Volley
Martina e Sara, pallavoliste di Barletta, tra sacrifici e impegni
Le due sportive dall’Adriatica Trani continuano a mettersi in gioco nonostante le difficoltà
Barletta - martedì 16 marzo 2021
9.34
Martina Curci - classe 2001- e la sua compagna di squadra Sara Binetti - classe 2000 - , sono due giovani e talentuose atlete barlettane accolte dall'Adriatica Trani, società sportiva locale.
Le due ragazze oltre a spiccare per la loro bravura e l'impegno messo nella squadra, tanto da arrivare in serie B2, sono anche un esempio di come sia possibile conciliare studio e attività sportive.
Nonostante i sacrifici abituali per conciliare gli impegni della squadra e quelli universitari, possiamo chiamarle campionesse oltre che in campo, anche nella vita quotidiana.
Martina e Sara ci riportano la loro storia come esempio di sacrificio e dedizioni, due persone che dimostrano una tenacia tutta al femminile. La loro è la storia di moltissime ragazze che affrontano questo percorso ed è per questo che abbiamo sentito il bisogno di raccontarla.
Le parole della pallavolista Martina Curci: «Questo è il nostro terzo anno nell' Adriatica volley Trani, serie B2. Quando sono arrivata, avevo voglia di crescere in una società che ambisse a vincere il campionato. Ho deciso quindi, di abbandonare la società per cui ho giocato da quando avevo 7 anni - la Volley Barletta - e fare il grande passo. Abbiamo vinto il campionato tre anni fa e ormai da due anni che siamo in serie B2.
Siamo una squadra fuori e dentro il campo, una vera e propria seconda famiglia. Nonostante gli allenamenti sei giorni su sette, quella complicità che si è creata in campo la viviamo anche nel tempo libero che ci resta». Per quanto riguarda la difficoltà nel conciliare la vita da sportiva con quella personale, Martina ci dice: «I sacrifici sono stati e sono molti, ma quasi non ci faccio più caso. La mia vita sul campo è iniziata da quando avevo 7 anni, ho avuto modo di abituarmici. Anche oggi, posso dire di non aver mai pensato di smettere o anche solo saltare qualche allenamento o una partita.
Con la scuola e l'università poi, sono arrivata a studiare la sera tardi o a svegliarmi prestissimo. Spesso mi ritrovo a dover chiedere scusa per appuntamenti saltati, impegni spostati».
Insomma, nonostante queste ragazze abbiano sacrificato una grossa fetta di quello svago che comunemente caratterizza i ragazzi nell'età adolescenziale, si dicono soddisfatte e senza rimpianti.
«Rifaremmo tutto da capo in nome della bellezza dello sport e vi assicuro che ci lascia ogni giorno un'ondata di emozioni che ti fanno percepire che ne è davvero valsa la pena».
Le due ragazze oltre a spiccare per la loro bravura e l'impegno messo nella squadra, tanto da arrivare in serie B2, sono anche un esempio di come sia possibile conciliare studio e attività sportive.
Nonostante i sacrifici abituali per conciliare gli impegni della squadra e quelli universitari, possiamo chiamarle campionesse oltre che in campo, anche nella vita quotidiana.
Martina e Sara ci riportano la loro storia come esempio di sacrificio e dedizioni, due persone che dimostrano una tenacia tutta al femminile. La loro è la storia di moltissime ragazze che affrontano questo percorso ed è per questo che abbiamo sentito il bisogno di raccontarla.
Le parole della pallavolista Martina Curci: «Questo è il nostro terzo anno nell' Adriatica volley Trani, serie B2. Quando sono arrivata, avevo voglia di crescere in una società che ambisse a vincere il campionato. Ho deciso quindi, di abbandonare la società per cui ho giocato da quando avevo 7 anni - la Volley Barletta - e fare il grande passo. Abbiamo vinto il campionato tre anni fa e ormai da due anni che siamo in serie B2.
Siamo una squadra fuori e dentro il campo, una vera e propria seconda famiglia. Nonostante gli allenamenti sei giorni su sette, quella complicità che si è creata in campo la viviamo anche nel tempo libero che ci resta». Per quanto riguarda la difficoltà nel conciliare la vita da sportiva con quella personale, Martina ci dice: «I sacrifici sono stati e sono molti, ma quasi non ci faccio più caso. La mia vita sul campo è iniziata da quando avevo 7 anni, ho avuto modo di abituarmici. Anche oggi, posso dire di non aver mai pensato di smettere o anche solo saltare qualche allenamento o una partita.
Con la scuola e l'università poi, sono arrivata a studiare la sera tardi o a svegliarmi prestissimo. Spesso mi ritrovo a dover chiedere scusa per appuntamenti saltati, impegni spostati».
Insomma, nonostante queste ragazze abbiano sacrificato una grossa fetta di quello svago che comunemente caratterizza i ragazzi nell'età adolescenziale, si dicono soddisfatte e senza rimpianti.
«Rifaremmo tutto da capo in nome della bellezza dello sport e vi assicuro che ci lascia ogni giorno un'ondata di emozioni che ti fanno percepire che ne è davvero valsa la pena».