Roberto Tatò
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Calcio

Da "sceicco" a "re nudo"? La metamorfosi in 10 mesi di gestione-Tatò

I recenti fatti rischiano di allontanare il presidente dai cuori della tifoseria

288 e 196: è un peccato che i numeri a tre cifre non si possano giocare nel Lotto, altrimenti sulla ruota di Barletta, o meglio di Bari, una puntatina l'avremmo fatta. Sono i numeri dei caratteri componenti i due comunicati che stanno raccontando, in maniera scarna ai confini del surreale, il recente ripercuotersi degli avvenimenti societari in casa-Barletta Calcio. Dal "La S.S. Barletta Calcio comunica che Roberto Tatò, Presidente della stessa società e suo figlio Walter, che nella S.S.Barletta Calcio ricopriva il ruolo di Vice-Presidente, hanno deciso di rassegnare le proprie dimissioni dai loro rispettivi incarichi. La decisione ha effetto immediato" del 23 maggio al "La S.S. Barletta Calcio comunica che il dimissionario presidente Roberto Tatò, dichiara che, a far data da oggi, le sue quote societarie sono a disposizione di chiunque sia interessato a rilevarle" nulla è cambiato. I fatti restano nella loro cruda esposizione formato-twitter (ma la formula dei social networks non vale solo per questioni frivole?), le motivazioni delle azioni di Roberto Tatò risultano ancora il "grande assente" della vicenda, e cresce la speranza che a un certo punto arrivino, e non imitino il Godot beckettiano.

Passano i minuti, diminuiscono gli spazi di spiegazione, aumentano proporzionalmente le preoccupazioni di tesserati e tifoseria organizzata. Quale strategia dietro questo secondo comunicato dell'attuale numero 1 biancorosso, maggiore azionista del club? Reale voglia di abbandonare del tutto il club di via Vittorio Veneto? Ricerca di nuovi acquirenti per ripartire con un progetto ancora più importante? Tentativo di pungolare i calciatori in organico con contratti pluriennali e pesantissimi economicamente all'attivo, dissuadendoli dal proseguire i rapporti? Nuovo segnale nei confronti del Comune? Le motivazioni sarebbero tante, ma sono le giustificazioni di questo atteggiamento a sfuggirci in questo momento, nel quale il rischio concreto per i tifosi barlettani è quello di assistere ad un forte ridimensionamento della compagine pugliese che con Tatò al timone poteva cullare leciti sogni di Serie B.

Un atteggiamento quasi di sfida, che tende a far "bollire nel proprio brodo" un non precisato obiettivo. Se l'idea fosse di lasciare la barca biancorossa, basterebbe dirlo a chiare lettere; se l'intenzione fosse quella di trovare altri soci e rafforzare il progetto, non intenderemmo i perché di questo "oscurantismo"; se nel mirino vi fosse l'idea di scoraggiare i calciatori, tanti, in possesso di onerosi e pluriennali legami contrattuali con il Barletta, al fine di farli adoperare con i loro procuratori alla ricerca di nuove sistemazioni prima dell'11 giugno, data in cui saranno versati gli ultimi stipendi, perché far vacillare un'intera piazza? Se l'obiettivo fossero il Comune o i vertici della Lega Pro, perché non produrre una esaustiva e pubblica lettera?

Solo ipotesi e congetture, con un'unica certezza: buona parte della considerazione positiva, elevatissima che la tifoseria biancorossa aveva per il presidente biancorosso sta finendo come carne al macello, producendo lacrime e sangue. In breve tempo, quasi dalla notte al giorno, si è passati dallo Tatò "sceicco" di agosto 2011, dal presidentissimo che aveva speso per una piazza adorante, costruendo una squadra da "piani alti" e producendo ammirevoli sforzi economici e tecnici, al Tatò "sconfessato" di fine maggio 2012: prima ingiustamente additato da qualcuno come "colpevole" dei mancati playoff per la questione-Gambling (e i 53 punti persi sul campo dalla squadra dove li mettiamo?), poi latente in comunicazione ed empatia verso la piazza nel momento più duro, dopo il ricorso al Tnas perso, quando sarebbe invece servito un gesto di orgoglio per ripartire ancora più forti di prima. Un difetto di visibilità e rapporto con media e piazza, fattori dei quali nei due anni di gestione il patron biancorosso aveva fatto un cavallo di battaglia nella sua gestione. Un patrimonio, in termini di reputazione, sciupato in breve tempo e con modi difficilmente spiegabili. La piazza era sempre stata a fianco di Roberto Tatò nei recenti avvenimenti: con lui nella cura dei rapporti con Castagnini, e alla fine degli stessi; con lui e contro i calciatori quando le cose non giravano come dovevano sul terreno di gioco; con lui e non con Cari al momento dei saluti con il tecnico laziale; con lui, e in piazza per lui, sulla questione-stadio. Con lui, sempre. Un credito immenso, che rischia di diventare solo un ricordo.

L'iscrizione al campionato di Prima Divisione Lega Pro 2012/2013, con la fidejussione da versare entro il 25 giugno, non appare ancora a rischio, ma il resto, dall'assetto societario a quello tecnico, è totalmente in bilico. Ora resta comunque razionalmente forte la speranza che il tutto si risolva in una bolla di sapone, difficile che il presidente lasci la città con un pugno di mosche in mano: troppo grande l'amore decantato a più riprese per Barletta per crederlo. L'augurio è che si cerchi di innestare una retromarcia, altrimenti alla luce di quanto accaduto mercoledì gli unici a uscirne sconfitti da questa vicenda saranno i tifosi del Barletta e gli sportivi che potrebbero perdere un presidente appassionato come pochi da un lato, e una squadra che sembrava veleggiare verso obiettivi e categorie superiori dall'altro. Non può essere gettato fumo negli occhi dei tifosi del Barletta, i quali, per la calorosità e la passione mostrata nel corso di quest'anno, meriterebbero una pronta spiegazione. Almeno loro...
(Twitter: @GuerraLuca88)
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