Calcio
Centenario Biancorosso: dal traumatico ritorno in Serie C, al primo fallimento - Settima parte
1991-1995, un anonimo declino in campo, e un triste balletto societario fuori, accompagnano i biancorossi al primo tonfo in Eccellenza
Barletta - venerdì 11 marzo 2022
Il 1991 è un anno di grandi cambiamenti in Italia, in Europa, nel mondo. La tanto temuta Unione Sovietica non esiste praticamente più (anche se nel calcio, da buona bestia nera, farà ancora in tempo a far fuori la Nazionale di Azeglio Vicini da Euro '92). Per non parlare della vicina Jugoslavia, che tra il totale disinteresse dell'Occidente, sta letteralmente precipitando in un abisso di sangue e di barbarie che non si vedeva in Europa dal 1945. A Bari poi, lo sbarco della nave "Vlore", ci ha fisicamente sbattuto in faccia il dramma del popolo albanese che sarà poi cinicamente sfruttato, non solo dalla malavita (italiana o albanese, poco cambia) per i suoi traffici di droga e di esseri umani, ma anche da tanti imprenditori nostrani perennemente alla ricerca di salari più "competitivi".
Tutto questo a Barletta, una delle capitali del settore tessile-calzaturiero, significa una cosa sola: chiusure, fallimenti, vertenze sindacali a getto continuo, non di rado conclusesi a tarallucci e vino (operai a parte, s'intende). E con una proprietà facente parte del settore, tra l'altro già in piena fase di disimpegno, il Barletta Calcio, appena retrocesso dalla Serie B, non poteva non risentirne. La situazione societaria del Barletta Calcio Sport Spa è tale che, pur provenendo dalla serie cadetta, non viene neanche lontanamente accostato alle favorite del campionato di Serie C1 girone B edizione 1991/92, laddove Ternana, Perugia e Salernitana, sono per gli addetti ai lavori decisamente le più accreditate per la promozione in B, con Reggina, Fidelis Andria, Giarre e Catania nel ruolo di possibili outsider. A Barletta invece, l'obbiettivo più gettonato è "mantenere la categoria".
All'evidente ridimensionamento economico e tecnico del calcio barlettano, si aggiunge poi l'inizio di quella che abbiamo ribattezzato "odissea Puttilli", che colpisce in primis il tifo organizzato, costretto a dire addio alla sua cara vecchia Curva Sud, dichiarata "temporaneamente inagibile" (e qui alzi la mano chi non si è fatto un'amara ma grassa risata).
A guidare la squadra viene chiamato Salvo Bianchetti, un serissimo professionista catanese, reduce da buone stagioni sulla panchina del Giarre.
Della rosa che fino a giugno '91 giocava in Serie B, sono rimasti soltanto i giovani Davide Bolognesi e Vincenzo Lanotte (ad oggi, l'unico barlettano a fare gol in Serie B con la maglia biancorossa). Il resto della rosa è composto più che altro da onesti manovali del pallone, con alle spalle dignitose stagioni in Serie C, ai quali in ottobre si aggiungerà l'ex regista del Verona e della Nazionale a Messico '86 Antonio Di Gennaro.
Di tutte le edizioni a memoria di tifoso, il campionato di Serie C1 girone B 1991/92 è forse quello più scadente a livello tecnico. Pochi gol, tanti pareggi, come se all'improvviso la categoria avesse fatto un salto indietro di una quindicina di anni. Dalla concorrenza si stacca ben presto la Ternana di mister Clagluna, mentre Perugia e Fidelis Andria ci metteranno più tempo a trovare il ritmo giusto, al contrario invece della Salernitana che dopo un buon avvio si perderà ben presto nel gruppone di centro classifica. Già, ma il Barletta?
Gli uomini di Bianchetti hanno un discreto avvio di stagione che li porta nelle posizioni immediatamente successive a quelle di vertice. Fino a quando non si paleseranno in modo drammatico tutti i pesanti limiti offensivi di una squadra che, dopo il pesante 2-4 di Perugia dell'ultimo turno del girone di andata, deve seriamente iniziare a guardarsi dietro.
La seconda retrocessione consecutiva verrà evitata solo all'ultima e drammatica partita in casa contro il Perugia, quando un gol di Di Gennaro pareggia l'iniziale vantaggio di Traini, ottenendo il triplice risultato di regalare ai biancorossi la permanenza in Serie C1; di dare il via alla grande festa della Fidelis Andria, che grazie al pareggio del Barletta, ottiene la sua prima storica promozione in Serie B; e di innescare una ferocissima polemica tra il presidente del Perugia Gaucci e la famiglia Matarrese che durerà quasi un decennio.
Nel frattempo, a livello di proprietà, ultimato il disimpegno della famiglia Di Cosola, ha inizio un logorante, nonché lunghissimo valzer societario che durerà oltre un decennio.
Nell'estate del 1992, la società viene rilevata da una cordata di imprenditori che fa capo al ragionier Ettore Russo. La panchina del Barletta 1992/93 viene affidata al giovane tecnico Giovanni Mei, mentre la rosa della stagione precedente viene in gran parte confermata, con in aggiunta elementi d'esperienza come il laterale basso Di Spirito, e i graditi ritorni del portiere Marinacci e della punta Stefano Sgherri.
L'obbiettivo stagionale, manco a parlarne, è la salvezza. La squadra, pur con tutti i suoi limiti, gioca nettamente meglio rispetto alla stagione precedente e dopo un periodo di difficoltà - costato la panchina a Mei, e condito dalle ormai puntuali contestazioni del tifo organizzato -, sotto la sapiente guida di mister Alberto Mari, ottiene una salvezza piuttosto tranquilla, valorizzando inoltre giocatori come l'attaccante Andrea De Florio, e come Vincenzo Lanotte, alla sua miglior stagione in biancorosso, in termini realizzativi e non solo.
La stagione 1993/94, presenta al via grandi novità, sia a livello regolamentare con l'introduzione di play-off, play-out e dei tre punti a vittoria, sia a livello di criteri per l'iscrizione ai campionati, fattisi decisamente più severi dal punto di vista economico finanziario. Ciò comporta nell'estate del 1993 una vera e propria ecatombe di squadre anche piuttosto blasonate. Non riescono infatti a iscriversi al campionato di Serie C1 girone B, compagini storiche quali Taranto, Ternana, Messina, Catania e Casertana.
A restituire parzialmente quarti di nobiltà al torneo, ci pensa il solito Perugia di Gaucci che, dopo aver conquistato sul campo la promozione in B nello spareggio di Foggia contro il sorprendente Acireale, viene coinvolto nel cosiddetto "scandalo dei cavalli", riguardante un accertata "donazione" da parte del presidente perugino di un paio di preziosi quadrupedi alla famiglia di un arbitro. Gaucci viene squalificato per tre anni, ma questa volta il Perugia, dopo due tentativi andati a vuoto piuttosto traumaticamente, centra con largo anticipo (e senza ausilio di spareggi o stalloni) il tanto sospirato salto in cadetteria.
A far compagnia agli umbri, al termine dei play off, sarà la Salernitana allenata da Delio Rossi: un brillante discepolo tecnico di Zdenek Zeman, con pochi capelli ma tante idee.
La stagione del Barletta 1993/94 (caratterizzata dall'ennesimo cambio in corsa di guida tecnica, con il quotato mister Mario Russo che prende il posto di Alberto Mari), nonostante un discreto organico a disposizione, si rivela invece un qualcosa tra l'anonimo e il noioso. La squadra termina a centro classifica un campionato senza infamia e senza lode nel quale, a una più che buona solidità difensiva, fa da contraltare un deciso passo indietro dal punto di vista del gioco offensivo, dove i migliori realizzatori sono (tanto per cambiare) De Florio con 6 gol e Lanotte con 5 gol, coadiuvati dal brillante giovane trequartista Antonio Arcadio (autore a sua volta di 3 reti), per un totale - per quanto riguarda l'intero parco attaccanti barlettano (riserve comprese) - di sole 19 reti. Tanto per intenderci, una in meno del solo Cornacchini del Perugia, cannoniere principe del girone.
Per quanto riguarda invece l'assetto societario, continua a ritmi da Prima Repubblica il gran ballo di presidenti e amministratori unici, dove a Ettore Russo si sono succeduti in meno di un anno l'imprenditore Dino Maffione e il ragionier Luigi Del Negro, prima dell'avvento alla presidenza di Onofrio Perina.
Siamo nell'estate del 1994, precisamente in Piazza Caduti, dove sta avendo luogo la presentazione del rinnovatissimo Barletta che andrà ad affrontare il campionato di Serie C1 1994/95.
Dopo la sfilata dei calciatori, sul palco si alternano il neo sindaco Raffaele Fiore, e il presidente Perina, il quale annuncia - non si sa quanto credendoci davvero – un imminente ritorno in Serie B, il tutto tra l'ancora più incomprensibile entusiasmo della tifoseria.
Poi però alla prima di campionato, nonostante la vittoria per 1-0 contro la Lodigiani Roma, con gol nel finale del 19enne Poziello, ci si accorge ben presto che parlare di Serie B - con una squadra infarcita di giovani inesperti, in un campionato con Reggina e Avellino dominatrici annunciate e con uno stadio ormai ridotto a mezza Curva Nord e a una fatiscente tribuna con vuoti sempre più consistenti - è nella migliore delle ipotesi un qualcosa tra l'azzardo patologico e il delirio più totale. Per carità, il Barletta dei Battaglia, dei Calcagno, dei Tomasoni e del ritrovato bomber Eupremio Carruezzo, disputerà una stagione anche dignitosa, alternando pesantissimi rovesci come lo 0-4 di Casarano (con tanto di gol per i salentini dell'ex capitano Vincenzo Lanotte) o come il doppio 0-2 interno consecutivo contro il Nola e l'Empoli di un giovanissimo Vincenzo Montella, con vere e proprie imprese come i due pareggi contro la Reggina capoclassifica, e lo splendido 2-0 di Avellino.
Ma è a livello societario che si consuma il dramma, con un Perina che - stando a voci di corridoio, non si sa però quanto attendibili – durante un'assemblea societaria avrebbe candidamente ammesso l'esistenza di gravissimi problemi di indebitamento e di solvibilità. Non sappiamo onestamente quale peso dare a queste voci, e men che meno se ritenerle attendibili. Fatto sta che dopo una salvezza più che meritata sul campo, a fine luglio del 1995, dopo 73 anni di dignitosa e onorata storia, il Barletta Calcio Sport S.p.a. viene dichiarato fallito, e il calcio biancorosso dovrà ripartire dal Campionato di Eccellenza pugliese.
Fonte foto: copia della Gazzetta del Mezzogiorno, Calvaresi, 1992
Tutto questo a Barletta, una delle capitali del settore tessile-calzaturiero, significa una cosa sola: chiusure, fallimenti, vertenze sindacali a getto continuo, non di rado conclusesi a tarallucci e vino (operai a parte, s'intende). E con una proprietà facente parte del settore, tra l'altro già in piena fase di disimpegno, il Barletta Calcio, appena retrocesso dalla Serie B, non poteva non risentirne. La situazione societaria del Barletta Calcio Sport Spa è tale che, pur provenendo dalla serie cadetta, non viene neanche lontanamente accostato alle favorite del campionato di Serie C1 girone B edizione 1991/92, laddove Ternana, Perugia e Salernitana, sono per gli addetti ai lavori decisamente le più accreditate per la promozione in B, con Reggina, Fidelis Andria, Giarre e Catania nel ruolo di possibili outsider. A Barletta invece, l'obbiettivo più gettonato è "mantenere la categoria".
All'evidente ridimensionamento economico e tecnico del calcio barlettano, si aggiunge poi l'inizio di quella che abbiamo ribattezzato "odissea Puttilli", che colpisce in primis il tifo organizzato, costretto a dire addio alla sua cara vecchia Curva Sud, dichiarata "temporaneamente inagibile" (e qui alzi la mano chi non si è fatto un'amara ma grassa risata).
A guidare la squadra viene chiamato Salvo Bianchetti, un serissimo professionista catanese, reduce da buone stagioni sulla panchina del Giarre.
Della rosa che fino a giugno '91 giocava in Serie B, sono rimasti soltanto i giovani Davide Bolognesi e Vincenzo Lanotte (ad oggi, l'unico barlettano a fare gol in Serie B con la maglia biancorossa). Il resto della rosa è composto più che altro da onesti manovali del pallone, con alle spalle dignitose stagioni in Serie C, ai quali in ottobre si aggiungerà l'ex regista del Verona e della Nazionale a Messico '86 Antonio Di Gennaro.
Di tutte le edizioni a memoria di tifoso, il campionato di Serie C1 girone B 1991/92 è forse quello più scadente a livello tecnico. Pochi gol, tanti pareggi, come se all'improvviso la categoria avesse fatto un salto indietro di una quindicina di anni. Dalla concorrenza si stacca ben presto la Ternana di mister Clagluna, mentre Perugia e Fidelis Andria ci metteranno più tempo a trovare il ritmo giusto, al contrario invece della Salernitana che dopo un buon avvio si perderà ben presto nel gruppone di centro classifica. Già, ma il Barletta?
Gli uomini di Bianchetti hanno un discreto avvio di stagione che li porta nelle posizioni immediatamente successive a quelle di vertice. Fino a quando non si paleseranno in modo drammatico tutti i pesanti limiti offensivi di una squadra che, dopo il pesante 2-4 di Perugia dell'ultimo turno del girone di andata, deve seriamente iniziare a guardarsi dietro.
La seconda retrocessione consecutiva verrà evitata solo all'ultima e drammatica partita in casa contro il Perugia, quando un gol di Di Gennaro pareggia l'iniziale vantaggio di Traini, ottenendo il triplice risultato di regalare ai biancorossi la permanenza in Serie C1; di dare il via alla grande festa della Fidelis Andria, che grazie al pareggio del Barletta, ottiene la sua prima storica promozione in Serie B; e di innescare una ferocissima polemica tra il presidente del Perugia Gaucci e la famiglia Matarrese che durerà quasi un decennio.
Nel frattempo, a livello di proprietà, ultimato il disimpegno della famiglia Di Cosola, ha inizio un logorante, nonché lunghissimo valzer societario che durerà oltre un decennio.
Nell'estate del 1992, la società viene rilevata da una cordata di imprenditori che fa capo al ragionier Ettore Russo. La panchina del Barletta 1992/93 viene affidata al giovane tecnico Giovanni Mei, mentre la rosa della stagione precedente viene in gran parte confermata, con in aggiunta elementi d'esperienza come il laterale basso Di Spirito, e i graditi ritorni del portiere Marinacci e della punta Stefano Sgherri.
L'obbiettivo stagionale, manco a parlarne, è la salvezza. La squadra, pur con tutti i suoi limiti, gioca nettamente meglio rispetto alla stagione precedente e dopo un periodo di difficoltà - costato la panchina a Mei, e condito dalle ormai puntuali contestazioni del tifo organizzato -, sotto la sapiente guida di mister Alberto Mari, ottiene una salvezza piuttosto tranquilla, valorizzando inoltre giocatori come l'attaccante Andrea De Florio, e come Vincenzo Lanotte, alla sua miglior stagione in biancorosso, in termini realizzativi e non solo.
La stagione 1993/94, presenta al via grandi novità, sia a livello regolamentare con l'introduzione di play-off, play-out e dei tre punti a vittoria, sia a livello di criteri per l'iscrizione ai campionati, fattisi decisamente più severi dal punto di vista economico finanziario. Ciò comporta nell'estate del 1993 una vera e propria ecatombe di squadre anche piuttosto blasonate. Non riescono infatti a iscriversi al campionato di Serie C1 girone B, compagini storiche quali Taranto, Ternana, Messina, Catania e Casertana.
A restituire parzialmente quarti di nobiltà al torneo, ci pensa il solito Perugia di Gaucci che, dopo aver conquistato sul campo la promozione in B nello spareggio di Foggia contro il sorprendente Acireale, viene coinvolto nel cosiddetto "scandalo dei cavalli", riguardante un accertata "donazione" da parte del presidente perugino di un paio di preziosi quadrupedi alla famiglia di un arbitro. Gaucci viene squalificato per tre anni, ma questa volta il Perugia, dopo due tentativi andati a vuoto piuttosto traumaticamente, centra con largo anticipo (e senza ausilio di spareggi o stalloni) il tanto sospirato salto in cadetteria.
A far compagnia agli umbri, al termine dei play off, sarà la Salernitana allenata da Delio Rossi: un brillante discepolo tecnico di Zdenek Zeman, con pochi capelli ma tante idee.
La stagione del Barletta 1993/94 (caratterizzata dall'ennesimo cambio in corsa di guida tecnica, con il quotato mister Mario Russo che prende il posto di Alberto Mari), nonostante un discreto organico a disposizione, si rivela invece un qualcosa tra l'anonimo e il noioso. La squadra termina a centro classifica un campionato senza infamia e senza lode nel quale, a una più che buona solidità difensiva, fa da contraltare un deciso passo indietro dal punto di vista del gioco offensivo, dove i migliori realizzatori sono (tanto per cambiare) De Florio con 6 gol e Lanotte con 5 gol, coadiuvati dal brillante giovane trequartista Antonio Arcadio (autore a sua volta di 3 reti), per un totale - per quanto riguarda l'intero parco attaccanti barlettano (riserve comprese) - di sole 19 reti. Tanto per intenderci, una in meno del solo Cornacchini del Perugia, cannoniere principe del girone.
Per quanto riguarda invece l'assetto societario, continua a ritmi da Prima Repubblica il gran ballo di presidenti e amministratori unici, dove a Ettore Russo si sono succeduti in meno di un anno l'imprenditore Dino Maffione e il ragionier Luigi Del Negro, prima dell'avvento alla presidenza di Onofrio Perina.
Siamo nell'estate del 1994, precisamente in Piazza Caduti, dove sta avendo luogo la presentazione del rinnovatissimo Barletta che andrà ad affrontare il campionato di Serie C1 1994/95.
Dopo la sfilata dei calciatori, sul palco si alternano il neo sindaco Raffaele Fiore, e il presidente Perina, il quale annuncia - non si sa quanto credendoci davvero – un imminente ritorno in Serie B, il tutto tra l'ancora più incomprensibile entusiasmo della tifoseria.
Poi però alla prima di campionato, nonostante la vittoria per 1-0 contro la Lodigiani Roma, con gol nel finale del 19enne Poziello, ci si accorge ben presto che parlare di Serie B - con una squadra infarcita di giovani inesperti, in un campionato con Reggina e Avellino dominatrici annunciate e con uno stadio ormai ridotto a mezza Curva Nord e a una fatiscente tribuna con vuoti sempre più consistenti - è nella migliore delle ipotesi un qualcosa tra l'azzardo patologico e il delirio più totale. Per carità, il Barletta dei Battaglia, dei Calcagno, dei Tomasoni e del ritrovato bomber Eupremio Carruezzo, disputerà una stagione anche dignitosa, alternando pesantissimi rovesci come lo 0-4 di Casarano (con tanto di gol per i salentini dell'ex capitano Vincenzo Lanotte) o come il doppio 0-2 interno consecutivo contro il Nola e l'Empoli di un giovanissimo Vincenzo Montella, con vere e proprie imprese come i due pareggi contro la Reggina capoclassifica, e lo splendido 2-0 di Avellino.
Ma è a livello societario che si consuma il dramma, con un Perina che - stando a voci di corridoio, non si sa però quanto attendibili – durante un'assemblea societaria avrebbe candidamente ammesso l'esistenza di gravissimi problemi di indebitamento e di solvibilità. Non sappiamo onestamente quale peso dare a queste voci, e men che meno se ritenerle attendibili. Fatto sta che dopo una salvezza più che meritata sul campo, a fine luglio del 1995, dopo 73 anni di dignitosa e onorata storia, il Barletta Calcio Sport S.p.a. viene dichiarato fallito, e il calcio biancorosso dovrà ripartire dal Campionato di Eccellenza pugliese.
Fonte foto: copia della Gazzetta del Mezzogiorno, Calvaresi, 1992