Calcio
Amarcord biancorosso: 1988/89, Evaristo Beccalossi incanta Barletta
Ricordi di un calcio di emozioni e soddisfazioni
Barletta - lunedì 13 aprile 2020
Estate 1988, il Barletta del presidentissimo Franco Di Cosola si appresta a disputare tra tante incertezze il suo secondo campionato di Serie B. L'umore tra la tifoseria non è certo dei migliori. Gli sconcertanti pareggi interni in Coppa Italia contro Sambenedettese e Spezia paiono aver decisamente spento l'entusiasmo per la miracolosa salvezza ottenuta nella stagione precedente.
La situazione sembra precipitare nell'immediata vigilia del primo difficile impegno di campionato in casa contro la forte Cremonese, quando mister Paolo Specchia rescinde il contratto con la società biancorossa e nel caos più totale Di Cosola affida in fretta e furia la squadra all'esordiente Gesualdo Albanese. In città il pessimismo dilaga, ma l'esordio del Barletta nel torneo cadetto 1988/89 si rivelerà abbastanza confortante, con la Cremonese che riesce ad evitare la sconfitta solo a tre minuti dal termine. Tuttavia la settimana successiva i biancorossi tornano alla dura realtà perdendo il derby di Taranto in maniera molto più netta di quanto non dica lo 0-1 finale, ed è a questo punto che il presidente Di Cosola sorprende tutti portando all'ombra di Eraclio Francesco Vincenzi (ex bomber di Bologna, Lanerossi Vicenza, Milan e Roma), e soprattutto l'ex regista dell'Inter Evaristo Beccalossi. I due fanno il loro esordio in biancorosso domenica 25 settembre 1988 al Comunale contro la Sambenedettese.
L'effetto in campo è dirompente, con Beccalossi che, pronti via, manda subito in rete il giovane attaccante Alessandro Marcellino, il quale si ripeterà ad inizio ripresa. A metà secondo tempo Beccalossi con una magia manda praticamente in porta Vincenzi per il tre a zero. La gara si concluderà sul 4-1 tra il tripudio di una tifoseria che solo qualche giorno prima era pervasa da un pessimismo rasente il funereo. Del resto la presenza in campo di un fuoriclasse come Beccalossi non poteva non suscitare entusiasmo.
Bresciano, classe 1956, Evaristo Beccalossi cresce nella squadra della sua città ed assieme ad un altro futuro pezzo da Novanta del calcio italiano, Alessandro Altobelli, viene notato dall'Inter del presidente Fraizzoli che, un anno dietro l'altro, li acquista entrambi. Beccalossi, sotto la sapiente guida di mister Bersellini, al suo primo anno di Serie A (1978/79) disputa una stagione discreta, per poi esplodere definitivamente in quella successiva, dove insieme al suo amico Altobelli, trascina letteralmente i nerazzurri alla conquista dello scudetto 1979/80. Memorabili in questa stagione, si riveleranno in particolare una sua doppietta nel derby ed un tracciante da fuori aria contro la Lazio.
Per Beccalossi sembra il prologo di una carriera densa di trionfi e di soddisfazioni, ma prima la cocente delusione per la mancata convocazione in Nazionale da parte del CT Bearzot e poi il dualismo in nerazzurro con il tedesco Hansi Muller, unite ad una certa fragilità caratteriale pregiudicano definitivamente la carriera di quello che il compianto Beppe Viola definiva l'erede del grande Mariolino Corso.
Dopo l'addio all'Inter, Beccalossi disputa stagioni non certo indimenticabili con Sampdoria, Monza e Brescia. Poi, nel 1988, l'approdo a Barletta.
Il primo gol in biancorosso Beccalossi lo segna ad Udine nella sconfitta per 1-3 contro i fortissimi padroni di casa, mentre il gol al Comunale arriva nel controverso pareggio con il Messina di Zeman e Totò Schillaci. In questa gara, probabilmente la migliore in maglia biancorossa, Beccalossi va in gol prima con una punizione capolavoro e poi con un missile dai 25 metri. Il tutto sarà poi vanificato soprattutto grazie ad un rigore a favore dei siciliani, letteralmente inventato dall'arbitro Boggi di Salerno.
Dopo alcune prove opache del Barletta, culminate nella rumorosa contestazione di San Silvestro in seguito al rovinoso 0-3 interno contro il Parma, Beccalossi, insieme a Vincenzi, prende letteralmente in mano la squadra sfornando gara dopo gara assist e gol decisivi, come quello nel derby di ritorno col Taranto e quello nello scontro diretto contro il Monza di un giovanissimo Pierluigi Casiraghi.
Una volta distanziata la zona pericolosa della classifica, il Barletta di Beccalossi e Vincenzi riuscirà a togliersi più di qualche soddisfazione, come ad esempio il doppio 4-1 in sequenza prima nella gara interna contro il Catanzaro e poi nella trasferta di Padova, tanto da risultare a fine campionato il secondo miglior attacco, a pari merito con la Cremonese, davanti addirittura alle dominatrici del torneo Genoa e Bari, e dietro solo al Messina di Zdenek Zeman e di un incontenibile Totò Schillaci.
Davvero niente male per una squadra praticamente senza guida tecnica ad inizio stagione. Una stagione nella quale probabilmente si è visto il più forte Barletta di sempre. Il Barletta, appunto, di Evaristo Beccalossi. Forse il miglior giocatore che abbia mai vestito la maglia biancorossa.
La situazione sembra precipitare nell'immediata vigilia del primo difficile impegno di campionato in casa contro la forte Cremonese, quando mister Paolo Specchia rescinde il contratto con la società biancorossa e nel caos più totale Di Cosola affida in fretta e furia la squadra all'esordiente Gesualdo Albanese. In città il pessimismo dilaga, ma l'esordio del Barletta nel torneo cadetto 1988/89 si rivelerà abbastanza confortante, con la Cremonese che riesce ad evitare la sconfitta solo a tre minuti dal termine. Tuttavia la settimana successiva i biancorossi tornano alla dura realtà perdendo il derby di Taranto in maniera molto più netta di quanto non dica lo 0-1 finale, ed è a questo punto che il presidente Di Cosola sorprende tutti portando all'ombra di Eraclio Francesco Vincenzi (ex bomber di Bologna, Lanerossi Vicenza, Milan e Roma), e soprattutto l'ex regista dell'Inter Evaristo Beccalossi. I due fanno il loro esordio in biancorosso domenica 25 settembre 1988 al Comunale contro la Sambenedettese.
L'effetto in campo è dirompente, con Beccalossi che, pronti via, manda subito in rete il giovane attaccante Alessandro Marcellino, il quale si ripeterà ad inizio ripresa. A metà secondo tempo Beccalossi con una magia manda praticamente in porta Vincenzi per il tre a zero. La gara si concluderà sul 4-1 tra il tripudio di una tifoseria che solo qualche giorno prima era pervasa da un pessimismo rasente il funereo. Del resto la presenza in campo di un fuoriclasse come Beccalossi non poteva non suscitare entusiasmo.
Bresciano, classe 1956, Evaristo Beccalossi cresce nella squadra della sua città ed assieme ad un altro futuro pezzo da Novanta del calcio italiano, Alessandro Altobelli, viene notato dall'Inter del presidente Fraizzoli che, un anno dietro l'altro, li acquista entrambi. Beccalossi, sotto la sapiente guida di mister Bersellini, al suo primo anno di Serie A (1978/79) disputa una stagione discreta, per poi esplodere definitivamente in quella successiva, dove insieme al suo amico Altobelli, trascina letteralmente i nerazzurri alla conquista dello scudetto 1979/80. Memorabili in questa stagione, si riveleranno in particolare una sua doppietta nel derby ed un tracciante da fuori aria contro la Lazio.
Per Beccalossi sembra il prologo di una carriera densa di trionfi e di soddisfazioni, ma prima la cocente delusione per la mancata convocazione in Nazionale da parte del CT Bearzot e poi il dualismo in nerazzurro con il tedesco Hansi Muller, unite ad una certa fragilità caratteriale pregiudicano definitivamente la carriera di quello che il compianto Beppe Viola definiva l'erede del grande Mariolino Corso.
Dopo l'addio all'Inter, Beccalossi disputa stagioni non certo indimenticabili con Sampdoria, Monza e Brescia. Poi, nel 1988, l'approdo a Barletta.
Il primo gol in biancorosso Beccalossi lo segna ad Udine nella sconfitta per 1-3 contro i fortissimi padroni di casa, mentre il gol al Comunale arriva nel controverso pareggio con il Messina di Zeman e Totò Schillaci. In questa gara, probabilmente la migliore in maglia biancorossa, Beccalossi va in gol prima con una punizione capolavoro e poi con un missile dai 25 metri. Il tutto sarà poi vanificato soprattutto grazie ad un rigore a favore dei siciliani, letteralmente inventato dall'arbitro Boggi di Salerno.
Dopo alcune prove opache del Barletta, culminate nella rumorosa contestazione di San Silvestro in seguito al rovinoso 0-3 interno contro il Parma, Beccalossi, insieme a Vincenzi, prende letteralmente in mano la squadra sfornando gara dopo gara assist e gol decisivi, come quello nel derby di ritorno col Taranto e quello nello scontro diretto contro il Monza di un giovanissimo Pierluigi Casiraghi.
Una volta distanziata la zona pericolosa della classifica, il Barletta di Beccalossi e Vincenzi riuscirà a togliersi più di qualche soddisfazione, come ad esempio il doppio 4-1 in sequenza prima nella gara interna contro il Catanzaro e poi nella trasferta di Padova, tanto da risultare a fine campionato il secondo miglior attacco, a pari merito con la Cremonese, davanti addirittura alle dominatrici del torneo Genoa e Bari, e dietro solo al Messina di Zdenek Zeman e di un incontenibile Totò Schillaci.
Davvero niente male per una squadra praticamente senza guida tecnica ad inizio stagione. Una stagione nella quale probabilmente si è visto il più forte Barletta di sempre. Il Barletta, appunto, di Evaristo Beccalossi. Forse il miglior giocatore che abbia mai vestito la maglia biancorossa.