «perso» 569 attività (-11,2 per cento), Foggia 252 unità (-9,8 per cento), Brindisi 157 aziende (-9,6 per cento) e Taranto 99 società (-6 per cento).
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