Politica
Analisi Comunali Barletta 2022: la “scelta” di Carmine
«Siamo sicuri che la scelta di Doronzo al ballottaggio non sia stata per nulla facile»
Barletta - sabato 9 luglio 2022
Da quando nei primi anni Novanta la politica italiana si è messa in testa di scimmiottare, naturalmente in peggio, quella anglosassone, il dibattito ad ogni livello sulla "cosa pubblica" è diventato una sorta di reality show nel quale i cittadini-elettori vengono sistematicamente aizzati contro questo o quel politico, in una sorta di curva Nord contro curva Sud dove a tutto si bada tranne che ai contenuti. Uno scontro al calor bianco tra l'altro sapientemente alimentato proprio da coloro i quali da anni ci propinano la colossale bufala secondo la quale "destra" e "sinistra" sarebbero concetti ormai superati, come se capitale e lavoro fossero ormai un'unica informe e acritica entità, e non invece due mondi, due concetti sempre più distinti e distanti.
Capita così che a Barletta uno come Carmine Doronzo, di cui tutto si può discutere fuorchè le granitiche posizioni politiche, passi in pochissimi giorni dalla soddisfazione per l'ottimo risultato fatto registrare al primo turno delle comunali, al sovraccarico di tensioni e polemiche riguardanti l'ormai celebre "apparentamento" al ballottaggio con le liste che appoggiavano Santa Scommegna. Tensioni e polemiche che, è bene ricordare e sottolineare, avrebbero quasi sicuramente investito il candidato di Coalizione Civica anche in caso di mancato "apparentamento" con la Scommegna, in quanto una eventuale terzietà al ballottaggio da parte di Carmine Doronzo e delle sue liste avrebbe "favorito le destre".
Ed è così che Doronzo si è trovato, non certo per colpe sue, nella paradossale situazione di essere da un lato il potenziale ago della bilancia al ballottaggio, e dall'altro nella condizione di trovarsi intrappolato di fronte all'alternativa tra due "scelte sbagliate": l'una, comunque la si pensi, per rispettabili motivi ideologici; l'altra, dovuta al livello di impopolarità raggiunto negli anni dal centrosinistra barlettano, del quale abbiamo recentemente scritto.
E proprio per i motivi sopraelencati siamo sicuri che la scelta di Doronzo al ballottaggio non sia stata per nulla facile e che alla fine egli abbia optato per una dolorosa coerenza, riproponendo a PD e satelliti - come del resto già fatto ai tempi di Pasquale Cascella - una giunta di alto profilo.
Come poi andarono le cose al tempo dell'amministrazione guidata dall'ex portavoce di Giorgio Napolitano è noto a tutti: con assessori di "alto profilo" che per svariati motivi fuggivano a gambe levate dopo pochi mesi; e con Carmine Doronzo e Maria Campese (allora consiglieri di SEL) che passarono dal sostegno a Cascella alla più feroce delle opposizioni.
Forse anche tutto questo è stato alla base del mezzo ammutinamento al ballottaggio da parte di molti che al primo turno avevano sostenuto con convinzione la candidatura di Carmine Doronzo, la cui massima colpa in fin dei conti è stata quella di provare a credere, da uomo di sinistra, in un centrosinistra diverso. E questo, nel paese che vive la politica come il derby Roma-Lazio del celebre film di Pippo Franco, ma che nel contempo crede a chi dice che "destra" e "sinistra" non ci sono più, evidentemente per molti non è accettabile.
Capita così che a Barletta uno come Carmine Doronzo, di cui tutto si può discutere fuorchè le granitiche posizioni politiche, passi in pochissimi giorni dalla soddisfazione per l'ottimo risultato fatto registrare al primo turno delle comunali, al sovraccarico di tensioni e polemiche riguardanti l'ormai celebre "apparentamento" al ballottaggio con le liste che appoggiavano Santa Scommegna. Tensioni e polemiche che, è bene ricordare e sottolineare, avrebbero quasi sicuramente investito il candidato di Coalizione Civica anche in caso di mancato "apparentamento" con la Scommegna, in quanto una eventuale terzietà al ballottaggio da parte di Carmine Doronzo e delle sue liste avrebbe "favorito le destre".
Ed è così che Doronzo si è trovato, non certo per colpe sue, nella paradossale situazione di essere da un lato il potenziale ago della bilancia al ballottaggio, e dall'altro nella condizione di trovarsi intrappolato di fronte all'alternativa tra due "scelte sbagliate": l'una, comunque la si pensi, per rispettabili motivi ideologici; l'altra, dovuta al livello di impopolarità raggiunto negli anni dal centrosinistra barlettano, del quale abbiamo recentemente scritto.
E proprio per i motivi sopraelencati siamo sicuri che la scelta di Doronzo al ballottaggio non sia stata per nulla facile e che alla fine egli abbia optato per una dolorosa coerenza, riproponendo a PD e satelliti - come del resto già fatto ai tempi di Pasquale Cascella - una giunta di alto profilo.
Come poi andarono le cose al tempo dell'amministrazione guidata dall'ex portavoce di Giorgio Napolitano è noto a tutti: con assessori di "alto profilo" che per svariati motivi fuggivano a gambe levate dopo pochi mesi; e con Carmine Doronzo e Maria Campese (allora consiglieri di SEL) che passarono dal sostegno a Cascella alla più feroce delle opposizioni.
Forse anche tutto questo è stato alla base del mezzo ammutinamento al ballottaggio da parte di molti che al primo turno avevano sostenuto con convinzione la candidatura di Carmine Doronzo, la cui massima colpa in fin dei conti è stata quella di provare a credere, da uomo di sinistra, in un centrosinistra diverso. E questo, nel paese che vive la politica come il derby Roma-Lazio del celebre film di Pippo Franco, ma che nel contempo crede a chi dice che "destra" e "sinistra" non ci sono più, evidentemente per molti non è accettabile.