Territorio
A chi giova la trivella petrolifera?
Il porto di Barletta, una tomba liquida
Barletta - sabato 8 agosto 2015
Dopo la segnalazione del segretario cittadino del Partito Democratico Franco Ferrara sullo stato comatoso del mare di Barletta, pubblichiamo l'intervento di più ampio respiro del prof. Nicola Palmitessa, su una questione "ignorata" dai nostri amministratori: il Porto di Barletta.
«Chiedersi a chi gioverebbero le trivelle petrolifere nei mari di Puglia, sarebbe affermare il suo contrario, ovvero: chi sarebbero gli indifferenti-denigratori di "Barletta città marinara"? La stessa di alcuni anni fa, della pubblicazione e dei convegni dei quattro saggi storici su "Barletta Città Marinara", pare sia stato un evento profetico per il bene comune della nostra città e della intera Puglia. Vi sarebbe di più.
Se inizialmente il "niet" negazionista del dialogo sull'identità marinara con il Comune di Barletta, coincideva con una sorta di personale "idrofobia culturale e politica" del sindaco di Barletta, oggi farebbe supporre qualcos'altro. Mentre il sud Italia si sta trasformando in una vera e propria marea di protesta contro le trivellazioni petrolifere, con le sue Regioni di Puglia, Basilicata e Calabria, in testa il nostro governatore Emiliano e relativi sindaci, perché il sindaco di Barletta gongola?
Perché nella nostra provincia solo Trani, con la sua Lega Navale, Assonautica e numerosi soggetti ambientalisti hanno preso risolute difese? Perché soltanto ora la salutare levata di scudi in Barletta, da parte del movimento 5 Stelle, Legambiente e del movimento politico La Buona Politica? Perché solo ora si chiede al Presidente del Consiglio Carmela Peschechera e al sindaco Pasquale Cascella di trasmettere al Governo la volontà contraria alle autorizzazioni per le società multinazionali per l'estrazione del petrolio nell'Adriatico, dal Gargano al Salento? Se è vero - come dice il presidente di Legambiente Puglia - secondo l'Eni si tratterebbe di scarse e costose presenze di petrolio, peraltro si scarsa qualità, perché le multinazionali estere la farebbero da padrona?
Perché nella nostra grande e orgogliosa città marinara, il pubblico dialogo tra politici si è ridotto a banali e incomprensibili balbuzie, additando la solita Bar.S.A come il principale nemico cittadino, mentre si ignora del tutto quale sia il vero destino di quello che "fu" il porto di Barletta, proprio adesso che è in atto la grande riforma in atto del sistema portuale italiano.
Perché il sindaco non trova il coraggio di emettere chiare ordinanze, penalizzando chi immette acque nere nelle fogne bianche? Perché la furberia di bassa lega di certi segretari politici, troppo zelanti nel chiacchiericcio sul mare - diventato una fogna libera - ignorano volutamente l'esistenza del porto di Barletta? Perché ignorano gli strategici interessi commerciali e turistici di Barletta e della Puglia Settentrionale? Mentre l'eccellenza del nostro porto langue, diventando un porto fantasma, perché nessuno dice - secondo il Piano operativo Triennale dell'autorità del Lavante - che rispetto a quello barese, il porto barlettano vale meno di una pozzanghera d'acqua sporca, ossia in termini di potenziali e strategici investimenti solo il 7%? Che dire delle dighe foranee, logisticamente inutili e dannose, pensate come una futura tomba liquida per tutti? Nessuno ne parla? Perché?
Ha senso negare un'autentica cultura economica, storica e ambientale del mare nostrum, se non sospettare di essere complici di raggiri internazionali? A chi giova l'estrema fragilità internazionale dell'Italia in un mar Mediterraneo - disse il cardinale barlettano Francesco Montenegro - diventato come una tomba liquida? D'altra parte, se il problema sarebbe nella generale sfiducia della classe dirigente, perché non promuovere, come in tutte le città d'Italia, un comitato promotore per il porto e la città marinara? Perché da oltre un anno non si riesce a portare in consiglio comunale almeno la proposta di "Barletta città marinara"?».
Dr. Nicola Palmitessa
Centro Studi La Cittadella Innova
«Chiedersi a chi gioverebbero le trivelle petrolifere nei mari di Puglia, sarebbe affermare il suo contrario, ovvero: chi sarebbero gli indifferenti-denigratori di "Barletta città marinara"? La stessa di alcuni anni fa, della pubblicazione e dei convegni dei quattro saggi storici su "Barletta Città Marinara", pare sia stato un evento profetico per il bene comune della nostra città e della intera Puglia. Vi sarebbe di più.
Se inizialmente il "niet" negazionista del dialogo sull'identità marinara con il Comune di Barletta, coincideva con una sorta di personale "idrofobia culturale e politica" del sindaco di Barletta, oggi farebbe supporre qualcos'altro. Mentre il sud Italia si sta trasformando in una vera e propria marea di protesta contro le trivellazioni petrolifere, con le sue Regioni di Puglia, Basilicata e Calabria, in testa il nostro governatore Emiliano e relativi sindaci, perché il sindaco di Barletta gongola?
Perché nella nostra provincia solo Trani, con la sua Lega Navale, Assonautica e numerosi soggetti ambientalisti hanno preso risolute difese? Perché soltanto ora la salutare levata di scudi in Barletta, da parte del movimento 5 Stelle, Legambiente e del movimento politico La Buona Politica? Perché solo ora si chiede al Presidente del Consiglio Carmela Peschechera e al sindaco Pasquale Cascella di trasmettere al Governo la volontà contraria alle autorizzazioni per le società multinazionali per l'estrazione del petrolio nell'Adriatico, dal Gargano al Salento? Se è vero - come dice il presidente di Legambiente Puglia - secondo l'Eni si tratterebbe di scarse e costose presenze di petrolio, peraltro si scarsa qualità, perché le multinazionali estere la farebbero da padrona?
Perché nella nostra grande e orgogliosa città marinara, il pubblico dialogo tra politici si è ridotto a banali e incomprensibili balbuzie, additando la solita Bar.S.A come il principale nemico cittadino, mentre si ignora del tutto quale sia il vero destino di quello che "fu" il porto di Barletta, proprio adesso che è in atto la grande riforma in atto del sistema portuale italiano.
Perché il sindaco non trova il coraggio di emettere chiare ordinanze, penalizzando chi immette acque nere nelle fogne bianche? Perché la furberia di bassa lega di certi segretari politici, troppo zelanti nel chiacchiericcio sul mare - diventato una fogna libera - ignorano volutamente l'esistenza del porto di Barletta? Perché ignorano gli strategici interessi commerciali e turistici di Barletta e della Puglia Settentrionale? Mentre l'eccellenza del nostro porto langue, diventando un porto fantasma, perché nessuno dice - secondo il Piano operativo Triennale dell'autorità del Lavante - che rispetto a quello barese, il porto barlettano vale meno di una pozzanghera d'acqua sporca, ossia in termini di potenziali e strategici investimenti solo il 7%? Che dire delle dighe foranee, logisticamente inutili e dannose, pensate come una futura tomba liquida per tutti? Nessuno ne parla? Perché?
Ha senso negare un'autentica cultura economica, storica e ambientale del mare nostrum, se non sospettare di essere complici di raggiri internazionali? A chi giova l'estrema fragilità internazionale dell'Italia in un mar Mediterraneo - disse il cardinale barlettano Francesco Montenegro - diventato come una tomba liquida? D'altra parte, se il problema sarebbe nella generale sfiducia della classe dirigente, perché non promuovere, come in tutte le città d'Italia, un comitato promotore per il porto e la città marinara? Perché da oltre un anno non si riesce a portare in consiglio comunale almeno la proposta di "Barletta città marinara"?».
Dr. Nicola Palmitessa
Centro Studi La Cittadella Innova