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Calcio
Barletta 1922, che sia solo un incidente di percorso
Nessun dramma dopo la sconfitta di Mesagne, ma senza unità il futuro è cupo
Barletta - martedì 20 ottobre 2015
10.57
Dalle stelle alle stalle? No, la realtà è questa e la sconfitta di Mesagne è arrivata a farcelo ricordare dopo che la prestazione contro il Gravina ci aveva fatto un po' sognare. La realtà, è bene chiarirlo ancora una volta, vede il Barletta essere una squadra composta da qualche elemento importante supportato da una forte componente barlettana che garantisce un grande attaccamento alla maglia, e lo vede essere una squadra partita con un mese di ritardo sulla tabella di marcia con una rosa allestita in fretta e furia. Bene, da questa realtà i risultati che emergono non possono che essere altalenanti e, sebbene noi stessi abbiamo affermato che con qualche innesto questa stessa squadra possa pensare di volare, noi stessi ribadiamo che questo cambio di marcia ora come non mai è irrealizzabile e di conseguenza il vero dramma che stiamo vivendo non è la sconfitta di Mesagne, quanto le difficoltà dell'ambiente intero fuori dal rettangolo verde dove si sta scatenando il consueto tutti contro tutti.
Un k.o. ci può stare, ma che si rialzi subito la testa
Una sconfitta, seppur arrivata al termine di una prestazione abulica in attacco, sbadata in difesa e complessivamente sotto le potenzialità di tutti i giocatori in campo, anche se non dovrebbe mai accadere può essere contemplata, soprattutto se parliamo di una squadra come il Barletta. Ora, però, l'importante sarà rialzare immediatamente la testa, guardare avanti senza star lì troppo a rimuginare e puntare dritti alla prossima gara contro il Grottaglie, nella quale però non si potrà più sbagliare e nella quale bisognerà nuovamente tirar fuori quello spirito e quella voglia di lottare che, forse, domenica è sono venuti un po' a mancare. Nessun dramma quindi per quel che riguarda la situazione strettamente relativa al rettangolo verde, lo stesso non si può dire per le questioni extra calcistiche.
Gli eroi, i vittimisti, gli oracoli e la solita triste guerra tra poveri
La settimana appena trascorsa, che ha portato alla sconfitta di Mesagne, è stata tra le più grottesche della storia recente biancorossa e pensando a tutto ciò che è accaduto negli ultimi tempi era davvero difficile raggiungere un risultato simile. Nonostante intorno alla questione societaria regni il silenzio e l'immobilismo più assoluto, il pareggio gagliardo ottenuto contro il Gravina stava in qualche modo animando un ambiente sempre sull'orlo di una crisi di nervi. Bene, nel giro di pochi giorni quel minimo di tranquillità è stato dilapidato in seguito ad una serie di vicende decisamente stucchevoli. Il tutto è iniziato ovviamente dal ricorso del Gravina per l'impiego di Piazzolla squalificato con la "Berretti", un ricorso lecito per quanto discutibile sia la regola che accomuni le squalifiche con la "Berretti" a quelle con i senior, ed un ricorso che in quanto tale va accettato ammettendo di esser caduti in errore come già accaduto ad altre società (vedi Fidelis Andria) e allo stesso Barletta in passato (Picci, squalificato contro il Martina non scese in campo in Coppa Italia Lega Pro solo all'ultimo momento dopo essere stato inizialmente convocato).
Già la notizia del ricorso dei murgiani aveva riacceso la solita lotta tra poveri con in campo coloro che "l'avevo detto io" e coloro che "siete salvi grazie a noi", poi come se non bastasse la società venerdì pomeriggio ha chiesto tramite un comunicato al Gravina di riflettere sull'eventualità del ricorso appellandosi al fair-play, ed allora apriti cielo. Tale comunicato, ha acceso ancor di più gli animi, scatenando la diatriba tra chi l'ha considerato come una richiesta di "elemosina" e chi l'ha interpretato come un "nuovo modo di fare calcio". Posto, che chi redige queste righe ha considerato tale comunicato un qualcosa di evitabile e che lo stesso ritiene che le regole vadano rispettate aggiungendo senza ipocrisia che noi stessi nella situazione del Gravina avremmo fatto la stessa identica cosa, quel che più rammarica è che questa serie di errori non abbia fatto altro che riaccendere diatribe, offese, lotte intestine utili a nessuno. Tutto questo, con sullo sfondo un club che rischia nuovamente di sparire quando basterebbe chi ha l'onore e l'onere in questo momento di dirigerlo faccia un passo in avanti con l'intento di compattare tutto l'ambiente (da tutti i tifosi alla vituperata stampa, capro espiatorio utile per tutte le occasioni) e non pensi solo a giustificare i propri errori e le proprie dimenticanze figlie legittime dell'inesperienza di chi si è assunto l'onore e l'onere di far sopravvivere il calcio nella nostra città, di chi ha avuto sì il merito di tenere accesa la luce ma che allo stesso tempo deve avere la consapevolezza che in solitudine e con le guerre tra poveri (eppure il divide et impera di Perpignano non ci ha insegnato nulla...) non si potrà che morire ancora una volta.
Un k.o. ci può stare, ma che si rialzi subito la testa
Una sconfitta, seppur arrivata al termine di una prestazione abulica in attacco, sbadata in difesa e complessivamente sotto le potenzialità di tutti i giocatori in campo, anche se non dovrebbe mai accadere può essere contemplata, soprattutto se parliamo di una squadra come il Barletta. Ora, però, l'importante sarà rialzare immediatamente la testa, guardare avanti senza star lì troppo a rimuginare e puntare dritti alla prossima gara contro il Grottaglie, nella quale però non si potrà più sbagliare e nella quale bisognerà nuovamente tirar fuori quello spirito e quella voglia di lottare che, forse, domenica è sono venuti un po' a mancare. Nessun dramma quindi per quel che riguarda la situazione strettamente relativa al rettangolo verde, lo stesso non si può dire per le questioni extra calcistiche.
Gli eroi, i vittimisti, gli oracoli e la solita triste guerra tra poveri
La settimana appena trascorsa, che ha portato alla sconfitta di Mesagne, è stata tra le più grottesche della storia recente biancorossa e pensando a tutto ciò che è accaduto negli ultimi tempi era davvero difficile raggiungere un risultato simile. Nonostante intorno alla questione societaria regni il silenzio e l'immobilismo più assoluto, il pareggio gagliardo ottenuto contro il Gravina stava in qualche modo animando un ambiente sempre sull'orlo di una crisi di nervi. Bene, nel giro di pochi giorni quel minimo di tranquillità è stato dilapidato in seguito ad una serie di vicende decisamente stucchevoli. Il tutto è iniziato ovviamente dal ricorso del Gravina per l'impiego di Piazzolla squalificato con la "Berretti", un ricorso lecito per quanto discutibile sia la regola che accomuni le squalifiche con la "Berretti" a quelle con i senior, ed un ricorso che in quanto tale va accettato ammettendo di esser caduti in errore come già accaduto ad altre società (vedi Fidelis Andria) e allo stesso Barletta in passato (Picci, squalificato contro il Martina non scese in campo in Coppa Italia Lega Pro solo all'ultimo momento dopo essere stato inizialmente convocato).
Già la notizia del ricorso dei murgiani aveva riacceso la solita lotta tra poveri con in campo coloro che "l'avevo detto io" e coloro che "siete salvi grazie a noi", poi come se non bastasse la società venerdì pomeriggio ha chiesto tramite un comunicato al Gravina di riflettere sull'eventualità del ricorso appellandosi al fair-play, ed allora apriti cielo. Tale comunicato, ha acceso ancor di più gli animi, scatenando la diatriba tra chi l'ha considerato come una richiesta di "elemosina" e chi l'ha interpretato come un "nuovo modo di fare calcio". Posto, che chi redige queste righe ha considerato tale comunicato un qualcosa di evitabile e che lo stesso ritiene che le regole vadano rispettate aggiungendo senza ipocrisia che noi stessi nella situazione del Gravina avremmo fatto la stessa identica cosa, quel che più rammarica è che questa serie di errori non abbia fatto altro che riaccendere diatribe, offese, lotte intestine utili a nessuno. Tutto questo, con sullo sfondo un club che rischia nuovamente di sparire quando basterebbe chi ha l'onore e l'onere in questo momento di dirigerlo faccia un passo in avanti con l'intento di compattare tutto l'ambiente (da tutti i tifosi alla vituperata stampa, capro espiatorio utile per tutte le occasioni) e non pensi solo a giustificare i propri errori e le proprie dimenticanze figlie legittime dell'inesperienza di chi si è assunto l'onore e l'onere di far sopravvivere il calcio nella nostra città, di chi ha avuto sì il merito di tenere accesa la luce ma che allo stesso tempo deve avere la consapevolezza che in solitudine e con le guerre tra poveri (eppure il divide et impera di Perpignano non ci ha insegnato nulla...) non si potrà che morire ancora una volta.

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