Calcio
Francesco Di Tacchio: non un eroe, ma un figlio della nostra terra di cui essere orgogliosi
Prodotto del calcio giovanile barlettano salva la vita ad un compagno di squadra
Barletta - lunedì 22 febbraio 2021
21.04
Ha iniziato a tirare calci ad un pallone a Barletta Francesco Di Tacchio, esattamente nel Nuovo Globo, con i Fedelissimi e il Borgovilla una delle storiche fucine di talenti del calcio giovanile all'ombra di Eraclio.
Nato a Trani nell'aprile di trentuno anni fa, Francesco di Tacchio, capitano della Salernitana, è uno dei tantissimi buoni giocatori che ha speso la propria carriera interamente nelle serie minori che forse non passerà alla storia per qualche giocata o qualche importante trofeo vinto, ma che sicuramente verrà ricordato per avere molto probabilmente evitato l'ennesima tragedia sul campo dovuta all'improvviso collasso del suo compagno di squadra Patryk Dziczek.
Mancavano pochi minuti al termine di Ascoli - Salernitana (per la cronaca terminata 2-0 per i granata campani) quando durante un'azione di attacco della sua squadra, il 23enne centrocampista polacco si accascia improvvisamente al suolo colpito da un malore molto probabilmente dovuto ad una aritmia cardiaca. Una scena che purtroppo ci riporta con la memoria alla tragica scomparsa di Piermario Morosini del 14 aprile 2012.
Accortosi immediatamente di ciò che stava accadendo Di Tacchio è corso immediatamente in soccorso di Dziczek impedendone il soffocamento causato dalla propria lingua, come spesso accade in questi casi. Il resto ovviamente lo ha fatto il personale del 118, ma ciò nulla toglie all'importanza e soprattutto alla tempestività dell'intervento di Di Tacchio, fattore non importante ma vitale in occasione di episodi analoghi che in passato hanno spesso avuto esito nefasto.
Troppe volte infatti in passato la tempistica di intervento è stata determinante per la sopravvivenza o meno del paziente. Si pensi ad esempio al caso di Lionello Manfredonia del dicembre 1989, salvato a Bologna dalla presenza in campo (peraltro allora non obbligatoria), di un defibrillatore, e a quello purtroppo infausto dello sfortunato calciatore ungherese Miklos Feher (gennaio 2004), quando si dovette procedere all'abbattimento di un muretto di protezione del terreno di gioco consentire l'arrivo sul campo di un'autoambulanza. A ciò si aggiunga anche il fatto che Dziczek risulta non nuovo a questo tipo di eventi ( proprio come accaduto ad Antonio Puerta del Siviglia, deceduto nell'agosto 2007), anche se inizialmente si è parlato di crisi epilettiche.
Tutte queste analogie con quanto accaduto a Dziczek non fanno che dare ancora più risalto alla manovra di soccorso operata da Di Tacchio nei confronti del suo compagno di squadra. Forse non siamo in presenza di un eroe, termine sin troppo abusato di questi tempi, ma resta il fatto che il gesto di questo figlio del nostro territorio ci riconcilia con la bellezza, con l'umanità e col cameratismo del cosiddetto calcio di provincia, che a nostro modestissimo avviso era e resta l'essenza più pura di questo meraviglioso sport.
Nato a Trani nell'aprile di trentuno anni fa, Francesco di Tacchio, capitano della Salernitana, è uno dei tantissimi buoni giocatori che ha speso la propria carriera interamente nelle serie minori che forse non passerà alla storia per qualche giocata o qualche importante trofeo vinto, ma che sicuramente verrà ricordato per avere molto probabilmente evitato l'ennesima tragedia sul campo dovuta all'improvviso collasso del suo compagno di squadra Patryk Dziczek.
Mancavano pochi minuti al termine di Ascoli - Salernitana (per la cronaca terminata 2-0 per i granata campani) quando durante un'azione di attacco della sua squadra, il 23enne centrocampista polacco si accascia improvvisamente al suolo colpito da un malore molto probabilmente dovuto ad una aritmia cardiaca. Una scena che purtroppo ci riporta con la memoria alla tragica scomparsa di Piermario Morosini del 14 aprile 2012.
Accortosi immediatamente di ciò che stava accadendo Di Tacchio è corso immediatamente in soccorso di Dziczek impedendone il soffocamento causato dalla propria lingua, come spesso accade in questi casi. Il resto ovviamente lo ha fatto il personale del 118, ma ciò nulla toglie all'importanza e soprattutto alla tempestività dell'intervento di Di Tacchio, fattore non importante ma vitale in occasione di episodi analoghi che in passato hanno spesso avuto esito nefasto.
Troppe volte infatti in passato la tempistica di intervento è stata determinante per la sopravvivenza o meno del paziente. Si pensi ad esempio al caso di Lionello Manfredonia del dicembre 1989, salvato a Bologna dalla presenza in campo (peraltro allora non obbligatoria), di un defibrillatore, e a quello purtroppo infausto dello sfortunato calciatore ungherese Miklos Feher (gennaio 2004), quando si dovette procedere all'abbattimento di un muretto di protezione del terreno di gioco consentire l'arrivo sul campo di un'autoambulanza. A ciò si aggiunga anche il fatto che Dziczek risulta non nuovo a questo tipo di eventi ( proprio come accaduto ad Antonio Puerta del Siviglia, deceduto nell'agosto 2007), anche se inizialmente si è parlato di crisi epilettiche.
Tutte queste analogie con quanto accaduto a Dziczek non fanno che dare ancora più risalto alla manovra di soccorso operata da Di Tacchio nei confronti del suo compagno di squadra. Forse non siamo in presenza di un eroe, termine sin troppo abusato di questi tempi, ma resta il fatto che il gesto di questo figlio del nostro territorio ci riconcilia con la bellezza, con l'umanità e col cameratismo del cosiddetto calcio di provincia, che a nostro modestissimo avviso era e resta l'essenza più pura di questo meraviglioso sport.