Qual è il vero potere del terrorismo?
«Informare per resistere», il parere di un giovane barlettano
giovedì 19 novembre 2015
iReport
«Qual è il vero potere del terrorismo? Viene definito come un mezzo meschino, subdolo, capace di irretire anche le menti più solidali nei confronti dell'umanità e del suo caratterizzante multiculturalismo, eppure c'è un momento in cui bisogna accettare che l'idea di un conflitto diretto, "faccia a faccia", non esiste più. Dal secondo conflitto globale, il volto della guerra e le sue meccaniche sono assai cambiate, la tecnologia ha permesso al mondo di aprirsi al mondo, dando egual importanza al pensiero di tutti noi, Tutti. Purtroppo, insieme alle pallottole e alle bombe, la grande macchina della propaganda fa più vittime di tutti, condizionando il pensiero di molti, piegando la volontà di interi popoli ad usare mezzi e mentalità che prima vedevano come oppressive e non necessarie. Oramai nei luoghi dove ci si confronta, dai bar ai social, tutti esprimono il loro parere scevri da ogni tipo di inibizione, forti del fatto che la situazione è tanto tragica da richiedere una risposta immediata e forte, e non ragionata e localizzata. L'incredibile potere dei fatti e degli eventi, che in questi giorni stanno scuotendo l'Europa e le stesse fondamenta della mentalità umana, è che tutto ciò ci lascia inermi e impotenti. Questo è quello che vogliono farci credere. Il terrorismo è una dottrina, una dottrina che emula l'islam, che si basa sull'ignoranza e la disperazione. Sono questi i fondamenti di tale cancro, che ammorba il mondo intero e che si propaga come un virus incontrollato, ma esiste una cura, esiste un rimedio: l'Informazione. Perchè è facile cadere in quegli stessi ideali che animano quei mostri, e sono quelle stesse senzasioni di disperazione e rabbia che ci fanno scegliere la via più comoda, quella più semplice, quella che con la pressione del dito possono eliminare apparentemente il problema. La verità, purtroppo o per fortuna, è sempre più complessa di quanto possiamo immaginare, la storia ci insegna che le meccaniche di popoli e regnanti sono indipendenti eppure collegate tra loro. Conoscere la storia, sopratutto quella contemporanea, significa contestualizzare ogni evento attuale, spiegarne il senso sia per chi lo commette, sia per chi lo subisce. Ancora una volta i mass media, i social e tutti i canali di informazione, hanno sulle spalle una responsabilità che va oltre il comune senso professionale, diventa un dovere civile. E per quanto la soggettività è intrinseca in questi contesti, ognuno di noi ha il dovere di esprimere la cruda, dura e a volte incomprensibile realtà per dare ad ogni persona l'occasione di ragionare e riflettere, comprendere e contestualizzare».
[Vincenzo Sfregola]
[Vincenzo Sfregola]