La Finestra sul comò
“La Moldava” di Bedrich Smetana: Come sulle montagne russe
La melodia si fa danzante e immagino sempre delle dame impegnate in un ballo con i loro compagni in una maestosa corte
venerdì 3 aprile 2020
Quando dissi alla mia Maestra di musica che avevo iniziato a sentire B. Smetana, ricordo che mi disse "Ecco, sei entrata nel tuo periodo "La Moldava", tutti prima o poi lo hanno".
Questo poema sinfonico scritto nel 1874 è un vero e proprio racconto in cui si viene introdotti a piccoli passi. La prima volta che ho avuto il piacere di ascoltarla ricordo di esser stata estremamente curiosa di quel leggero pizzicato iniziale e nel frattempo venivo trascinata dai fiati come si viene rapiti dal buon odore di pane appena sfornato. Un crescendo che sfocia nel tema principale che mi ha lasciato con il fiato sospeso per la sua grandezza musicale, per la sua intera bellezza.
Questo vortice di emozioni dura il tempo di un giro sulle montagne russe. Si torna a scende. Sembra tornare tranquillo, la melodia si fa danzante e immagino sempre delle dame impegnate in un ballo con i loro compagni in una maestosa corte. Il ballo finisce, si placa la musica ed eccoli i suoni della natura che escono. Sono i suoni della rinascita, sembra una primavera fuori nei suoni celestiali e dentro con il cuore quieto. Riesco a vedere delle rondini che mi guidano nel loro cammino che mi riporta alle montagne russe del tema principale, senza fiato ma con un sentimento di pienezza dentro. Si sussegue un vortice, quasi un uragano dettato dai suoni squillanti delle trombe e dai toni minacciosi dei bassi, sembra un infinito caos. Ed é proprio al culmine della spossatezza che ritorna il sereno, come uno squarcio nel cielo.
Tutto torna al suo posto, tutto è perfetto così com'è. Eccolo il sentimento di completezza. Siamo alla conclusione del racconto, il viaggio è finito. È il momento di scrivere "fine".
Maria Carla Fiorella
Questo poema sinfonico scritto nel 1874 è un vero e proprio racconto in cui si viene introdotti a piccoli passi. La prima volta che ho avuto il piacere di ascoltarla ricordo di esser stata estremamente curiosa di quel leggero pizzicato iniziale e nel frattempo venivo trascinata dai fiati come si viene rapiti dal buon odore di pane appena sfornato. Un crescendo che sfocia nel tema principale che mi ha lasciato con il fiato sospeso per la sua grandezza musicale, per la sua intera bellezza.
Questo vortice di emozioni dura il tempo di un giro sulle montagne russe. Si torna a scende. Sembra tornare tranquillo, la melodia si fa danzante e immagino sempre delle dame impegnate in un ballo con i loro compagni in una maestosa corte. Il ballo finisce, si placa la musica ed eccoli i suoni della natura che escono. Sono i suoni della rinascita, sembra una primavera fuori nei suoni celestiali e dentro con il cuore quieto. Riesco a vedere delle rondini che mi guidano nel loro cammino che mi riporta alle montagne russe del tema principale, senza fiato ma con un sentimento di pienezza dentro. Si sussegue un vortice, quasi un uragano dettato dai suoni squillanti delle trombe e dai toni minacciosi dei bassi, sembra un infinito caos. Ed é proprio al culmine della spossatezza che ritorna il sereno, come uno squarcio nel cielo.
Tutto torna al suo posto, tutto è perfetto così com'è. Eccolo il sentimento di completezza. Siamo alla conclusione del racconto, il viaggio è finito. È il momento di scrivere "fine".
Maria Carla Fiorella