Calcio
Angolo-Amarcord: Gaetano Romano, l’uomo dai piedi fatati
L’ex attaccante biancorosso: «Barletta rimane sempre nel mio cuore»
Barletta - venerdì 29 giugno 2012
10.26
Continua con altri emozionanti ricordi la rubrica targata Barlettalife che raccoglie gli amarcord più belli della storia del Barletta Calcio. Questa volta tocca ad un protagonista indiscusso nella storia del club biancorosso, un attaccante che è rimasto all'ombra di Eraclio soltanto una stagione, lasciando però un segno indelebile nel cuore di tifosi e addetti ai lavori. Con la casacca biancorossa, ha collezionato 28 presenze in campionato, impreziosite da 18 gol. Le sue prestazioni hanno più volte deliziato la tifoseria biancorossa, e i suoi gol, spesso spettacolari, facevano esplodere il "Puttilli". Difficilmente a Barletta qualcuno non conosce Gaetano Romano, uno degli artefici del miracolo Barletta nella stagione 2007/2008. Classe 1974, piedi fatati ed estro fuori dal comune, Romano è un attaccante tanto prolifico quanto "giramondo". Nell'ultima stagione ha impreziosito con le sue gemme il campionato del Savoia in Eccellenza, riuscendo a segnare 6 reti in una sola partita. Non si smentisce mai il "cecchino" di Napoli. La redazione sportiva di Barlettalife ha raggiunto telefonicamente Gaetano Romano, per un'intervista a tutto tondo da non perdere.
Gaetano Romano è stato uno dei protagonisti della stagione 2007/2008 a Barletta. Un'annata fantastica sotto tanti punti di vista. Quanti ricordi ha di quel periodo?
Ho tantissimi ricordi. Quell'annata fu stupenda sotto tanti punti di vista. Personalmente, andò alla grandissima, sia a livello di vita familiare abitando a Barletta, che calcisticamente, perché riuscii a fare più di 20 gol complessivamente tra campionato e coppa Italia. Fu una grandissima annata. Ci fu un grandissimo feeling tra me e la tifoseria, mi hanno sempre sostenuto anche nella prima parte del campionato, dove giocavo e non giocavo, però loro vedevano le mie qualità. Devo dire la verità, mi hanno sempre sostenuto, mi hanno dato tantissimo, come io ho dato tanto a loro. Un'annata indimenticabile: la porterò sempre nel cuore. Quando ne parlo con gli amici, forse c'è un piccolo rammarico da parte mia: io volevo rimanere a vivere e a giocare a Barletta, perché lì mi sono trovato alla grandissima.
Le sue qualità calcistiche non sono mai venute meno, considerando anche la pioggia di gol che poi ha dispensato nelle altre piazze dove è andato a giocare. Qui a Barletta la ricordano in particolar modo per i suoi calci di punizione che facevano esplodere il Puttilli.
A Barletta ci fu una grande annata proprio sui calci piazzati. Ne feci tantissimi. E proprio in una partita contro il Bitonto segnai un grandissimo calcio di punizione che ci permise di salire il primo posto e di andare fino alla fine con grandi risultati. Ci fu una piccola delusione per il sorpasso dell'Aversa che non ci permise di salire tra i professionisti sul campo, ma poi ci fu il ripescaggio e fummo tutti quanti contenti. C'era un grandissimo gruppo, ci tenevamo tutti alla maglia perché stavamo tutti bene. Non posso mai dimenticare che spesso ci riunivamo a fine allenamento per stare insieme e creare gruppo. Questo fu il "la" per creare un grande gruppo e portare a casa i successi. Dietro ci fu anche una grande società che non ci faceva mancare nulla, una grandissima tifoseria che ci ha sostenuto sia in casa che in trasferta. Non sarà facile dimenticare Barletta, perché fare gol lì al Puttilli ed esultare sotto quella curva strapiena era un grandissimo motivo d'orgoglio e venivano i brividi (ma credo un po' a chiunque). Quando il Puttilli è pieno e fai gol è un'emozione bellissima.
C'è qualche compagno o qualche dirigente a cui è rimasto o rimane legato?
Il presidente Tatò all'epoca era uno dei soci, ora è entrato a pieno regime. Però ci sono tantissimi amici di quella stagione con cui mi sento ancora. Quest'anno poi ho avuto l'opportunità di sentirmi con mister Di Costanzo. Quando è arrivato a Barletta ci siamo sentiti per fargli l'in bocca al lupo e per fargli capire il calore della piazza. Mi dispiace che per punto di penalizzazione non siano riusciti ad arrivare ai playoff. Seguo tantissimo il Barletta e faccio sempre il tifo per Barletta. Non a caso ogni tanto vengo lì a passare un weekend o a trovare gli amici, perché la vostra città mi è rimasta nel cuore, ho tantissimi ricordi, ho tantissimi amici.
A proposito del Barletta di questa stagione, pensa che realmente il problema di questo Barletta sia stato il punto di penalizzazione?
Barletta è una piazza importante, ma molto esigente. La tifoseria capisce molto di calcio. Quest'anno ho seguito il Barletta da vicino soltanto all'inizio quando stavano costruendo la squadra. Vedevo sui giornali i nomi che si facevano. C'erano due miei amici calciatori come Schetter e Migliaccio. Ho sentito Vincenzo per spiegargli cosa aspettarsi da Barletta in quanto a calore. Io credo che sia stata un'annata condizionata dalla mancata continuità di risultati. Ho visto qualche partita, si giocava anche bene, ma la sfortuna e la bravura degli avversari hanno impedito di raggiungere determinati risultati nei momenti importanti. Poi una volta acciuffati i playoff è arrivato il punto di penalizzazione. Io credo che loro meritavano sicuramente qualcosa in più per l'organico a disposizione. Barletta all'inizio era una delle squadre da battere, però ogni annata ha le sue insidie. È stato un peccato, perché la squadra c'era. Speriamo che quest'anno si riesca a costruire qualcosa di buono perché per la società, per la tifoseria e per il blasone che ha, Barletta merita sicuramente palcoscenici più importanti.
Facciamo un tuffo nella sua carriera professionistica: dopo aver percorso in lungo e in largo il sud Italia, Gaetano Romano si è fermato quest'anno a Savoia, in eccellenza. Un'annata un po' strana per quanto eravamo abituati a vedere. Cosa è successo? E soprattutto, cosa c'è nel futuro calcistico di Gaetano Romano?
Quest'anno ho vissuto un'annata particolare. Sono arrivato a Savoia molto carico e c'è stata subito una grande accoglienza. Alla mia presentazione c'era tanta gente, era da tanto che dovevo andare a Savoia ma non si riusciva mai a trovare un accordo. Ho cominciato alla grande: all'esordio avevamo fatto dei record sia come squadra che come attaccante più prolifico (6 gol segnati in un solo match ndr) nella centennale storia del Savoia. Poi ho avuto un problema di tesseramento da parte della squadra da dove provenivo: non avevano mandato la raccomandata e sono stato costretto a stare fuori gli ultimi 3 mesi. È stato un peccato, perché stavo benissimo, mi ero integrato alla grande. Però alla fine abbiamo vinto il campionato, è questo è stato importante. Per il mio futuro, ho 38 anni però sto benissimo. Ho ancora voglia di giocare. Ho qualche richiesta che sto valutando, sperando che riesco ad approdare in qualche squadra con progetti importanti. Voglio dare ancora qualcosa al campo, perché al calcio sono molto legato, è la cosa più bella che ho avuto da piccolo e voglio cercare di finire alla grande.
Lascerebbe mai il calcio giocato per un ruolo da allenatore o da dirigente nel Barletta Calcio?
Si, Barletta è una piazza che è rimasta tanto nel cuore, sia a me che alla mia famiglia. Se arrivasse una chiamata da Barletta, lascerei il campo per venire subito a Barletta. Il mio piccolo rammarico è di non essere rimasto a vivere a Barletta: è a 2 ore da Napoli, mi trovavo benissimo, avevo tantissimi amici e ho passato un anno bellissimo. Lo farei sicuramente, perché allora volevo rimanere ancora, e non ho potuto dare tutto quello che volevo dare al Barletta. Verrei di corsa…
Diamo uno sguardo al movimento calcistico nazionale: la crisi sta tagliando le gambe un po' a tutti, considerando che solo nel girone del Barletta quest'anno sono fallite società storiche come Piacenza, Triestina e Pergocrema. Qual è secondo lei la soluzione per ovviare a questi problemi dovuti alla mancanza di fondi e di imprenditori?
La prima cosa da parte delle società è fare progetti seri ed importanti. E poi avere una continuità di anni: è importante costruire anno dopo anno, e non indebitarsi per costruire grandi squadroni, e poi non pagare stipendi. Questo è il caso di tante piazze blasonate. Credo che le società devono essere brave a stabilire un progetto dall'inizio dell'anno per costruire in 2-3 anni il raggiungimento di un obiettivo. Chi ha voluto fare tutto e subito non è mai riuscito ad andare avanti.
Altro scandalo del calcio italiano è stata la vicenda del calcio scommesse. Come se ne può venir fuori da questa situazione che si ripete ciclicamente (1982, 2006, 2012)? Il calcio scommesse sembra quasi rientrare tra i corsi e ricorsi della storia…
In questo caso, essendo un calciatore, ho provato tanta vergogna. Vedere tanti giocatori importanti essere tirati in ballo in certe situazioni è una cosa brutta. Io in questo caso radierei tutti. Il calcio è la cosa più bella: io l'ho fatto sempre con grande professionalità, ho amato questo sport, ho visto i sacrifici che ha fatto la mia famiglia per venirmi dietro. Vedere queste cose ti lascia l'amaro in bocca. Credo che la giustizia sportiva dovrebbe usare la mano pesante. Quello che ho letto per quanto riguarda le squalifiche è davvero irrisorio, di poco conto: è una cosa talmente brutta che non dovrebbe esistere nel calcio. Quando i bambini vedono questi episodi nel calcio, si allontanano dalla disciplina. La cosa bella è il calcio pulito, dare dimostrazione di grande professionalità.
A proposito di calcio giocato, è la Nazionale di Prandelli che sta facendo ravvivare la passione in Italia, che sta andando avanti offrendo buone prestazioni sul campo. Come vede l'Italia di Prandelli anche in vista dei prossimi impegni?
Contro l'Inghilterra ci hanno dato una grandissima emozione: hanno fatto una grandissima partita, si è giocato ad una porta. L'Inghilterra ha deluso tantissimo, l'Italia ha giocato forte e ha avuto in Pirlo il giocatore più importante della serata, perché ha fatto cose incredibili. La squadra aveva voglia di vincere, ha lottato su ogni pallone, era un peccato perdere ai rigori. L'Italia meritava di passare il turno. Speriamo che l'Italia di Prandelli continui ad emozionarci. Ho sempre creduto in questa nazionale.
A proposito di Pirlo che lei ha nominato, se fosse nei suoi panni, come si comporterebbe dal dischetto? Farebbe il cucchiaio in occasione di un calcio di rigore così importante?
In quel momento il cucchiaio ti passa per la testa in un attimo. Lui ha pensato di farlo per dare una scossa alla squadra dopo l'errore di Montolivo. Ha voluto risvegliare i ragazzi. Lui è un grandissimo campione e ha realizzato un grandissimo rigore. Non so cosa ti passa per la testa in quei momenti, purtroppo non mi sono mai trovato a disputare un quarto di finale. Però posso dire che solo grandi campioni possono fare cose del genere. Pirlo ha visto i compagni demoralizzati e ha voluto dar loro uno scossone. Alla fine ne è valsa la pena: dopo quel rigore, tutti i suoi compagni di squadra hanno dato qualcosa in più per lottare fino alla fine.
Vorrei chiudere chiedendole un saluto alla tifoseria e ai lettori di Barlettalife e magari qualche consiglio alla dirigenza per provare a puntare ancora in alto.
Preferisco non dare consigli, anche perché in società ci sono dei professionisti che sanno fare il proprio lavoro. Credo che quello che non è stato raggiunto l'anno scorso, verrà centrato quest'anno. Non serve il consiglio di Romano. Da grande tifoso spero che costruiscano qualcosa di importante. Faccio il saluto ai tifosi con grande piacere. Stanno sempre nel mio cuore, mi hanno dato grandi emozioni e non dimenticherò mai tutte le trasferte fatte, i gol fatti al "Puttilli", le esultanze sotto la curva e gli amici che ho lasciato a Barletta. Un saluto col cuore a tutta Barletta.
E sicuramente anche Barletta non lo dimenticherà mai, visti i bei ricordi che ha lasciato all'ombra di Eraclio.
Gaetano Romano è stato uno dei protagonisti della stagione 2007/2008 a Barletta. Un'annata fantastica sotto tanti punti di vista. Quanti ricordi ha di quel periodo?
Ho tantissimi ricordi. Quell'annata fu stupenda sotto tanti punti di vista. Personalmente, andò alla grandissima, sia a livello di vita familiare abitando a Barletta, che calcisticamente, perché riuscii a fare più di 20 gol complessivamente tra campionato e coppa Italia. Fu una grandissima annata. Ci fu un grandissimo feeling tra me e la tifoseria, mi hanno sempre sostenuto anche nella prima parte del campionato, dove giocavo e non giocavo, però loro vedevano le mie qualità. Devo dire la verità, mi hanno sempre sostenuto, mi hanno dato tantissimo, come io ho dato tanto a loro. Un'annata indimenticabile: la porterò sempre nel cuore. Quando ne parlo con gli amici, forse c'è un piccolo rammarico da parte mia: io volevo rimanere a vivere e a giocare a Barletta, perché lì mi sono trovato alla grandissima.
Le sue qualità calcistiche non sono mai venute meno, considerando anche la pioggia di gol che poi ha dispensato nelle altre piazze dove è andato a giocare. Qui a Barletta la ricordano in particolar modo per i suoi calci di punizione che facevano esplodere il Puttilli.
A Barletta ci fu una grande annata proprio sui calci piazzati. Ne feci tantissimi. E proprio in una partita contro il Bitonto segnai un grandissimo calcio di punizione che ci permise di salire il primo posto e di andare fino alla fine con grandi risultati. Ci fu una piccola delusione per il sorpasso dell'Aversa che non ci permise di salire tra i professionisti sul campo, ma poi ci fu il ripescaggio e fummo tutti quanti contenti. C'era un grandissimo gruppo, ci tenevamo tutti alla maglia perché stavamo tutti bene. Non posso mai dimenticare che spesso ci riunivamo a fine allenamento per stare insieme e creare gruppo. Questo fu il "la" per creare un grande gruppo e portare a casa i successi. Dietro ci fu anche una grande società che non ci faceva mancare nulla, una grandissima tifoseria che ci ha sostenuto sia in casa che in trasferta. Non sarà facile dimenticare Barletta, perché fare gol lì al Puttilli ed esultare sotto quella curva strapiena era un grandissimo motivo d'orgoglio e venivano i brividi (ma credo un po' a chiunque). Quando il Puttilli è pieno e fai gol è un'emozione bellissima.
C'è qualche compagno o qualche dirigente a cui è rimasto o rimane legato?
Il presidente Tatò all'epoca era uno dei soci, ora è entrato a pieno regime. Però ci sono tantissimi amici di quella stagione con cui mi sento ancora. Quest'anno poi ho avuto l'opportunità di sentirmi con mister Di Costanzo. Quando è arrivato a Barletta ci siamo sentiti per fargli l'in bocca al lupo e per fargli capire il calore della piazza. Mi dispiace che per punto di penalizzazione non siano riusciti ad arrivare ai playoff. Seguo tantissimo il Barletta e faccio sempre il tifo per Barletta. Non a caso ogni tanto vengo lì a passare un weekend o a trovare gli amici, perché la vostra città mi è rimasta nel cuore, ho tantissimi ricordi, ho tantissimi amici.
A proposito del Barletta di questa stagione, pensa che realmente il problema di questo Barletta sia stato il punto di penalizzazione?
Barletta è una piazza importante, ma molto esigente. La tifoseria capisce molto di calcio. Quest'anno ho seguito il Barletta da vicino soltanto all'inizio quando stavano costruendo la squadra. Vedevo sui giornali i nomi che si facevano. C'erano due miei amici calciatori come Schetter e Migliaccio. Ho sentito Vincenzo per spiegargli cosa aspettarsi da Barletta in quanto a calore. Io credo che sia stata un'annata condizionata dalla mancata continuità di risultati. Ho visto qualche partita, si giocava anche bene, ma la sfortuna e la bravura degli avversari hanno impedito di raggiungere determinati risultati nei momenti importanti. Poi una volta acciuffati i playoff è arrivato il punto di penalizzazione. Io credo che loro meritavano sicuramente qualcosa in più per l'organico a disposizione. Barletta all'inizio era una delle squadre da battere, però ogni annata ha le sue insidie. È stato un peccato, perché la squadra c'era. Speriamo che quest'anno si riesca a costruire qualcosa di buono perché per la società, per la tifoseria e per il blasone che ha, Barletta merita sicuramente palcoscenici più importanti.
Facciamo un tuffo nella sua carriera professionistica: dopo aver percorso in lungo e in largo il sud Italia, Gaetano Romano si è fermato quest'anno a Savoia, in eccellenza. Un'annata un po' strana per quanto eravamo abituati a vedere. Cosa è successo? E soprattutto, cosa c'è nel futuro calcistico di Gaetano Romano?
Quest'anno ho vissuto un'annata particolare. Sono arrivato a Savoia molto carico e c'è stata subito una grande accoglienza. Alla mia presentazione c'era tanta gente, era da tanto che dovevo andare a Savoia ma non si riusciva mai a trovare un accordo. Ho cominciato alla grande: all'esordio avevamo fatto dei record sia come squadra che come attaccante più prolifico (6 gol segnati in un solo match ndr) nella centennale storia del Savoia. Poi ho avuto un problema di tesseramento da parte della squadra da dove provenivo: non avevano mandato la raccomandata e sono stato costretto a stare fuori gli ultimi 3 mesi. È stato un peccato, perché stavo benissimo, mi ero integrato alla grande. Però alla fine abbiamo vinto il campionato, è questo è stato importante. Per il mio futuro, ho 38 anni però sto benissimo. Ho ancora voglia di giocare. Ho qualche richiesta che sto valutando, sperando che riesco ad approdare in qualche squadra con progetti importanti. Voglio dare ancora qualcosa al campo, perché al calcio sono molto legato, è la cosa più bella che ho avuto da piccolo e voglio cercare di finire alla grande.
Lascerebbe mai il calcio giocato per un ruolo da allenatore o da dirigente nel Barletta Calcio?
Si, Barletta è una piazza che è rimasta tanto nel cuore, sia a me che alla mia famiglia. Se arrivasse una chiamata da Barletta, lascerei il campo per venire subito a Barletta. Il mio piccolo rammarico è di non essere rimasto a vivere a Barletta: è a 2 ore da Napoli, mi trovavo benissimo, avevo tantissimi amici e ho passato un anno bellissimo. Lo farei sicuramente, perché allora volevo rimanere ancora, e non ho potuto dare tutto quello che volevo dare al Barletta. Verrei di corsa…
Diamo uno sguardo al movimento calcistico nazionale: la crisi sta tagliando le gambe un po' a tutti, considerando che solo nel girone del Barletta quest'anno sono fallite società storiche come Piacenza, Triestina e Pergocrema. Qual è secondo lei la soluzione per ovviare a questi problemi dovuti alla mancanza di fondi e di imprenditori?
La prima cosa da parte delle società è fare progetti seri ed importanti. E poi avere una continuità di anni: è importante costruire anno dopo anno, e non indebitarsi per costruire grandi squadroni, e poi non pagare stipendi. Questo è il caso di tante piazze blasonate. Credo che le società devono essere brave a stabilire un progetto dall'inizio dell'anno per costruire in 2-3 anni il raggiungimento di un obiettivo. Chi ha voluto fare tutto e subito non è mai riuscito ad andare avanti.
Altro scandalo del calcio italiano è stata la vicenda del calcio scommesse. Come se ne può venir fuori da questa situazione che si ripete ciclicamente (1982, 2006, 2012)? Il calcio scommesse sembra quasi rientrare tra i corsi e ricorsi della storia…
In questo caso, essendo un calciatore, ho provato tanta vergogna. Vedere tanti giocatori importanti essere tirati in ballo in certe situazioni è una cosa brutta. Io in questo caso radierei tutti. Il calcio è la cosa più bella: io l'ho fatto sempre con grande professionalità, ho amato questo sport, ho visto i sacrifici che ha fatto la mia famiglia per venirmi dietro. Vedere queste cose ti lascia l'amaro in bocca. Credo che la giustizia sportiva dovrebbe usare la mano pesante. Quello che ho letto per quanto riguarda le squalifiche è davvero irrisorio, di poco conto: è una cosa talmente brutta che non dovrebbe esistere nel calcio. Quando i bambini vedono questi episodi nel calcio, si allontanano dalla disciplina. La cosa bella è il calcio pulito, dare dimostrazione di grande professionalità.
A proposito di calcio giocato, è la Nazionale di Prandelli che sta facendo ravvivare la passione in Italia, che sta andando avanti offrendo buone prestazioni sul campo. Come vede l'Italia di Prandelli anche in vista dei prossimi impegni?
Contro l'Inghilterra ci hanno dato una grandissima emozione: hanno fatto una grandissima partita, si è giocato ad una porta. L'Inghilterra ha deluso tantissimo, l'Italia ha giocato forte e ha avuto in Pirlo il giocatore più importante della serata, perché ha fatto cose incredibili. La squadra aveva voglia di vincere, ha lottato su ogni pallone, era un peccato perdere ai rigori. L'Italia meritava di passare il turno. Speriamo che l'Italia di Prandelli continui ad emozionarci. Ho sempre creduto in questa nazionale.
A proposito di Pirlo che lei ha nominato, se fosse nei suoi panni, come si comporterebbe dal dischetto? Farebbe il cucchiaio in occasione di un calcio di rigore così importante?
In quel momento il cucchiaio ti passa per la testa in un attimo. Lui ha pensato di farlo per dare una scossa alla squadra dopo l'errore di Montolivo. Ha voluto risvegliare i ragazzi. Lui è un grandissimo campione e ha realizzato un grandissimo rigore. Non so cosa ti passa per la testa in quei momenti, purtroppo non mi sono mai trovato a disputare un quarto di finale. Però posso dire che solo grandi campioni possono fare cose del genere. Pirlo ha visto i compagni demoralizzati e ha voluto dar loro uno scossone. Alla fine ne è valsa la pena: dopo quel rigore, tutti i suoi compagni di squadra hanno dato qualcosa in più per lottare fino alla fine.
Vorrei chiudere chiedendole un saluto alla tifoseria e ai lettori di Barlettalife e magari qualche consiglio alla dirigenza per provare a puntare ancora in alto.
Preferisco non dare consigli, anche perché in società ci sono dei professionisti che sanno fare il proprio lavoro. Credo che quello che non è stato raggiunto l'anno scorso, verrà centrato quest'anno. Non serve il consiglio di Romano. Da grande tifoso spero che costruiscano qualcosa di importante. Faccio il saluto ai tifosi con grande piacere. Stanno sempre nel mio cuore, mi hanno dato grandi emozioni e non dimenticherò mai tutte le trasferte fatte, i gol fatti al "Puttilli", le esultanze sotto la curva e gli amici che ho lasciato a Barletta. Un saluto col cuore a tutta Barletta.
E sicuramente anche Barletta non lo dimenticherà mai, visti i bei ricordi che ha lasciato all'ombra di Eraclio.