Calcio
Ezequiel Schelotto, il simbolo della grande illusione
L'addio anticipato dell'argentino è un altro timbro sul disastro di questa stagione
Barletta - venerdì 5 aprile 2024
14.28
Ezequiel Schelotto non è più un calciatore del Barletta: la grande illusione iniziata il 18 luglio 2023 tra flash, interviste e lustrini per l'eroe arrivato dall'Argentina si è chiusa in una tiepida mattinata di aprile con un anonimo comunicato stampa diramato dalla società con l'ormai classico stile da velina ministeriale.
L'ARRIVO CARICO DI SPERANZA E ILLUSIONI
Eppure, appena 9 mesi fa, in una conferenza stampa nella quale il magniloquente direttore sportivo Gigi Pavarese annunciava l'arrivo di under del calibro di Barbarello, Gloroiso e Lippo (la conosci la carriera di Lippo? cit.) il "Galgo" dichiarava di "non essere venuto qui in vacanza", di "aver superato tutti i problemi fisici" di "voler vincere per questa gente" e di volerlo fare con "il noi e non con l'io" oltre a varie disquisizioni sulla sua carriera e sul suo ruolo in campo. Tutto questo avveniva davanti al sorriso sornione del presidente onorario Mario Dimiccoli, convinto, bontà sua, da grande intenditore di calcio qual è, di aver piazzato il colpo ad effetto che ti svolta la stagione. Di questo si erano convinti anche tanti barlettani e per carità leggendo un curriculum con oltre 300 presenze tra C, B, A, Premier League, Superliga portoghese, Prima Divisione argentina, Champions League, nazionale chi più ne ha più ne metta crederci non era poi così folle.
INIZIO OK, POI L'AMARA REALTÀ
Ad essere sinceri, l'inizio di Schelotto a Barletta non è stato poi così male. Lui, sempre sorridente e disponibile con i tifosi, gioca e segna 3 gol nelle prime nove giornate con un Barletta che galleggia a ridosso della zona play-off. Qualcosa però comincia a non andare dal punto di vista fisico e dei rapporti con alcuni compagni, in particolar modo con chi magari rappresentava la vecchia guardia e avrebbe potuto essere un arma in più non un ostacolo. Il "Galgo" vuole essere leader ma accentra troppo su sè stesso anche vicende extra campo, diventa parafulmine di qualsiasi vicenda mettendoci la faccia anche quando non avrebbe dovuto (conferenza stampa post Martina Franca su tutte, ma anche post Nardò). Del resto, alla società questo fa comodo, basti pensare alla sovraesposizione cui lo ha sottoposto con album fotografici di partite nelle quali erano riportate 50 foto del Galgo e 2 del resto della squadra: probabilmente nemmeno in occasione di qualche sua ricorrenza avrà ricevuto tante attenzioni.
DAL DICEMBRE NERO AL PASTICCIACCIO BRUTTO DI "SAN SIRO"
L'inizio della fine è stato a dicembre. Con l'addio di Ginestra e l'arrivo del duo Pitino-Bitetto, il "galgo" è diventato sempre più un corpo estraneo e quasi sgradito al nuovo corso. Ricorderete le risposte stizzite di Bitetto quando gli si chiedeva lumi sul suo utilizzo e le altrettanto seccate riflessioni di Pitino sulla sua possigile permanenza. Schelotto è ormai un separato in casa, viene utilizzato poco e quando scende in campo lo fa male portando poco o nulla alla causa. Con il passare dei giorni il rapporto con la piazza si deteriora fino a frantumarsi in occasione del pasticciaccio brutto di "San Siro". La storia la saprete già, dopo il successo sul Matera l'argentino vola a San Siro per Inter-Atletico Madrid di Champions League e all'indomani della gara posta una foto in divisa di allenamento mentre in realtà era in aereo in compagnia del presidente onorario Mario Dimiccoli del quale, al netto di dinieghi e smentite, è stato espressione in campo. Quell'episodio ha rappresentato una mancanza di rispetto grave nei confronti di una città che lo aveva accolto come una star e che aveva voglia di amarlo: è stato un gesto non da capitano, non da leader.
FINE DI UN SOGNO CON LA REGIA DI MARIO DIMICCOLI
Il ritorno in Argentina per "motivi personali" che arrivano, casualmente, dopo due mancate convocazioni segna la fine di un sogno di mezza estate. Schelotto si è rivelato un flop, il suo contributo alla causa si è rivelato praticamente nullo ed oggi si ritrova ad essere il simbolo di un fallimento, di una stagione disgraziata il cui artefice principale risponde ad un nome e ad un cognome: Mario Dimiccoli. La scelta di puntare su Schelotto e la gestione della sua permanenza a Barletta è imputabile a lui e ai suoi sodali e questo sia dal punto di vista tecnico che comunicativo e gestionale. Tra un comunicato nord coreano e l'altro sarebbe curioso ascoltare dalla viva voce di chi decide delle sorti del club cosa in realtà sia successo, ma ci rendiamo conto di chiedere la luna e non ci resta che attendere il finale di questa stagione 2023-2024 che più che un campionato pare una via Crucis.
L'ARRIVO CARICO DI SPERANZA E ILLUSIONI
Eppure, appena 9 mesi fa, in una conferenza stampa nella quale il magniloquente direttore sportivo Gigi Pavarese annunciava l'arrivo di under del calibro di Barbarello, Gloroiso e Lippo (la conosci la carriera di Lippo? cit.) il "Galgo" dichiarava di "non essere venuto qui in vacanza", di "aver superato tutti i problemi fisici" di "voler vincere per questa gente" e di volerlo fare con "il noi e non con l'io" oltre a varie disquisizioni sulla sua carriera e sul suo ruolo in campo. Tutto questo avveniva davanti al sorriso sornione del presidente onorario Mario Dimiccoli, convinto, bontà sua, da grande intenditore di calcio qual è, di aver piazzato il colpo ad effetto che ti svolta la stagione. Di questo si erano convinti anche tanti barlettani e per carità leggendo un curriculum con oltre 300 presenze tra C, B, A, Premier League, Superliga portoghese, Prima Divisione argentina, Champions League, nazionale chi più ne ha più ne metta crederci non era poi così folle.
INIZIO OK, POI L'AMARA REALTÀ
Ad essere sinceri, l'inizio di Schelotto a Barletta non è stato poi così male. Lui, sempre sorridente e disponibile con i tifosi, gioca e segna 3 gol nelle prime nove giornate con un Barletta che galleggia a ridosso della zona play-off. Qualcosa però comincia a non andare dal punto di vista fisico e dei rapporti con alcuni compagni, in particolar modo con chi magari rappresentava la vecchia guardia e avrebbe potuto essere un arma in più non un ostacolo. Il "Galgo" vuole essere leader ma accentra troppo su sè stesso anche vicende extra campo, diventa parafulmine di qualsiasi vicenda mettendoci la faccia anche quando non avrebbe dovuto (conferenza stampa post Martina Franca su tutte, ma anche post Nardò). Del resto, alla società questo fa comodo, basti pensare alla sovraesposizione cui lo ha sottoposto con album fotografici di partite nelle quali erano riportate 50 foto del Galgo e 2 del resto della squadra: probabilmente nemmeno in occasione di qualche sua ricorrenza avrà ricevuto tante attenzioni.
DAL DICEMBRE NERO AL PASTICCIACCIO BRUTTO DI "SAN SIRO"
L'inizio della fine è stato a dicembre. Con l'addio di Ginestra e l'arrivo del duo Pitino-Bitetto, il "galgo" è diventato sempre più un corpo estraneo e quasi sgradito al nuovo corso. Ricorderete le risposte stizzite di Bitetto quando gli si chiedeva lumi sul suo utilizzo e le altrettanto seccate riflessioni di Pitino sulla sua possigile permanenza. Schelotto è ormai un separato in casa, viene utilizzato poco e quando scende in campo lo fa male portando poco o nulla alla causa. Con il passare dei giorni il rapporto con la piazza si deteriora fino a frantumarsi in occasione del pasticciaccio brutto di "San Siro". La storia la saprete già, dopo il successo sul Matera l'argentino vola a San Siro per Inter-Atletico Madrid di Champions League e all'indomani della gara posta una foto in divisa di allenamento mentre in realtà era in aereo in compagnia del presidente onorario Mario Dimiccoli del quale, al netto di dinieghi e smentite, è stato espressione in campo. Quell'episodio ha rappresentato una mancanza di rispetto grave nei confronti di una città che lo aveva accolto come una star e che aveva voglia di amarlo: è stato un gesto non da capitano, non da leader.
FINE DI UN SOGNO CON LA REGIA DI MARIO DIMICCOLI
Il ritorno in Argentina per "motivi personali" che arrivano, casualmente, dopo due mancate convocazioni segna la fine di un sogno di mezza estate. Schelotto si è rivelato un flop, il suo contributo alla causa si è rivelato praticamente nullo ed oggi si ritrova ad essere il simbolo di un fallimento, di una stagione disgraziata il cui artefice principale risponde ad un nome e ad un cognome: Mario Dimiccoli. La scelta di puntare su Schelotto e la gestione della sua permanenza a Barletta è imputabile a lui e ai suoi sodali e questo sia dal punto di vista tecnico che comunicativo e gestionale. Tra un comunicato nord coreano e l'altro sarebbe curioso ascoltare dalla viva voce di chi decide delle sorti del club cosa in realtà sia successo, ma ci rendiamo conto di chiedere la luna e non ci resta che attendere il finale di questa stagione 2023-2024 che più che un campionato pare una via Crucis.