Calcio
Da Barletta alla “scala del calcio”: la storia di Peppino Pavone
Il romanzo dell’ala barlettana con l’Inter nel destino
Barletta - domenica 28 febbraio 2021
Gran parte del pubblico lo conosce come apprezzatissimo (a Barletta un pò meno) dirigente sportivo. Come uno dei principali artefici – insieme al presidente Casillo e a mister Zeman - del grande Foggia degli anni Novanta. Pochi, specialmente tra i più giovani, sanno che Giuseppe "Peppino" Pavone, 71 anni compiuti lo scorso 15 febbraio, è stato, carriera alla mano, forse il miglior calciatore barlettano di sempre.
La storia di Peppino Pavone calciatore ha inizio negli anni sessanta nelle giovanili del Barletta, dove viene notato dalla dirigenza del Foggia e portato in Capitanata agli ordini del grande Tommaso Maestrelli, quello che sarà l'artefice del primo storico scudetto della Lazio. Proprio in un Foggia-Lazio, datato 13 dicembre 1970, Pavone farà il suo esordio in Serie A entrando in campo intorno alla mezz'ora del secondo tempo al posto dell'attaccante Mola, in una gara terminata con un trionfale 5-2 per i "satanelli" e nella quale Pavone si farà subito notare per la sua grinta beccandosi un cartellino giallo dall'arbitro Mascali di Desenzano.
Il primo e decisivo gol in Serie A Pavone lo segnerà al Torino il 31 gennaio 1971. Non sarà il primo. Al termine della stagione 1970/71 Pavone collezionerà 7 presenze, mentre il Foggia di Maestrelli finirà incredibilmente in B a causa di un negativo finale di stagione che andrà a vanificare quanto di buono fatto vedere in quella stagione da una squadra con in campo di gente come Bigon, Re Cecconi e Saltutti.
Pavone e il Foggia torneranno in A nella stagione 1973/74, quando alla prima di campionato proprio Pavone andrà in gol al "Comunale" di Torino, questa volta contro la Juventus vice campione d'Europa beffando Zoff in uscita con un delizioso pallonetto. Rete che sarà faticosamente rimontata dai bianconeri grazie a un rigore di Cuccureddu e a una rete di Bettega. Durante la stagione 1973/74 Pavone andrà in gol anche contro Napoli e Bologna, ma anche stavolta il Foggia (stavolta agli ordini di Lauro Toneatto) non riuscirà a centrare la salvezza.
Dopo un altro anno di purgatorio in B, condito da 4 gol, finalmente giunge per Pavone la grande occasione della carriera. Nell'estate 1975, il tornante barlettano viene acquistato dall'Inter del presidente Ivanoe Fraizzoli. La "Beneamata" di metà anni Settanta è reduce dal deludentissimo nono posto del campionato precedente, ed è ben altra cosa rispetto allo squadrone che appena un decennio prima primeggiava in Europa e nel mondo.
L'arrivo di Pavone all'Inter - insieme a quelli successivi di giovani rampanti come Gasparini, Scanziani, Muraro, Altobelli e Beccalossi - si colloca quindi nell'ambito di un piano di rinnovamento generazionale che si compirà a fine decennio con lo scudetto di Bersellini. L'Inter della stagione 1975/76, oltre a un giovane Oriali, annovera tra l'altro ancora vecchi cavalli di razza come Mazzola, Bertini, Boninsegna e Facchetti. Gente ormai al tramonto della propria gloriosa carriera ma utilissima a fare da chioccia ai nuovi arrivati come Pavone.
L' avvio di stagione vede "Peppino" titolare inamovibile dell'undici nerazzurro guidato da Giuseppe Chiappella. Dopo una fase di lieve appannamento giunta in concomitanza con le sconfitte contro le rivali toriche Milan e Juventus, Pavone riconquista una maglia da titolare sul finire del girone di andata, quando realizza la sua prima rete in maglia nerazzurra in un Inter-Perugia 2-2, sorprendendo il portiere umbro Marconcini con un gran destro di controbalzo. Un mese dopo Pavone, al culmine di una stupenda triangolazione tra Facchetti e Boninsegna, realizza sotto misura il gol della vittoria contro i futuri campioni d'Italia del Torino.
La rete ai granata di mister Radice, e dei gemelli del gol Pulici e Graziani, costituisce forse il momento più alto della carriera di Peppino Pavone, assurto ormai a titolare fisso della fascia destra dell'attacco interista. Abbastanza difficile si rivelerà però per Pavone l'Inizio della stagione 1976/77 quando perde il posto da titolare a beneficio di uno scatenato Carletto Muraro. Tuttavia grazie anche ad un buon girone di ritorno, Pavone riuscirà a stabilire il suo primato di segnature (5 reti) in massima serie: la prima delle quali proprio contro il suo Foggia (1-1) con un abile colpo di testa a scavalcare il portiere Memo.
Come l'anno precedente (e quello successivo) l'Inter concluderà il torneo al quarto posto, distantissima da Juventus e Torino che in quegli anni facevano letteralmente un altro sport. Tuttavia il finale di stagione dell'Inter presenta la grande occasione della finale di Coppa Italia contro un Milan tutt'altro che irresistibile. Un derby da vincere a tutti i costi, anche perché sarà l'ultima partita in carriera del grandissimo Sandro Mazzola.
Purtroppo per Pavone (che in quegli anni non ha mai vinto un derby) e per l'Inter, il preannunciato gran galà nerazzurro si trasforma nel peggiore degli incubi con Maldera e Braglia che bucano due volte Bordon e regalano la Coppa Italia a un Milan tra i peggiori della storia. Una squadra che per evitare una clamorosa retrocessione in B aveva dovuto richiamare in fretta e furia il vecchio Nereo Rocco. L'Inter si rifarà un anno dopo conquistando la Coppa Italia ai danni del Napoli. Pavone contribuirà alla conquista del trofeo segnando una rete al Monza nel girone di semifinale al culmine di una stagione non certo esaltante che fa da prologo alla sua cessione al Pescara in Serie B.
Dopo aver contribuito in maniera importante a riportare in Serie A gli abruzzesi, Pavone si trasferisce al Taranto, dove il 7 dicembre 1980 consuma la prima delle due clamorose vendette contro il Milan, partecipando da protagonista al 3-0 dello "Iacovone" col quale il Taranto inflisse ai rossoneri (appena retrocessi a causa dello scandalo delle scommesse) la prima storica sconfitta in Serie B.
L'altra grande vendetta di Pavone contro il Milan, sempre in Serie B, - dove stavolta la squadra del presidente Farina era retrocessa sul campo -, è datata 7 novembre 1982. Teatro dell'impresa stavolta è lo stadio Meazza di Milano, dove capitan Pavone crea e Tivelli e Di Michele colpiscono, per il clamoroso successo esterno della Cavese sul Milan di Ilario Castagner. Quel Milan – che non riuscirà a battere la Cavese di Pavone neanche al ritorno - stravincerà poi quel torneo con gente come Franco Baresi, Tassotti, Evani. L'embrione di quella corazzata che pochi anni più tardi con mister Sacchi e con gli olandesi avrebbe stupito il mondo.
Peppino Pavone, invece, terminerà proprio a Cava dei Tirreni, in Serie C, la sua carriera da calciatore, per poi di li a poco costruire con Zeman e Casillo il Foggia dei miracoli.
La storia di Peppino Pavone calciatore ha inizio negli anni sessanta nelle giovanili del Barletta, dove viene notato dalla dirigenza del Foggia e portato in Capitanata agli ordini del grande Tommaso Maestrelli, quello che sarà l'artefice del primo storico scudetto della Lazio. Proprio in un Foggia-Lazio, datato 13 dicembre 1970, Pavone farà il suo esordio in Serie A entrando in campo intorno alla mezz'ora del secondo tempo al posto dell'attaccante Mola, in una gara terminata con un trionfale 5-2 per i "satanelli" e nella quale Pavone si farà subito notare per la sua grinta beccandosi un cartellino giallo dall'arbitro Mascali di Desenzano.
Il primo e decisivo gol in Serie A Pavone lo segnerà al Torino il 31 gennaio 1971. Non sarà il primo. Al termine della stagione 1970/71 Pavone collezionerà 7 presenze, mentre il Foggia di Maestrelli finirà incredibilmente in B a causa di un negativo finale di stagione che andrà a vanificare quanto di buono fatto vedere in quella stagione da una squadra con in campo di gente come Bigon, Re Cecconi e Saltutti.
Pavone e il Foggia torneranno in A nella stagione 1973/74, quando alla prima di campionato proprio Pavone andrà in gol al "Comunale" di Torino, questa volta contro la Juventus vice campione d'Europa beffando Zoff in uscita con un delizioso pallonetto. Rete che sarà faticosamente rimontata dai bianconeri grazie a un rigore di Cuccureddu e a una rete di Bettega. Durante la stagione 1973/74 Pavone andrà in gol anche contro Napoli e Bologna, ma anche stavolta il Foggia (stavolta agli ordini di Lauro Toneatto) non riuscirà a centrare la salvezza.
Dopo un altro anno di purgatorio in B, condito da 4 gol, finalmente giunge per Pavone la grande occasione della carriera. Nell'estate 1975, il tornante barlettano viene acquistato dall'Inter del presidente Ivanoe Fraizzoli. La "Beneamata" di metà anni Settanta è reduce dal deludentissimo nono posto del campionato precedente, ed è ben altra cosa rispetto allo squadrone che appena un decennio prima primeggiava in Europa e nel mondo.
L'arrivo di Pavone all'Inter - insieme a quelli successivi di giovani rampanti come Gasparini, Scanziani, Muraro, Altobelli e Beccalossi - si colloca quindi nell'ambito di un piano di rinnovamento generazionale che si compirà a fine decennio con lo scudetto di Bersellini. L'Inter della stagione 1975/76, oltre a un giovane Oriali, annovera tra l'altro ancora vecchi cavalli di razza come Mazzola, Bertini, Boninsegna e Facchetti. Gente ormai al tramonto della propria gloriosa carriera ma utilissima a fare da chioccia ai nuovi arrivati come Pavone.
L' avvio di stagione vede "Peppino" titolare inamovibile dell'undici nerazzurro guidato da Giuseppe Chiappella. Dopo una fase di lieve appannamento giunta in concomitanza con le sconfitte contro le rivali toriche Milan e Juventus, Pavone riconquista una maglia da titolare sul finire del girone di andata, quando realizza la sua prima rete in maglia nerazzurra in un Inter-Perugia 2-2, sorprendendo il portiere umbro Marconcini con un gran destro di controbalzo. Un mese dopo Pavone, al culmine di una stupenda triangolazione tra Facchetti e Boninsegna, realizza sotto misura il gol della vittoria contro i futuri campioni d'Italia del Torino.
La rete ai granata di mister Radice, e dei gemelli del gol Pulici e Graziani, costituisce forse il momento più alto della carriera di Peppino Pavone, assurto ormai a titolare fisso della fascia destra dell'attacco interista. Abbastanza difficile si rivelerà però per Pavone l'Inizio della stagione 1976/77 quando perde il posto da titolare a beneficio di uno scatenato Carletto Muraro. Tuttavia grazie anche ad un buon girone di ritorno, Pavone riuscirà a stabilire il suo primato di segnature (5 reti) in massima serie: la prima delle quali proprio contro il suo Foggia (1-1) con un abile colpo di testa a scavalcare il portiere Memo.
Come l'anno precedente (e quello successivo) l'Inter concluderà il torneo al quarto posto, distantissima da Juventus e Torino che in quegli anni facevano letteralmente un altro sport. Tuttavia il finale di stagione dell'Inter presenta la grande occasione della finale di Coppa Italia contro un Milan tutt'altro che irresistibile. Un derby da vincere a tutti i costi, anche perché sarà l'ultima partita in carriera del grandissimo Sandro Mazzola.
Purtroppo per Pavone (che in quegli anni non ha mai vinto un derby) e per l'Inter, il preannunciato gran galà nerazzurro si trasforma nel peggiore degli incubi con Maldera e Braglia che bucano due volte Bordon e regalano la Coppa Italia a un Milan tra i peggiori della storia. Una squadra che per evitare una clamorosa retrocessione in B aveva dovuto richiamare in fretta e furia il vecchio Nereo Rocco. L'Inter si rifarà un anno dopo conquistando la Coppa Italia ai danni del Napoli. Pavone contribuirà alla conquista del trofeo segnando una rete al Monza nel girone di semifinale al culmine di una stagione non certo esaltante che fa da prologo alla sua cessione al Pescara in Serie B.
Dopo aver contribuito in maniera importante a riportare in Serie A gli abruzzesi, Pavone si trasferisce al Taranto, dove il 7 dicembre 1980 consuma la prima delle due clamorose vendette contro il Milan, partecipando da protagonista al 3-0 dello "Iacovone" col quale il Taranto inflisse ai rossoneri (appena retrocessi a causa dello scandalo delle scommesse) la prima storica sconfitta in Serie B.
L'altra grande vendetta di Pavone contro il Milan, sempre in Serie B, - dove stavolta la squadra del presidente Farina era retrocessa sul campo -, è datata 7 novembre 1982. Teatro dell'impresa stavolta è lo stadio Meazza di Milano, dove capitan Pavone crea e Tivelli e Di Michele colpiscono, per il clamoroso successo esterno della Cavese sul Milan di Ilario Castagner. Quel Milan – che non riuscirà a battere la Cavese di Pavone neanche al ritorno - stravincerà poi quel torneo con gente come Franco Baresi, Tassotti, Evani. L'embrione di quella corazzata che pochi anni più tardi con mister Sacchi e con gli olandesi avrebbe stupito il mondo.
Peppino Pavone, invece, terminerà proprio a Cava dei Tirreni, in Serie C, la sua carriera da calciatore, per poi di li a poco costruire con Zeman e Casillo il Foggia dei miracoli.