Covid, il dottor Barbaro: «Pensiamo che uno di questi pazienti possa essere un nostro caro»
La riflessione del giovane medico barlettano
domenica 22 novembre 2020
iReport
«Sabato mattina durante la pandemia Covid-19. Accendi la tv. I telegiornali continuano a parlare dei casi di pazienti Covid-19 che continuano a crescere a vista d'occhio in tutto il mondo, di pari passo con i nuovi ricoveri nei vari reparti ospedalieri e dei deceduti». Inizia così la riflessione che il dottor Stefano Barbaro, cittadino barlettano in servizio presso la rianimazione del policlinico di Bari, ha voluto condividere con la nostra redazione.
«Ti rechi a fare un po' di spesa, e non fai a meno di notare che molti degli operatori indossano la "famosa" mascherina, ma non correttamente (con naso scoperto per esempio, quindi inutile averla indossata), altri, completamente sprovveduti. Torni a casa passando davanti ad una delle piazze della tua città, una che fino a poco tempo fa era una delle più frequentate, e non fai a meno di notare che nonostante il momento particolare e le numerose restrizioni, gli stessi ragazzini che si ritrovavano lì in tempi di pace, lo fanno tutt'oggi come se nulla fosse.
E poi pensi a quando noi sanitari eravamo chiamati eroi. Pensi alla ragazza deceduta a Barletta nei giorni scorsi perché a quanto pare i sanitari erano impegnati con le altre decine di ammalati che giungevano in ospedale. Pensi a tutti i malati Covid ricoverati nei nostri nosocomi, e a quelli chiusi in casa con difficoltà a reperire assistenza o anche un semplice tampone.
Pensi a tutti i pazienti che a causa di questa emergenza stanno rinviando le loro visite mediche specialistiche. Pensi al fatto che uscire di casa per fare una passeggiata, partire per un viaggio, rivedere parenti e amici, sia diventato tutto così strano e complicato. E pensi che tra qualche ora avrai turno nel tuo reparto Covid, non come eroe, ma come sanitario che svolge il proprio lavoro.
Pensiamo che uno di questi pazienti possa essere un nostro caro. Sicuramente nessuno di noi si augura ciò. Rallentiamo il contagio, comportiamoci come persone civili e seguiamo le regole».
«Ti rechi a fare un po' di spesa, e non fai a meno di notare che molti degli operatori indossano la "famosa" mascherina, ma non correttamente (con naso scoperto per esempio, quindi inutile averla indossata), altri, completamente sprovveduti. Torni a casa passando davanti ad una delle piazze della tua città, una che fino a poco tempo fa era una delle più frequentate, e non fai a meno di notare che nonostante il momento particolare e le numerose restrizioni, gli stessi ragazzini che si ritrovavano lì in tempi di pace, lo fanno tutt'oggi come se nulla fosse.
E poi pensi a quando noi sanitari eravamo chiamati eroi. Pensi alla ragazza deceduta a Barletta nei giorni scorsi perché a quanto pare i sanitari erano impegnati con le altre decine di ammalati che giungevano in ospedale. Pensi a tutti i malati Covid ricoverati nei nostri nosocomi, e a quelli chiusi in casa con difficoltà a reperire assistenza o anche un semplice tampone.
Pensi a tutti i pazienti che a causa di questa emergenza stanno rinviando le loro visite mediche specialistiche. Pensi al fatto che uscire di casa per fare una passeggiata, partire per un viaggio, rivedere parenti e amici, sia diventato tutto così strano e complicato. E pensi che tra qualche ora avrai turno nel tuo reparto Covid, non come eroe, ma come sanitario che svolge il proprio lavoro.
Pensiamo che uno di questi pazienti possa essere un nostro caro. Sicuramente nessuno di noi si augura ciò. Rallentiamo il contagio, comportiamoci come persone civili e seguiamo le regole».