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Acredine color arancio: da Guantanamo all’Isis

La lectio magistralis del Prof. Ugo Villani all’Arci “C.Cafiero”

Nel potere non ci sono detenuti, nè detentori , ma solo punti di raccordo. A partire da questa lucida analisi di Foucault, nessuno può sentirsi escluso dal discorso sulla guerra, sia essa passata o futura. E a Barletta, è il Prof. Ugo Villani a ricordarci le implicazioni universali, anche delle battaglie più sottaciute; lo fa presso la sede dell'Arci "Cafiero", alla presenza di giovani, consiglieri (Carmine Doronzo), curiosi e maestri (Paolo Vitali).

Gli attacchi a Charlie Hebdo e al mercato ebraico di Parigi hanno innescato una rete di riflessioni sulla libertà d'espressione, sull'antisemitismo contemporaneo, sul diritto di satira, sul terrorismo interno, sull'odio religioso. In una parola, sulla regia del funerale della civiltà umana. Da ex assessore alla trasparenza (il primo a dimettersi dall'amministrazione Cascella), Ugo Villani veste l'abito da giurista e ci parla del cuore raggiunto dalle mine esplosive del terrorismo islamico: l'Europa. A partire dall'Art.10 della Convenzione dei diritti umani di Strasburgo (ribadito dalla Corte Europea in seguito a un "Casse-toi, pauv'con" pronunciato dal Presidente Nicolas Sarkozy-che causò la condanna della Francia per violazione della libertà d'espressione), si ritiene la satira un elemento aggregante del pubblico dibattito, un commento sociale che non deve ledere le diverse dignità etniche e religiose. Come contemperare la libertà d'espressione e il rispetto per le idee altrui? Contenere l'istigazione all'odio, le forme offensive e distruttive delle altrui libertà, moderare le dichiarazioni di superiorità e inferiorità non sono che le applicazioni democratiche di un pluralismo culturale, proprio del post-modernismo in cui viviamo.

«C'è una linea sottile tra il diritto d'espressione e il diritto a non essere vittima di un'espressione distorta. L'esercizio della libertà comporta inevitabilmente delle responsabilità» afferma Ugo Villani, il quale critica questo laicismo fondamentalista. Sul nodo ancora non sciolto del conflitto arabo-israeliano, Villani parla del principio di autodeterminazione del popolo palestinese, diritto riconosciuto da molti stati europei. Inoltre, l'assemblea generale ONU ha elevato lo status della Palestina, considerandolo non più ente osservatore, ma stato osservatore; la nascita dello stato di Palestina è un diritto arabo e un dovere di ogni paese del mondo, compreso Israele. «Sarebbe un'utopia credere al raggiungimento di uno stato unico per i due popoli, ma la convivenza pacifica non avviene perché sono sempre le forze estremiste a prevalere» asserisce Villani. Il principio di autodeterminazione non vale, invece, per l'Ucraina, perché tale principio è applicabile in tre situazioni particolari: colonialismo; popolo sottoposto a regime razzista (comunità dei neri); popolo privato del suo territorio con la forza (situazione palestinese). Nessuno dei tre è un caso conforme alla crisi ucraina, nonostante il 98% della popolazione sia filorussa. A questo diritto si aggiunge quello dell'integrità territoriale e quello che conferisce un riconoscimento giuridico alle minoranze, permettendo loro la libera professione delle loro peculiarità.

L'indipendenza di Abcazia e Ossezia del Sud, quella sui generis della Crimea, la nascita del Kosovo sul sangue di Serbia e Montenegro, le torture di Guantanamo, la toppa scucita della Libia, la pena di morte ristabilita in Iraq per mano Usa, l'alleanza Iran-Siria e il partito IS (ex Isis) sono le fosse in subduzione della Pangea del secondo millennio e rendono la Panthalassa del Mediterraneo il nuovo Black Atlantic. Quale il ruolo della Fortezza Europa? Così antica e fragile nella sua potenza civile e non militare? Il neonato Tritone, mezzo uomo e mezzo pesce, è il simbolo calzante di un'ibrida Europa, pronta a rivendicare la sua libertà d'espressione e a farne a meno quando si tratta si massacri mondiali.
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