Altri sport
Intervista con Mimmo Ricatti, l'eroe di Berlino
L'atleta barlettano campione italiano sui 10000 metri si racconta a Barlettalife
Barletta - venerdì 30 settembre 2011
Berlino, magica città per molti appassionati di sport legata alla data del 9 luglio 2006, quando l'Italia di Marcello Lippi conquistò il quarto titolo mondiale della sua storia superando la Francia ai calci di rigore; per Domenico Ricatti e i tifosi dell'atletica italiana da domenica scorsa, 25 settembre, la patria della Porta di Brandeburgo è sinonimo di maratona storica. Il nostro concittadino si è infatti classificato come dodicesimo nella celebre Maratona di Berlino, dove ha corso con profitto e emozionato eliminando oltre cinque minuti al suo personale (Milano 2011), correndo in 2h16:31, tempo che gli ha consentito di conquistare uno storico dodicesimo posto in terra teutonica.
Una prova monstre quella del Ricatti, che prosegue il suo momento magico in questo 2011 colmo di gioie professionali, dopo l'esperienza positiva di Milano dello scorso aprile. Un altro tassello che arricchisce la sua bacheca, impreziosita di recente, il 24 giugno 2011, dal trionfo ai Campionati assoluti di Atletica leggera di Torino, dove aveva primeggiato nei 10.000 piani fermando il cronometro sul tempo di 29 minuti, 51 secondi e 84 centesimi. Noi di Barlettalife l'abbiamo ospitato in redazione per raccogliere le sue emozioni dopo la kermesse in terra tedesca:
1)Mimmo, come stai vivendo i giorni dopo Berlino?
«Certo dopo la Germania ho vissuto una serie di emozioni particolari, sin dal primo metro dopo il taglio del traguardo. Ora sono in una fase di "calma apparente", mantengo la contentezza e la soddisfazione derivanti dal risultato, però come il mio sport e il mio allenatore mi insegnano bisoga resettare tutto ciò che ho fatto per coltivare al meglio quella piantina che è questo traguardo. Bisogna far sì che questo risultato non sia estemporaneo, ma sia un trampolino di lancio per risultati migliori in futuro».
2)Per risultati migliori, inutile nasconderlo, intendi probabilmente le Olimpiadi di Londra 2012. Cosa rappresenterebbe per te la presenza in questa kermesse?
«Ritengo che nella vita di ogni atleta la partecipazione ad un'Olimpiade sia il sogno più grande. Ricordo che quando da piccolo giocavo a correre con i miei amici sognavamo la medaglia d'oro, il podio e le Olimpiadi, un immaginario che permane anche da adulti. Perciò ovviamente Londra sarebbe la realizzazione di un sogno, restando comunque sempre con i piedi per terra. L'argomento va trattato con cautela, devo essere sempre più bravo a conquistarmi il traguardo».
3)Quando è nata l'idea di cimentarti come maratoneta?
«Faccio un piccolo excursus: avevo deciso di dedicarmi alla distanza della maratona circa 3 anni fa. Per vari acciacchi e vicissitudini ho dovuto rinunciare, poi in seguito ho trovato maggiore continuità nelle gare e negli allenamenti unite a una migliore condizione fisica. Ora direi che mi alleno ininterrottamente da un anno, nel quale ho esordito in maratona, dove la mia velleità era solo di tenere la distanza, poi dopo il mio esordio ho svolto la mia seconda maratona a Berlino che è la mia prima vera, prestazione, realizzata con l'idea di trovare un piazzamento».
4)Come e in quanto tempo hai preparato la trasferta berlinese?
«L'idea di andare a Berlino è nata il 24 giugno, appena dopo la conquista del titolo di Campione Assoluto Italiano sui 10000 metri a Torino. D'accordo con il mio allenatore abbiamo deciso che dal giorno dopo avrei cominciato a preparare espressamente l'appuntamento di Berlino. Ci sono voluti dunque 3 mesi per prepararlo».
5)Esiste un posto particolarmente importante per Domenico quando deve trovare la giusta concentrazione e la giusta forma?
«Certamente il mio cuore è sempre a Barletta, dove ho gli amici, i miei sostenitori, il mio entourage e la mia pista di allenamento. Però per una maratona corsa a inizio autunno come quella berlinese era necessario prepararsi in montagna, constatato il caldo rovente a Barletta. Da circa 10 anni mi alleno in quota, dove consigliano di restare per circa 3 settimane al massimo; io sono riuscito ad allenarmi in montagna per 7 settimane, ho deciso di investire su me stesso. Sono stato a Livigno, dove tra le Alpi e le vallate, in un posto molto sensibile alla questione-sport, ho avuto la fortuna di trovare condizioni metereologiche buone e la compagnia del mio staff e della mia compagna. Ho realizzato ottimi allenamenti, è stato sicuramente un luogo importante al pari del Salento, dove sono stato ospite nella villa del mio allenatore (Piero Incalza, ndr) per 10 giorni: in questo periodo ho lavorato sulle basi di risorse e resistenza costruite a Livigno e ho impresso la trasformazione di questo lavoro in termini fruttuosi».
6)Milano, Torino e Berlino: il 2011 è il tuo "magic moment"?
«Già nel 2006 in verità avevo avuto un momento molto importante, quando sono stato capolista nei 5000 metri piani e avevo vissuto un periodo di "notorietà". Nel tempo ho vissuto qualche infortunio, qualche problema di diversa natura e mi sono oscurato: dopo il 2006 questo è sicuramente il periodo più felice della mia carriera, ma non mi accontento. Spero di realizzarmi a breve come maratoneta d'elite».
7)A che punto è il mondo dell'atletica in Italia oggi?
«La situazione è un po' complessa, perché l'atletica vanta decine di specialità. Ovviamente nel panorama mondiale negli ultimi anni un effetto di globalizzazione dell'atletica ha fatto sì che nel panorama rientrassero nuove realtà: ad esempio nella velocità lo stradominio statunitense è stato soppiantato dalla Giamaica, mentre nel mezzofondo e fondo vi è stata l'escalation africana, in primis kenyota, dovuta a diversi fattori, tanto genetici quanto ambientali. Ad esempio la nostra società ci fa vivere in maniera più "comoda", ma il nostro corpo funziona meno. Lo sport in Europa è vissuto più sotto il profilo ludico che sotto quello agonistico, il che produce una minore ricchezza nel panorama dell'atletica italiana rispetto al passato: io ritengo vi sia bisogno di pianificazione, realizzabile ricostruendo tutto un percorso. Dobbiamo rieducare i nostri figli al piacere di praticare l'atletica».
8)In che momento della tua vita hai capito che avresti potuto fare dell'atletica un mestiere, oltre che una passione?
«Intorno ai 20 anni: mi ero affezionato all'atletica e al mondo della corsa in generale, riscuotendo i miei primi piccoli successi in termini di vittorie di gare o piccole manifestazioni, ma il nostro mondo impone delle scelte. Ero impegnato all'università, verso cui i miei mi spingevano, ma mi sentivo fortemente attratto da questo mondo etichettato come "non professionistico", così detto in quanto non abbiamo un contratto con retribuzione al contrario degli sport "professionistici", come ad esempio il calcio. Io intendo il professionismo come l'impegno professionale in uno sport, perciò mi ritengo un professionista. Ovviamente dal punto di vista amministrativo, sono un dipendente dell'Aeronautica Militare, corpo al quale mi sono aggregato dopo essermi affacciato ai vertici dell'atletica nazionale. Sono stato subito accolto nel centro sportivo dell'Aeronautica, per la quale milito da ormai 11 anni: loro mi hanno subito dato la possibilità di fare ciò che più mi piaceva e di vivere di questo, e per questo li ringrazio. Quando ho ben figurato mi sono state fatte proposte d'ingresso in questo grande club: allora ho capito che avrei potuto puntare in alto».
9)Il sogno nel cassetto e il grande rimpianto di Mimmo Ricatti..
«Partiamo dal rimpianto: le prestazioni degli ultimi tempi mi hanno fatto riflettere sul fatto che forse avrei potuto iniziare in anticipo l'avvicinamento al mondo della maratona, forse arrivato in ritardo. Un ragazzo che a 20 anni venga in qualche modo scoperto e ha delle capacità, deve a mio parere con la propria sensibilità orientarsi verso le discipline che potranno dargli le massime soddisfazioni. Io mi sono formato subito come mezzofondista, raccogliendo successi e soddisfazioni, ma probabilmente se avessi raggiunto prima la consapevolezza di avere capacità di maratoneta avrei cominciato prima questo cammino. La mia difficoltà oggi non è quella di correre le maratone, ma di avere grandi ambizioni e poco tempo. Il mio sogno sono le Olimpiadi, che avranno luogo tra 11 mesi, ma 11 mesi sono pochissimi per preparare ad hoc la maratona. Fisiologicamente non è possibile replicare la maratona in brevi tempi se si attende a risultati di alto livello. Comunque il mio obiettivo è quello di vestire una maglia nel cui petto vi sia un tricolore».
10)Siamo giunti al termine dell'intervista. Come saluti i nostri lettori e gli appassionati di atletica?
«E' d'obbligo salutare i vostri affezionati lettori e tutti coloro che praticano atletica, a Barletta e non: gli atleti di Barletta mi salutano ogni mattina, quando mi incontrano per strada, e questo mi riempie il cuore di gioia e consapevolezza che condividono con me la passione e la fatica. Di qui in poi li invito a essere ancora più calorosi con me, in modo da spronarmi a fare sempre meglio».
E per gli appassionati e i tifosi di Domenico "Mimmo" Ricatti sarà possibile seguire il proprio beniamino anche sul web, attraverso il sito ufficiale (http://www.domenicoricatti.com/) e la Fan Page su Facebook (http://www.facebook.com/pages/Mimmo-Ricatti-fans-club/111167122235485). Alla prossima e good luck, come direbbero a Londra, caro Mimmo…
Una prova monstre quella del Ricatti, che prosegue il suo momento magico in questo 2011 colmo di gioie professionali, dopo l'esperienza positiva di Milano dello scorso aprile. Un altro tassello che arricchisce la sua bacheca, impreziosita di recente, il 24 giugno 2011, dal trionfo ai Campionati assoluti di Atletica leggera di Torino, dove aveva primeggiato nei 10.000 piani fermando il cronometro sul tempo di 29 minuti, 51 secondi e 84 centesimi. Noi di Barlettalife l'abbiamo ospitato in redazione per raccogliere le sue emozioni dopo la kermesse in terra tedesca:
1)Mimmo, come stai vivendo i giorni dopo Berlino?
«Certo dopo la Germania ho vissuto una serie di emozioni particolari, sin dal primo metro dopo il taglio del traguardo. Ora sono in una fase di "calma apparente", mantengo la contentezza e la soddisfazione derivanti dal risultato, però come il mio sport e il mio allenatore mi insegnano bisoga resettare tutto ciò che ho fatto per coltivare al meglio quella piantina che è questo traguardo. Bisogna far sì che questo risultato non sia estemporaneo, ma sia un trampolino di lancio per risultati migliori in futuro».
2)Per risultati migliori, inutile nasconderlo, intendi probabilmente le Olimpiadi di Londra 2012. Cosa rappresenterebbe per te la presenza in questa kermesse?
«Ritengo che nella vita di ogni atleta la partecipazione ad un'Olimpiade sia il sogno più grande. Ricordo che quando da piccolo giocavo a correre con i miei amici sognavamo la medaglia d'oro, il podio e le Olimpiadi, un immaginario che permane anche da adulti. Perciò ovviamente Londra sarebbe la realizzazione di un sogno, restando comunque sempre con i piedi per terra. L'argomento va trattato con cautela, devo essere sempre più bravo a conquistarmi il traguardo».
3)Quando è nata l'idea di cimentarti come maratoneta?
«Faccio un piccolo excursus: avevo deciso di dedicarmi alla distanza della maratona circa 3 anni fa. Per vari acciacchi e vicissitudini ho dovuto rinunciare, poi in seguito ho trovato maggiore continuità nelle gare e negli allenamenti unite a una migliore condizione fisica. Ora direi che mi alleno ininterrottamente da un anno, nel quale ho esordito in maratona, dove la mia velleità era solo di tenere la distanza, poi dopo il mio esordio ho svolto la mia seconda maratona a Berlino che è la mia prima vera, prestazione, realizzata con l'idea di trovare un piazzamento».
4)Come e in quanto tempo hai preparato la trasferta berlinese?
«L'idea di andare a Berlino è nata il 24 giugno, appena dopo la conquista del titolo di Campione Assoluto Italiano sui 10000 metri a Torino. D'accordo con il mio allenatore abbiamo deciso che dal giorno dopo avrei cominciato a preparare espressamente l'appuntamento di Berlino. Ci sono voluti dunque 3 mesi per prepararlo».
5)Esiste un posto particolarmente importante per Domenico quando deve trovare la giusta concentrazione e la giusta forma?
«Certamente il mio cuore è sempre a Barletta, dove ho gli amici, i miei sostenitori, il mio entourage e la mia pista di allenamento. Però per una maratona corsa a inizio autunno come quella berlinese era necessario prepararsi in montagna, constatato il caldo rovente a Barletta. Da circa 10 anni mi alleno in quota, dove consigliano di restare per circa 3 settimane al massimo; io sono riuscito ad allenarmi in montagna per 7 settimane, ho deciso di investire su me stesso. Sono stato a Livigno, dove tra le Alpi e le vallate, in un posto molto sensibile alla questione-sport, ho avuto la fortuna di trovare condizioni metereologiche buone e la compagnia del mio staff e della mia compagna. Ho realizzato ottimi allenamenti, è stato sicuramente un luogo importante al pari del Salento, dove sono stato ospite nella villa del mio allenatore (Piero Incalza, ndr) per 10 giorni: in questo periodo ho lavorato sulle basi di risorse e resistenza costruite a Livigno e ho impresso la trasformazione di questo lavoro in termini fruttuosi».
6)Milano, Torino e Berlino: il 2011 è il tuo "magic moment"?
«Già nel 2006 in verità avevo avuto un momento molto importante, quando sono stato capolista nei 5000 metri piani e avevo vissuto un periodo di "notorietà". Nel tempo ho vissuto qualche infortunio, qualche problema di diversa natura e mi sono oscurato: dopo il 2006 questo è sicuramente il periodo più felice della mia carriera, ma non mi accontento. Spero di realizzarmi a breve come maratoneta d'elite».
7)A che punto è il mondo dell'atletica in Italia oggi?
«La situazione è un po' complessa, perché l'atletica vanta decine di specialità. Ovviamente nel panorama mondiale negli ultimi anni un effetto di globalizzazione dell'atletica ha fatto sì che nel panorama rientrassero nuove realtà: ad esempio nella velocità lo stradominio statunitense è stato soppiantato dalla Giamaica, mentre nel mezzofondo e fondo vi è stata l'escalation africana, in primis kenyota, dovuta a diversi fattori, tanto genetici quanto ambientali. Ad esempio la nostra società ci fa vivere in maniera più "comoda", ma il nostro corpo funziona meno. Lo sport in Europa è vissuto più sotto il profilo ludico che sotto quello agonistico, il che produce una minore ricchezza nel panorama dell'atletica italiana rispetto al passato: io ritengo vi sia bisogno di pianificazione, realizzabile ricostruendo tutto un percorso. Dobbiamo rieducare i nostri figli al piacere di praticare l'atletica».
8)In che momento della tua vita hai capito che avresti potuto fare dell'atletica un mestiere, oltre che una passione?
«Intorno ai 20 anni: mi ero affezionato all'atletica e al mondo della corsa in generale, riscuotendo i miei primi piccoli successi in termini di vittorie di gare o piccole manifestazioni, ma il nostro mondo impone delle scelte. Ero impegnato all'università, verso cui i miei mi spingevano, ma mi sentivo fortemente attratto da questo mondo etichettato come "non professionistico", così detto in quanto non abbiamo un contratto con retribuzione al contrario degli sport "professionistici", come ad esempio il calcio. Io intendo il professionismo come l'impegno professionale in uno sport, perciò mi ritengo un professionista. Ovviamente dal punto di vista amministrativo, sono un dipendente dell'Aeronautica Militare, corpo al quale mi sono aggregato dopo essermi affacciato ai vertici dell'atletica nazionale. Sono stato subito accolto nel centro sportivo dell'Aeronautica, per la quale milito da ormai 11 anni: loro mi hanno subito dato la possibilità di fare ciò che più mi piaceva e di vivere di questo, e per questo li ringrazio. Quando ho ben figurato mi sono state fatte proposte d'ingresso in questo grande club: allora ho capito che avrei potuto puntare in alto».
9)Il sogno nel cassetto e il grande rimpianto di Mimmo Ricatti..
«Partiamo dal rimpianto: le prestazioni degli ultimi tempi mi hanno fatto riflettere sul fatto che forse avrei potuto iniziare in anticipo l'avvicinamento al mondo della maratona, forse arrivato in ritardo. Un ragazzo che a 20 anni venga in qualche modo scoperto e ha delle capacità, deve a mio parere con la propria sensibilità orientarsi verso le discipline che potranno dargli le massime soddisfazioni. Io mi sono formato subito come mezzofondista, raccogliendo successi e soddisfazioni, ma probabilmente se avessi raggiunto prima la consapevolezza di avere capacità di maratoneta avrei cominciato prima questo cammino. La mia difficoltà oggi non è quella di correre le maratone, ma di avere grandi ambizioni e poco tempo. Il mio sogno sono le Olimpiadi, che avranno luogo tra 11 mesi, ma 11 mesi sono pochissimi per preparare ad hoc la maratona. Fisiologicamente non è possibile replicare la maratona in brevi tempi se si attende a risultati di alto livello. Comunque il mio obiettivo è quello di vestire una maglia nel cui petto vi sia un tricolore».
10)Siamo giunti al termine dell'intervista. Come saluti i nostri lettori e gli appassionati di atletica?
«E' d'obbligo salutare i vostri affezionati lettori e tutti coloro che praticano atletica, a Barletta e non: gli atleti di Barletta mi salutano ogni mattina, quando mi incontrano per strada, e questo mi riempie il cuore di gioia e consapevolezza che condividono con me la passione e la fatica. Di qui in poi li invito a essere ancora più calorosi con me, in modo da spronarmi a fare sempre meglio».
E per gli appassionati e i tifosi di Domenico "Mimmo" Ricatti sarà possibile seguire il proprio beniamino anche sul web, attraverso il sito ufficiale (http://www.domenicoricatti.com/) e la Fan Page su Facebook (http://www.facebook.com/pages/Mimmo-Ricatti-fans-club/111167122235485). Alla prossima e good luck, come direbbero a Londra, caro Mimmo…