Istituzionale
Antenna alla rotonda Parilli, chiesta sospensione dei lavori per 30 giorni
Le speculazioni di un centrodestra non proprio ambientalista. Maffei si impegna a rivisitare il piano per la telefonia mobile
Barletta - mercoledì 4 maggio 2011
20.34
Questa mattina durante una conferenza stampa il sindaco Maffei ha fatto sapere di aver chiesto tramite una lettera indirizzata alla Vodafone la sospensione dei lavori di realizzazione della tanto contestata antenna della rotonda all'incrocio di viale Ippocrate con via Parrilli e la messa in sicurezza del cantiere. La richiesta è giustificata dal fatto che nel tempo trascorso dalla concessione dei suoli (determina n.1924 del 27 ottobre 2006) ad oggi la consistenza urbanistica ed abitativa è cambiata. Il comune si avvarrà di questo periodo di sospensione, necessario anche per superare questo momento di sfrenata campagna elettorale ed evitare quindi speculazioni mediatiche da parte di tutta la compagine politica, per consentire i doverosi approfondimenti, ma anche per rispondere alle istanze di cittadini e comitati che ieri hanno presidiato il sito e protestato per la salvaguardia della propria salute.
Il piano di installazione comunale degli impianti di telefonia mobile e radiotelevisivi a cui si è fatto riferimento nel corso della conferenza è quello approvato dalla delibera n.273 del 7 ottobre 2005, che rimanda alla precedente amministrazione in cui la candidata Vitobello era assessore. La candidata sindaco non votò il provvedimento ma di fatto citando Maffei «non l'ha portata a prendere delle distanze, probabilmente perché temeva che quello che si era verificato con l'assessore Grippo si verificasse con lei» ovvero la revoca da parte del sindaco. Non ci fu una presa di posizione netta, o almeno non come quella che manifesta oggi in presenza di televisioni e giornali.
Comportamenti che dovrebbero mettere sull'attenti i cittadini, quantomeno considerando le contraddizioni in seno ad una coalizione quella del centrodestra che oggi grida allo scandalo, ma che mai si è indignata per le decisioni prese sia a livello nazionale (la legge Gasparri 2004 proprio sull'installazione delle antenne, incentivi a favore del nucleare a discapito dell'eolico e del solare, incentivi alle perforazioni in mare e agli inceneritori, concessioni sull'abusivismo edilizio), che provinciale vedi le centrali a biomasse che proliferano nella Bat e la questione dei rifiuti bruciati nella cementeria. Non proprio dei paladini dell'ambiente e della salute.
Non funziona neanche la politica di scaricabarile adottati dall'amministrazione Maffei, è vero la concessione risale al 2006, ma è quattro anni dopo che il "gestore chiede i permessi per attuare le prescrizioni di quel piano che individuano nella rotonda del sottovia Parrilli l'ubicazione dell'antenna" parafrasando lo stesso sindaco. Quindi le responsabilità ci sono. E soprattutto perché non si è provveduto a cambiare il piano di installazione delle antenne? Rientra questo nei poteri di un'amministrazione?
Si è discusso inoltre del famoso impianto di 80 metri da ubicare nei pressi del cimitero che permetterebbe di dislocare tutte le antenne radiotelevisive, le più dannose per la salute. Considerato a suo tempo uno scempio paesaggistico ma a mio parere una soluzione necessaria per la tutela della salute, che oggi non può passare in secondo piano rispetto a logiche di sviluppo turistico e quindi a logiche economiche. Con l'auspicio di non assistere nei prossimi giorni a quella ridicola corsa alla visibilità di cui si sono resi diversi protagonisti politici le cui contraddizioni ideologiche sono sotto gli occhi di tutti a partire da chi prima era da una parte e adesso si ritrova dall'altra.
Il piano di installazione comunale degli impianti di telefonia mobile e radiotelevisivi a cui si è fatto riferimento nel corso della conferenza è quello approvato dalla delibera n.273 del 7 ottobre 2005, che rimanda alla precedente amministrazione in cui la candidata Vitobello era assessore. La candidata sindaco non votò il provvedimento ma di fatto citando Maffei «non l'ha portata a prendere delle distanze, probabilmente perché temeva che quello che si era verificato con l'assessore Grippo si verificasse con lei» ovvero la revoca da parte del sindaco. Non ci fu una presa di posizione netta, o almeno non come quella che manifesta oggi in presenza di televisioni e giornali.
Comportamenti che dovrebbero mettere sull'attenti i cittadini, quantomeno considerando le contraddizioni in seno ad una coalizione quella del centrodestra che oggi grida allo scandalo, ma che mai si è indignata per le decisioni prese sia a livello nazionale (la legge Gasparri 2004 proprio sull'installazione delle antenne, incentivi a favore del nucleare a discapito dell'eolico e del solare, incentivi alle perforazioni in mare e agli inceneritori, concessioni sull'abusivismo edilizio), che provinciale vedi le centrali a biomasse che proliferano nella Bat e la questione dei rifiuti bruciati nella cementeria. Non proprio dei paladini dell'ambiente e della salute.
Non funziona neanche la politica di scaricabarile adottati dall'amministrazione Maffei, è vero la concessione risale al 2006, ma è quattro anni dopo che il "gestore chiede i permessi per attuare le prescrizioni di quel piano che individuano nella rotonda del sottovia Parrilli l'ubicazione dell'antenna" parafrasando lo stesso sindaco. Quindi le responsabilità ci sono. E soprattutto perché non si è provveduto a cambiare il piano di installazione delle antenne? Rientra questo nei poteri di un'amministrazione?
Si è discusso inoltre del famoso impianto di 80 metri da ubicare nei pressi del cimitero che permetterebbe di dislocare tutte le antenne radiotelevisive, le più dannose per la salute. Considerato a suo tempo uno scempio paesaggistico ma a mio parere una soluzione necessaria per la tutela della salute, che oggi non può passare in secondo piano rispetto a logiche di sviluppo turistico e quindi a logiche economiche. Con l'auspicio di non assistere nei prossimi giorni a quella ridicola corsa alla visibilità di cui si sono resi diversi protagonisti politici le cui contraddizioni ideologiche sono sotto gli occhi di tutti a partire da chi prima era da una parte e adesso si ritrova dall'altra.