Calcio
Quel controverso e inspiegabile (?) stop al campionato di Eccellenza
Il Covid (o forse qualcun altro) non gradisce il “calcio minore”
Barletta - martedì 27 ottobre 2020
12.30
Ok, adesso è ufficiale. Con lo stop ai campionati di calcio dilettantistici che vanno dall'Eccellenza in giù, sappiano gli sportivi e i calciatori di città come Barletta, Trani, Corato, Manfredonia, Ortanova, Ostuni, Vieste, Martina Franca, Gallipoli, Mola ecc. che da domenica pomeriggio sono ufficialmente figli di un Dio minore. Figli reietti di un calcio che non concepisce nulla di diverso da contratti mega milionari, diritti tv, discussioni sul VAR ecc.
Non si spiega diversamente, infatti, quanto contenuto a proposito delle attività sportive nell'ennesimo DPCM concepito per arginare (?) il colpo di coda della pandemia da Covid.
Forse sarà che in quanto umili e limitati cronisti da "Manzi - Chiapulin" o da "San Sabino" siamo direttamente coinvolti nella cosa, ma davvero fatichiamo a comprendere quale sia la differenza tra la positività al Covid dei Cristiano Ronaldo e degli Ibrahimovic, e quella eventuale dei D'Onofrio o dei Di Rito (ai quali in questa sede è concesso fare i dovuti scongiuri, oltre che mandare metaforicamente a quel paese chi scrive).
Più concretamente facciamo fatica a immaginare in merito alle ennesime restrizioni anti-Covid una ratio diversa da quella che pensosi giornalisti ed opinionisti chiamano "interesse nazionale", ma che, stringi stringi, altro non è che l'irrinunciabile gettito fiscale che Serie A e Pay TV garantiscono mensilmente all'Erario.
Ma si, in fondo cosa volete che contino quei "quattro straccioni" che giocano in Eccellenza, in Promozione o Prima Categoria? E poi chi se ne frega di quei quattro sfigati della stampa locale – quelli, tanto per capirci, su cui maggiormente si è abbattuta la scure del tanto sospirato (sic) taglio dei finanziamenti all'editoria - che questi campionati li commentano? Vuoi mettere con il mondo dorato delle "sciabolate morbide", o degli "incredibile, proprio lui"?
Più volte da queste metaforiche colonne abbiamo narrato dello stato già comatoso nel quale versa il calcio dilettantistico. Un calcio dove, al netto di poche realtà, si fa fatica a pagare fitti e utenze, figuriamoci gli stipendi. E poco importa se a tante di queste squadre di provincia (quanto non addirittura di quartiere) magari è delegato il compito di togliere tanti ragazzi dalla strada. Quei ragazzi, tanto per intenderci, le cui famiglie non possono permettersi di pagare le scuole calcio.
Naturalmente siamo ben consapevoli che leggendo queste righe non mancherà il solito diversamente colto che disquisirà sull'inutilità del calcio (soprattutto quello cosiddetto "minore") ponendo l'attenzione su cose ben più importanti quali la salute pubblica e l'economia.
Potremmo anche essere d'accordo con questo modo di concepire il mondo, a maggior ragione con la situazione attuale. Ma in questi anni tra salari colati a picco grazie alle famose "riforme", l'insofferenza verso chi - nel calcio come nella vita - ha avuto meno fortuna rispetto ad altri, quella tendenza (col pretesto di non essere virologi, immunologi ecc.) ad autoimporci di non disturbare via social il "manovratore", e ultimamente quest'insofferenza (sempre da parte dei alcuni diversamente colti) verso lo sport e il divertimento in generale decisamente aumentata a causa del Covid, manca davvero poco per tornare ai tempi di Rosso Malpelo e delle ferriere inglesi con la sola eccezione di Marx ed Engels brillantemente sostituiti dal due Fedez-Ferragni.
P.S. Precisiamo per i più duri di comprendonio che qui non si sta sottovalutando, né tanto meno negando il Covid e le sue tragiche conseguenze. Qui si sta ponendo l'accento su un provvedimento insensato che, calcisticamente parlando, tanto per cambiare toglie ai poveri e conserva i ricchi. Un provvedimento che salvaguardia il mondo di chi può scegliere se operarsi di menisco a St. Moritz o negli Stati Uniti, e penalizza ulteriormente chi è costretto a fare una colletta per operarsi di tumore ( a proposito, ciao Rocco). Almeno in questo senso il Covid, come la famosa "livella" di Totò, rischia di apparire molto più umano e giusto di chi lo combatte … o dovrebbe combatterlo.
Non si spiega diversamente, infatti, quanto contenuto a proposito delle attività sportive nell'ennesimo DPCM concepito per arginare (?) il colpo di coda della pandemia da Covid.
Forse sarà che in quanto umili e limitati cronisti da "Manzi - Chiapulin" o da "San Sabino" siamo direttamente coinvolti nella cosa, ma davvero fatichiamo a comprendere quale sia la differenza tra la positività al Covid dei Cristiano Ronaldo e degli Ibrahimovic, e quella eventuale dei D'Onofrio o dei Di Rito (ai quali in questa sede è concesso fare i dovuti scongiuri, oltre che mandare metaforicamente a quel paese chi scrive).
Più concretamente facciamo fatica a immaginare in merito alle ennesime restrizioni anti-Covid una ratio diversa da quella che pensosi giornalisti ed opinionisti chiamano "interesse nazionale", ma che, stringi stringi, altro non è che l'irrinunciabile gettito fiscale che Serie A e Pay TV garantiscono mensilmente all'Erario.
Ma si, in fondo cosa volete che contino quei "quattro straccioni" che giocano in Eccellenza, in Promozione o Prima Categoria? E poi chi se ne frega di quei quattro sfigati della stampa locale – quelli, tanto per capirci, su cui maggiormente si è abbattuta la scure del tanto sospirato (sic) taglio dei finanziamenti all'editoria - che questi campionati li commentano? Vuoi mettere con il mondo dorato delle "sciabolate morbide", o degli "incredibile, proprio lui"?
Più volte da queste metaforiche colonne abbiamo narrato dello stato già comatoso nel quale versa il calcio dilettantistico. Un calcio dove, al netto di poche realtà, si fa fatica a pagare fitti e utenze, figuriamoci gli stipendi. E poco importa se a tante di queste squadre di provincia (quanto non addirittura di quartiere) magari è delegato il compito di togliere tanti ragazzi dalla strada. Quei ragazzi, tanto per intenderci, le cui famiglie non possono permettersi di pagare le scuole calcio.
Naturalmente siamo ben consapevoli che leggendo queste righe non mancherà il solito diversamente colto che disquisirà sull'inutilità del calcio (soprattutto quello cosiddetto "minore") ponendo l'attenzione su cose ben più importanti quali la salute pubblica e l'economia.
Potremmo anche essere d'accordo con questo modo di concepire il mondo, a maggior ragione con la situazione attuale. Ma in questi anni tra salari colati a picco grazie alle famose "riforme", l'insofferenza verso chi - nel calcio come nella vita - ha avuto meno fortuna rispetto ad altri, quella tendenza (col pretesto di non essere virologi, immunologi ecc.) ad autoimporci di non disturbare via social il "manovratore", e ultimamente quest'insofferenza (sempre da parte dei alcuni diversamente colti) verso lo sport e il divertimento in generale decisamente aumentata a causa del Covid, manca davvero poco per tornare ai tempi di Rosso Malpelo e delle ferriere inglesi con la sola eccezione di Marx ed Engels brillantemente sostituiti dal due Fedez-Ferragni.
P.S. Precisiamo per i più duri di comprendonio che qui non si sta sottovalutando, né tanto meno negando il Covid e le sue tragiche conseguenze. Qui si sta ponendo l'accento su un provvedimento insensato che, calcisticamente parlando, tanto per cambiare toglie ai poveri e conserva i ricchi. Un provvedimento che salvaguardia il mondo di chi può scegliere se operarsi di menisco a St. Moritz o negli Stati Uniti, e penalizza ulteriormente chi è costretto a fare una colletta per operarsi di tumore ( a proposito, ciao Rocco). Almeno in questo senso il Covid, come la famosa "livella" di Totò, rischia di apparire molto più umano e giusto di chi lo combatte … o dovrebbe combatterlo.