
Calcio
L'angolo dell'avversario: la storia della Salernitana
Tre stagioni in A e tanti fallimenti alle spalle
Barletta - venerdì 27 settembre 2013
18.14
Le origini
La storia del calcio a Salerno ha origine nel 1900, quando il gioco prende piede soprattutto per strada o sulle spiagge. In quegli anni si affacciarono sul territorio diverse società: Salerno Football Club, l'Audax Sport Club Salerno su tutte. Il 19 giugno 1919 si svolse l'assemblea costituenda dell'Unione Sportiva Salernitana, che elesse come presidente Adalgiso Onesti. La neonata squadra partecipò al campionato di Promozione del Comitato Regionale Campano, che terminò al primo posto con 6 vittorie in altrettante partite. Nel 1922, arrivò la fusione tra Salernitana e Audax, che diventò S.S. Salernitanaudax. Nel 1924, a causa di un aumento di costi, la dirigenza fu costretta a rinunciare al campionato. La Salernitana venne rifondata nel 1927 attraverso la fusione tra il Campania e la Libertas Salerno, e da quell'anno subentrò il colore granata. La Salernitana quell'anno disputò il campionato di Seconda Divisione. Nel 1937, dopo vari anni di anonimato, la Salernitana arrivò prima nel girone E della serie C, guidata dall'ungherese Hirzer. La stagione in serie B non si concluse positivamente, e i granata retrocessero pur non rinunciando a diverse soddisfazioni. Il ritorno in serie B si registrò nel 1942, ma la partecipazione fu rimandata in seguito alla guerra mondiale. Nel 1946, alla ripresa delle "ostilità calcistiche", la Salernitana fu ammessa al campionato di serie B, ottenendo il primo posto grazie al contributo di giocatori come Jacovazzo e Margiotta. Punto di forza di quella Salernitana fu il libero, Alberto Piccinini, padre del celebre giornalista sportivo Sandro. La prima esperienza in A terminò al quart'ultimo posto, ma da più parti si scrisse che venne danneggiata da uno scandalo arbitrale che vide al centro della bufera la Roma e il fischietto fiorentino Vittorio Pera. Fino al 1955, la Salernitana rimase in serie B con risultati alterni, fino a meritare la retrocessione nella stagione 1955-56.
Gli anni "bui"
Il 28 aprile 1963 verrà ricordato a Salerno per un episodio tragico: durante Salernitana-Potenza, alcuni tifosi granata invasero il "Vetusti", e nel tentativo di disperdere i rissosi, un poliziotto esplose alcuni colpi in aria, uno dei quali ferì mortalmente Giuseppe Plaitano, primo tifoso d'Italia a perdere la vita per incidenti negli stadi. Dopo anni di completo anonimato in serie C, il club granata ottenne la promozione in serie B sotto la guida tecnica di Domenico Rosati, ma la permanenza in cadetteria portò soltanto una serie di risultati negativi e la costituzione della S.p.a. Nel 1969 i granata attirarono l'attenzione per la vittoria del prestigioso trofeo del Campionato Nazionale "D. Berretti". La Salernitana provò nuovamente in salto in serie B nel 1970, ancora con Rosati in panchina, ma la squadra fu battuta dal Sorrento al termine di un lungo testa a testa. Nel 1977 si registrò uno dei momenti più bassi nella sua storia, visto che una grave crisi costrinse i giocatori a mettere in mora la società. Nonostante tutto, la Salernitana non sfigurò, e per la prima volta nella sua storia, disputò la finale di Coppa Italia di serie C, persa contro il Padova dopo una partita di ritorno mal giocata. Nella stagione 1981-82, la Salernitana, ebbe il suo primo sponsor, il pastificio Antonio Amato. Dopo 8 anni di alti e bassi, la Salernitana nella stagione 1989-90, con una società rinnovata e con Di Bartolomei in mezzo al campo, risalì in serie B dopo ben 23 anni. La partita che regalò la cadetteria fu l'ultima giocata al "Vetusti", e fu pareggiata a reti bianche contro il Taranto.
Il ritorno in A e l'attualità
Nella stagione 1990-1991 venne inaugurato lo stadio "Arechi", attuale "casa" della Salernitana, ma nonostante la lieta novità, i granata non riuscirono a permanere in serie B, tornando in terza serie. Il nuovo salto di categoria avvenne nel 1993-1994. In panchina sedeva un giovane Delio Rossi, mentre calcavano i campi con la maglia granata giocatori come Chimenti, Tosto, Fresi, Breda e il centravanti Pisano. Quella Salernitana giunse terza nel proprio girone, conquistando la serie B dopo aver battuto ai playoff Lodigiani e Juve Stabia. Nei due anni successivi, da "matricola" della serie B, la Salernitana sfiorò la promozione in A, giungendo per due volte quinta. La promozione nella massima serie era però soltanto rimandata alla stagione 1997-1998. Il presidente Alberti decise di riportare a Salerno Delio Rossi, costruendo una squadra molto competitiva, che poteva annoverare i vari Balli, Ciro Ferrara, Tosto, Giacomo e Giovanni Tedesco, De Cesare, Artistico e Marco Di Vaio, che diventerà capocannoniere della B. Dopo mezzo secolo, nel 1998, la Salernitana tornò in serie A, ma la permanenza nella massima serie durò soltanto una stagione: la squadra infatti non riuscì a salvarsi per un solo punto. Nel 2003 arrivò addirittura la retrocessione in serie C1, ma in seguito al "Caso Catania", la Salernitana ritrovò in estate la B, insieme a Catania, Genoa e Fiorentina. Quella stagione, però, finì in chiaroscuro. La squadra, con Gregucci in panchina e Raffaele Palladino in attacco, ottenne la salvezza sul campo, ma in seguito arrivò la non ammissione in seguito ad inadempienze economiche. Nell'estate 2005, un gruppo di imprenditori fece nascere la Salernitana Calcio 1919, che ripartì dalla C1 grazie al Lodo Petrucci. Dopo 3 anni di "assestamento" nella categoria, la nuova Salernitana ottenne la B nel 2008, con mister Brini in panchina. Ma dopo due anni di B, i granata finirono all'ultimo posto, e dopo aver iscritto la squadra alla terza serie nazionale, il presidente Lombardi annunciò le proprie dimissioni da presidente. Nonostante le difficoltà, la squadra conquistò i playoff per una immediata risalita in B, ma in finale il sogno promozione sfumò a favore dell'Hellas Verona. In estate, l'attenzione ritorna sui problemi finanziari, e dopo soli 6 anni, la Salernitana fu costretta ad un nuovo fallimento e ad una nuova ripartenza.
L'era Lotito-Mezzaroma
La nuova società fu scelta dal sindaco De Luca, che affidò il club nelle mani della Morgernstern, che annoverava soci come Marco Mezzaroma e Claudio Lotito. Il Salerno Calcio si affidò in panchina a mister Perrone, e grazie all'esperienza di giocatori "navigati" come Montervino e Giubilato e alle reti di Biancolino, arrivò la pronta risalita in Seconda Divisione. Si tornò al titolo e alla denominazione "classica" di U.S. Salernitana 1919. Con Galderisi e Perrone ad avvicendarsi in panchina, la squadra puntò subito ai vertici del campionato, e senza problemi è riuscita ad ottenere il meritato ritorno nella terza serie nazionale che attualmente disputa per la 55^ volta nel corso della sua storia.
La storia del calcio a Salerno ha origine nel 1900, quando il gioco prende piede soprattutto per strada o sulle spiagge. In quegli anni si affacciarono sul territorio diverse società: Salerno Football Club, l'Audax Sport Club Salerno su tutte. Il 19 giugno 1919 si svolse l'assemblea costituenda dell'Unione Sportiva Salernitana, che elesse come presidente Adalgiso Onesti. La neonata squadra partecipò al campionato di Promozione del Comitato Regionale Campano, che terminò al primo posto con 6 vittorie in altrettante partite. Nel 1922, arrivò la fusione tra Salernitana e Audax, che diventò S.S. Salernitanaudax. Nel 1924, a causa di un aumento di costi, la dirigenza fu costretta a rinunciare al campionato. La Salernitana venne rifondata nel 1927 attraverso la fusione tra il Campania e la Libertas Salerno, e da quell'anno subentrò il colore granata. La Salernitana quell'anno disputò il campionato di Seconda Divisione. Nel 1937, dopo vari anni di anonimato, la Salernitana arrivò prima nel girone E della serie C, guidata dall'ungherese Hirzer. La stagione in serie B non si concluse positivamente, e i granata retrocessero pur non rinunciando a diverse soddisfazioni. Il ritorno in serie B si registrò nel 1942, ma la partecipazione fu rimandata in seguito alla guerra mondiale. Nel 1946, alla ripresa delle "ostilità calcistiche", la Salernitana fu ammessa al campionato di serie B, ottenendo il primo posto grazie al contributo di giocatori come Jacovazzo e Margiotta. Punto di forza di quella Salernitana fu il libero, Alberto Piccinini, padre del celebre giornalista sportivo Sandro. La prima esperienza in A terminò al quart'ultimo posto, ma da più parti si scrisse che venne danneggiata da uno scandalo arbitrale che vide al centro della bufera la Roma e il fischietto fiorentino Vittorio Pera. Fino al 1955, la Salernitana rimase in serie B con risultati alterni, fino a meritare la retrocessione nella stagione 1955-56.
Gli anni "bui"
Il 28 aprile 1963 verrà ricordato a Salerno per un episodio tragico: durante Salernitana-Potenza, alcuni tifosi granata invasero il "Vetusti", e nel tentativo di disperdere i rissosi, un poliziotto esplose alcuni colpi in aria, uno dei quali ferì mortalmente Giuseppe Plaitano, primo tifoso d'Italia a perdere la vita per incidenti negli stadi. Dopo anni di completo anonimato in serie C, il club granata ottenne la promozione in serie B sotto la guida tecnica di Domenico Rosati, ma la permanenza in cadetteria portò soltanto una serie di risultati negativi e la costituzione della S.p.a. Nel 1969 i granata attirarono l'attenzione per la vittoria del prestigioso trofeo del Campionato Nazionale "D. Berretti". La Salernitana provò nuovamente in salto in serie B nel 1970, ancora con Rosati in panchina, ma la squadra fu battuta dal Sorrento al termine di un lungo testa a testa. Nel 1977 si registrò uno dei momenti più bassi nella sua storia, visto che una grave crisi costrinse i giocatori a mettere in mora la società. Nonostante tutto, la Salernitana non sfigurò, e per la prima volta nella sua storia, disputò la finale di Coppa Italia di serie C, persa contro il Padova dopo una partita di ritorno mal giocata. Nella stagione 1981-82, la Salernitana, ebbe il suo primo sponsor, il pastificio Antonio Amato. Dopo 8 anni di alti e bassi, la Salernitana nella stagione 1989-90, con una società rinnovata e con Di Bartolomei in mezzo al campo, risalì in serie B dopo ben 23 anni. La partita che regalò la cadetteria fu l'ultima giocata al "Vetusti", e fu pareggiata a reti bianche contro il Taranto.
Il ritorno in A e l'attualità
Nella stagione 1990-1991 venne inaugurato lo stadio "Arechi", attuale "casa" della Salernitana, ma nonostante la lieta novità, i granata non riuscirono a permanere in serie B, tornando in terza serie. Il nuovo salto di categoria avvenne nel 1993-1994. In panchina sedeva un giovane Delio Rossi, mentre calcavano i campi con la maglia granata giocatori come Chimenti, Tosto, Fresi, Breda e il centravanti Pisano. Quella Salernitana giunse terza nel proprio girone, conquistando la serie B dopo aver battuto ai playoff Lodigiani e Juve Stabia. Nei due anni successivi, da "matricola" della serie B, la Salernitana sfiorò la promozione in A, giungendo per due volte quinta. La promozione nella massima serie era però soltanto rimandata alla stagione 1997-1998. Il presidente Alberti decise di riportare a Salerno Delio Rossi, costruendo una squadra molto competitiva, che poteva annoverare i vari Balli, Ciro Ferrara, Tosto, Giacomo e Giovanni Tedesco, De Cesare, Artistico e Marco Di Vaio, che diventerà capocannoniere della B. Dopo mezzo secolo, nel 1998, la Salernitana tornò in serie A, ma la permanenza nella massima serie durò soltanto una stagione: la squadra infatti non riuscì a salvarsi per un solo punto. Nel 2003 arrivò addirittura la retrocessione in serie C1, ma in seguito al "Caso Catania", la Salernitana ritrovò in estate la B, insieme a Catania, Genoa e Fiorentina. Quella stagione, però, finì in chiaroscuro. La squadra, con Gregucci in panchina e Raffaele Palladino in attacco, ottenne la salvezza sul campo, ma in seguito arrivò la non ammissione in seguito ad inadempienze economiche. Nell'estate 2005, un gruppo di imprenditori fece nascere la Salernitana Calcio 1919, che ripartì dalla C1 grazie al Lodo Petrucci. Dopo 3 anni di "assestamento" nella categoria, la nuova Salernitana ottenne la B nel 2008, con mister Brini in panchina. Ma dopo due anni di B, i granata finirono all'ultimo posto, e dopo aver iscritto la squadra alla terza serie nazionale, il presidente Lombardi annunciò le proprie dimissioni da presidente. Nonostante le difficoltà, la squadra conquistò i playoff per una immediata risalita in B, ma in finale il sogno promozione sfumò a favore dell'Hellas Verona. In estate, l'attenzione ritorna sui problemi finanziari, e dopo soli 6 anni, la Salernitana fu costretta ad un nuovo fallimento e ad una nuova ripartenza.
L'era Lotito-Mezzaroma
La nuova società fu scelta dal sindaco De Luca, che affidò il club nelle mani della Morgernstern, che annoverava soci come Marco Mezzaroma e Claudio Lotito. Il Salerno Calcio si affidò in panchina a mister Perrone, e grazie all'esperienza di giocatori "navigati" come Montervino e Giubilato e alle reti di Biancolino, arrivò la pronta risalita in Seconda Divisione. Si tornò al titolo e alla denominazione "classica" di U.S. Salernitana 1919. Con Galderisi e Perrone ad avvicendarsi in panchina, la squadra puntò subito ai vertici del campionato, e senza problemi è riuscita ad ottenere il meritato ritorno nella terza serie nazionale che attualmente disputa per la 55^ volta nel corso della sua storia.