Religioni
Addio Francesco
Il testo della commemorazione di Nicola Maffei
Barletta - sabato 11 settembre 2010
Riceviamo e volentieri pubblichiamo, senza altro aggiungere se non condividendo le ultime parole del nostro primo cittadino: «Ciao Ciccio, Barletta non ti dimenticherà»
Cari Paolo e Sabrina, gentile signora Raffaella, cari familiari ed amici,
perdere un marito, un padre e un figlio è nella storia delle vite di ognuno di noi. Nonostante tutto perdere una persona amata resta in quell'angolo delle cose ragionevoli che però il cuore di ogni uomo e di ogni donna non é mai disposto ad accettare. É per questo che non vi dirò quanto sia ingiusto quello che è accaduto, né tantomeno quanto sia difficile per me svolgere un ruolo che considero nel contempo un grande onore e un impegno gravoso di difficile compimento, ma pur tuttavia un grande privilegio.
Certo, sono consapevole del rischio di essere manchevole nel descrivere a parole un uomo concreto - Francesco Salerno - che viveva e operava con riconosciuta, totalizzante passione ed una personalità forte che non lasciava zone d'ombra, dubbi, incertezze e dell'amore che questa città ha nutrito per lui, amandolo in modo completo, come solo con le persone che si amano davvero si riesce.
La mia difficoltà ha due motivazioni.
La prima riguarda la mia attuale condizione di Sindaco. Da me ci si aspetta un discorso ufficiale e che io pronunci parole istituzionali. E invece oggi parlo con il cuore di ogni barlettano perchè è questo che deve fare un Sindaco, e Francesco, questo, lo sapeva e lo sapeva fare bene.
La seconda, non ve lo nascondo, è dovuta alla difficoltà di essere venuto dopo di lui, di essere divenuto Sindaco dopo i suoi nove anni che hanno consentito a questa città di allargare lo spettro della visione di se stessa smarginalizzandone il profilo, imponendolo alla storia della Puglia con l'identità che le è consona: Barletta, la città della Disfida; Barletta, la città delle due medaglie d'oro e della Resistenza; Barletta, la città capoluogo della provincia di Barletta, e non importa se alle nostre legittime aspirazioni siano state affiancate Andria e Trani. Perchè quello che Francesco ha concesso ad ogni barlettano è stato l'orgoglio e la spocchia di dirsi barlettano.
Quando Francesco Salerno è divenuto Sindaco di Barletta questa nostra terra era ancora ferita e dolorante. Uscivamo da una lunga stagione di crisi, vissuta tra l'eroina dei quartieri poveri e gli spari della malavita, i rovesci della caduta della Prima Repubblica e anche una dose importante di barlettanità negativa che andava canalizzata al meglio per evitare che implodesse.
Barletta, nel 1998, era ancora un grande paesone, uno dei tanti borghi di questa Puglia che solo in questi anni ha saputo cominciare a trovare la strada verso la libertà sociale e l'identità culturale.
Certamente Francesco Salerno è stato uno dei costruttori di questa Puglia odierna.
Francesco alla nostra terra ha concesso una vera e propria rivoluzione culturale. Fatta di lavoro e integrazione, di accoglienza e cura per i più deboli, di primi vagiti di quella Cultura e Arte che in questi pochi anni del mio mandato hanno saputo raccogliere esperienze e errori per consentire a Barletta di essere proiettata nel nuovo millennio con slancio e convinzione.
Nella sua lunga attività, svolta onorando la professione medica, come durante la sua esperienza da primo cittadino, non ha lesinato risorse fisiche ed intellettuali, riuscendo a trovare in sé sempre nuove energie ed inediti stimoli, difficili battaglie da affrontare, ambiziosi obiettivi da raggiungere.
Voi lo sapete: la sua personalità politica era vivissima, lungimirante, sfrontata, ma mai mancante di carità e di rispetto vero per i suoi avversari. Supponente forse, ma se lo poteva permettere.
Non aveva condiviso quasi nulla degli ultimi anni, da quando lui era assente dalla vita amministrativa. Non per una incapacità di leggere i miglioramenti e la altrettanta prospettiva offerta dopo di lui, da altri, alla nostra terra. Lui sapeva bene che Barletta anche senza di lui cresceva. Francesco, in realtà, soffriva l'assenza e l'impossibilità di decidere e operare, di comandare. Francesco era un protagonista, una di quelle personalità politiche incapaci di stare ferme o di confrontarsi per uno spazio superiore al tempo di una parola. Questo è stato il suo limite e la sua forza.
Non ve lo dice Nicola Maffei; ve lo dice il Sindaco di Barletta, certo di interpretare il sentire di tutta la città, dei suoi amici e dei suoi nemici, dei suoi alleati e dei suoi antagonisti, dei suoi corteggiatori e dei corteggiati: a lui dobbiamo tanto e mancherà a tutti.
Ieri pomeriggio ho pensato a lungo a quanto era accaduto negli ultimi mesi, alle difficoltà di confrontarsi tra grandi alleati seguendo la misura di quel progressismo culturale e politico che ci è stato lasciato in eredità durante la sua assenza dalla politica.
Ho ripensato anche al caos derivato in molta parte dei nostri partiti di Centro Sinistra dopo il suo ritorno.
Ho ripensato alle sue frasi taglienti nei confronti del mio partito, il Partito Democratico. Alla provocazione che aveva messo nel giudicare un'esperienza politica appena nata e che pure lui stesso aveva contribuito a fondare, definendola come contraria alla democrazia. Salvo poi tornare in casa sua, perchè lui, vecchio comunista, non poteva stare fuori dal PD. Francesco aveva una sua visione di democrazia, fatta non sempre di partecipazione e conciliazione, ma di rigore e obbedienza; non per forza di discussione e parola, ma di posizionamenti netti e di differenze sostanziali. In questo siamo stati diversi. La Politica, per Francesco, era una donna da accarezzare e corteggiare ma mai da assecondare. Questa è stata la sua forza; questa è stata anche la sua grandezza, tanto da farne piangere la scomparsa, oggi, dai grandi della politica italiana.
Ora che Francesco non c'è più, proprio quando si apprestava, è inutile nasconderselo, a tornare a sfidare la città, noi tutti amministratori e politici abbiamo un dovere: riconciliarci e tornare a operare, insieme, per il bene di Barletta e dei barlettani. La città oggi non ha più motivo di dividersi. Non ci sono personalità come Francesco, in grado di imporre, nel bene e nel male, un motivo di divisione.
Ora Francesco non c'è più. E se ne è andato in un modo inaspettato e improvviso, in punta di piedi, lasciando la sua famiglia e tutti noi increduli e sotto shock.
In questa città, nella quale Francesco Salerno ha legittimamente lasciato una impronta che nessuno potrà cancellare, non sbiadirà il ricordo del suo operato che rimarrà nella storia e nella memoria di chi lo ha conosciuto anche solo stringendogli la mano.
Addio Francesco, Ciao Ciccio, Barletta non ti dimenticherà.
Cari Paolo e Sabrina, gentile signora Raffaella, cari familiari ed amici,
perdere un marito, un padre e un figlio è nella storia delle vite di ognuno di noi. Nonostante tutto perdere una persona amata resta in quell'angolo delle cose ragionevoli che però il cuore di ogni uomo e di ogni donna non é mai disposto ad accettare. É per questo che non vi dirò quanto sia ingiusto quello che è accaduto, né tantomeno quanto sia difficile per me svolgere un ruolo che considero nel contempo un grande onore e un impegno gravoso di difficile compimento, ma pur tuttavia un grande privilegio.
Certo, sono consapevole del rischio di essere manchevole nel descrivere a parole un uomo concreto - Francesco Salerno - che viveva e operava con riconosciuta, totalizzante passione ed una personalità forte che non lasciava zone d'ombra, dubbi, incertezze e dell'amore che questa città ha nutrito per lui, amandolo in modo completo, come solo con le persone che si amano davvero si riesce.
La mia difficoltà ha due motivazioni.
La prima riguarda la mia attuale condizione di Sindaco. Da me ci si aspetta un discorso ufficiale e che io pronunci parole istituzionali. E invece oggi parlo con il cuore di ogni barlettano perchè è questo che deve fare un Sindaco, e Francesco, questo, lo sapeva e lo sapeva fare bene.
La seconda, non ve lo nascondo, è dovuta alla difficoltà di essere venuto dopo di lui, di essere divenuto Sindaco dopo i suoi nove anni che hanno consentito a questa città di allargare lo spettro della visione di se stessa smarginalizzandone il profilo, imponendolo alla storia della Puglia con l'identità che le è consona: Barletta, la città della Disfida; Barletta, la città delle due medaglie d'oro e della Resistenza; Barletta, la città capoluogo della provincia di Barletta, e non importa se alle nostre legittime aspirazioni siano state affiancate Andria e Trani. Perchè quello che Francesco ha concesso ad ogni barlettano è stato l'orgoglio e la spocchia di dirsi barlettano.
Quando Francesco Salerno è divenuto Sindaco di Barletta questa nostra terra era ancora ferita e dolorante. Uscivamo da una lunga stagione di crisi, vissuta tra l'eroina dei quartieri poveri e gli spari della malavita, i rovesci della caduta della Prima Repubblica e anche una dose importante di barlettanità negativa che andava canalizzata al meglio per evitare che implodesse.
Barletta, nel 1998, era ancora un grande paesone, uno dei tanti borghi di questa Puglia che solo in questi anni ha saputo cominciare a trovare la strada verso la libertà sociale e l'identità culturale.
Certamente Francesco Salerno è stato uno dei costruttori di questa Puglia odierna.
Francesco alla nostra terra ha concesso una vera e propria rivoluzione culturale. Fatta di lavoro e integrazione, di accoglienza e cura per i più deboli, di primi vagiti di quella Cultura e Arte che in questi pochi anni del mio mandato hanno saputo raccogliere esperienze e errori per consentire a Barletta di essere proiettata nel nuovo millennio con slancio e convinzione.
Nella sua lunga attività, svolta onorando la professione medica, come durante la sua esperienza da primo cittadino, non ha lesinato risorse fisiche ed intellettuali, riuscendo a trovare in sé sempre nuove energie ed inediti stimoli, difficili battaglie da affrontare, ambiziosi obiettivi da raggiungere.
Voi lo sapete: la sua personalità politica era vivissima, lungimirante, sfrontata, ma mai mancante di carità e di rispetto vero per i suoi avversari. Supponente forse, ma se lo poteva permettere.
Non aveva condiviso quasi nulla degli ultimi anni, da quando lui era assente dalla vita amministrativa. Non per una incapacità di leggere i miglioramenti e la altrettanta prospettiva offerta dopo di lui, da altri, alla nostra terra. Lui sapeva bene che Barletta anche senza di lui cresceva. Francesco, in realtà, soffriva l'assenza e l'impossibilità di decidere e operare, di comandare. Francesco era un protagonista, una di quelle personalità politiche incapaci di stare ferme o di confrontarsi per uno spazio superiore al tempo di una parola. Questo è stato il suo limite e la sua forza.
Non ve lo dice Nicola Maffei; ve lo dice il Sindaco di Barletta, certo di interpretare il sentire di tutta la città, dei suoi amici e dei suoi nemici, dei suoi alleati e dei suoi antagonisti, dei suoi corteggiatori e dei corteggiati: a lui dobbiamo tanto e mancherà a tutti.
Ieri pomeriggio ho pensato a lungo a quanto era accaduto negli ultimi mesi, alle difficoltà di confrontarsi tra grandi alleati seguendo la misura di quel progressismo culturale e politico che ci è stato lasciato in eredità durante la sua assenza dalla politica.
Ho ripensato anche al caos derivato in molta parte dei nostri partiti di Centro Sinistra dopo il suo ritorno.
Ho ripensato alle sue frasi taglienti nei confronti del mio partito, il Partito Democratico. Alla provocazione che aveva messo nel giudicare un'esperienza politica appena nata e che pure lui stesso aveva contribuito a fondare, definendola come contraria alla democrazia. Salvo poi tornare in casa sua, perchè lui, vecchio comunista, non poteva stare fuori dal PD. Francesco aveva una sua visione di democrazia, fatta non sempre di partecipazione e conciliazione, ma di rigore e obbedienza; non per forza di discussione e parola, ma di posizionamenti netti e di differenze sostanziali. In questo siamo stati diversi. La Politica, per Francesco, era una donna da accarezzare e corteggiare ma mai da assecondare. Questa è stata la sua forza; questa è stata anche la sua grandezza, tanto da farne piangere la scomparsa, oggi, dai grandi della politica italiana.
Ora che Francesco non c'è più, proprio quando si apprestava, è inutile nasconderselo, a tornare a sfidare la città, noi tutti amministratori e politici abbiamo un dovere: riconciliarci e tornare a operare, insieme, per il bene di Barletta e dei barlettani. La città oggi non ha più motivo di dividersi. Non ci sono personalità come Francesco, in grado di imporre, nel bene e nel male, un motivo di divisione.
Ora Francesco non c'è più. E se ne è andato in un modo inaspettato e improvviso, in punta di piedi, lasciando la sua famiglia e tutti noi increduli e sotto shock.
In questa città, nella quale Francesco Salerno ha legittimamente lasciato una impronta che nessuno potrà cancellare, non sbiadirà il ricordo del suo operato che rimarrà nella storia e nella memoria di chi lo ha conosciuto anche solo stringendogli la mano.
Addio Francesco, Ciao Ciccio, Barletta non ti dimenticherà.