La Finestra sul comò
"Il romanzo di Excalibur" di Bernard Cornwell: tra storia e mitologia
Intrighi politici, guerra e amicizia, nonché punti di incontro tra mondi diversi, oltre alla ipocrisia del mondo religioso e politico
sabato 11 aprile 2020
15.12
Forse in pochi hanno sentito il nome di Bernard Cornwell e, forse, anche meno sanno che si tratta di uno degli autori di romanzi storici più importanti di sempre. Le sue opere sono ambientate durante periodi importanti, come il ciclo de "Alla ricerca del Santo Graal", collocato durante la guerra edoardiana, ossia la prima fase della Guerra dei cent'anni, e "Le storie dei re sassoni", situato nel IX secolo, e da alcune di queste sono state tratte serie di successo, come "The Last Kingdom". Tuttavia, a detta dello stesso autore, i suoi migliori libri, nonché i suoi preferiti, sono una trilogia incredibile, scritta con passione e con una capacità narrativa al di là di ogni immaginazione. Stiamo parlando de "Il romanzo di Excalibur".
La trilogia, il cui titolo originale è "The Warlord Chronicles", ossia "Le cronache del signore della guerra", tratta il ciclo più famoso della letteratura fantastica e della mitologia britannica. Stravolgendo l'ambientazione fiabesca e anacronistica, pullulante di maghi, draghi, stregoni e magia cui siamo abituati da sempre, Cornwell dipinge un quadro assai differente, descrivendo la Britannia dei secoli bui, frammentata in una alleanza di regni facenti capo al mitologico re Uther, padre di Arthur, anche in questa saga suo figlio illegittimo come nella storia originale, ma militare in Gallia. Dopo la nascita del nipote Mordred, suo nipote ed erede al trono, e non figlio di Artù come nei racconti, Uther richiama Arthur per far da tutore al piccolo e contrastare i nemici dell'unità di quei regni, quali i Pitti provenienti dalla Scozia, ma soprattutti i Sassoni, provenienti dalla Germania e dalla cui unione con gli Angli, avrebbero dato origine al popolo Anglosassone e all'Inghilterra, la terra degli Angli.
Il narratore, tuttavia, non è Arthur, ma il vero e proprio protagonista dell'opera: Derfel. Derfel viene presentato come un anziano sacerdote cristiano che narra, alla sua sovrana, la vera storia di Arthur, suo grande amico e signore, che, sin da pochi decenni dopo gli eventi raccontati, inizia ad essere corrotta e mutata da quei racconti di fantasia che si sarebbero trasformati nelle leggende dei nostri giorni: Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda, mago Merlino, Ginevra e Lancillotto, la Fata Morgana e la Dama del Lago, nonché la leggendaria spada di Re Artù, Excalibur. Durante il racconto di Derfel, il vero tema dell'opera viene mostrato inizialmente in modo timido per divenire la vera e propria colonna portante dell'intera storia. Dopo l'abbandono da parte dei romani, i culti divini britannici basati sugli dei cosiddetti pagani iniziano ad essere soppiantati da un nuovo culto che, oramai da due secoli, è la religione ufficiale dell'Impero Romano dopo l'Editto di Tessalonica emanato da Teodosio: il Cristianesimo.
La Cristianità e il mondo pagano si scontrano in combattimenti verbali e fisici sempre più feroci, fino alla capitolazione dell'ultimo a favore del primo. Stando alle parole di Merlino, "Il dio chiamato Yahweh è più forte dei nostri dèi". Interessante osservare come, nonostante il ciclo arturiano sia ambientato in un mondo in cui storicamente il Cristianesimo e le sue liturgie ancora non erano presenti, oggi le figura di Artù e dei suoi cavalieri siano divenute una sorta di richiamo ad essa: il re giusto, severo ma indulgente, il sovrano ideale di cui si attende il ritorno, attorniato da dodici cavalieri, esattamente come gli apostoli – per quanto i cavalieri della Tavola Rotonda fossero molti di più – chiamato a difendere il regno dal male.
Al giorno d'oggi, è difficile reperire i libri in italiano, suddivisi in cinque per meri motivi economici. Io consiglio la lettura in inglese per addentrarsi in un contesto storico affascinante e misterioso, dove Cornwell riesce ad incastrare tutti i taselli di un mosaico che, pian piano, metterà in risalto elementi quali il peso e la responsabilità del potere, intrighi politici, guerra e amicizia, nonché punti di incontro tra mondi diversi, oltre alla ipocrisia del mondo religioso e politico, mostrando il lato più umano e mortale di personaggi oggi quasi divini ed immortali. Bernard Cornwell è un autore che va, davvero, scoperto. I titoli dei libri sono: "The Winter King", "Enemy of God" e "Excalibur". Non possiamo che augurarvi buona lettura!
La trilogia, il cui titolo originale è "The Warlord Chronicles", ossia "Le cronache del signore della guerra", tratta il ciclo più famoso della letteratura fantastica e della mitologia britannica. Stravolgendo l'ambientazione fiabesca e anacronistica, pullulante di maghi, draghi, stregoni e magia cui siamo abituati da sempre, Cornwell dipinge un quadro assai differente, descrivendo la Britannia dei secoli bui, frammentata in una alleanza di regni facenti capo al mitologico re Uther, padre di Arthur, anche in questa saga suo figlio illegittimo come nella storia originale, ma militare in Gallia. Dopo la nascita del nipote Mordred, suo nipote ed erede al trono, e non figlio di Artù come nei racconti, Uther richiama Arthur per far da tutore al piccolo e contrastare i nemici dell'unità di quei regni, quali i Pitti provenienti dalla Scozia, ma soprattutti i Sassoni, provenienti dalla Germania e dalla cui unione con gli Angli, avrebbero dato origine al popolo Anglosassone e all'Inghilterra, la terra degli Angli.
Il narratore, tuttavia, non è Arthur, ma il vero e proprio protagonista dell'opera: Derfel. Derfel viene presentato come un anziano sacerdote cristiano che narra, alla sua sovrana, la vera storia di Arthur, suo grande amico e signore, che, sin da pochi decenni dopo gli eventi raccontati, inizia ad essere corrotta e mutata da quei racconti di fantasia che si sarebbero trasformati nelle leggende dei nostri giorni: Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda, mago Merlino, Ginevra e Lancillotto, la Fata Morgana e la Dama del Lago, nonché la leggendaria spada di Re Artù, Excalibur. Durante il racconto di Derfel, il vero tema dell'opera viene mostrato inizialmente in modo timido per divenire la vera e propria colonna portante dell'intera storia. Dopo l'abbandono da parte dei romani, i culti divini britannici basati sugli dei cosiddetti pagani iniziano ad essere soppiantati da un nuovo culto che, oramai da due secoli, è la religione ufficiale dell'Impero Romano dopo l'Editto di Tessalonica emanato da Teodosio: il Cristianesimo.
La Cristianità e il mondo pagano si scontrano in combattimenti verbali e fisici sempre più feroci, fino alla capitolazione dell'ultimo a favore del primo. Stando alle parole di Merlino, "Il dio chiamato Yahweh è più forte dei nostri dèi". Interessante osservare come, nonostante il ciclo arturiano sia ambientato in un mondo in cui storicamente il Cristianesimo e le sue liturgie ancora non erano presenti, oggi le figura di Artù e dei suoi cavalieri siano divenute una sorta di richiamo ad essa: il re giusto, severo ma indulgente, il sovrano ideale di cui si attende il ritorno, attorniato da dodici cavalieri, esattamente come gli apostoli – per quanto i cavalieri della Tavola Rotonda fossero molti di più – chiamato a difendere il regno dal male.
Al giorno d'oggi, è difficile reperire i libri in italiano, suddivisi in cinque per meri motivi economici. Io consiglio la lettura in inglese per addentrarsi in un contesto storico affascinante e misterioso, dove Cornwell riesce ad incastrare tutti i taselli di un mosaico che, pian piano, metterà in risalto elementi quali il peso e la responsabilità del potere, intrighi politici, guerra e amicizia, nonché punti di incontro tra mondi diversi, oltre alla ipocrisia del mondo religioso e politico, mostrando il lato più umano e mortale di personaggi oggi quasi divini ed immortali. Bernard Cornwell è un autore che va, davvero, scoperto. I titoli dei libri sono: "The Winter King", "Enemy of God" e "Excalibur". Non possiamo che augurarvi buona lettura!